venerdì 30 novembre 2018

Sezione suicidi, Antonin Varenne


Difficile trovare un noir più nero di questo.
Ambientato in una Parigi sporca, umida e cattiva, con personaggi ammirevoli ed intensi nella loro assurda sgradevolezza, si differenzia dalla stragrande maggioranza dei racconti di genere in circolazione… e questo basterebbe già per decretare il valore di questo romanzo.
Lettura ardua e stimolante, trascinante e cattiva, che ci catapulta improvvisamente in una vicenda malinconica e perversa, dove la speranza  muore quotidianamente ed il futuro è un mondo dipinto a tinte fosche, nonostante il bagliore lancinante delle luci psichedeliche.

Il Commissario Guerin – tormentato, solitario, fuori controllo – rimane nell’anima del lettore. Un piccolo personaggio, sperduto in un labirinto di specchi, dove le anime dei suicidi urlano incessantemente, provocando ferite lancinanti e dolorose. Un essere solitario, con momenti di esaltante lucidità alternati a istanti di assenza improvvisa, che ha rotto i ponti con il resto dell’umanità, salvo con il suo vice Lambert che fatica a seguirne i passi confusi.
La trama, originale e stralunata, alterna momenti di accelerazione improvvisa a situazioni di stasi quasi insopportabile, con personaggi davvero ben costruiti: interpreti perfetti per un copione in cui le atmosfere del noir si confondono e diluiscono nelle ombre notturne di una capitale francese ricostruita in maniera dura, prepotente ma alla fine convincente.

Il giallo di matrice psicologica si intreccia profondamente con il noir a carattere sociale, nei mille viluppi che intercorrono tra la vita dell’individuo ed il mondo circostante. Un mondo gualcito e strapazzato, fatto di vicende politiche troppo losche per essere rivelate, duro resoconto di un’umanità oramai giunta al limite, in cui molto spesso un balzo nel vuoto è più rassicurante del languido e sgretolante logorio d’attesa.
Alla fine, ci rendiamo conto di aver letto un noir di ottimo livello, scritto da un autore dall’intelligenza diabolica di cui – questa è la speranza – sentiremo ancora parlare.


Consigliato a: coloro che cercano un noir originale, spiazzante e doloroso nella sua estrema e insindacabile lucidità, ed a chiunque apprezzi le storie poco rassicuranti, in cui la speranza si disintegra quotidianamente come un biscotto rinsecchito.


Voto: 8/10





giovedì 29 novembre 2018

My World Award 2018 - Book Tag

Buongiorno gente!
Oggi vi portiamo un articolo un po' diverso dal solito e che, in un certo senso e in qualche modo, vi permette di conoscere meglio chi sta dietro a questo blog. (cheggioia, neh??? So che morite dalla voglia)

Per chi non lo sapesse, un BOOK TAG è sostanzialmente una lista di domande/categorie/risposte a tema libri. In questo caso specifico, però, le tematiche ammesse sono varie.
Noi personalmente non andremo a taggare (ovvero nominare) nessun altro blogger, perché onestamente ne conosciamo pochi e sono già stati tutti chiamati in gioco, tuttavia le regole di base sarebbero le seguenti:

1- Seguire e taggare il blog che ti ha nominato;
2- Rispondere alle sue 10 domande;
3- Nominare a tua volta 10 blogger;
4- Formulare altre 10 domande per i tuoi blogger nominati, che possono essere su vita privata, viaggi, cinema, estetica, musica, serie tv, libri e cibo;
5- Informare i blogger della nomination.

Noi siamo stati taggati da Noemi alias Red Kedi (trovate qui il relativo post sul suo blog) e vediamo adesso quali sono state le sue domande... ma soprattutto quali saranno le nostre risposte!

🥁🥁🥁🥁🥁🥁🥁 RULLO DI TAMBURI 🥁🥁🥁🥁🥁🥁🥁

01. Prima di comprare un libro vai a leggere qualche recensione? Se la risposta è affermativa, vai sui blog dei tuoi colleghi o ti affidi a google? 
M _ Di base preferisco farmi un parere personale, ma se sono molto in dubbio sull'acquisto allora cerco in giro e - come dire? - tutto fa brodo: amici, Amazon, Blog, YouTube, Google, Facebook... ovunque si trovi un'opinione sul libro mi va bene, però cerco anche di capire se il commento arriva da una persona che ha gusti simili ai miei oppure no.

G _ In genere, prima di "buttarmi", mi documento sui siti delle librerie on-line (IBS, Amazon ecc.) alla scoperta delle recensioni dei lettori. Se il libro mi interessa particolarmente, estendo la mia analisi alle recensioni (sia dei critici sia dei blogger). 

02. Cosa ne pensi delle persone che fanno le orecchie alle pagine? 
M_ C'è un girone dell'inferno anche per loro. Però posso perdonare chi le fa piccolepiccolepiccole giusto perché si trova in condizioni estreme o viene preso alla sprovvista.

G_  Sono dei vandali! Sono indeciso sulla pena corporea da infliggere a chi compie cotanto scempio: avendo appena terminato un saggio sui serial-killer ed i loro metodi di uccisione, le idee non mi mancano di certo.

03. Se un film viene tratto da un libro che ancora non hai letto, quale dei due affronti per primo? 
M_ Uhm... dipende: se è un libro che non mi interessa particolarmente leggere allora vado a vedere il film senza passare dal via, altrimenti faccio la corsa al libro e il film lo vedo in un secondo momento.

G_ Sempre il libro per primo. In fondo, salvo rare eccezioni, il film è una sorta di "condensato" del romanzo; di conseguenza preferisco partire dall'opera più esaustiva e completa.

04. Preferite un blog che parla solo di libri o uno che tratta vari argomenti? 
M_ Domanda di riserva? 😅 Non seguo i blog in maniera costante perché mi trovo meglio con YouTube... però in generale mi sta bene anche che si parli di più argomenti purché siano in qualche modo collegati tra loro.

G_ In genere preferisco i blog che parlano di un unico argomento. Così se voglio informazione libraria mi fiondo su un blog che tratti esclusivamente di quello; se sono interessato all'ululato notturno dei licantropi in Transilvania, mi catapulto su un blog che tratti quest'altra interessantissima tematica. [ma quanto è simpatico???]

05. Esci mai dalla comfort zone di letture? 
M_ Ogni tanto ci provo... è uno dei motivi per cui mi piacciono le reading challenge e le letture condivise di gruppo!

G_ Alterno le letture in maniera sistematica e meticolosa - posso passare da un giallo a un classico, da un noir a un Premio Nobel per la Letteratura nel giro di pochi giorni - tuttavia è raro che esca dalla comfort zone. (a meno che non si tratti di cibo) [ma possibile che pensi sempre a mangiare?!]

06. Quando in un libro c'è una playlist o magari canzoni dedicate ad ogni capitolo, poi le ascolti? Se lo fai, le cerchi tutte subito o alla fine? 
M_ Questo è il book tag del "dipende" ahahah!!! Da cosa dipende, però? Dal genere musicale e dal livello di pigrizia che alberga in me in quel determinato momento. (generalmente è molto alto, quindi tirate voi le somme...)

G_ Mi riprometto di farlo... come è capitato di recente. Ma poi, alla fine, non lo faccio mai (sarà pigrizia?) [sicuramente sì! Da oggi lo chiameremo PierPigrone!]

07. Chi ti ha introdotto nel mondo della lettura? 
M_ Mah, non saprei, ho iniziato a leggere a 3 anni ma in casa mia non leggeva quasi nessuno...

G_ Mi ci sono introdotto da solo. Provengo da una famiglia di "non lettori" ed ho iniziato a leggere relativamente tardi (dopo i 18 anni, direi).

08. Un libro che ti penti di aver letto? (troppo brutto o troppo deludente) 
M_ Oddio, così su due piedi non mi viene nulla... Se una storia non mi prende non ci perdo tempo, la mollo e tanti saluti.

G_ Stoner di Williams... una delle più memorabili ciofeche che mi sia passata tra le mani. E pensare che ci sono migliaia di lettori che lo considerano un capolavoro. Mah... probabilmente avranno letto un altro romanzo, perché non me lo spiego. 

09. Annoti le citazioni che ti piacciono? 
M_ Sì, assolutamente! Da anni ho un quaderno solo per loro e mi piace ogni tanto sfogliare le pagine per rileggerne qualcuna.

G_ Mai: preferisco che mi si imprimano nella mente... e riscoprirle dal profondo dell'inconscio a distanza di qualche ora/giorno/mese.

10. Ti è mai capitato di trovare qualcosa di "dimenticato" nei libri usati?
M_ Altroché! Segnalibri, santini, cartoline, biglietti di mezzi pubblici, caccole secche... le solite cose che uno può dimenticare in un libro, insomma.

G_ Spesso. Segnalibri, scontrini, cartoline postali, foglietti... non credo ci sia da stupirsi, se uno non ha un segnalibro a portata di mano utilizza ciò che ha a disposizione.

Da queste risposte saltano fuori alcune cose su di noi, ad esempio:
- Gio è più palinculo rispetto a Mely, che invece parla come se fosse al bar
- Sono ben pochi i punti che abbiamo in comune, mentre spesso ci ritroviamo agli opposti
Trovo però che questi siano punti a nostro favore, perché ci permettono di portare contenuti per tutti i gusti.
A parte ciò, speriamo che vi siate divertiti a leggere il post e speriamo di ritrovarvi al prossimo appuntamento.

P.S. Non dimenticate di passare anche da Noemi!


mercoledì 28 novembre 2018

BiblioFurgone #10

Buongiorno!
Oggi voglio parlarvi degli ultimi libri presi in biblioteca: si tratta di letture per bambini/ragazzini che però, secondo me, dovrebbero almeno sfogliare anche gli adulti (in particolare chi ha figli).

Partiamo da una storia illustrata il cui autore ha recentemente ridisegnato (in maniera fantastica, devo dire) le copertine di Harry Potter, ovvero Brian Selznick.
Nello specifico, mi mancava da leggere Il segreto di Houdini.
Questo libro parla di un ragazzino che, affascinato dal famoso illusionista, cerca di riprodurre a casa tutti gli effetti magici - naturalmente senza riuscirci. Un giorno, la mamma decide di portarlo a casa da una zia e, mentre sono alla stazione, chi vede il giovanotto? Ma sì, proprio lui: Houdini. Così corre da lui per porgli qualche domanda e il mago gli risponde che presto gli manderà una lettera. Essendo persona di parola la lettera arriva, ma non senza conseguenze...
La cosa interessante è che al termine della narrazione l'autore riporta sia una sintetica biografia dell'illusionista sia una spiegazione della nascita di questo testo.

Passiamo adesso ad una trilogia muta illustrata da Aaron Becker, composta da Viaggio, Scoperta e Ritorno.
Per muta intendo che non vi sono parole da leggere e tutto dipende esclusivamente dalla fantasia del lettore e dalle immagini.
I disegni raccontano di una bambina che vive in un mondo grigio perché i suoi genitori sono troppo impegnati per passare un po' di tempo con lei e magari giocare un po' insieme. Tuttavia, lei può usare un gessetto magico per disegnare sul muro una porta magica che le permette di entrare in un mondo pieno di colori e di avventure, grazie alle quali troverà un nuovo amico. Non solo: andando avanti coi volumi, la bimba ritroverà anche i genitori. O meglio, loro ritroveranno lei.
Mi è piaciuto moltissimo sfogliare queste pagine e creare la storia solo guardando le immagini e il messaggio che lancia è bellissimo e soprattutto da non dimenticare: troppe volte, infatti, capita che si è troppo presi da determinate cose e quasi ci si scorda di ritagliare del tempo per gli affetti (figli, in questo caso, ma il concetto è estendibile).


So che il post di oggi è brevissimo, ma davvero non servono molte parole per raccontare la potenza di una storia che in effetti non ne usa nessuna per esprimersi.
Non dimenticate di vivere a colori!

Alla prossima.

martedì 27 novembre 2018

Lettera al mio giudice, Georges Simenon



Questo romanzo è la lunga lettera di un imputato alla sbarra, un medico reo-confesso di omicidio. Charles Alavoine - questo è il suo nome - decide di scrivere al ”suo” giudice istruttore: l’unica persona che potrebbe comprendere i motivi del suo comportamento criminale. In questo resoconto-fiume, il protagonista riepiloga quella che è stata fino a quel momento la sua vita. Sposato due volte - la prima con una donna che gli ha dato due figlie prima di morire di parto; la seconda con una vedova che è si è introdotta nella sua vita senza far scattare al scintilla dell’amore – il medico incontra per caso “una ragazza minuta, pallida, arrampicata su alti tacchi” che sconvolgerà la sua esistenza.

Da qualche tempo a questa parte, mi sono ripromesso di leggere almeno un paio di Simenon all’anno. Perché solo un paio? Forse perché le opere del Genio di Liegi possiedono uno stile talmente asciutto e lontano anni luce da qualsivoglia ambizione estetica da rappresentare una realtà che, agli occhi del lettore, diventa cruda, nuda e trasparente: una realtà che va sorbita in piccole dosi, per essere apprezzata ed assimilata a dovere.

Simenon, come al solito, riesce a dipingere l’essere umano nel suo meglio e nel suo peggio, descrivendo luoghi ed ambientazioni in maniera inarrivabile. Ne scaturisce il racconto di una lucida ed ordinaria follia; di un malessere di fondo che diventa il perno su cui ruota l’intera vicenda. La storia criminale, in questo caso, si mette immediatamente al servizio della trama, diventando lo strumento di supporto per un’attenta analisi dell’uomo e della società che gli sta attorno.
Pagina dopo pagina, l’autore belga scava nell'animo dei suoi personaggi, dimostrando  una capacità di introspezione più unica che rara.
Si tratta di un romanzo notevole, ricco di pathos, ma che personalmente ho trovato un filino inferiore ad altre opere dello scrittore: cito, a mero titolo di esempio, L’orologiaio di EvertonIl piccolo libraio di Archangelsk e L’uomo che guardava passare i treni. Al di là di tutto, Simenon merita di essere letto a prescindere: ogni romanzo è allo stesso tempo uguale e diverso dal precedente e, nonostante siano passati decenni dalla stesura, continua ad esibire una modernità ed una capacità di descrivere il mondo esemplari.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi in grado di analizzare a fondo le umane vicende, scandagliando l’animo dei protagonisti e ricostruendo in modo straordinario personaggi ed atmosfere.


Voto: 7,5/10




lunedì 26 novembre 2018

Canada, Richard Ford


Richard Ford è senza ombra di dubbio uno dei migliori narratori contemporanei.
A differenza di gran parte dei suoi colleghi, che hanno optato per forme letterarie più moderne (surrealismo o postmodernismo, in primis), lo scrittore statunitense si colloca a pieno titolo in quella corrente realista che ha scritto la storia della letteratura americana del Novecento.
Questo romanzo, in particolare, fa emergere la sorprendente capacità di analisi di Ford, che conduce una straordinaria indagine sulla costruzione della personalità di un individuo e sul raggiungimento all'età adulta, mediato dall’attraversamento di un territorio impervio, fatto di solitudine ed abbandoni.

Il quasi settantenne professor Dell Parsons - voce narrante dell’intera vicenda – racconta a cinquant’anni di distanza la storia della propria infanzia travagliata, culminata nell’incarcerazione dei genitori dopo una rapina in banca. Il ragazzo, appena quindicenne, si ritrovò così, tutto ad un tratto, solo al mondo. Con il padre e la madre dietro le sbarre e la sorella-gemella Berner fuggita chissà dove, venne condotto da un’amica di famiglia al di là dei confini: in un paese del tutto sconosciuto (il Canada, per l’appunto), profondamente diverso da quello dell’infanzia, circondato da personaggi oscuri ed imperscrutabili.

Col consueto stile asciutto ed essenziale, distaccato ma allo stesso tempo coinvolgente, Ford racconta una storia tutta americana che assume però, allo stesso tempo, una valenza universale: soprattutto per ciò che concerne le possibilità di scelta, la fiducia nel prossimo, il tema della generosità e l’opportunità di giungere a patti con le ombre del passato. 
Se state cercando un libro da divorare in poche ore... passate oltre: si tratta di un romanzo sofisticato, dalla scrittura lenta ma decisa, che richiede tempo e riflessione. Dopo averlo terminato, vi consiglio di lasciarlo "decantare" nella vostra memoria come un buon vino d'annata: prima o poi frasi ed emozioni riaffioreranno, come accade solamente con quelle opere che hanno quel "qualcosa in più".


Consigliato a: coloro che amano la letteratura americana contemporanea, nella sua veste più realista e sincera, ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno scrittore di cui - forse - si parla troppo poco e che ha scritto pagine importanti all'interno del romanzo contemporaneo.



Voto: 7,5/10



venerdì 23 novembre 2018

L’assemblea dei morti, Tomás Bárbulo


Ora tenterò di spiegarvi perché L’assemblea dei morti è uno dei migliori thriller che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni.
Partiamo dall’autore. Tomás Bárbulo, al suo romanzo d’esordio, è un giornalista che vanta una notevole conoscenza del mondo arabo, avendo rivestito il ruolo di inviato per il quotidiano “El País” in Marocco ed altri stati nordafricani. Di conseguenza, cimentandosi nelle vesti di narratore, dimostra di conoscere alla perfezione i luoghi e le atmosfere di cui sta parlando.
Passando alla trama, il romanzo possiede un perfetto equilibrio tra azione e umorismo, procedendo con ritmo serrato e con dialoghi caustici ed irresistibili. Tra colpi di scena, battute, battibecchi, cambiamenti di prospettiva ed altro… non c’è sicuramente il tempo di annoiarsi.   
Veniamo quindi ai protagonisti. Abbiamo a che fare con un manipolo di poveracci, annientati dalla dilagante crisi economica, che svolgono lavori umili e sottopagati: il Guapo, Chiquitin, il Chato e gli altri sono personaggi saporiti, che farebbero gola persino al grande Pedro Almodovar, ed a cui non ci si può non affezionare.
Concludiamo, infine, con la straordinaria rappresentazione di ambienti e territori. Si parte dalla civilizzata (più o meno) Spagna e – passando per lo stretto di Gibilterra - si arriva al torrido ed ammaliante Nordafrica, patria di profumi, tappeti, tè aromatici e quant’altro, che vengono descritti con precisione in uno scoppiettante viaggio “on the road”.
Che aggiungere d’altro? Direi che è giunto il momento di raccontarvi – almeno per sommi capi – lo svolgimento del plot.       

Il Guapo ed i suoi compari vengono ingaggiati da un subdolo commerciante di gioielli, ben introdotto nell’ambiente del jet set, per svaligiare una banca di Marrakech nei giorni della fiera dell'oreficeria. Dovranno raggiungere il luogo deputato facendosi passare per turisti; successivamente, per recuperare il bottino (di oltre due milioni di euro), avranno l'onere di strisciare attraverso le luride fogne cittadine e – in stile “I soliti ignoti” – far saltare il muro che li separa dal caveau.
Per entrare meglio nella parte, il gruppetto decide di farsi accompagnare da mogli e fidanzate. Il committente, però, ha imposto loro la presenza di una “spalla”: un enigmatico arabo con il compito di guidarli nella missione…
Che cosa accadrà? Non vi resta che leggere il libro per scoprirlo.

Scusate l’entusiasmo, ma ritengo L’assemblea dei morti uno dei migliori esordi degli ultimi anni: un romanzo di genere, dalle forti connotazioni sociali, che si divora alla velocità della luce. Spero vivamente che per Bárbulo non si sia trattato di un fuoco di paglia e che si decida, prima o poi, a dare un seguito a questa storia: il Guapo e gli altri membri della gang… mi mancano già.


Consigliato a: coloro che desiderano leggere un thriller originale, scoppiettante e divertente, in cui la tensione dell’azione si amalgama perfettamente con un azzeccato senso dell’humour.


Voto: 8,5/10



giovedì 22 novembre 2018

Gli aquiloni, Romain Gary


Romain Gary è uno scrittore di cui si parla troppo poco. Ebreo lituano di origine e francese di adozione, ha consegnato ai posteri una serie di opere che ancora oggi appaiono fresche, attuali e convincenti (ricordiamo La vita davanti a sé… per dire un titolo a caso).
Questo romanzo, ambientato in Francia nel periodo compreso tra gli anni Trenta e lo sbarco in Normandia, ha rappresentato per me una gradita sorpresa.
Romantico e malinconico, ma non scevro da alcune venature di cinismo, ci racconta una vicenda di amore e di guerra descrivendo alla perfezione il quadro di un paese che assiste impotente all'invasione teutonica.

Ludo - il piccolo protagonista - vive in un paesino della Normandia con lo zio Ambroise, un “postino rurale” che coltiva un’originalissima passione: quella di fabbricare aquiloni.
In un caldo giorno d’estate incontra per la prima volta Lila: una ragazzina che lo osserva di sottecchi da sotto il cappello impagliato. L'incontro con Lila avrà un impatto fondamentale sul futuro di Ludo: diventerà per lui una “promessa d'amore” da rispettare ad ogni costo. 
Il romanzo è proprio la storia di questa promessa: accarezzata, conservata e tenuta stretta tra le dita nonostante il destino avverso. E così, quando Lila e la sua famiglia spariranno nel nulla dopo l’invasione tedesca della Polonia, Ludo entrerà a far parte della Resistenza Francese non solo per liberare il suo paese, ma anche per ritrovare quella ragazzina dal cappello impagliato che gli ha rapito la mente ed il cuore.

Tipicamente francese per quanto riguarda la struttura e l’ambientazione, popolato da personaggi indimenticabili, Gli aquiloni è un’opera che fa della semplicità – sia dal punto di vista del linguaggio che ad quello della narrazione – il suo punto di forza.
La trama è realistica ma non indenne da momenti onirici che riescono ad infondere poesia al dramma della guerra in corso. Il messaggio che emerge prepotentemente tra le righe del libro è abbastanza immediato: non bisogna mai perdere la speranza, anche se intorno a noi tutto sta per sprofondare, quando abbiamo un sentimento forte da proteggere e tenere per mano.
È importante ricordare, infine, che il New York Times ha inserito questo romanzo tra i 100 migliori libri del 2018... un giusto riconoscimento ad un grande autore a quasi quarant'anni dalla sua scomparsa.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi con sfondo storico, capaci di raccontare con semplicità e passione le umane vicende, ed a chiunque voglia (ri)scoprire uno scrittore fantastico come Romain Gary (unico autore ad aver vinto per ben due volte il rinomato Goncourt).


Voto: 8/10





mercoledì 21 novembre 2018

Dove siamo arrivati... #15

Buongiorno, gente!
Oggi vi propongo una breve carrellata di letture che, pur essendo indirizzate a diversi pubblici, mi sono tutte molto piaciute.


Stella di mare
Partiamo con una graphic novel di recente uscita.
Stefano è un ragazzo di Cefalù che passa le giornate in costante attesa: aspetta di trovare un lavoro, di scoprire qual è la sua strada, ma soprattutto aspetta il ritorno di Marina - una ragazza molto misteriosa che torna ogni estate a Cefalù e di cui il nostro amico è perdutamente innamorato.
Alla vita del giovane si intrecciano anche quelle di Vico e di Matilde, rispettivamente un pescatore e una donna abbastanza inquietante, e questo riporterà a galla segreti che per anni sono stati nascosti in fondo al mare.
Stella di mare è una storia d'attesa, d'amore, ma di crescita e mette a confronto aspettativa e realtà.
Lo consiglio a tutti perché la storia è molto bella e anche dal punto di vista grafico ho molto apprezzato la scelta dei colori.

Quattro moschettieri e mezzo
Nel secondo volume della serie per bambini/ragazzi La più incredibile storia mai scritta, il "lavoro" ci porta in Francia: i giovani protagonisti, Alba e Diego, devono risistemare la trama dei Tre Moschettieri dopo che un nano vi è entrato e ha portato con sé un bel po' di scompiglio... e, grazie al loro intervento, un altro elemento della storia incredibile è ritornato al suo posto.
Non dico di più per non fare spoiler a chi magari ancora non ha letto il primo, ma devo dire che anche questo mi è piaciuto tantissimo - forse addirittura più del precedente: molto carine le illustrazioni, pagine ricche di avventure e scrittura che scorre via velocemente.

Il weekend
Poiché è appena uscito un nuovo romanzo dell'autore (Peter Cameron - e non vedo l'ora di metterci su le mani) ho deciso che era giunto il momento di recuperare alcuni dei suoi libri precedenti. Mi sono quindi lanciata su questo - scelta fatta per motivi logistici - e devo dire che, pur non essendo il migliore tra quelli che ha scritto, resta comunque un ottimo testo: coinvolgente e trascinante.
La vicenda si svolge tutta nell'arco di un week end in cui degli amici si ritrovano per passare un po' di tempo in compagnia. Tuttavia, l'idillio immaginato svanirà abbastanza presto perché proprio in quei giorni cade l'anniversario di morte di una persona che aveva una certa importanza per molti dei personaggi.
La cosa interessante è che Cameron riesce, in poche pagine, a far uscire i pensieri di tutti i suoi personaggi e a farli intrecciare tra loro. La scrittura è sempre meravigliosa e permette di rendere interessante anche una storia dalla trama semplice.

La mappa dei giorni
Insomma, Riggs fa uscire a sorpresa il quarto ed inaspettato volume della serie dei Ragazzi Speciali e io non lo prendo?? Non esiste! E infatti l'ho preso, l'ho letto - non senza un piccolo accenno di timore iniziale - e l'ho DIVORATO.
Il libro si apre esattamente dove si era chiuso il precedente, il che è già abbastanza favoloso di suo perché quella scena era davvero EPICA secondo me, e da qui sviluppa una nuova avventura: questo, infatti, è un volume che apre un'altra serie.
I personaggi sono bene o male sempre gli stessi che conosciamo già, tuttavia saranno solo alcuni quelli presenti nelle azioni della missione: alcuni di loro hanno scoperto dei vecchi appunti di nonno Abe e Jacob vuole rintracciare un suo vecchio amico per continuare l'opera che i due avevano cominciato e mandato avanti per anni. Questo porterà i ragazzi a conoscere nuove persone, a fare delle scelte e a viaggiare tra vari anelli e stati americani... scombussolando lievemente alcuni accordi di pace tra le ymbryne e certi gruppi di Speciali.
Come dicevo prima, all'inizio temevo che questo volume fosse pericoloso, che mandasse all'aria quella che era stata una trilogia bellissima... invece WOW! Dopo i primissimi capitoli, eternamente lunghi ma necessari, la storia diventa veramente coinvolgente e finisce praticamente in un lampo, lasciando nel lettore la necessità di avere IMMEDIATAMENTE il volume successivo.

Storia illustrata della lingua italiana
Ultimo libro di cui vi parlo oggi e giuro che sarò breve.
Si tratta di un saggio che ripercorre, in maniera rapida ma interessante, lo sviluppo della lingua italiana: ovvero come si è trasformata dal latino fino ad arrivare a quella che è oggi, quali lingue l'hanno arricchita e in quali campi.
Forse nei contenuti è un pochino superficiale e sintetico, nel senso che non approfondisce moltissimo e diverse cose si sanno già dalla scuola superiore - almeno per chi ha fatto il Liceo - ma questo può essere dovuto al fatto che nasce in accompagnamento ad una mostra; tuttavia il testo è arricchito da moltissime fotografie che rendono chiari i contenuti.
In sintesi, si tratta di una lettura veloce che consiglierei più che altro a chi vuole un'infarinatura sull'argomento. 


Bene, direi che può bastare: non credo di aver mai scritto così tanto... ahahah!
Spero di avervi incuriositi e di ritrovarvi al prossimo post!


martedì 20 novembre 2018

Tutta la luce che non vediamo, Anthony Doerr


Lessi questo libro, qualche anno fa, sull’impulso del “Premio Pulitzer” appena conquistato che costituiva indubbiamente un ottimo biglietto da visita. Anche se è passato del tempo, lo ricordo ancora con grande affetto: nonostante non sia un romanzo perfetto, è in grado di emozionare il lettore raccontando con garbo e tenerezza un breve incontro avvenuto in un'epoca drammatica e lontana.    

La vicenda ha origine a Parigi, nel 1934, quando alla piccola Marie-Laure viene diagnosticata una malattia degenerativa che la renderà cieca per il resto della vita. Alcuni anni dopo, quando le truppe naziste occupano la capitale francese, la ragazzina ed il padre fuggono precipitosamente, trovando rifugio a Saint-Malo, nella casa del prozio Etienne.
Nello stesso periodo, Werner, un ragazzino tedesco cresciuto in un orfanotrofio, scopre di avere un talento naturale per costruire e riparare radio/ricetrasmittenti: apparecchiature che costituiscono strumenti di ausilio fondamentali per le operazioni di guerra. Questo innato “dono” lo aiuterà a distinguersi tra gli altri ragazzi, facendolo dapprima accedere all'accademia della Gioventù hitleriana e, successivamente, precipitandolo al centro del conflitto.
Un paio di mesi dopo lo sbarco in Normandia - che ha portato alla liberazione della Francia ma non della cittadina di Saint-Malo, protetta da solide fortificazioni - i destini opposti di Werner e Marie-Laure si incontrano per un breve ma intenso momento, sfiorandosi come due farfalle che si librano nel cielo primaverile.

Personalmente, ho trovato questo romanzo davvero interessante: la storia, supportata da un scrittura lirica ed intensa, è trascinante; i personaggi sono realistici e ben descritti. Il libro riesce a coinvolgere emotivamente il lettore, donando una serie di diverse sensazioni: gioia e tristezza, malinconia e commozione, speranza e nostalgia.
L’articolazione in brevi capitoli – al massimo di due o tre pagine – è piuttosto originale e dona alla storia un ritmo incalzante: ci si abbandona volentieri a seguire con trepidazione la storia di questi due adolescenti, circondati da un mondo in guerra, in cui sono sempre le persone più umili e semplici – ovvero gli sconfitti – a pagare il conto più salato.
Delicatezza e tenerezza si fondono così, attraverso l’armonioso fluire delle pagine, in una narrazione che assume sfaccettature diverse: dal romanzo storico al feuilletton, non tralasciando alcune venature che hanno il sapore del thriller.


Consigliato a: tutti coloro che amano i "romanzoni" col messaggio, capaci di riecheggiare nello stile e nella trama i feuilletton del diciannovesimo secolo.


Voto: 7/10


lunedì 19 novembre 2018

La comparsa, Abraham B. Yehoshua


La comparsa è, prima di tutto, un meraviglioso ritratto di donna.
Noga, la protagonista del romanzo, è un’affascinante musicista di 41 anni, che suona l’arpa nell’orchestra sinfonica di Amsterdam. Nel suo passato, una scelta che a distanza di anni tornerà a tormentarla: il rifiuto di dare un figlio all’ex marito.
Costretta a tornare a Gerusalemme, nella sua casa d’infanzia, dove - a causa di una clausola-capestro del contratto d'affitto – dovrà abitare per tre mesi mentre la madre sta facendo un periodo di prova in una casa di riposo di Tel Aviv, per mantenersi sceglie di fare la comparsa in alcuni film e programmi televisivi.
Noga si trova così a fronteggiare l’ex marito, la madre ed una realtà alquanto ostile, rappresentata da una società cinica e sospettosa nei confronti di chi – come lei – sceglie di non avere figli.
La sua permanenza in Israele risulterà però fondamentale per fare i conti col passato e rivedere, dopo tanti tormenti, la luce della speranza: luminosa come il pianeta Venere (il nome Noga ha questo significato), intravisto in lontananza dal finestrino di un aereo.   

Purtroppo, più che dei contenuti del libro, in Israele si è parlato molto di un’intervista allo scrittore, che si è mostrato assai critico nei confronti delle donne che scelgono di non avere figli, reputando una simile decisione alla stregua di “un’interruzione del ciclo della natura”.
Al di là dell’affermazione – discutibile o meno - di Yehoshua, il romanzo merita comunque di essere letto.
La figura di Noga, creatura forte e fragile allo stesso tempo, è disegnata con realismo e profondità psicologica; pagina dopo pagina impariamo a conoscere un personaggio complesso, profondamente umano, che resterà impresso a lungo nella nostra memoria.

Nonostante la trama sia un pochino esile rispetto ad altre opere dell'autore, il romanzo ha grande intensità ed è capace di trasmettere emozioni. L'analisi delle relazioni umane - in particolare quella tra marito e moglie – è precisa e ben articolata. Il confronto generazionale, i cambiamenti sociali ed i nuovi conflitti in essere sono sfumature che arricchiscono ulteriormente una vicenda descritta con stile limpido, accattivante, sempre preciso ed accessibile. 



Consigliato a: coloro che amano la letteratura israeliana, con il suo corollario di accurate descrizioni dei rapporti umani e di articolate analisi sociali, ed a chiunque apprezzi la scrittura meravigliosa di uno scrittore capace di "scavare" nel profondo dei suoi personaggi.


Voto: 7,5/10



venerdì 16 novembre 2018

Fate il vostro gioco, Antonio Manzini




Nuovo episodio delle avventure di Rocco Schiavone: il controverso vice-questore romano trasferito ad Aosta – diventato oramai un’icona nazionale – che sa essere al tempo stesso cinico e malinconico, arrogante e ricco di umanità.
Formula che vince non si cambia, si dice di solito… ma è sempre così? Sarebbe sbagliato darlo per scontato. Il nuovo romanzo, infatti, ripercorre i medesimi cliché delle storie precedenti, non aggiungendo granché alla storia del personaggio. Una scelta che, seppur ripagando dal punto di vista commerciale (Fate il vostro gioco è in vetta alle classifiche di vendita), rischia di trasformare la serie di Schiavone in una sorta di feuilleton

Rocco Schiavone, questa volta, si ritrova alle prese con una brutta storia di ludopatia e di dipendenza dal gioco d’azzardo. L’omicidio di un anziano signore, pensionato del Casinò di Saint-Vincent, lo porterà a scoprire una sporca vicenda di avidità e riciclaggio in cui sono coinvolte persone apparentemente insospettabili. Nel corso dell’indagine entrerà in contatto con individui disperati, soffocati dai debiti, e con affaristi senza scrupoli che lucrano sulla volubilità degli esseri più deboli.  
La fiche di un altro casinò, ritrovata tra le dita del cadavere, sarà utile per la risoluzione del caso? La scena del delitto fornirà al vice-questore delle valide indicazioni sull’omicidio? E, soprattutto, riuscirà il nostro Rocco a consegnare il colpevole nelle mani della giustizia? Tutte domande a cui il lettore riuscirà a dare risposta solo al termine del volume…  

Manzini cerca di lavorare sull’evoluzione del suo personaggio: un uomo eternamente sospeso tra passato e presente, che tenta di giungere a patti con i propri fantasmi e che sembra aver accettato fino in fondo l’ineluttabilità del proprio destino. Oltre a riproporre le classiche ossessioni di Rocco – quella per le Clarks, ad esempio – ed a cimentarsi per l’ennesima volta nella descrizione del gelido clima valdostano, l’autore romano prova a metter giù un po’ di critica sociale, soprattutto nei confronti di uno Stato che fa cassa sulla pelle di coloro che sono inermi prede del demone del gioco d’azzardo.
La lettura, come sempre, è abbastanza divertente; però pare che Manzini ci abbia messo meno “anima” del solito: nel senso che la freschezza dei primi romanzi sembra persa (momentaneamente?) per strada e che i propositi “commerciali” incidano profondamente sulla sua attività di scrittore. Inoltre, la trama presenta alcune situazioni al limite del verosimile: non si è mai visto un poliziotto che sceglie di ospitare a casa propria una persona sospettata di un grave delitto!
Che dire? Manzini è un grande talento della narrativa gialla di casa nostra. C’è da sperare che recuperi la verve e l’inventiva dei primi libri, risolvendo una volta per tutte le vicende - personali/umane/sentimentali - legate al passato del suo protagonista; se così non fosse, correrebbe il pericolo di riscaldare un po’ troppo la solita minestra, rendendola decisamente insipida.


Consigliato: a coloro che amano il giallo di casa nostra, con la sua commistione tra comicità e vicende drammatiche, ed a chiunque apprezzi i personaggi tormentati e sopra le righe.


Voto: 6,5/10





giovedì 15 novembre 2018

Trilogia del ritorno, F. Uhlman

Buonsalve, gente!
Dovete sapere che ultimamente mi sto dedicando a tantissime riletture.
Fino a qualche anno fa ero abbastanza "contraria" a questa cosa, nel senso che mi dicevo ho così tanti libri da leggere, perché dovrei mettermi a rileggere delle storie che conosco già?!
Perché? Ecco, finalmente mi sono data diverse risposte: per affrontare le storie in un modo diverso, notare dettagli sfuggiti al primo giro, stare di nuovo in compagnia di determinati personaggi, rivivere alcune emozioni e vedere se, col passare del tempo, il libro mi avrebbe lasciato le stesse sensazioni oppure no.
Perché noi cresciamo, viviamo situazioni diverse che ci cambiano... e anche i libri - o meglio, quello che i libri ci lasciano - cambiano in base al momento in cui li leggiamo.
Oggi voglio parlarvi quindi di un libro che già avevo letto. Voglio farlo perché mi sono accorta che la rilettura è stata ancora più potente della prima lettura... ma voglio farlo soprattutto perché mi dispiace che siano pochi a conoscere l'esistenza dei due libri che seguono il primo.
Tutti, bene o male, conoscono L'amico ritrovato.
Pochi sanno, come dicevo prima, che ne esistono altri due collegati.
La Trilogia del ritorno, di Fred Uhlman, è così composta:
L'amico ritrovato
Un'anima non vile
Niente resurrezioni, per favore

Si tratta di tre piccole opere che si leggono davvero in poco tempo e che fisicamente magari occupano poco spazio, ma ciò che si trova al loro interno è qualcosa di enorme.

Protagonisti sono Hans e Konradin, due adolescenti tedeschi di cui uno ebreo e l'altro di illustre famiglia ariana. Nel primo volume viene raccontata la storia della loro amicizia: cosa hanno fatto i due giovani per avvicinarsi, come si comportavano i rispettivi genitori, come passavano le giornate insieme, le idee sulla religione e sulla politica... fino al momento della rottura, cominciata in seguito ad una scena avvenuta in pubblico.
Dopodiché ritroviamo Hans diversi anni dopo, quando riceve per posta qualcosa che non gli passerà davanti in modo del tutto indifferente.
Già il primo libro fa molto riflettere su determinate tematiche, come l'amicizia, l'adolescenza, la vita degli ebrei nel periodo nazista.

Personalmente trovo che il secondo libro sia fondamentale perché si tratta di una lettera che Konradin scrive ad Hans: tra le righe gli spiega la situazione in cui viveva, il perché di determinati comportamenti - che Hans riteneva offensivi ma che per Konradin erano l'unico modo per portare avanti quell'amicizia a cui teneva così tanto. Viene rivelata l'altra faccia della medaglia, un punto di vista diverso dalle solite storie raccontate dagli ebrei: il punto di vista di un ragazzino tedesco che viene travolto dagli eventi, che deve agire in base a quanto richiesto dalla società, che non capisce in toto ciò che accade... fino ad un certo punto.

Nell'ultima parte della trilogia vediamo un nuovo personaggio che, vi dirò, mi ha abbastanza confusa: a tratti mi sembrava Hans, a tratti mi ricordava Konradin, ma non poteva essere nessuno dei due. Insomma, questo signore torna al paese dopo aver vissuto in America per diversi anni. Passeggia per le strade in cerca di qualcuno in particolare, ma incrocia anche molte altre persone. Tra queste, un vecchio compagno di scuola: ecco che di nuovo, ora dopo la guerra, vengono riavvicinati l'ebreo e l'ariano. Dai discorsi che saltano fuori si capisce che molti tedeschi non si rendevano ancora ben conto di cosa fosse successo, di cosa avessero fatto.
Alla prima lettura questo testo mi aveva un po' delusa, non mi era piaciuto come i precedenti... adesso invece l'ho totalmente rivalutato.

Trovo difficile parlare di questi libri, un po' per non fare spoiler un po' - un po' tanto, anzi - per via degli argomenti che tira in ballo e per le emozioni che si provano durante la lettura.
Per questo motivo consiglio a tutti di leggerli e di rifletterci su.


mercoledì 14 novembre 2018

Libertà, Jonathan Franzen


Su Jonathan Franzen sono di parte: lo ammetto!
Dopo aver letto Le correzioni – romanzo che, personalmente, ritengo tra i migliori (se non il migliore in assoluto) degli ultimi anni – mi sono dedicato alla lettura di Libertà… e, ovviamente, ne sono rimasto incantato.
Forse quest’opera è un filino al di sotto del romanzo precedente ma è comunque un libro intelligentemente strutturato, con personaggi ben costruiti ed una trama che riesce a tener desta l’attenzione malgrado la sua assoluta semplicità.

Franzen indaga con acume ed onestà intellettuale le dinamiche emotive e sentimentali di una famiglia borghese, ricostruendo con maestria l’immagine di un'epoca impregnata di dubbi e profonde contraddizioni.
I protagonisti, Walter e Patty, sono una coppia di indole assolutamente democratica, fautrice del “politically correct”; durante il loro percorso coniugale, però, sono costretti ad accettare una serie di compromessi che giungeranno a minare nel profondo il sistema di valori a cui sono attaccati. Il fatto che la vicenda si svolga nel Duemila - epoca in cui il concetto di "Libertà" è diventato uno dei punti centrali del dibattito politico e degli scontri sociali in atto - la dice lunga sulle intenzioni dell'autore... 

Si tratta di un romanzo profondo, dotato di ampio respiro, che riesce a far leva sulle contraddizioni di una famiglia statunitense: il microcosmo attraverso cui è facile identificare gran parte della società contemporanea. La psicologia dei personaggi è perfettamente delineata, attuando una perfetta simbiosi tra acume introspettivo e maturità espositiva.
Ed il messaggio trasversale che emerge dalla lettura è semplice quanto immediato: molto spesso la ricerca di una comune identità – simbolizzata, in questo caso, dalle difficoltà della vita di coppia – rappresenta un evidente freno alla volontà di realizzazione del singolo individuo.
Dopo aver terminato l’ultima pagina e richiuso il volume, ci rendiamo immediatamente conto di aver letto un libro importante: un romanzo che richiede impegno ed attenzione, ma ripaga con profonda soddisfazione.


Consigliato a: coloro che amano la letteratura statunitense ai massimi livelli, con la sua carica di introspezione, indagine famigliare e analisi sociale.


Voto: 7,5/10


martedì 13 novembre 2018

Una questione privata, Beppe Fenoglio


Non affrontavo Beppe Fenoglio dal lontano 1986 quando, per l’esame di maturità, lessi La malora. A distanza di più di trent’anni mi ritrovo quindi a riscoprire un autore notevole – sicuramente tra i maggiori esponenti della letteratura italiana del Novecento – in un’ opera ormai considerata un “classico moderno”, attraverso cui l’autore piemontese è riuscito a parlare della Resistenza con una storia personale che assume nell’incedere del racconto una valenza universale.

Siamo nelle Langhe, durante la seconda guerra mondiale. Milton – una sorta di alter-ego dello stesso Fenoglio - è un giovane partigiano che milita nelle formazioni badogliane. Nel corso di un'operazione militare raggiunge la villa in cui abitava Fulvia, la ragazza che ha amato e per cui prova ancora un forte sentimento. Scopre così che Fulvia si è innamorata di Giorgio, l’amico con cui condividevano le serate ad ascoltare musica e a ballare. Milton, in preda ai morsi della gelosia, cerca di rintracciare il rivale in amore, scoprendo però che è stato catturato dai fascisti...

Si tratta di un romanzo breve ma intenso, essenziale nella scrittura, ma che riesce ancora a far emozionare. Con uno stile semplice e coinvolgente Una questione privata cattura il lettore sin dalle prime pagine, facendo leva sullo straordinario realismo dei personaggi e su un’ambientazione fredda e lancinante come il cielo autunnale, che diventa teatro di una storia d’amore ostacolata dal fato.
Diventiamo così spettatori del dramma di Milton, ex-studente e partigiano, che si dannerà – anima e corpo -  nel tentativo di risolvere la sua “questione privata”. Il finale aperto può creare un po’ di smarrimento nel lettore di oggi, poco avvezzo a rimanere in preda al dubbio, ma rimane scolpito a caratteri cubitali nella memoria.


Consigliato a: coloro che vogliono riscoprire la storia della Resistenza attraverso l’opera di uno scrittore straordinario, prematuramente scomparso, che ci ha comunque lasciato opere destinate all’immortalità.


Voto: 8/10



lunedì 12 novembre 2018

Giuda, Amos Oz


Il freddo inverno del 1959.
Tre personaggi realistici e ben disegnati.
Una Gerusalemme gelida e piovosa, in cui si odono in lontananza gli spari dei soldati appostati sulla linea di confine che fa da spartiacque all’interno della città.
Due fantasmi ingombranti: quello di un uomo totalmente contrario alla nascita dello stato israeliano e quello di un giovane morto in guerra affinché Israele potesse esistere.
Questi sono i principali ingredienti di Giuda, romanzo piuttosto particolare nell’impostazione quanto nello svolgimento della trama.

L’incipit è davvero notevole…
Shemuel Asch, il protagonista, è uno studente la cui vita si trova di punto in bianco in una situazione di stallo. È stato abbandonato dalla fidanzata, le difficoltà economiche gli impediscono di proseguire gli studi (stava lavorando ad una tesi intitolata “Gesù visto dagli Ebrei”) e l'ideale socialista a cui era stato legato fino a quel momento ha cominciato a barcollare vistosamente.
Rispondendo ad un annuncio su un giornale – che promette alloggio gratuito ed un modesto stipendio mensile in cambio di compagnia ad un anziano, invalido ma bisognoso di conversazione - Shemuel fa la conoscenza di un maestro disincantato e di una donna dal fascino oscuro ma irresistibile.
Da questo momento in avanti, la storia si dipana a poco a poco, con armonia ed eleganza. Pur essendo ambientata in un passato più o meno lontano (oltre 50 anni fa), in uno contesto storico perfettamente delineato, la vicenda appare quanto mai attuale, specialmente alla luce delle problematiche insite nella nascita di quella nazione di cui l'autore è originario. La controversa “questione israeliana” ed il conflitto con i vicini gli Arabi sono tematiche mai sopite e costantemente ricorrenti nelle cronache dei nostri giorni.

Non va sottaciuto, all’interno della trama, un interessante “ribaltamento” della figura di Giuda, universalmente accusato di essere il traditore per eccellenza: nella nuova prospettiva enunciata dal protagonista, avviene una sorta di riabilitazione dell'apostolo, che viene ripulito dalle lerce vesti della “colpevolezza” e trasformato in amico fraterno di Cristo, colui che “crede in Gesù più di Gesù”.
La struttura del romanzo, giocata su più livelli, è semplice solo in apparenza: vicende distanti nel tempo vengono riallacciate e riequilibrate grazie alla superba maestria dell’autore. La scrittura è raffinata, quasi poetica, resa magnificamente dalla traduzione italiana di Elena Loewenthal: la descrizione dei paesaggi, semplici e allo stesso tempo maestosi, accarezzati dalla luce che si posa su Gerusalemme nelle giornate invernali, è davvero emozionante.
Ma l’elemento di questo bellissimo romanzo di Oz destinato a restare nella memoria è senza ombra di dubbio il rapporto fra Shemuel e la bella e misteriosa Atalia: una relazione fugace, durata lo spazio di un solo inverno, ma assolutamente sensuale, vivida ed emozionante.


Consigliato a: coloro che amano la letteratura israeliana, che ha in Oz uno degli interpreti migliori, ed a chiunque apprezzi i romanzi che riescono a raccontare le vicende di un paese in eterno conflitto attraverso i microcosmi rappresentati, di volta in volta, da un uomo, una coppia e una famiglia.


Voto:7,5/10


venerdì 9 novembre 2018

Il buio oltre la siepe, Harper Lee





Ci sono libri che riescono a conservare intatta la loro forza malgrado l’implacabile trascorrere del tempo.
Credo che Il buio oltre la siepe di Harper Lee (Premio Pulitzer 1961) appartenga di diritto a questa categoria. Si tratta di un romanzo attualissimo – nonostante siano trascorsi più di 50 anni dalla sua pubblicazione – che affronta un tema che continua a rivestire un ruolo centrale nella nostra società: quello del razzismo che, in questo caso, viene filtrato attraverso lo sguardo innocente di due bambini.

Siamo nell’America rurale degli anni Trenta, all’epoca della Grande Depressione. L'avvocato Atticus Finch vive con i due figli Jem e Scout in una cittadina dell’Alabama, a poca distanza della casa dei Radley: una famiglia che sta praticamente segregata dal resto del mondo ed il cui figlio è avvolto da un alone di mistero.
Atticus assumerà la difesa di Tom, un uomo di colore, ingiustamente accusato di aver violentato una ragazza bianca. L’abile avvocato riuscirà a dimostrare l’inconsistenza delle prove contro l’imputato, che però verrà ugualmente condannato dalla giuria. I bambini si renderanno così conto dell’ingiustizia e dei pregiudizi che contraddistinguono la società del profondo Sud.

Raccontato in prima persona dalla piccola Scout, Il buio oltre la siepe è un vero e proprio romanzo di formazione che tratta aspetti fondamentali nella vita dell’individuo. I temi della diversità, dell’ingiustizia, del razzismo e dei diritti della comunità afroamericana vengono esposti in maniera semplice ma efficace, attraverso una trama che scava in profondità all’interno di un mondo, di una società, di un’epoca storica.
Vi sono però altri importanti elementi, dissimulati all’interno della storia, che vale la pena di sottolineare: la paura dell’ignoto - che spesso è la causa scatenante di ogni pregiudizio -, l’importanza dell’integrità morale e la forza del coraggio, come traspare da questa citazione:
“Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta si vince.”

Che altro c’è da dire? Questo romanzo rappresenta una pietra miliare della letteratura a stelle e strisce: un’opera preziosa che è un monito importante contro la crudeltà del mondo e che – nonostante sia ormai nell’olimpo dei “classici moderni” – rimane profondamente attuale. Un libro che dovrebbe essere letto dalle nuove generazioni per la sua straordinaria capacità di parlare del presente raccontando il passato: uno specchio in cui, purtroppo, non ci riflettiamo mai abbastanza.


Consigliato a: coloro che amano i Grandi Romanzi, capaci di raccontare un’epoca ed una società trattando temi universali e sempre attuali.


Voto: 8/10