domenica 24 gennaio 2021

Breve storia della letteratura gialla, Eleonora Carta

 


Partiamo da una piccola ma necessaria premessa: un saggio letterario di una cinquantina di pagine non può sicuramente avere pretese di esaustività e non può ricomprendere al suo interno tutti gli elementi necessari a restituire un'analisi nitida e inconfutabile del tema trattato. 
Al di là di tutto ciò, questo agile libretto può essere una lettura utilissima per i neofiti del genere e, al tempo stesso, può costituire una sorta di "ripasso" per gli appassionati della narrativa poliziesca (che, come ben sappiamo, sono davvero tanti).  

Chi fu il primo giallista della storia? Nonostante l’atto di nascita del genere venga generalmente fatto coincidere con la pubblicazione de I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe, un nucleo embrionale della letteratura gialla era già presente sin dagli albori della nostra storia. Basti pensare alla celeberrima vicenda di Caino e Abele, all'episodio biblico di Susanna e i Vecchioni narrato dal Profeta Daniele, all'Edipo Re di Sofocle, al racconto Le tre mele contenuto in Le mille e una notte... Tanti piccoli antecedenti che non fanno altro che confermare un assunto incontestabile: il delitto è vecchio almeno quanto l'umanità!  

Eleonora Carta, scrittrice di thriller (pubblicati dalla Newton Compton), indaga sui presupposti e l'evoluzione di questa categoria letteraria. Da dove prende il suo nome il genere? Quali sono gli elementi costitutivi di un racconto giallo? Il giallo può essere considerato un genere letterario, comprensivo di sottocategorie? Esiste una distinzione netta tra la narrativa cosiddetta “pura” e i vari “generi”? Queste sono alcune delle domande che l'autrice si pone, cercando di fornire risposte definitive e spingendo il lettore a individuare un filo conduttore in grado di spiegare l'efficacia di un movimento che, nonostante il passare del tempo, sembra non mostrare segni di stanchezza.   
L'autrice ripercorre per sommi capi la storia del giallo, identificando gli autori essenziali per la sua nascita e evoluzione partendo dagli epigoni (Wilkie Collins, Émile Gaboriau ma anche un insospettabile Charles Dickens), passando attraverso figure imprescindibili come Arthur Conan Doyle e Gilbert Chesterton, fino ad addentrarsi nell'ambito di casa nostra (Augusto De Angelis e Leonardo Sciascia). Al contempo, riesce a operare una distinzione tra le varie declinazioni, operando una netta cesura tra il giallo di matrice albionica - il cosiddetto Whodunit - l’hard-boiled americano e il giallo mediterraneo contraddistinto da maggior impegno e critica sociale.
Da tutto ciò scaturisce una lettura piacevole, estremamente scorrevole, che forse non aggiungerà niente di nuovo alle conoscenze degli studiosi, ma che può essere utile per restituire uno spaccato rapido ed essenziale di un genere che, al giorno d'oggi, rappresenta uno dei motori trainanti dell'intero mondo editoriale.   


Consigliato a: coloro che vogliono farsi un'idea su che cosa sia veramente la letteratura gialla partendo dalle origini, seguendo la sua evoluzione nel corso del tempo e scoprendo quali autori l'abbiano resa così grande e importante.


Voto: 7/10







sabato 23 gennaio 2021

La signora in verde, Arnaldur Indriðason


Erlendur Sveinsson, il poliziotto protagonista dei romanzi di Indriðason, è un antieroe pieno di problemi personali ma ricco di umanità. Viene quasi spontaneo accostarlo ad altri due celebri investigatori della letteratura gialla: il Kurt Wallander di Henning Mankell e il Kostas Charitos di Petros Markaris. Sono numerosi, indubbiamente, i punti di contatto con i due colleghi, sia dal punto di vista caratteriale - che scontano un profilo basso, quasi dimesso - sia per quanto concerne la capacità di immergersi fino in fondo nel marciume della società contemporanea.
In questo romanzo, il commissario si trova alle prese con un caso riemerso improvvisamente da un lontano passato...

Siamo a Reykjavík, in un quartiere orientale della città. Durante una festa di compleanno vengono rinvenuti i macabri resti di un cadavere. Le ossa sembrano risalire a diversi decenni prima e un drappello di esperti si mette all'opera per sovrintendere alle operazioni di scavo; allo stesso tempo la polizia - coordinata dal commissario Sveinsson - è alla disperata ricerca di persone informate sui fatti.
Tutte le piste, che paiono condurre alla prospiciente collina, si perdono nel passato più lontano, negli anni della Seconda Guerra Mondiale: a quei tempi, accanto ai cespugli di ribes, sorgeva una casa in cui abitava una famiglia. Anche se oggi lì non c'è più nulla, una donna vestita di verde continua ad aggirarsi in quei paraggi. 

Ci troviamo di fronte ad una storia tipicamente islandese, con un antico crimine che getta un'ombra oscura sul presente. È possibile giungere alla scoperta della verità quando non ci sono testimoni e tutte le prove sono state spazzate via dall'implacabile trascorrere tempo? Vale la pena rievocare i demoni di un lontano passato per provare a venire a capo del mistero?
Sono questi gli interrogativi a cui cerca di dare risposta questo giallo, coinvolgente e riflessivo, che mescola abilmente trama poliziesca e denuncia sociale. 
La trama parte piuttosto lentamente, in maniera quasi indolente, per poi acquisire rapidità e ritmo col succedersi dei capitoli. La storia viene narrata attraverso due distinti piani temporali: quello del mondo di oggi e quello di un'epoca passata, coincidente con la fine del secondo conflitto mondiale. 
Indriðason affronta il tema scottante della violenza domestica, raccontandolo in una maniera semplice e diretta che talvolta può risultare anche cruda e sgradevole. L'empatia dell'autore riesce però ad elevare questa vicenda di sofferenza e a farne emergere a poco a poco gli aspetti più catartici e rigeneranti.
I personaggi sono credibili, descritti con una notevole profondità. Anche se Reykjavik non è certamente una delle capitali del crimine, l'autore riesce a rappresentare la città islandese in maniera suggestiva e misteriosa quasi si trattasse della Edimburgo di Ian Rankin.


Consigliato a: coloro che amano i libri scritti in maniera intrigante, capaci di unire la trama poliziesca alla denuncia sociale, ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno degli autori di punta del poliziesco nordico nonché della letteratura poliziesca contemporanea.


Voto: 7,5/10 


Gio     


domenica 17 gennaio 2021

L'imperatore di Portugallia, Selma Lagerlöf

 

Selma Lagerlöf fu, nel 1909, la prima donna ad essere insignita del Premio Nobel per la Letteratura. È giusto e doveroso, pertanto, andare alla scoperta di quest'autrice che fu definita da Marguerite Yourcenar come "la più grande scrittrice dell'Ottocento".  
Come punto di partenza ho scelto L'imperatore di Portugallia, opera della maturità (composta qualche anno dopo il riconoscimento da parte dell'Accademia di Svezia), in cui emerge ad ogni passo l'ingegnosa combinazione di talento narrativo e intuizione psicologica. 
Partiamo, come sempre, da un rapido accenno della trama.

Jan è un povero contadino che sta rapidamente invecchiando quando, del tutto inaspettatamente, diventa padre di una bella bambina di nome Klara Gulla. La nascita stravolge del tutto la vita di Jan, rendendolo orgoglioso e pregno di un amore mai provato fino in quel momento. Quando Klara Gulla, ormai cresciuta, si allontanerà dalla casa familiare per cercare fortuna, finendo col bazzicare loschi giri, il padre - incapace di accettare la dolorosa realtà - finirà coll'inventarsene una tutta sua, personalissima e sorprendente, in cui credere: quella di essere imperatore di uno stato immaginifico chiamato Portugallia.

Si tratta di un romanzo struggente e delicato, dall'aspetto quasi fiabesco. La storia del sentimento che lega Jan alla figlia è l'immagine di un'amore paterno infinito, capace di valicare tutti i confini fino a spingere lo sventurato genitore a vagare nei territori della follia.
Sono tre differenti stati d'animo, in particolare, a contrassegnare lo svolgimento narrativo. Abbiamo dapprima gli anni felici, in cui Klara Gulla cresce fino a diventare una bella donna; giungono poi i tempi più difficili in cui la figlia si allontana dalla casa dei suoi genitori e, infine, il momento del ritorno, che chiuderà la vicenda ristabilendo equilibri e facendo luce sulla realtà.  
Selma Lagerlöf riesce a raccontare benissimo la società dell'epoca, soprattutto per quanto concerne le classi inferiori e più sfruttate: con garbo intriso da un'intima pietà mette al centro della trama coloro che si trovano più in basso; uomini e donne che, pur non possedendo assolutamente nulla, possono ancora essere derubati di qualcos'altro. Allo stesso tempo, l'autrice scrive di un mondo lontano che sa essere ancora attuale, puntando l'obiettivo sulla forza appassionata dell'amore: un sentimento che può essere liberazione, coercizione e forza devastante.
Questo libro, pur avendo l'apparenza di un apologo morale, risulta del tutto imprevedibile nei suoi sviluppi. Più di parecchie altre opere, ci mostra quanto può essere dura la vita per le persone e quanto rapidamente possano cambiare le circostanze, trasmettendoci un messaggio importantissimo: che non sono gli esseri umani a decidere su ciò che accade nella loro esistenza.


Consigliato a: coloro che amano la letteratura nordica, intrisa di un'aura quasi fiabesca e contraddistinta da personaggi ben caratterizzati e inseriti in un contesto sociale credibile, e a chiunque voglia fare la conoscenza di un'autrice di cui non si parla molto ma che va sicuramente annoverata tra le figure più importanti della letteratura tra Otto e Novecento. 


Voto: 8/10


Gio    


martedì 12 gennaio 2021

L'inverno di Frankie Machine, Don Winslow



Don Winslow è senza dubbio uno degli autori di punta del thriller contemporaneo. La sua Trilogia del Cartello, in particolare, ha scardinato le convenzioni del genere ed è riuscita nel difficile intento di far convivere sulla stessa pagina azione e drammi sociali, conoscenza politica e analisi sociologica, dipingendo un ritratto di straordinaria potenza dell’America dei nostri giorni.
Ho quindi deciso di recuperare le opere che mi ero perso partendo da uno dei romanzi più noti di questo scrittore, L'inverno di Frankie Machine, uscito all'indomani del primo capitolo della trilogia. 
Com'è andata? Se proseguirete nella lettura lo scoprirete presto. 
  
Siamo a San Diego, nella bassa California. Frankie Machianno è un uomo che ha superato i sessant'anni. Ha una ex-moglie e una figlia studentessa a carico e, per sbarcare il lunario, svolge tre lavori diversi lavori: vende esche nel suo negozietto sul molo, fornisce prodotti ittici e tovaglie ai migliori ristoranti cittadini ed è amministratore di alcuni immobili.
La sua esistenza pare scorrere in maniera placida e tranquilla fino al momento in cui uno scomodo passato torna a bussare alla sua porta.
Malgrado abbia cambiato vita da un bel pezzo, Frankie è stato per lunghi anni un sicario al soldo della mafia californiana; di conseguenza non può sottrarsi alle richieste di aiuto di un boss. Capirà sin da subito che dietro il favore che gli è stato richiesto si cela una trappola mortale.

Che Winslow sappia scrivere in maniera eccellente non è di certo una novità. In questo caso, in particolare, dimostra un'abilità non comune nel raccontare la vicenda di Frankie, facendo spesso ricorso al flashback e ricostruendo l'immagine di San Diego nel corso degli ultimi quarant'anni. 
Il romanzo, purtroppo, si svolge su un palcoscenico assai più ridotto di quello di Il potere del cane. Nonostante sia ben scritto e di facile lettura, il soggetto appare un po' scontato e non lascia particolarmente il segno. L'ambiente mafioso è ricostruito in base a stereotipi, senza particolari guizzi; i colpi di scena - quando ci sono - appaiono un po' telefonati e non colgono di sorpresa i veterani del romanzo poliziesco. Si percepisce nell'animo dei personaggi una sorta di freddezza quasi brutale, che finisce col renderli antipatici al limite della sgradevolezza; si riscontra sin dalle prime pagine l'assenza di calore, di moralità e di senso dell'umorismo, elementi che avrebbero donato alla trama maggiore spessore. 
Winslow, al di là di tutto, riscostruisce ottimamente il passato criminale di Frank; facendo leva su una scrittura di sicura presa, dal taglio prettamente cinematografico, ci restituisce un'evoluzione del personaggio avvincente e ricca di suspense, che riscatta parzialmente il libro dalle sue carenze.


Consigliato a: coloro che amano i thriller rapidi e dalla marcata impronta cinematografica ed a chiunque apprezzi i libri della serie "un uomo solo contro il mondo intero".


Voto: 6,5/10


domenica 10 gennaio 2021

Il castello bianco, Orhan Pamuk

 

Ho sempre apprezzato Orhan Pamuk per la sua innata capacità di rappresentare similitudini e differenze tra culture radicalmente opposte, facendone emergere i rispettivi valori e le logiche contrapposizioni. Questo romanzo, che rappresenta una delle prime opere dell'autore premiato col Nobel per la letteratura, non sfugge a questo assunto: al suo interno si percepisce, ad ogni pagina, il serrato confronto tra due mondi - cultura orientale e occidentale - che diventa sin da subito il leitmotiv dell'intera narrazione.   
Si può dire che Il castello bianco porti dentro di sé i germi di quella che, qualche anno dopo, diventerà una tra le opere cardini nella produzione dello scrittore turco, Il mio nome è Rosso (sebbene il sottoscritto preferisca i libri con ambientazione contemporanea come La stranezza che ho nella testa e Il museo dell'innocenza); rimane però parecchio distante dalla potenza stilistica e narrativa di quel meraviglioso affresco e, nonostante l'affascinante idea di partenza, finisce col perdersi in un'esposizione lenta e faticosa.    

Durante un viaggio in nave da Venezia a Napoli, un giovane studioso italiano cade in mano ai turchi. Dopo essere stato incarcerato ad Istanbul, il ragazzo riesce ad entrare nelle grazie del Pascià e, qualche tempo dopo, viene affidato come schiavo a uno studioso da tutti conosciuto come "Maestro": un uomo a cui è accomunato da una sorprendente somiglianza fisica. 
Da quel momento in avanti, sarà suo compito istruire il nuovo padrone nelle principali scienze occidentali: medicina, matematica e astronomia. Il rapporto tra i due uomini subirà una lenta e progressiva evoluzione; la reciproca conoscenza - che li condurrà al punto di confidarsi anche i segreti più intimi -  farà sorgere in loro l'idea di potersi scambiare identità.

Il tema del doppio è senza dubbio uno dei più ricorrenti all'interno della letteratura mondiale. In questo caso facciamo la conoscenza di un Maestro ottomano e del suo servitore veneziano: due personaggi che si somigliano come gocce d'acqua e che finiranno col fondersi in un'unica e inestricabile identità. La metafora, in questo caso, è abbastanza scoperta: i due protagonisti rappresentano le similitudini tra oriente e occidente, due mondi distinti e conflittuali che alla fine si dimostrano come facce della medesima medaglia. 
Di sicuro non si tratta di un libro di facile lettura; ogni tanto pare di trovarsi di fronte ad un mero esercizio di stile. Però è innegabile che, all'interno della narrazione, vengano esposti temi molto importanti: la relazione tra padrone e servitore; lo straordinario potere della conoscenza; la modernizzazione dell'Impero Ottomano e la sua rivalità con i paesi dell'occidente. 
Nonostante la narrazione proceda, talvolta, in maniera faticosa, riusciamo già ad intravedere il talento straordinario di Pamuk: un autore che ha la capacità di ritrarre personaggi e imperi di alcuni secoli prima facendo percepire al lettore di oggi la realtà di questi luoghi, indipendentemente dalla cultura in cui vive.


Consigliato a: coloro che amano la scrittura sospesa e quasi rarefatta, capace di trascinare il lettore lontano nel tempo, ed a chiunque voglia affrontare una delle prime opere di un autore destinato ad essere premiato qualche anno dopo col Nobel.


Voto: 6,5/10



sabato 9 gennaio 2021

Il fiume delle nebbie, Valerio Varesi

 


Devo fare il mea culpa, perché un autore come Valerio Varesi dovevo scoprirlo prima. Quando, lo scorso anno, lessi Gli invisibili rimasi letteralmente folgorato dalla scrittura - fluente e allo stesso tempo poetica-, dalla capacità di imbastire trame, dall'innato senso del dialogo e da quell'afflato malinconico che, come una patina sottile ma persistente, accompagna l'evolversi della narrazione. Di conseguenza, non mi rimaneva altro da fare che ripartire dall'inizio. Ho quindi recuperato un volume contenente tre indagini del commissario Soneri ed eccomi qua, pronto a parlarvi del primo dei romanzi, Il fiume delle nebbie: quello che ha consacrato Varesi autore doc nell'ambito del giallo/noir di casa nostra facendolo conoscere a critica e pubblico (se non erro, fu incluso nei 12 finalisti del Premio Strega). 
Partiamo, come sempre dalla trama.     

Siamo nella Bassa Padania, fredda e nebbiosa. La pioggia cade inarrestabile, gonfiando a dismisura il fiume che rischia di tracimare da un momento all'altro. Il Commissario Soneri, in servizio presso la Questura di Parma, si trova alle prese con due morti misteriose: due anziani fratelli, con uno scomodo passato nelle file del fascismo e della Repubblica Sociale, muoiono improvvisamente. Il primo cade dalla finestra di un ospedale dove svolgeva attività di assistenza; l'altro, viene ripescato dalle acque del Po dopo aver effettuato l'ultimo viaggio a bordo della sua chiatta. 
Soneri dovrà appoggiarsi al proprio intuito per mettere insieme i pochi indizi disponibili; il suo percorso investigativo lo condurrà a scoprire il segreto di una vendetta covata per lunghi anni.

Sarebbe riduttivo relegare un romanzo come questo negli angusti confini della letteratura di genere. Ci troviamo di fronte ad un'indagine niente affatto comune, il cui svolgimento viene scandito dal ritmo di un fiume che sa essere placido ma anche mostrarsi nella sua irruente forza distruttrice. Gli sfondi narrativi e lo stato d'animo dei protagonisti, talvolta, tendono a prevalere sulla trama avvicinando quest'opera più al polar d'oltralpe che al giallo di casa nostra: la degna considerazione che ha ottenuto l'autore in terra francese è la logica conferma a questo assunto.  
Le atmosfere sono credibili, descritte in maniera notevole; al lettore pare quasi di respirare l'odore freddo e pungente del fiume e di percepire gli aromi e le fragranze che si librano nell'aria. Ma il vero punto di forza di quest'opera è l’ambientazione padana, con la nebbia che ricopre ogni cosa, restringendo il campo visivo e impregnando di umidità ogni singola scena del racconto. 
Lo svolgimento della narrazione affascina e impressiona per la sua pacatezza, evitando grandi sconvolgimenti e colpi di scena, ma mantenendo desta l'attenzione grazie ad una scrittura scorrevole e armoniosa che non perde un colpo.  
E, last but not least, occorre dedicare un po' di attenzione al commissario Soneri: un Maigret di casa nostra, umanissimo e credibile, che sa rivelarsi ottimo giudice degli "stati d’animo": l'inevitabile punto di partenza per la soluzione dei casi a lui assegnati.


Consigliato a: coloro che apprezzano i gialli ricchi di atmosfera, con notevoli descrizioni di luoghi ed atmosfere, ed a chiunque nutra ancora dei dubbi sul fatto che un romanzo "di genere" possa diventare letteratura a tutto tondo.


Voto: 8/10   


sabato 2 gennaio 2021

Se hai bisogno, chiama - Raymond Carver


Partiamo da un'inevitabile premessa: questa raccolta non nasce come progetto dell'autore ma scaturisce dal rinvenimento di alcuni scritti, avvenuto in tempi diversi, da parte di Tess Gallagher, moglie di Carver.
"Se hai bisogno, chiama" raccoglie pertanto una serie di racconti postumi a cui lo scrittore stava lavorando prima della prematura scomparsa (avvenuta nel 1988), ma anche alcune storie pubblicate su piccole riviste all'inizio degli anni Sessanta, talvolta sotto pseudonimo.
Ci troviamo così al cospetto di due Carver diversi ma ugualmente sorprendenti: mentre nelle prime opere prevaleva una sorta di realismo rarefatto, con la maturità l'autore sembra essere approdato ad una diversa concezione narrativa che potremmo definire come realismo visionario. 
In questi racconti, il minimalismo viene portato ai limiti estremi, soprattutto per ciò che concerne la struttura stilistico-formale, che predilige un linguaggio scarno, crudo e asciutto. 
Se si volesse fare a tutti i costi un paragone, non sarebbe del tutto errato accostare questa "sospensione" artistica a quella di Edward Hopper per ciò che concerne la pittura e a Andrej Tarkovskij in ambito cinematografico. 
I temi di queste short-stories sono quelli cari a Carver: solitudine, impotenza, personaggi in difficoltà che cercano di rimettersi in piedi. 
I titoli che fanno parte di questa raccolta sono i seguenti: 

Opere postume:
- Legna da ardere
- Che cosa vi piacerebbe vedere?
- Sogni 
- Vandali 
- Se hai bisogno, chiama 

Opere giovanili:
- Stagioni furiose 
- Il Pelo 
- Gli Aficionados 
- Poseidone e compagni 
- Mele rosso vivo

Sicuramente, le opere della maturità sono maggiormente apprezzabili; al loro interno ritroviamo quasi tutti gli elementi che hanno reso celebre l'autore: il dono della sintesi, la prosa asciutta - quasi ridotta all'osso -, e la capacità di rendere un’immagine attraverso un uso dosato delle parole. 
I racconti giovanili sono indubbiamente interessanti, anche se al loro interno si riscontra la tipica ingenuità dell'esordiente e, forse per un eccesso di sperimentazione, mancano dell'l'immediatezza degli ultimi scritti.
Lo stile di Carver, come sempre, è inimitabile: la chiarezza e la semplicità sono il suo marchio di fabbrica; la sua capacità di raccontare storie di ordinaria normalità - ovvero quelle di minuscole esistenze, di cui riesce ad esaltare gli insignificanti dettagli della quotidianità - è semplicemente unica al mondo.


Consigliato a: coloro che amano i racconti brevi, costruiti con una scrittura asciutta ed essenziale, ed a chiunque sia in grado di apprezzare le storie comuni capaci di acquisire valenza universale.


Voto: 7,5/10


  



venerdì 1 gennaio 2021

Il mambo degli orsi, Joe R. Lansdale

 



Questo è il terzo libro della serie dedicata ad Hap e Leonard, la strampalata coppia di detective improvvisati creata dalla formidabile penna di Lansdale. Due personaggi più diversi di così sarebbe difficile persino immaginarli: Hap Collins è bianco, democratico ed esperto di arti marziali; Leonard Pine è di colore, omosessuale, repubblicano e alquanto suscettibile. Anche questa volta i due amici si ritroveranno immersi fino al collo in un mare di guai. Riusciranno a venirne fuori? 
Partiamo, come sempre, da un rapido sguardo al plot.

L'avvocato Florida Grange, ex fidanzata di Hap, è sparita mentre stava indagando sulla morte in carcere del figlio di un celeberrimo musicista blues. Visto che la polizia brancola nel buio, il tenente Hanson propone alla strana coppia un irrinunciabile accordo: sorvolerà sulla malsana abitudine di Leonard di dare fuoco alla casa accanto - in cui operano degli spacciatori di crack - se lui e il suo amico Hap si trasferiranno a Grovetown per capire che fine abbia fatto Florida. 
Hap e Leonard, giunti nella cittadina texana, cominceranno a investigare per conto proprio. Ma in quei luoghi spadroneggia un gruppo legato al Ku-Klux-Klan e i due amici capiranno sin da subito di non essere i benvenuti.

Si tratta dell'ennesimo buon romanzo di Lansdale: probabilmente l'ultimo vero scrittore pulp rimasto in circolazione. Come sempre, è la voce narrante di Hap a dirci cosa succede e a trascinare il lettore all'interno di una vicenda nera che più nera non si può.
Questa volta la storia si apre con l'incendio a una "crackhouse" e si chiude con un diluvio di proporzioni bibliche. In confronto ai precedenti volumi, c'è senz'altro più azione e meno lavoro investigativo; le parti migliori, comunque, sono sempre rappresentate dai dialoghi: irresistibili, brillanti e pieni di humour.
Lansdale riesce a dosare perfettamente la suspense, lavorando su un cast di personaggi duri e selvaggi come la terra che li ospita.
C'è da dire che, pur essendo la storia ambientata negli anni Ottanta del secolo scorso, la stessa risulterebbe ancora rilevante nel mondo contemporaneo: questo grazie al realismo con cui l'autore riesce a colmare il gap temporale tra le vicende narrate e l'attualità. 


Consigliato a: coloro che amano i noir duri e selvaggi come la terra riarsa del Texas e a chiunque sappia apprezzare personaggi che sanno conciliare violenza e umorismo, rabbia sfrenata e sarcasmo irresistibile.


Voto: 7+/10