martedì 2 ottobre 2018

Il padre infedele, Antonio Scurati


“Forse non mi piacciono gli uomini.”
Quando la moglie di Glauco Revelli – chef rampante di un noto ristorante – scoppia a piangere, pronunciando l’amaro verdetto, la vita del protagonista va improvvisamente in frantumi. Arriva quindi il momento di fare i conti col passato, attraverso un lungo racconto-confessione in cui Glauco ripercorrerà le tappe che l’hanno condotto fino a quel difficile momento. Seguiremo il percorso del narratore lungo una serie di fasi: la transizione verso l’età adulta, la costruzione di una famiglia, la nascita di una figlia – evento che scompaginerà tutti gli equilibri famigliari - fino al distacco della moglie e al susseguente riaccendersi degli atavici “demoni del sesso”.

Personalmente preferisco lo Scurati “storico” a quello con ambizioni socio/psicologiche. Impeccabile quando ricostruisce la storia patria – come nel caso di Il tempo migliore della nostra vita o del recentissimo M Il figlio del secolo - lo scrittore napoletano si perde un po’ quando è alle prese con trame che attingono linfa vitale dal terreno della contemporaneità.
Il padre infedele – non fraintendetemi – è tutt’altro che un brutto romanzo. Si tratta di un’opera sincera, a tratti toccante e piena di riflessioni profonde. Allo stesso tempo, rappresenta però una lettura piuttosto impegnativa, che richiede la massima attenzione, con un'esposizione forse eccessivamente ridondante per un romanzo che dovrebbe parlare di sentimenti disgregati ed offesi.  

La narrazione è un po’ troppo frammentata: il solco scavato tra un capitolo e l’altro diventa spesso arduo da colmare. Più che un romanzo, sembra di leggere un accumulo di esperienze che – nonostante siano interamente riconducibili all'esistenza del protagonista - diventa problematico indirizzare nell'alveo di un continuum narrativo.
Al di là di tutto, Scurati è sempre un signor prosatore: un abilissimo burattinaio di parole, che ha la piena padronanza del suo linguaggio erudito ed elegante. Ed anche quando non centra del tutto il bersaglio – come in questa occasione – dimostra un’invidiabile capacità di disegnare il mondo circostante partendo dall'immagine di un singolo individuo.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi che indagano con attenzione tra le pieghe delle dissoluzioni famigliari ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno dei migliori autori italiani contemporanei.


Voto: 6,5/10



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