lunedì 8 ottobre 2018

Lo schiavista, Paul Beatty


“So che detto da un nero è difficile da credere, ma non ho mai rubato niente”.
Questo è l’incipit di uno dei romanzi più caustici, feroci ed irriverenti che mi sia mai capitato di leggere.
Vincitore del Man Booker Prize 2016, Lo schiavista rappresenta – prima di tutto – una satira pungente e provocatoria della società americana contemporanea. Sostenuto da una scrittura audace ed al tempo stesso brillante, Paul Beatty ci regala un libro memorabile: le pagine che scorrono davanti ai nostri occhi, dense e piene di inventiva, riescono a centrare in pieno il bersaglio, elevando quest’opera una spanna al di sopra degli altri tentativi di critica sociale.

Il protagonista, soprannominato Bonbon, è un personaggio davvero ben costruito. Originale ed antisistema, si butta anima e corpo in un’impresa titanica: riportare in vita la  propria cittadina di origine – Dickens – cancellata dalle cartine a causa delle speculazioni edilizie e dell’esplosione demografica del ventesimo secolo.
Con l’aiuto della vernice bianca, di qualche cartello messo al posto giusto e di altri astuti stratagemmi, comincia a ridisegnare i confini dell’originaria identità, ormai scomparsa nel nulla. Partendo dalla segregazione della scuola e dei trasporti pubblici, riesce a dimostrare l’inefficacia di leggi troppo lontane dal sentire comune, ottenendo immediati benefici per l’intera comunità. Allo stesso tempo, diventa – quasi inconsapevolmente – l’artefice della reintroduzione della schiavitù: il vecchio caratterista in disarmo Hominy Wilkins gli si appiccica addosso come una patella allo scoglio, trasformandosi in suo personalissimo servo (con esiti talvolta esilaranti).         

Non conoscevo Paul Beatty, prima di questo romanzo. Sono felice di aver scoperto un nuovo autore ricco di talento ed inventiva. Con quest’opera – che rimarrà sicuramente nella memoria - riesce a deviare il baricentro un po’ troppo standardizzato e “di maniera” della satira politicamente scorretta, raggiungendo territori del tutto inesplorati. La risata, come capita solamente con i grandi umoristi, non rimane mai fine a se stessa: rappresenta una sorta di scatola magica che, se scoperchiata a dovere, sa mostrare agli spettatori un notevole contenuto in termini di analisi sociale, di idee ed immaginazione. 
Giudizio: da leggere assolutamente.


Consigliato a: coloro che vogliono affrontare uno dei romanzi più caustici e pungenti degli ultimi anni ed a chiunque voglia farsi un'idea ben precisa della nuova letteratura americana.


Voto: 8/10


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