domenica 25 giugno 2023

Ferrovie del Messico, Gian Marco Griffi

Da qualche anno a questa parte sono diventato molto critico nei confronti della letteratura di casa nostra. Pare che gli editori nostrani si siano oramai adagiati su una aurea (a essere generosi!) mediocrità, che li spinge a pubblicare romanzi che, molto spesso, sono uno la fotocopia dell’altro. Drammi domestici, dissoluzione della famiglia borghese, storie minimaliste… e così via: sfiderei chiunque a proseguire la lettura di questi tomi che, malgrado tutto, arrivano con sospetta regolarità a contendersi i maggiori premi letterari del nostro paese.
Ma poi, un bel giorno, arriva quasi dal nulla un romanzo inaspettato, geniale e folgorante, che riesce a sovvertire completamente le regole del “mainstream”: partendo da una miseria di 160 copie (o poco più) distribuite in prima tiratura, Ferrovie del Messico è riuscito - grazie a un crescente consenso giunto dal basso attraverso il passaparola (e non imposto dall’altro da editori e media) - a raggiungere la straordinaria cifra di 25.000 copie vendute.
“Essere lirici e ironici è l’unica cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta” scrive l’autore, Gian Marco Griffi, a un certo punto. Come non dargli ragione! Sin dalla prime pagine ci rendiamo conto di essere precipitati in un romanzo epico, con connotazioni talvolta tragicomiche, che appare quasi il giardino segreto della Burnett: ricco di sentieri che si biforcano e capaci di aprire davanti agli occhi del lettore nuove strade, misteriose e inaspettate.


La trama, in apparenza, è molto semplice. Cesco Magetti è un giovane milite della Guardia Nazionale Repubblicana, di stanza ad Asti, che riceve l’ordine di redigere una mappa delle ferrovie messicane. Dopo aver fatto la conoscenza della bellissima bibliotecaria Tilde Giordano, di cui il nostro soldatino si innamora a prima vista, affronterà un’avventura degna della ricerca del Sacro Graal. Nonostante il feroce mal di denti che lo perseguita, Cesco si butterà anima e corpo alla ricerca di un libro intitolato Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en Mexico: un testo quasi introvabile ma che, in realtà, rappresenta l’unico supporto a disposizione per un’attendibile ricostruzione dell’itinerario ferroviario richiesto. Lungo il percorso, incrocerà decine e decine di personaggi, uno più bizzarro dell’altro, assurdamente dislocati dentro i sentieri della storia che, alla stregua di un labirinto senza uscita, si dipana davanti agli occhi del sempre più stupito lettore.

Che aggiungere d’altro, relativamente a quest’opera che – almeno per qualche istante – è riuscita nell’intento di sovvertire le regole non scritte di un mondo letterario che va ormai col “pilota automatico”, col suo coté attraente e respingente al tempo stesso?
Il libro si dimostra unico e originale, sia dal punto di vista della costruzione narrativa sia da quello del linguaggio (o, meglio, dei linguaggi che ci compaiono davanti e che transitano dal registro aulico a quello colloquiale, da quello gergale a quello dialettale). È vero che la linea narrativa risulta spesso frammentata, “con salti di tempo e di spazio” (cit. Guccini), ma tale evoluzione non rappresenta affatto una pecca bensì una sorta di marchio distintivo che conferisce originalità a una storia già di per sé assolutamente fuori dagli schemi.
Possiamo quindi definire Ferrovie del Messico una sorta di Romanzo Mondo, in cui compare di tutto e il contrario di tutto: amore e guerra, scienza e bibliografia, morte e religione, realtà e fantasia. I riferimenti letterari che mi vengono in mente sono numerosi: da Roberto Bolaño (Griffi, a un certo punto, cita espressamente Arturo Belano, alter ego dello scrittore cileno) a Borges ai postmodernisti come Thomas Pynchon.  
Concludo con una constatazione: Gian Marco Griffi ha dimostrato un coraggio da leone, buttandosi in un’impresa che – di primo acchito – appariva simile a un salto nel vuoto senza paracadute. Terminata la lettura posso dire con certezza che l’autore è atterrato sul morbido ed è uscito vincitore dalla sua personalissima e singolare tenzone letteraria. 

Voto: ★★★★★


Gio

    

domenica 18 giugno 2023

Il genio di Pierre Lemaitre


Quando sei il miglior autore di thriller/noir di Francia e hai alle spalle capolavori come “Lavoro a mano armata”, “Alex” o “L’abito da sposo” – e di conseguenza potresti vivere di rendita sfornando anno dopo anno libri simili a quelli già pubblicati – chi te lo fa fare di cambiare completamente genere? Cosa ti spinge a gettarti senza paracadute in una nuova esperienza letteraria, tanto diversa da quella che ti aveva dato visibilità e successo?
Qualcuno, qualche anno fa, aveva storto il naso quando lo scrittore parigino aveva accantonato la letteratura poliziesca per esordire nel romanzo storico con “Ci rivediamo lassù”. Eppure, la scommessa non solo fu vinta… ma addirittura stravinta visto che il libro, incentrato sulle vicende di due reduci della Grande Guerra, conquistò il più ambito premio letterario francese, il Goncourt (in pratica l’equivalente dello Strega italiano), tra plauso della critica e crescente successo di pubblico. Conscio del risultato ottenuto, Lemaitre proseguì dando alle stampe altri due romanzi – “I colori dell’incendio” e “Lo specchio delle nostre miserie” – che assieme al premiato capostipite costituiscono la cosiddetta Trilogia della guerra.
Se qualcuno si aspettava che il nostro, dopo questa escursione nelle vicende belliche/sociali francesi, facesse marcia indietro per tornare alla crime fiction che l’aveva lanciato nell’olimpo dei grandi scrittori… direi che ha sbagliato completamente prospettiva.
Pierre Lemaitre ha infatti cominciato una nuova tetralogia, in cui ha deciso di raccontare le vicende della nuova società francese. Finora sono usciti i primi due volumi: “Il gran mondo” e “Il silenzio e la collera”

Il gran mondo:
Siamo a Beirut, nel 1948. Louis Pelletier e la moglie, emigrati da parecchi anni in Libano, hanno avuto quattro figli: il molliccio e senza ambizione Jean, l’intraprendente François, l’idealista Étienne e la ribelle e fragile Hélène. Negli anni Venti, Louis ha acquistato un saponificio e l’ha fatto crescere, trasformandolo in un’azienda di successo.  Uno dopo l’altro, i figli partiranno per la Francia, cercando la loro strada nel mondo, lasciando i genitori soli a Beirut. I quattro giovani si troveranno ben presto in difficoltà in questo affascinante ma pericoloso Gran Mondo, in cui dovranno scontare le conseguenze delle loro azioni, mentre il passato – una terra straniera e sconosciuta – si ripresenterà nelle loro esistenze, col suo pesante fardello di inconfessabili segreti.


Il silenzio e la collera:
La vicenda dei Pelletier riparte dalla Parigi, 1952. Dopo essersi trasferiti da Beirut, i fratelli
 sono impegnati nelle sfide imposte loro dalla nuova vita che hanno abbracciato. Hélène, la più giovane, giungerà in un minuscolo villaggio della provincia francese, per un reportage giornalistico sul paesino che sta per essere sommerso dall'acqua per far spazio a una immensa diga. Il fratello François, cronista nel medesimo giornale, dovrà scoprire chi è veramente Nine, la donna di cui si è innamorato; mentre l’inetto e instabile Jean, succube della perfida moglie, si troverà a fare i conti con le sue pulsioni malvage.




Che dire? Lemaitre può essere considerato il vero e proprio artefice della resurrezione del grande romanzo sociale, con il destino dei singoli personaggi profondamente connesso alle trasformazioni della "nuova" società francese.
Le due opere rappresentano una straordinaria saga familiare ma, allo stesso tempo, sono romanzi d'avventura dal ritmo inarrestabile. Lemaitre è stato in grado di miscelare suggestioni eterogenee, spaziando da storie d'amore, a omicidi seriali, dagli scandali politici alle malefatte dell'impero coloniale.
La sua capacità di narrare situazioni originali partendo da eventi storici reali è davvero unica; la fantasia inesauribile dello scrittore è in grado di partorire trame variegate e complesse, inquadrate in un preciso contesto storico, senza mai perdere il filo: nonostante si tratti di due tomoni di 600 pagine, Lemaitre tiene salda l’ancora della narrazione e anche al lettore più disincantato pare chiaro che, nel flusso inarrestabile, ogni riga non è mai di troppo.
Mai come in questi romanzi è stata affrontata la complessità dell’essere umano. I protagonisti paiono zattere in balia della corrente della storia, ognuno segnato dal proprio ineluttabile destino, con la propria vicenda personale ma anche con zone d’ombra impenetrabili e spesso disorientanti.

Ed ora? Non ci resta che attendere il terzo volume della tetralogia. Non vediamo l’ora di sapere cosa riserverà il futuro ai membri della famiglia Pelletier. 


Gio 

venerdì 9 giugno 2023

I miei Americani senza Nobel!

 

Stati Uniti e Premio Nobel… un connubio che in passato ha consacrato alla storia della letteratura scrittori stratosferici come Ernest Hemingway, William Faulkner e John Steinbeck.

Dagli anni Sessanta in avanti, però, pare che qualcosa si sia rotto e che le scelte dell’Accademia di Svezia si siano un poco allontanate dagli scrittori del Nuovo Mondo. È vero che ci sono stati ancora un paio di sussulti – come scordarsi di Saul Bellow (1976) e di Toni Morrison (1993) – ma nell’ultimo trentennio il Grande Romanzo Americano è stato completamente dimenticato e relegato in secondo piano rispetto alla letteratura del resto del mondo.

Se si parla di autori premiati negli ultimi anni, non possiamo di certo scordare come gli USA abbiano portato a casa due riconoscimenti: Bob Dylan nel 2016 e Louise Glück nel 2020. A mio personalissimo parere, però, questi due Nobel (assolutamente imprevedibili e, probabilmente, non indispensabili) hanno ancora di più accentuato una situazione diventata insostenibile. Il Romanzo Americano degli ultimi decenni è stato rappresentato da autori straordinari che sono stati totalmente dimenticati al momento della scelta.

Partiamo da Philip Roth, scomparso nel 2018, probabilmente uno dei più grandi narratori americani di sempre. Un artista nel giostrarsi in quel turbinoso gioco di specchi che spesso si viene a instaurare tra un autore e i suoi personaggi, tra la parola scritta e l’esistenza reale e vissuta. Roth, con la sua scrittura solo apparentemente autobiografica, è riuscito a raccontare qualsiasi argomento della contemporaneità: il sesso, la malattia, il “mestiere di vivere” e le angherie della vecchiaia che sopraggiunge.

Un altro autore venuto a mancare troppo presto è l’immenso e problematico David Foster Wallace. Scrittore dotato di un talento e di una sensibilità fuori dal comune, la cui scrittura era costantemente rivolta alle relazioni umane e al rapporto che si instaura tra sé stessi e gli altri. Nella sua breve esistenza ha prodotto formidabili distillati di ironia quasi-kafkiana, sapientemente mediati da una pregnante riflessione sullo scorrere del tempo e sull’inevitabilità della morte.

Come scordarci, poi, del grandissimo Cormac McCarthy: un personaggio rimasto sempre lontano dagli ambienti letterari e per cui la scrittura ha rappresentato una pratica viscerale, esplicitata attraverso uno stile ascetico e radicale? Un autore di romanzi unici, dall’afflato potente e insieme enigmatico, scritti con un uno stile visionario, al confine tra l’arcaico e la modernità.

Proseguiamo poi con Don De Lillo, probabilmente il più autorevole tra gli scrittori americani contemporanei. Un autore che ha abbinato una straordinaria maestria narrativa – definita ingiustamente “troppo cerebrale” - a una scelta crepuscolare e personale, dimostrando nella propria evoluzione una notevole coerenza abbinata a una invidiabile produttività.

Come non parlare di Paul Auster, vero e proprio cantore dell’America e della città di New York, la cui vicenda letteraria si intreccia alla perfezione con quella cinematografica? Un narratore dotato di uno sguardo capace di osservare e giudicare il mondo circostante, comprensivo dei riflessi di politica e società.

E ancora possiamo proseguire con Thomas Pynchon, un genio maniacale e matematico alla Stanley Kubrick, alfiere del postmodernismo e capace di condensare, all’interno della sua opera, la percezione esaustiva di un'epoca in cui passato, presente e futuro si cementano in un tratto indissolubile.

Potrei proseguire ancora a lungo, citando Jonathan Franzen, Jonathan Safran Foer, Richard Ford, Joyce Carol Oates e tanti altri…

Non credo che ci sia molto altro da aggiungere. La letteratura made in USA contemporanea rappresenta una miniera inesauribile di autori straordinari, portatori di idee e suggestioni letterarie difficilmente eguagliabili.

La mia speranza – e quella di tanti altri – è che prima o poi l’Accademia Svedese si renda conto dell’unicità di questo movimento e provveda, seppur in ritardo, a consegnare l’ambito Nobel a uno di questi autori ineguagliabili.

Se così non fosse, la dimenticanza salterebbe all’occhio di noi contemporanei… ma ancora di più a quello delle generazioni che seguiranno.      

Gio

lunedì 5 giugno 2023

Viaggiare nei libri - LdL #4

Buongiorno!

Oggi torniamo a parlare del nostro mezzo di trasporto preferito che cambia ruolo e diventa la destinazione. Infatti diciamo spesso che i libri fanno viaggiare, ma grazie alle storie diventano anche meta... quindi andiamo insieme a scoprire in quali si può librovagare. 


Tilly e i segreti dei libri
Avendo usato il termine tecnico specifico di questa serie, mi sembra giusto e doveroso partire da Tilly: una ragazzina che vive coi nonni in seguito alla scomparsa della madre. La signorina ha delle particolari abilità, quali far uscire dai libri alcuni personaggi... o, come anche i suoi nonni e altre persone, entrare e librovagare nei libri lei stessa. Questo le permette di vivere avventure decisamente speciali, ma anche di scoprire che qualcosa non va nella società di librovaghi. Ultimo ma non per importanza, le permette di scoprire cosa è effettivamente successo ai suoi genitori.

Book Jumpers
Con alcuni elementi in comune alla storia di Tilly, ma presentata i volume unico, è la vicenda di Amy: la giovane va in vacanza dalla nonna e scopre che nella sua famiglia hanno la particolare capacità si saltare dentro ai libri al fine di proteggere le storie... e anche lei scoprirà la verità su suo padre.

La terra delle storie
Non c'è due senza tre, giusto? E allora vi parlo di un'altra coppia di bimbi che condividono lo stesso potere e lo stesso segreto sul papà: Alex e Conner. Per il loro compleanno, la nonna regala loro un libro che però non si comporta propriamente come gli altri, infatti risulta essere un portale per il mondo delle storie! Durante la lettura, Alex viene come risucchiata e Conner salta dentro volontariamente per non perdere la sorella. Nel loro viaggio incontreremo molti personaggi delle classiche fiabe.

C'è poi un altro paio di libri in cui i protagonisti si ritrovano nel mondo letterario con lo scopo di salvare le storie: Quando Lana è caduta in una fiaba, che racconta di questa bimba che fa avanti e indietro nel mondo delle fiabe, aiutata dal fratello, per riportare un po' d'ordine nella Bella Addormentata e sconfiggere Malefica; La più incredibile storia mai scritta, in cui il cattivo di turno sta rubando le parole e le immagini dai libri e i protagonisti, Alba e Diego, devono indagare per risolvere la faccenda (temo, tuttavia, che questa sia una serie rimasta incompleta).

Quello del viaggio nei libri è un tema che mi piace molto, anche se mi rendo conto che le storie sono tutte molto simili tra loro e sono dedicate principalmente ad un pubblico giovane. Mi piacerebbe scovare un'avventura di questo tipo dedicata ai lettori più grandi: ancora non l'ho trovata, però chissà... mai dire mai!


Titoli citati: