venerdì 5 ottobre 2018

Piccolo blu e piccolo giallo, Leo Lionni


Ho preso questo libro su consiglio di Vince Corso, il biblioterapeuta protagonista dei romanzi di Fabio Stassi. Nell’ultimo, intitolato Ogni coincidenza ha un anima, ne consigliava la lettura ad uno dei numerosi personaggi che, di tanto in tanto, giungono a bazzicare il suo studio: un estremista di destra xenofobo e razzista.
Sono rimasto sorpreso – se devo dirla tutta – dalla decisione del sindaco di Venezia che l’ha messo al bando dalle biblioteche cittadine in quanto, a suo dire, favorirebbe l’introduzione della “teoria gender”.
In realtà, questo libro non parla di generi o di appartenenza ad un gruppo o ad un altro, ma di un argomento molto più semplice: l'amicizia. Quella vera, sentita e sincera che ti avvicina alle altre persone in maniera intensa e totale.

Piccolo blu è un bimbo con molti amici. Il suo preferito però è Piccolo giallo, con cui si diverte un mondo. Un bel giorno Piccolo blu va in cerca di Piccolo giallo per giocare un po’. Dopo averlo inseguito a lungo, finalmente lo trova e lo abbraccia con quell’entusiasmo e quel trasporto che solo i bambini dimostrano di avere. Le due figure si fondono tra loro e diventano verdi. Al ritorno a casa dai genitori, però, succede un fatto inaspettato: Mamma Blu e Papà Blu non riconoscono più il figlio. “Tu non sei il nostro Piccolo blu. Tu sei verde” gli dicono, opponendogli un netto rifiuto.
Come faranno ora i due bimbi a riconquistare l’amore dei genitori?

Questo albo illustrato è pieno di sfaccettature, che riguardano identità, diversità e multiculturalità. La sua lettura può essere – al tempo stesso - semplice e complessa a seconda dell'età e si presta a differenti chiavi interpretative.
Credo, comunque, che il punto focale del racconto riguardi la mescolanza/fusione con gli altri: quel momento dell’esistenza in cui riusciamo a percepire l’altro dentro di noi e, al tempo stesso, ad assorbire qualcosa di lui (senza che questo incida sull’identità individuale).
Piccolo blu e piccolo giallo riesce quindi, con la sola forza delle immagini – che non sono altro che macchie di colore –, a raccontare la magia dell’incontro con le persone e ci insegna che cosa sia la condivisione autentica e vera, assolutamente priva di doppi fini.


Consigliato a: coloro che desiderano leggere un classico per l’infanzia capace, però, di far riflettere anche gli adulti ed a chiunque sia convinto che tra gli esseri umani non devono esistere barriere (pre)fabbricate attraverso generi o pregiudizi ideologici.


Voto: 8/10




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