Ho
preso questo libro su consiglio di Vince Corso, il biblioterapeuta protagonista
dei romanzi di Fabio Stassi. Nell’ultimo, intitolato Ogni coincidenza ha un anima, ne consigliava la lettura ad uno dei
numerosi personaggi che, di tanto in tanto, giungono a bazzicare il suo studio:
un estremista di destra xenofobo e razzista.
Sono
rimasto sorpreso – se devo dirla tutta – dalla decisione del sindaco di Venezia
che l’ha messo al bando dalle biblioteche cittadine in quanto, a suo dire, favorirebbe
l’introduzione della “teoria gender”.
In
realtà, questo libro non parla di generi o di appartenenza ad un gruppo o ad un
altro, ma di un argomento molto più semplice: l'amicizia. Quella vera, sentita
e sincera che ti avvicina alle altre persone in maniera intensa e totale.
Piccolo
blu è un bimbo con molti amici. Il suo preferito però è Piccolo giallo, con cui
si diverte un mondo. Un bel giorno Piccolo blu va in cerca di Piccolo giallo
per giocare un po’. Dopo averlo inseguito a lungo, finalmente lo trova e lo
abbraccia con quell’entusiasmo e quel trasporto che solo i bambini dimostrano
di avere. Le due figure si fondono tra loro e diventano verdi. Al ritorno a
casa dai genitori, però, succede un fatto inaspettato: Mamma Blu e Papà Blu non
riconoscono più il figlio. “Tu non sei il
nostro Piccolo blu. Tu sei verde” gli dicono, opponendogli un netto rifiuto.
Come
faranno ora i due bimbi a riconquistare l’amore dei genitori?
Questo
albo illustrato è pieno di sfaccettature, che riguardano identità, diversità e multiculturalità. La sua lettura può essere –
al tempo stesso - semplice e complessa a seconda dell'età e si presta a differenti
chiavi interpretative.
Credo,
comunque, che il punto focale del racconto riguardi la mescolanza/fusione con
gli altri: quel momento dell’esistenza in cui riusciamo a percepire l’altro dentro
di noi e, al tempo stesso, ad assorbire qualcosa di lui (senza che questo
incida sull’identità individuale).
Piccolo blu e piccolo giallo riesce
quindi, con la sola forza delle immagini – che non sono altro che macchie di
colore –, a raccontare la magia dell’incontro con le persone e ci insegna che
cosa sia la condivisione autentica e vera, assolutamente priva di doppi fini.
Consigliato a:
coloro che desiderano leggere un classico per l’infanzia capace, però, di far
riflettere anche gli adulti ed a chiunque sia convinto che tra gli esseri umani
non devono esistere barriere (pre)fabbricate attraverso generi o pregiudizi ideologici.
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