venerdì 29 giugno 2018

Breve viaggio all’interno del giallo/noir dell’America Latina



Dopo esserci addentrati nel cuore nero del continente africano ed aver esplorato il giallo asiatico, cambiamo completamente prospettiva occupandoci della letteratura latino-americana.
Cominciamo col sottolineare un fattore importante: in questa vasta porzione del globo terrestre, le dittature militari del ventesimo secolo hanno avuto un peso rilevante trasformando lo Stato in uno dei principali colpevoli sulla scena del delitto; di conseguenza, il giallo classico non poteva attecchire se non subendo dei profondi ed inevitabili adattamenti alla realtà circostante.
Sulla base di questo assunto, ogni singolo Paese ha prodotto narratori di talento che si sono cimentati nel noir, consentendo un rapido ed incisivo rinnovamento della letteratura latino-americana. Anche autori “insospettabili” come Osvaldo Soriano, Luis Sepúlveda e Jorge Luis Borges hanno di fatto frequentato il genere, fornendo contributi importanti per lo sviluppo di un nuovo modello letterario che, talvolta, arrivava a fondere gli stilemi del giallo con speculazioni cosmologiche o metafisiche. Il citato Borges, ad esempio, riteneva che il giallo ristabilisse l’integrità dell’ordine cosmico, sovvertito dall'irruzione dell’evento delittuoso, attraverso la metafora della risoluzione dell’omicidio ed il conseguente riassestamento dello stato di giustizia.

Negli ultimi decenni – così come accaduto un po’ ovunque – la letteratura di genere si è gradualmente trasformata in un veicolo per raccontare la società: attraverso la costruzione di trame avvincenti e ben congegnate, imperniate su delitti reali o immaginari, gli autori di libri polizieschi hanno restituito un’immagine dell’America Latina realistica e fedele agli eventi della storia recente.
In questo articolo cercheremo di seguire l’evoluzione del movimento attraverso l’esame di 10 scrittori – appartenenti a generazioni diverse – che hanno sdoganato un genere ritenuto spesso di secondo piano. Probabilmente alcuni di questi nomi non hanno una grande notorietà all'interno del nostro paese, tuttavia il loro contributo è stato comunque fondamentale per la nascita di una letteratura giallo/noir centro-sudamericana, capace di toccare il cuore di migliaia di appassionati lettori.


Rodolfo Walsh (1927-1977): Ritenuto il fondatore del giornalismo d’indagine argentino con il libro Operación Masacre, fu tra le vittime del regime dittatoriale di Videla: il suo nome è compreso nella lista dei desaparecidos.
Il Walsh giallista si contrappone al metafisico e sfuggente Borges: le indagini poliziesche da lui descritte hanno l’obiettivo di “raccontare la realtà di paesi feriti e di sogni infranti”.
In Italia sono reperibili tre racconti gialli, riuniti con il titolo di Variazioni in rosso. Incentrati sulla deduzione logica alla Sherlock Holmes, sono caratterizzati da una scrittura che possiede qualità eccelsa e nobili impennate dal punto di vista stilistico.

Paco Ignacio Taibo II (1949): Questo scrittore, saggista e attivista politico spagnolo naturalizzato messicano, ha dato un ottimo contributo alla letteratura poliziesca latino-americana. I suoi romanzi con protagonista Héctor Belascoarán Shayne – un investigatore privato che vive a Città del Messico – non sono esclusivamente dei gialli, ma riescono a descrivere molto bene la società messicana: la precarietà e la diffusa corruzione di un paese, ma anche l’umorismo e la voglia di vivere del popolo messicano.
Si dice che quando Taibo, agli inizi degli anni novanta, decise di abbandonare la capitale messicana, i muri della città si riempirono di scritte come “Belascoarán, per favore ritorna!”

Ricardo Piglia (1941-2017): Di origine argentina, è stato titolare della cattedra di Letteratura sudamericana alla Princeton University, ed è unanimemente considerato come uno dei più grandi scrittori argentini dei nostri tempi. I suoi romanzi, pur possedendo un’innegabile intelaiatura gialla, arrivano spesso a parlare di altro: i livelli di lettura si moltiplicano ed il romanzo di investigazione – poliziesco o noir che dir si voglia – si combina con altre tipologie di narrazione, a seconda dei debordamenti e delle contaminazioni che il procedere delle storie richiede. Tra le opere edite in Italia, vanno menzionate Bersaglio notturno e Solo per Ida Brown (entrambe pubblicate da Feltrinelli).


Roberto Ampuero (1953): Giornalista ed accademico, è uno dei più celebri scrittori cileni: in patria le sue opere hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 40 edizioni. Ha creato il personaggio di Cayetano Brulé: un investigatore privato di origini cubane che vive a Valparaíso. Questo detective, intuitivo e dotato di un buon senso dell’umorismo, si contraddistingue per l’innata capacità di risolvere i casi più difficili con pochissimi mezzi a disposizione, combattendo talvolta con i cosiddetti “poteri forti” e mettendo costantemente in repentaglio la propria vita. Tra i suoi romanzi, editi in Italia da Garzanti, ricordiamo Chi ha ucciso Cristian Kustermann? e Bolero all’Avana.

Rolo Diez (1940): Nato in Argentina, si è allontanato dal paese di origine dopo il colpo di stato del 1977; dopo aver vissuto in Francia, Italia e Spagna, si è stabilito in Messico, ottenendo la popolarità grazie ai suoi romanzi noir e polizieschi. La Buenos Aires descritta nelle sue opere è una città allo sbando in cui imperversa la miseria, la giustizia è violenta e corrotta e persino i migliori cattedratici sono costretti ad abbandonare l’insegnamento per dedicarsi ad un più redditizio accattonaggio. Il passo della tigre, uno dei suoi romanzi più celebri, è stato introdotto in Italia da Tropea.

Luiz Alfredo García-Roza (1936): Ex professore universitario ed autore di libri sulla psicanalisi, ha esordito nella letteratura gialla all'età di sessant'anni con Il Silenzio della Pioggia (1996), con cui vinse uno dei più ambiti premi letterari del Brasile, il Jabuti. I romanzi di García-Roza sono ambientati a Rio de Janeiro, tra i quartieri di Copacabana e Peixoto: luoghi che evocano fascino tropicale e ritmi febbrili del divertimento. Il protagonista, il Commissario Espinosa, è apprezzato per la sua ironia e per la sua passione per i libri (che tiene accatastati in maniera disordinata), ma anche per l’innata onestà e la tenacia.

Leonardo Padura Fuentes (1955): Saggista, giornalista, scrittore e sceneggiatore di origine cubana, ha riscosso un notevole successo di pubblico con i romanzi imperniati sulla figura del  tenente Mario Conde. Si tratta di un poliziotto disordinato e disincantato, incline all’alcolismo, che – secondo la definizione dello stesso Padura – vorrebbe essere egli stesso uno scrittore. Le opere con il tenente come protagonista hanno ottenuto visibilità a livello internazionale e sono state tradotte in molte lingue. In Italia è recentemente uscita la raccolta Havana noir, contenente quattro racconti della serie, ed è stata trasmessa una fiction televisiva (in onda su Sky).


Daniel Chavarría (1933): Scrittore e rivoluzionario uruguaiano, vive a Cuba dove è stato professore di lettere classiche all’Università dell’Avana. La sua opera si inserisce nella tradizione degli scrittori politici latino-americani, come García Márquez, ma con uno spirito più fresco ed ottimista, non dissimile da quello di Sepúlveda e Taibo. Vincitore nel 2002 del premio Edgar Allan Poe, Chavarría è considerato uno scrittore dinamico e divertente, capace di spaziare tra i generi: dal noir all'avventura, dal thriller all'hard pulp. Nei suoi romanzi ha spesso criticato la violenze delle dittature fasciste. Tra le sue opere reperibili in Italia, citiamo Quell’anno a Madrid (Il Saggiatore) e Quilombo (Tropea).

Claudia Piñeiro (1960): Dopo aver esercitato per un decennio la professione di commercialista, si è dedicata alla scrittura di racconti, sceneggiature teatrali e romanzi. Considerata la “dama nera” della lettura sudamericana, ha trionfato nelle classifiche di vendita nel Vecchio Continente. Facendo leva sull'ironia ed una apparente leggerezza, l’autrice argentina ha raccontato in maniera spietata i rapporti di potere, donando importanti riflessioni sul mondo di oggi. Con il romanzo Betibù, in particolare, ha catturato l’attenzione dei lettori grazie ad una trama che mescola sapientemente giallo e satira sociale.

Federico Axat (1975): Dopo la laurea in ingegneria, iniziò a viaggiare per lavoro in tutto il Sudamerica. Durante il suo esilio forzato trovò finalmente il tempo di dedicarsi alla sua passione: la scrittura. E così venne alla luce il suo primo romanzo, Benjamin. A dargli visibilità a livello internazionale è stato il successivo romanzo, Un altro da uccidere (pubblicato in Italia da Longanesi): un thriller psicologico, con una suspense calibrata alla perfezione, per cui persino la mecca Hollywoodiana del cinema ha mostrato interesse. La critica l’ha paragonato ai grandi del genere come Sebastian Fitzek e Stephen King.

Ed anche questa volta ce l’abbiamo fatta.
Abbiamo cercato di raccontare, in maniera concisa e sintetica, un movimento letterario come quello latino-americano, caratterizzato dalla commistione tra gli schemi classici della letteratura gialla ed altre tipologie narrative: il racconto metafisico, il realismo magico e la letteratura a sfondo sociale.
La prodigiosa immaginazione degli scrittori del nuovo mondo ci ha consegnato opere importanti, capaci di travalicare gli angusti confini del genere per raccontare la storia di paesi che sono sopravvissuti alle forme più crudeli di dittatura e che guardano al nuovo millennio con uno sguardo carico di rinnovata speranza.


giovedì 28 giugno 2018

Dove siamo arrivati... #7 - Mely

Buongiorno, gente!
Rieccoci al solito appuntamento di minirecensioni accumulate delle ultime letture.

Datsuzoku
Una raccolta di cinque racconti della tradizione giapponese, accompagnati da meravigliose illustrazioni (sia a colori che b/n), che letti in sequenza danno vita ad un bellissimo e magico romanzo. La scrittura è talmente scorrevole che permette al lettore di immergersi nella storia e staccarsi totalmente dalla realtà per essere trasportato in questo mondo quasi fiabesco e vivere le avventure insieme ai protagonisti. L'unica pecca, se vogliamo, è che finisce troppo in fretta.

L'abito di piume
Rimanendo sempre in ambiente orientale, in questo libro non mancano le tematiche care all'autrice - Banana Yoshimoto - come cibo, amore, morte, e anche qui la scrittura aiuta molto il lettore a provare le emozioni nascoste nella trama. La protagonista della storia è una ragazza che, lasciata dall'uomo con cui stava, torna al suo paese per cercare di ricostruirsi una vita. Una sera incontra un giovane e, pur non conoscendolo, sente di avere una sorta di legame con lui. Pagina dopo pagina e con l'aiuto di altri personaggi a loro cari, i due giovani si avvicineranno e capiranno a cosa è dovuto questo "richiamo".

Odore di mare, fil di ferro e gelsomini
Anche qui ci troviamo di fronte ad un cuore spezzato, ma il protagonista è un uomo che decide di scrivere i suoi pensieri in un diario. Il tutto è arricchito da foto, illustrazioni, sogni, ecc...   Si tratta di un libro che va letto lentamente, di quelli di cui si vorrebbero copiare un sacco di frasi; in generale non mi è dispiaciuto, ma a tratti mi è parso ripetitivo e "pesante".

Il castigo di Attila
Ci troviamo di fronte ad un nuovo caso per la squadra che si occupa di crimini sportivi e il commissario Attila, perso nei suoi problemi di cuore, dovrà dedicarsi al calcio. La vittima è infatti il giovane portiere della Roma, la cui vita è piena di donne e traffici non proprio legali. Al caro commissario, quindi, il compito di scoprire la verità. Pur non amando i gialli, devo dire che questa serie mi sta abbastanza simpatica, vuoi per la scrittura piacevole, vuoi per i personaggi sopra le righe. Perciò sì, la continuerò di certo!

Un oggetto chiamato libro
Siamo onesti: è un libro più da collezione che altro. Il contenuto va per il "tutto e niente" e non penso valga il prezzo che costa. L'idea è ottima, ma poi si perde un pochino. L'oggetto libro viene presentato in dettaglio a partire dalla sua forma fisica fino ad arrivare ai dettagli tecnici: abbiamo quindi uno studio dello spazio nella pagina, dei caratteri e della grafica. Tuttavia, troppi nomi e poco approfondimento; le immagini d'esempio sono poste spesso in luoghi diversi da quelli in qui vengono nominate le parti rappresentate. Inoltre ci sono tanti errori di battitura che, in un libro venduto a 45 euro, non dovrebbero esistere. Parere? Se lo volete per collezione e lo trovate usato, magari fateci un pensiero; se invece volete approfondire l'argomento "libro in tutte le sue parti", provate a cercare altri testi.

Vinosauro
Non penso sia definibile libro, ma è un piccolo insieme di pagine in cui viene spiegato - in soldoni - che la nostra è una società fondata sul vino, ma che questa bevanda non fa poi così tanto bene come si crede. Grafici e studi reali accompagnano racconti in cui viene messa in risalto l'incoerenza, come ad il fatto che si dica ai bambini che l'alcool fa male... e poi che esempio gli diamo? Che la festa non è tale se non ce n'è? ...ahi ahi ahi...

Gli anni dolci
Questa graphic novel in due volumi è la trasposizione a vignette del romanzo La cartella del professore, un libro meraviglioso che lessi anni fa. Parla della storia d'amore che nasce, molti anni dopo la scuola, tra un professore e una sua ex studentessa. Non si tratta di una storia melensa in stile harmony, ma di un amore che tocca nel profondo. La mia scena preferita è verso la fine: non la racconterò per non fare spoiler, ma è di una tenerezza disarmante. 😍

*sospiro sognante*

Ehm... bene, vado a recuperare tutti i miei unicorni e torno nel mondo reale.
Alla prossima!!!


mercoledì 27 giugno 2018

Shock politics. L’incubo Trump e il futuro della democrazia, Naomi Klein


Shock Politics, ultimo saggio della giornalista ed attivista Naomi Klein, non è solo l’abbozzo di una road map per la resistenza agli shock” ma anche un libro importante, che ci aiuta ad aprire gli occhi sul mondo che ci circonda. Sì, perché l'elezione di Donald Trump alla presidenza USA ha portato ad una inevitabile crescita di tensione in un mondo afflitto da una crisi politica senza precedenti...

Il fenomeno Donald Trump, alla fine dei conti, non è altro che la logica conseguenza degli orientamenti politici più pericolosi e deprecabili dell’ultimo mezzo secolo. E non può essere classificato come semplice “caso isolato”: rappresenta in realtà un pericolo globale, che incarna un’inclinazione già in atto in tutte (o quasi) le democrazie occidentali.
Con una visione distorta della politica, affidandosi ad un esecutivo d’élite gonfio di  multimilionari (ExxonMobil come segretario di Stato, General Dynamics e Boeing come ministro della Difesa, i ragazzi di Goldman Sachs per il resto) Trump è riuscito – fino ad ora – ad attuare un feroce protezionismo a favore delle grandi multinazionali e ad opporre un totale rifiuto alle politiche sul clima.
E così, durante i primi mesi della sua presidenza, abbiamo assistito ad una spietata “deregulation”, ad un attacco senza precedenti al welfare, ad un inasprimento dell’estrazione di combustibili fossili e allo scatenamento di un conflitto contro gli immigrati.

Questo libro rappresenta, in sostanza, un vero e proprio ultimatum per l’umanità: una sorta di “non sprecate l’ultima occasione” rivolto a tutti noi. In un mondo in cui i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, in cui è in atto un cambiamento climatico epocale ed in cui si si manifestano scelte politiche deleterie ed aggressive nei confronti dei soggetti più deboli, non c’è più tempo da perdere: le parole di Naomi Klein devono servire da monito e diventare un segnale d’allarme, un impulso a dar luogo ad nuovo progetto politico.
L’autrice riesce ad esporre in maniera semplice e lineare concetti difficili, facendo spesso ricorso ad esempi concreti per rendere più efficace il messaggio. Ne scaturisce così un saggio che può essere interessante per gli appassionati di temi politici ma anche per coloro che desiderano semplicemente rendersi conto di cosa stia succedendo al mondo in cui viviamo.


Consigliato: a chiunque ami la democrazia ed a coloro che desiderano rendersi conto dei danni irreparabili che Trump ed i suoi accoliti stanno facendo al nostro pianeta.


Voto: 7,5/10


martedì 26 giugno 2018

Se la notte ti cerca, Romano De Marco


Dopo il mezzo passo-falso di L’uomo di casa (ma questo è un parere del tutto personale, perché so che a molti è piaciuto), Romano De Marco è tornato ai livelli che gli competono. In questo nuovo romanzo rispolvera un personaggio già comparso in opere precedenti, il Commissario Laura Damiani: una donna forte, caparbia, tornata nella Capitale dopo una difficile esperienza a Milano (chi ha letto Città di polvere ricorderà sicuramente).  
L’autore, che rappresenta ormai una delle certezze del thriller di casa nostra, riesce nell'intento di coniugare alla perfezione la suspense del poliziesco con i vizi segreti di una Roma splendida ma che sta subendo un inarrestabile declino.

Che cosa c’è veramente dietro la morte di Claudia Longo, una donna matura, ossessionata dalla chirurgia estetica e desiderosa di sentirsi ancora giovane malgrado i cinquant'anni suonati?  Gli indizi paiono suggerire il gesto folle di un amante occasionale, uno dei tanti con cui la donna amava intrattenersi nel suo lussuoso appartamento in zona Parioli. Il commissario Laura Damiani è di diverso avviso. Dopo aver individuato un collegamento fra il delitto e la morte - in apparenza accidentale - di altre donne sole, scoprirà che le vittime avevano un elemento in comune: erano tutte frequentatrici di un locale riservato ai single in cerca d’incontri.

De Marco, lavorando su una trama solida, approfondisce la psicologia dei suoi personaggi in maniera insolita per la letteratura di genere. Costruisce così un romanzo in cui la solitudine rappresenta una costante, un filo invisibile che lega tra loro vittime e carnefici, indirizzandoli verso una notte dura, implacabile, sempre in agguato.
Con una scrittura rapida e senza fronzoli ci rende il racconto di un’umanità problematica e sfuggente, sullo sfondo di una città malata, che vive sulla pericolosa linea di confine tra luce ed ombra. E riesce pienamente nell'intento di prendere il lettore per la gola, trascinandolo per le oltre 300 pagine del racconto senza mollare la presa.
Una menzione speciale va alla colonna sonora, che si può recuperare per intero grazie alla play-list a fine libro.


Consigliato a: tutti gli amanti della letteratura poliziesca di casa nostra ed a coloro che amano le trame ben congegnate innestate su un retroterra geografico e sociale credibile.


Voto: 7,5/10


lunedì 25 giugno 2018

La valle dell’Eden, John Steinbeck


La valle dell'Eden è il capolavoro della maturità di John Steinbeck: un romanzo che è al tempo stesso saga famigliare ed affresco sociale, resoconto storico e riscrittura del mito di Caino e Abele.
Si tratta di una narrazione fluviale, intensa ed inarrestabile, che non perde un colpo nell'arco delle 760 pagine. Con il consueto equilibrio supportato da una rara capacità espositiva, Steinbeck ripercorre le vicende dei Trask e degli Hamilton, due famiglie californiane della valle del Salinas: un territorio sconfinato che è una sorta di paradiso terrestre ma anche il simbolo di un’America che deve fare i conti con se stessa e con la propria acerba giovinezza. 

Vediamo così scorrere davanti ai nostri occhi 50 anni di storia americana, a cavallo tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo: dal conflitto con gli indiani alla Prima Guerra Mondiale. Attraverso il susseguirsi di tre generazioni, assistiamo ad un’intensa riflessione su temi etici di assoluta rilevanza, quali il libero arbitrio e la capacità di giudizio dell’uomo: un essere ondivago e confuso, in precario equilibrio tra le proprie terrene contraddizioni e la possibilità di scegliere ciò che vorrebbe essere. E proprio questa capacità di scelta, questo “Timshel” (“Tu puoi!”), che emerge dapprima sussurrato per poi diventare chiave di volta dell’intera narrazione, rappresenta la sfida suprema che si pone davanti ai protagonisti: la possibilità di costruire il proprio destino con le proprie forze, trascendendo qualsiasi presupposto di natura storica o genetica.

Facendo affidamento su efficaci descrizioni del paesaggio, che introducono ogni capitolo, Steinbeck ci fa inoltrare in un territorio inesplorato delle umane vicende: accogliente in apparenza quanto selvaggio nelle sue più intime implicazioni. E così, capitolo dopo capitolo, riesce a costruire uno dei migliori romanzi della sua carriera: un’opera indispensabile nella sua unicità, consegnata ai posteri e data a modello come raro esempio di letteratura alta che può essere condivisa da chiunque, al di là delle differenze culturali o di classe.


Consigliato a: coloro che desiderano leggere un libro immenso, che rappresenta una delle pietre miliari della letteratura statunitense del Novecento.


Voto: 8,5/10


venerdì 22 giugno 2018

Il club degli incorreggibili ottimisti, Jean-Michel Guenassia


A volte ti capita di leggere dei libri che restano dentro.
Dopo averti preso per mano, trascinandoti in una storia intensa e coinvolgente, ti lasciano un qualcosa di indefinito – una specie di morbida carezza sull'anima – che non se ne va più via.
Certo, forse è troppo presto per sostenere con certezza che Il club degli incorreggibili ottimisti appartenga a questa categoria: quella dei “romanzi della vita”. Però, come raramente capita, sono stato trascinato in questa storia lontana nel tempo come se un vortice improvviso mi avesse avvolto e risucchiato, regalandomi quelle emozioni che solo un bellissimo libro riesce a dare.

Mi sono così completamente immedesimato nei panni del giovane protagonista – l’undicenne Michel Marini – ed assieme a lui ho percorso i cinque anni di strada attraverso cui si snoda la vicenda. 
Ho vissuto nella Francia del 1959, in un paese reduce da un grande conflitto mondiale e che si trova nuovamente impegnato in un una guerra, nella colonia algerina. Assieme a Michel sono stato al bar Balto ed ho fatto al conoscenza di una serie di personaggi enigmatici quanto estemporanei, arrivati da paesi lontani, che portavano tatuati sulle rughe del viso e su quelle dell’anima i retaggi di un passato doloroso e tragico, da cui erano stati costretti a scappare. Attraverso i flash back dei vari personaggi, ho potuto vivere momenti angoscianti come quelli della repressione della rivolta ungherese o delle purghe staliniane. 
Ma ho vissuto anche l’esistenza dello stesso Michel: i suoi problemi familiari, i conflitti con i genitori, la sua passione incondizionata per i libri, per la fotografia e per il rock and roll, il suo primo innamoramento…. 
E così, pagina dopo pagina, questa storia potente e seducente mi ha avvolto tra le sue spire, con la sua melodiosa struttura ed il suo grande respiro. 

Credo che la particolarità di questo romanzo sia quella di essere riuscito a raccontare, facendo ricorso ad un metodo narrativo di indole piuttosto “leggera” (non lo ritengo un insulto: anzi, a volte sono le parole più semplici che riescono a trasmettere i messaggi più delicati e profondi), la Storia con la S maiuscola: quella più vera, più dolorosa, più autentica. E Guenassia ci è riuscito senza cadere nel tranello di un’eccessiva pesantezza espositiva, evitando volutamente approfondimenti che sarebbero stati fuori luogo e concentrandosi principalmente sulla figura del protagonista: un ragazzo qualunque – anche se profondamente diverso dagli altri – che vive attraverso il confronto con personaggi esemplari un’esperienza unica, sentendo scorrere sulla sua giovane pelle la brezza della storia. 
Questo romanzo permette al lettore di respirare a pieni polmoni l'aria di un’Europa che ormai non c'è più, precipitandolo in un periodo storico di cui la letteratura recente si è occupata ben poco. L’insieme delle vicende lascia trapelare una serie sconfinata di emozioni e di stati d’animo. Innocenza e scaltrezza, senso di colpa e redenzione, amore e morte si scontrano/confrontano durante le 700 pagine del racconto e lasciano nel lettore una senso di soddisfazione e di “appagamento letterario” difficile da riscontrare nel novero della letteratura contemporanea: e questo vuol dire davvero molto. 


Consigliato a: coloro che cercano un romanzo capace di toccare le corde dell'anima, coniugando alla perfezione storia e vicende famigliari.


Voto: 8/10


giovedì 21 giugno 2018

La donna dai capelli rossi, Orhan Pamuk



È importante, a mio parere, confrontarsi di tanto in tanto con culture profondamente diverse dalla nostra, per riuscire a coglierne diversità e peculiarità. Pamuk, indubbiamente, è uno di quegli autori in grado di spiegarci che cosa significhi vivere in un paese come la Turchia, che si trova a metà strada tra l’Occidente a cui siamo abituati e gli influssi asiatici trasportati dal caldo vento di levante.  
Ci riesce anche stavolta, raccontandoci una storia che narra d'amore e di passione, di tradimenti e di gelosie, e che trova la sua perfetta ambientazione in una Istambul moderna, in piena trasformazione socio/architettonica.

Il protagonista, Cem, è un ragazzo amante dei libri e che ha patito a lungo l’assenza del padre, incarcerato per dissidi col regime. Accetta di diventare l’aiutante di mastro Mahmut, un abile costruttore di pozzi, dotato di un incredibile sesto senso per individuare le fonti nascoste di acqua. Quando Mahmut viene assunto da un ricco costruttore per scavare un pozzo in un paesino poco fuori dalla capitale, Cem lo seguirà. E proprio lì avrà luogo l’incontro che segnerà per sempre la sua esistenza: quello con una bellissima donna dai capelli rossi, che lo catturerà con il suo fascino spontaneo ed anticonformista facendolo precipitare in una spirale ossessiva.

Si tratta di un romanzo ingegnoso, penetrante, che sa porre in primo piano alcuni di quegli interrogativi che da sempre accompagnano l'esistenza degli esseri umani. Riesce nell'intento di riscrivere in chiave moderna la tragedia greca, assorbendone i temi principali e mostrando il loro valore universale.
Purtroppo la vicenda non sempre è supportata da un perfetto equilibrio narrativo: di tanto in tanto Pamuk pare perdere il filo del racconto, lasciandosi soggiogare dall'ansia di raccontare fino in fondo l’anima tormentata dei protagonisti e faticando a trovare il giusto raccordo tra antiche tragedie e contemporanee realtà. Al di là di tutto, la scrittura magnifica di questo autore – giustamente insignito del Nobel per la letteratura – riesce a "salvare" un romanzo imperfetto e a regalarci l’ennesima riuscita parabola sui desideri umani e sulle loro imprevedibili conseguenze.  


Consigliato a: coloro che vogliono conoscere la Turchia di oggi, filtrata attraverso lo sguardo di un narratore straordinario, capace come pochi altri di coniugare retroterra storico e contemporaneità.


Voto: 6,5/10



mercoledì 20 giugno 2018

BiblioFurgone #4

Buonsalve a todos!

Ultimamente mi sono dedicata ad un'autrice dell'America del sud, Guadalupe Nettel - recentemente scoperta con Bestiario sentimentale. Purtroppo, però, le cose non sono andate esattamente come mi aspettavo...


Il corpo in cui sono nata
Si tratta di un libro in cui l'autrice parla della sua vita.
In particolare, si concentra sul periodo tra infanzia e adolescenza; sui vari spostamenti dei genitori tra l'America e l'Europa; sul rapporto con gli amici e con la nonna. Ci spiega il metodo educativo dei genitori, il suo problema di postura e la strana macchia bianca che aveva nell'occhio, che le ha causato alcuni disagi.
Il tutto viene espresso come dialogo con una psicologa e la scrittura utilizzata è semplice e scorrevole.
In generale devo dire che non mi è dispiaciuto e l'ho trovato abbastanza interessante.

Purtroppo, però, la scintilla non è scattata con il suo romanzo.
Quando finisce l'inverno
Sarò onesta: non sono in grado di dirvi quale sia la trama narrata in queste pagine poiché non sono riuscita a terminare la lettura. Anzi, a dirla tutta... l'ho abbandonato quasi subito.
La scrittura non era coinvolgente come nei libri letti in precedenza e i personaggi avevano su di me effetti negativi. Nello specifico, il protagonista maschile mi faceva innervosire parecchio, mentre la protagonista femminile mi provocava dei moti d'ansia.

Insomma, questa volta il furgone non mi ha fatto fare un viaggio molto piacevole.
Mi piacerebbe sapere, se qualcuno di voi li ha letti, come li ha trovati.

Intanto vi ringrazio per la lettura e vi rimando alla prossima!


martedì 19 giugno 2018

Lo stupore della notte, Piergiorgio Pulixi



Piergiorgio Pulixi è senza dubbio una tra le voci più originali ed interessanti del noir italiano. Dopo averci fatto appassionare alle vicende dello sbirro/bandito Biagio Mazzeo e dopo aver aperto la strada al poliziotto/criminologo Vito Strega, stavolta ci presenta un nuovo affascinante personaggio: il commissario Rosa Lopez. E per non farci mancare nulla, inventa una trama adrenalinica ed avvincente in cui - forse per la prima volta - viene affrontato un argomento che ha sempre rappresentato una sorta di "tabù", nascosto ma per nulla irreale: un ipotetico attacco terroristico all'interno della nostra penisola.

La protagonista è una donna forte, complessa, risoluta. Si è formata professionalmente nella lotta contro la ‘ndrangheta calabrese ed ora, dopo il trasferimento a Milano, è ai vertici dell’antiterrorismo. Ben presto si renderà conto che un terribile pericolo incombe sulla città della Madonnina…   
Un uomo crudele e spietato – conosciuto col soprannome di "il Maestro" – sta progettando un piano criminale al fine di perpetrare la sua vendetta in mezzo alla quieta atmosfera cittadina. Prima che la Jihad porti ovunque morte e distruzione, toccherà a Rosa Lopez fermare la spirale violenza che sta avvolgendo la metropoli.

Un nugolo di terroristi pronti al sacrificio estremo, un burattinaio che ordisce le proprie trame nell'ombra, la dissimulata presenza dei servizi segreti stranieri ed una donna scottata dalla vita ma sempre pronta a mettersi in gioco: questi sono i tasselli di una narrazione trascinante ed avvincente, che scorre come un fiume in piena senza mostrare un attimo di cedimento.
Quando l’autore si chiama Piergiorgio Pulixi, dovete scordarvi il politicamente corretto. Anche questo romanzo, come i precedenti, è tutt'altro che rassicurante: duro, spietato, senza speranza, mette il lettore a tu per tu con le proprie paure più recondite lasciandolo annichilito di fronte alla violenza deflagrante.
Con una scrittura rapida, svelta, dal taglio cinematografico, Pulixi lavora sugli stilemi del noir e li reinventa, scantonando talvolta in altri generi quali il giallo wudunit e la spy-story. Ci regala così quella che potremo definire come "ultima evoluzione" del giallo sociale: ansiogena, tecnologica e post-moderna, ma pronta ad utilizzare il grimaldello della letteratura di genere per raccontare problemi reali ed importanti.


Consigliato a: coloro che vogliono conoscere il miglior autore "under 40" del thriller nostrano ed a chiunque ami la letteratura noir nella sua massima espressione: dura, avvincente e assolutamente anti-buonista.


Voto: 7,5/10


lunedì 18 giugno 2018

Vergogna, John Maxwell Coetzee


Con questo libro – che avevo in lista d’attesa da tempo immemorabile – ho finalmente fatto la conoscenza di John Maxwell Coetzee, Premio Nobel per la letteratura 2013 nonché esponente di spicco della corrente postcolonialista. Si tratta di un romanzo spietato, a tratti urticante, ma capace di condurre il lettore in territori inesplorati in cui sarà costretto a dare risposte riguardo all'etica e alla morale: quasi a dire che la Grande Letteratura, spesso, costituisce uno stimolo alla più profonda riflessione.      

Vergogna è, prima di tutto, la storia di David Lourie: un professore di mezza età che deve fare i conti con se stesso e con l’errato approccio nei confronti della realtà che lo circonda. Incapace di resistere alle tentazioni della carne – quasi in spregio alla maturità fisiologica ed allo status sociale – soccombe in maniera catastrofica a causa della propria superbia. Trovandosi così a tu per tu con l’inevitabile sconfitta, dimostrerà fino in fondo la propria incapacità di gestire la propria disfatta in maniera onorevole.
Ma il romanzo narra anche dell’atavico scontro tra due mondi, che si dimostrano lontani anni luce nonostante la vicinanza fisica: il mondo rurale delle popolazioni indigene e quello cittadino ed urbanizzato della cosiddetta “società civilizzata”. Due sfere che arrivano a sfiorarsi, talvolta, senza mai compenetrarsi vista la profonda ed incolmabile differenza di valori, esigenze e stili di vita che le contraddistingue. 

Il sentimento di “disagio”, di quasi imbarazzo, che permea di sé l’intera vicenda può presentare diversi livelli di lettura. La vergogna è, in primo luogo, il sentimento percepito dal protagonista per aver abusato di una giovane allieva. Allo stesso tempo, la vergogna è una macchia indelebile sugli abiti della giovane nazione sudafricana, in cui delitti e violenze sono una realtà quotidiana ed ineliminabile. Ma la vergogna è anche il sentimento di ogni donna violentata ed abusata – come accade a Lucy, al figlia di David – che si dimostra incapace di ribellarsi al destino, scegliendo di occultare la violenza subita per non mettere in discussione lo status quo della realtà indigena in cui vive.
Il libro è scorrevole: la narrazione è fluida, senza cadute di ritmo, con una scrittura adatta a descrivere contesti e situazioni eterogenee.


Giudizio: a coloro che desiderano conoscere uno dei più grandi autori contemporanei attraverso un'opera originale, per nulla semplice, ma capace di sollecitare interrogativi profondi.


Voto: 7,5/10


venerdì 15 giugno 2018

Cina, Giappone e dintorni: Il giallo/noir dell’estremo oriente


Eccoci di nuovo qui.
Dopo esserci occupati dell’Africa Nera, il nostro viaggio attraverso il pianeta del giallo/noir prosegue verso una nuova ed interessante destinazione: questa volta sposteremo i riflettori sulla letteratura dell’estremo oriente.
L’Asia, com'è noto, è il continente più popolato della Terra, con circa quattro miliardi e mezzo di abitanti: quindi, potenzialmente, potrebbe essere una miniera d’oro nel campo della narrativa (di genere e non). Gran parte delle nazioni che ne fanno parte ha però vissuto, nel corso del ventesimo secolo, una situazione di isolamento – in alcuni casi di matrice politica in altri di origine culturale – che ha seriamente compromesso la possibilità di far conoscere romanzi ed autori orientali nel resto del mondo. È il caso della Cina, in cui il regime comunista bloccò per lunghi anni qualsiasi possibilità di interazione con l’occidente; ma anche quello del Giappone che, seppur più fortunato dal punto di vista politico, ha subito le conseguenze di una cultura fortemente omologante e non sempre compresa fino in fondo dagli abitanti del vecchio continente (salvo per quanto riguarda manga e cartoni animati… ma questo discorso meriterebbe un articolo a parte).
Negli ultimi anni pare che qualcosa sia cambiato. La maggior apertura nei confronti del resto del mondo (questo vale soprattutto per la Cina) ed un avvicinamento ai gusti occidentali (come avvenuto in Giappone) ha fatto sì che numerosi autori dell’estremo oriente riuscissero ad acquisire notorietà internazionale. Il premio Nobel per la letteratura conferito ai cinesi Gao Xingjian (2000) e Mo Yan (2012) è stato un segnale importante, che ha sancito un totale ribaltamento di prospettiva: autori che in passato rimanevano chiusi in una sorta di bozzolo, impermeabile dall'esterno, hanno così avuto la possibilità di farsi conoscere nel resto del pianeta.

La letteratura di genere poteva forse rimanere immune a questo cambiamento? Niente affatto. All'alba del ventunesimo secolo sono numerosi gli autori di gialli, thriller e noir che si sono incanalati attraverso il varco – apertosi improvvisamente tra la cultura orientale e quella occidentale – riuscendo ad ottenere fama, successo e riconoscimenti internazionali.
In questo articolo cercheremo di presentare un breve resoconto della letteratura orientale, proponendo l’immagine di 10 scrittori che hanno fatto parlare di sé, ottenendo ottimi riscontri di pubblico e di critica anche nel nostro paese.
La parte del leone, come vedremo, spetta sicuramente al Giappone… ma anche Cina e Corea hanno prodotto autori degni di nota, capaci di coniugare tradizioni orientali e trame poliziesche.


Ranpo Edogawa (1894-1965): Il suo vero nome era Taro Hirai, ma la sua sconfinata ammirazione per i giallisti occidentali – specialmente Edgar Allan Poe – lo portò presto ad assumere lo pseudonimo di Edogawa Ranpo (una contrazione di Edogaa Aran Poo), che è la trasposizione fonetica del nome del suo autore preferito. Nella sua opera fu influenzato da altri scrittori occidentali, come Maurice Leblanc e Arthur Conan Doyle (che tradusse in giapponese durante i suoi studi universitari). I suoi romanzi hanno come protagonista il detective Kogoro Akechi: il primo vero personaggio investigativo ricorrente nella narrativa giapponese, chiaramente ispirato al personaggio di Sherlock Holmes. Tra i suoi romanzi reperibili in Italia ricordiamo La belva nell'ombra, edito da Marsilio.

Masako Togawa (1933-2016): Nel secondo dopoguerra, prima di intraprendere la carriera letteraria, si è esibita come cantante nei locali, ottenendo una grande notorietà. La sua passione per la scrittura – soprattutto per il genere giallo – l’ha spinta a comporre il suo primo romanzo, intitolato Appartamenti per signore sole (reperibile in Italia nell'edizione Corbaccio): con questo libro ha trionfato al rinomato Premio Ranpo Edogawa ed ha di fatto iniziato una carriera professionistica che si è rivelata piena di successi. Profondamente legata ad un’idea di giallo classico, è stata definita dal supplemento letterario dell’autorevole Times come la P.D. James giapponese. Dal 1969 al 1974 ha scritto i 287 episodi del telefilm giapponese Playgirl.

Sōji Shimada (1948): È ritenuto uno dei più grandi autori giapponesi di sempre. Dopo aver svolto per anni l’attività di autista di autocarri, alternandola a quella di musicista, ha debuttato come scrittore nel 1981 con Gli omicidi dello zodiaco (recentemente pubblicato da Giunti): un libro che The Guardian ha inserito nei primi dieci romanzi di sempre del genere “omicidio della camera chiusa”. Le sue opere sono spesso incentrate su temi come la pena di morte, il senso d’identità e la cultura nipponica. Seguendo la tendenza della cosiddetta scuola inaugurata da Seicho Matsumoto, è stato il pioniere del genere definito di logica mistica (Shin-Honkaku). Nella sua lunga carriera ha sviluppato due serie basate su diversi personaggi: quella con protagonista Kiyoshi Mitarai e quella imperniata su Takeshi Yoshiki.


Yi Munyol (1948): Tra i più significativi autori coreani, ha percorso due diverse strade letterarie. Se da un lato ha scritto opere che esplorano l’ingiustizia sociale e cercano di trovare una soluzioni ai problemi più gravi attraverso l’utilizzo di elementi fiabeschi, dall'altro è partito da spunti autobiografici per comporre romanzi che analizzano l’angoscia esistenziale e la perdita di identità della comunità. Nel suo romanzo più celebre, Il figlio dell’uomo (Bompiani), facciamo la conoscenza del Sergente Nam: anonimo detective di provincia ed aspirante scrittore, che cerca di scoprire l’identità del colpevole ricostruendo l’esistenza della vittima al fine di trovare il movente dell’omicidio. Si tratta di un’opera in grado di intrecciare magistralmente l’indagine poliziesca alla ricerca spirituale, che la critica ha definito come una via di mezzo tra Simenon e Dostoevskij.

Qiu Xiaolong (1953): Dopo aver intrapreso un viaggio per scrivere un saggio su T.S. Eliot, è stato costretto a rimanere negli Stati Uniti a seguito dei fatti di piazza Tienanmen del 1989: il suo nome era stato infatti indicato tra i possibili organizzatori dei movimenti studenteschi cinesi. Mediante lo strumento del mistery, i suoi romanzi affrontano le contraddizioni della Cina moderna dai primi anni novanta ad oggi: il potere del regime comunista, il ruolo delle Triadi e l’importanza della letteratura. Ha ottenuto notorietà internazionale con La misteriosa morte della compagna Guan (pubblicato in Italia da Marsilio), primo episodio della serie poliziesca con protagonista l’ispettore Chen Cao, un poliziotto amante della poesia e della buona cucina.

Natsuo Kirino (1951): Pseudonimo di Mariko Hashioka, è attualmente la più importante autrice di romanzi gialli del Sol Levante. Ha raggiunto la notorietà con Le quattro casalinghe di Tokyo, pubblicato nel 1997, che è diventato un best-seller a livello internazionale oltre che un libro di culto per un’intera generazione (soprattutto femminile). Le sue opere, basate su trame anticonvenzionali, rimandano spesso all'hard boiled d’oltreoceano e talvolta ammiccano prepotentemente al genere horror. Possono essere annoverate anche nella categoria del cosiddetto Giallo sociale, poiché si occupano di argomenti di ampia rilevanza sociale, come la condizione delle classi inferiori, il crimine dilagante e la prostituzione.

He Jiahong (1953): Considerato il John Grisham cinese, è un esperto di giustizia penale. Docente di diritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pechino, ha affiancato all'attività didattica la sua passione per la scrittura producendo romanzi incentrati sul personaggio dell’avvocato Hong Jun. Il primo libro della serie, La donna pazza (pubblicato da Mursia), è stato tradotto in italiano, inglese, francese, e spagnolo. I gialli di He Jiahong riescono nell'intento di combinare la passione dell’autore per letteratura con la sua profonda conoscenza professionale del sistema giuridico cinese, facendo emergere da un lato un’immagine realistica della società e dall'altro l’esperienza di Jiahong nelle procedure legali e nelle investigazioni penali.


Lee Jung-myung (1965): I suoi libri hanno venduto milioni di copie nella nativa Corea del Sud, ma il grande successo internazionale è arrivato col best-seller La guardia, il poeta e l’investigatore, che ha sedotto Seul ed è stato scoperto in Italia grazie al fiuto di Sellerio. Nonostante la struttura del mistery, con la ricerca del colpevole che rappresenta il fil-rouge dell’intero racconto, sarebbe riduttivo assimilare quest’opera ad un semplice romanzo di genere: la forte connotazione storica per via del conflitto mondiale in pieno svolgimento, la critica del regime carcerario e, soprattutto, il modo di evidenziare il potere anticonformista della poesia trasformano questo romanzo in una perla preziosa, capace di toccare il cuore e la mente anche al lettore più disincantato.

Kazuaki Takano (1964): Dopo aver collaborato con il regista giapponese Kihachi Okamoto, ha studiato cinematografia al Los Angeles City College dal 1989 al 1991. Il suo debutto è stato folgorante: con Il protocollo ombra, tradotto in più di venti paesi (in Italia da Garzanti), lo scrittore ha ottenuto uno straordinario successo a livello planetario, riuscendo a miscelare sapientemente l’adrenalina del thriller con l’accuratezza dei riferimenti scientifici. Apprezzato dal pubblico per intelligenza ed originalità, grazie al serrato inseguirsi di presente e futuro, di scienza ed intrighi politici, questo libro ha fatto inserire di diritto Takano tra gli eredi del compianto Michael Crichton.

Keigo Higashino (1958): Nonostante sia considerato in patria alla stregua di una star del cinema, con romanzi che vendono milioni di copie, la sua rincorsa al successo è stata piuttosto lenta e graduale. Il suo romanzo più celebre è Il sospettato X, pubblicato da Giunti: un’opera innovativa e caratterizzata da una struttura atipica (sappiamo sin dall'inizio il nome del colpevole) che lascia spazio ad una riuscita introspezione psicologica dei personaggi. Più che ad una vera critica sociale, l’autore pare interessato alle tragedie individuali che possono nascere dal mancato funzionamento dei meccanismi sociali: il sistema scolastico, la condizione femminile ed i duri turni di lavoro.

Dopo questa rapida panoramica possiamo fermarci un momento per tirare il fiato…
Molto è stato fatto, specialmente nel corso dell’ultimo decennio, ma lo sdoganamento della letteratura di genere dell’estremo oriente è ancora una sorta di work-in-progress. Per fare un esempio, i romanzi del citato Seicho Matsumoto – uno dei capostipiti del giallo giapponese – sono di difficilissima reperibilità nel nostro paese: sono stati pubblicati, udite udite, esclusivamente nella collana del Giallo Mondadori nei lontani anni ‘60!
C’è da dire, però, che i giapponesi sono riusciti a far intravedere le loro potenzialità nel genere utilizzando forme espressive diverse dal romanzo: si pensi all'opera di Gōshō Aoyama, il creatore della serie manga Detective Conan, che è riuscito nell'intento di abbinare trama gialla e fumetto, ottenendo uno strepitoso successo a livello planetario.
A questo punto, la strada per una definitiva consacrazione del movimento sembra spianata.
Difficile prevedere cosa accadrà nell'immediato futuro. Va comunque sottolineato come il giallo/thriller/noir dell’estremo oriente costituisca una scuola emergente, in costante trasformazione, capace di abbinare elementi autoctoni con altri di matrice occidentale (l’hard boiled nordamericano, in particolare), sempre filtrati – comunque – da una cultura millenaria ricca di particolarità e suggestioni.


giovedì 14 giugno 2018

L'avversario, Emmanuel Carrère,


"Ho pensato che scrivere questa storia non poteva essere altro che un crimine o una preghiera".
Con questa frase emblematica si conclude il libro di Emmanuel Carrère.
Si tratta di un "romanzo verità" in cui l'autore ricostruisce una vicenda tragica: quella di Jean-Claude Romand, un uomo in apparenza mite e tranquillo, che sterminò l'intera famiglia (la moglie, i due figlioletti ed i genitori).
Solo allora si scoprì che Romand aveva vissuto l'intera vita nella menzogna: per anni si era spacciato per medico appartenente alla OMS; in realtà non si era mai laureato e viveva con i soldi sottratti in maniera truffaldina a parenti ed amici.

Carrère pare quasi un entomologo che si avvicina al suo oggetto di studio dapprima cautamente, poi con sempre maggiore passione e trasporto.
La materia a disposizione è densa e vischiosa, oltreché scottante, ed il rischio di bruciarsi le mani è davvero notevole.
Il pericolo più grande, trattando una storia simile, sarebbe quello di cadere nel luogo comune: la demonizzazione di Romand. Identificarlo come un uomo crudele e malvagio, portatore del male assoluto, sarebbe la scelta più ovvia... ma anche la più semplicistica.
In realtà Carrère utilizza una prospettiva diversa. Inizia a studiare Romand senza esprimere sentenze assolute o giudizi affrettati. E si rende conto, sin da subito, che Romand non è di per sé malvagio, ma è una vittima di forze oscure e sconosciute che l'hanno trascinato nelle tenebre.
Romand ha perso la quotidiana battaglia con la propria vita. Ha continuato a nascondersi nella persistente bugia, nella reiterata dissimulazione della realtà, nella spudorata menzogna... e ad un certo punto non è più riuscito a tenere le redini di quel cavallo imbizzarrito in cui si era trasformata la sua esistenza. Probabilmente, ad un certo punto, neppure lui era più in grado di distinguere tra menzogna e realtà.
Diceva un celebre film di qualche anno fa: "la beffa più grande del diavolo è stato convincere il mondo della sua inesistenza".
Ma ricostruendo la vicenda umana di Romand, ripercorrendo la sua strada lastricata di bugie ed opportunismo, ci si rende conto di quel male oscuro che l'ha contaminato, sottraendolo alla sicurezza della normalità e trascinandolo con sé in un abisso senza fine. L'avversario che ha sconfitto Romand, colui che l'ha ingannato e che l'ha trasportato con sé in un altrove ultraterreno in cui regnano dolore e malvagità, alimentate dalle fiamme dell'inferno, non può essere altri che Satana.

La lettura di questo romanzo, a tratti, è risultata ardua ed angosciante. Ha fatto sorgere in me numerosi interrogativi relativi alla vita e alle persone che incrocio quotidianamente lungo il cammino. La vicenda di Romand insegna che dietro ad una maschera di apparente normalità si può nascondere un'anima dolente e perduta, consegnata al signore delle tenebre. E che persino dietro il più mite degli sguardi e il più dolce dei sorrisi si potrebbe nascondere un vuoto assoluto, in cui non esistono più tracce di empatia e di umanità, ma solamente un grumo putrido e nero come la pece.
Le risate isteriche del maligno, che si fanno gioco dell'umanità, riecheggiano dietro la scenografia di questa tragica vicenda: una dolorosa partita in cui la luce è stata sconfitta dell'angelo degli inferi e dove la speranza, per un lungo momento, sembra eclissarsi come il sole dietro un fitto drappo di nuvole nere.


Consigliato a: coloro che amano i "romanzi verità" ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno di più originali ed intensi autori della letteratura francese contemporanea.


Voto: 7,5/10 


mercoledì 13 giugno 2018

Dove siamo arrivati... #6 - Mely

Salve, gente!
Oggi torniamo a dedicarci alle "recensioni in pillole" delle mie letture non dalla biblioteca e, nello specifico, vi parlo dei libri affrontati a maggio.


Istantanee, Matteo Zanini
Si tratta di una raccolta di racconti molto particolari, sia come trama che come stile: storie dall'andatura fiabesca che si alternano ad esercizi di scrittura in cui le parole danno prova della loro musicalità. Alla fine vi sono anche delle bellissime illustrazioni collegate ad ognuno dei racconti.

Big Fish, Daniel Wallace
Presentata tramite una serie di ricordi, Edward Bloom ci parla della sua vita raccontando gli eventi più fantastici e significativi che hanno segnato il suo percorso e che, dall'essere un ragazzo che non aveva nulla, l'hanno portato a diventare un pezzo grosso: un big fish, appunto.
Un libro molto piacevole e coinvolgente dal quale è anche stato tratto un famoso film (che io devo ancora vedere, ma non diciamolo a nessuno!).

Una scacchiera nel cervello, Alain Gillot
Vincent è un ex giocatore di calcio e, dopo un periodo molto nero vissuto in seguito ad un infortunio, decide di rimettersi in campo come allenatore. Una sera, tornato a casa dopo un allenamento con la squadra di ragazzini che gli hanno affidato, si ritrova sua sorella davanti alla porta. I due non hanno un rapporto molto stretto, Vincent in particolare non ama la sua famiglia, e quando gli viene chiesto di badare al nipote non è molto d'accordo. Tuttavia decide di accettare ed inizia così un periodo molto importante che segnerà le vite di tutti: il ragazzo ha dei comportamenti molto strani ed è fissato con gli scacchi. Come mai? E com'è possibile che un tredicenne possa cambiare la vita di chi gli sta attorno?
Piccolo suggerimento: Asperger!
Consiglio a tutti questo libro, che inizialmente evitavo come la peste ma che poi si è rivelato essere un piccolo gioiellino.

I ferri dell'editore, Sandro Ferri
In questo piccolo libretto ci viene svelato il dietro le quinte della casa editrice e/o, ovvero com'è nata, come vengono scelti i manoscritti da pubblicare, e così via. L'ultimo capitolo, invece, è un miniracconto in cui l'autore si immagina un mondo futuro in cui non si leggerà più.
Vi sono delle parti un po' confusionarie, ma nel complesso è coinvolgente ed interessante.


Passiamo ora a due libri che non sono riuscita a terminare:
Il segreto della libreria sempre aperta, Robin Sloan
Un ragazzo trova lavoro in una libreria e gli viene assegnato il turno di notte. Il suo compito però sarà quello di trascrivere in un registro le descrizioni dei clienti. Se già sembra strano così, che dire allora del fatto che i libri sembrano scritti in uno strano codice?
Nonostante la trama interessante, ho interrotto la lettura perché ho trovato la scrittura e la narrazione molto lente.

La lettera d'amore, Cathleen Schine
Tutti parlano bene di questo libro, eppure io non sono riuscita ad arrivare nemmeno a metà.
La protagonista è una libraia che, controllando la posta, si trova a leggere una lettera scritta per tale Capra da tale Montone. Da qui, inizierà a farsi duemila paranoie per aver letto cose private, si chiede perché quella lettera fosse nella sua posta e chi fossero le due persone coinvolte.
Come per il libro di Sloan, ho mollato perché era tutto troppo lento e noioso.

Insomma, ho capito che io sono fatta per libri ritmati e non per storie al rallentatore...
Cooooooomunque.
Per oggi è tutto: vi ringrazio per aver letto il post e vi rimando alla prossima.


martedì 12 giugno 2018

Turbine, Juli Zeh



Un’autentica sorpresa, questo romanzo, capace come pochi altri di raccontare la realtà contemporanea e le sue problematiche. In poco più di seicento pagine, l’autrice tedesca riesce nel difficile intento di descrivere il rancore e l’avvilimento di un mondo che fatica a riconoscere se stesso di fronte al vento implacabile del cambiamento. E lo fa attraverso una storia originale e coinvolgente, la cui impalcatura è costituita da rapporti umani complessi, difficili, dietro cui si annidano segreti egoismi e rabbie inespresse.   

Siamo ad Unterleuten (che tradotto significa “Tra la gente”), un villaggio della ex DDR poco distante da Berlino, che parrebbe un piccolo paradiso in mezzo alla campagna. Senonché, un bel giorno (si fa per dire), una ditta di impiantistica - la Vento Direct - ottiene il permesso di installare una decina di turbine eoliche nei pressi del paese. Ha così inizio un conflitto che coinvolge praticamente tutti gli abitanti della zona: uno scontro tra giovani ed anziani, tra città e campagna, tra vetero-comunisti e neo-capitalisti, che si trasformerà ben presto in una “guerra di tutti contro tutti”.

La trama di questo romanzo atipico, dalla struttura complessa, è basata essenzialmente sul rapporto che si viene ad instaurare tra i vari abitanti del paese. Assistiamo così al lento ma inarrestabile proliferare di lotte intestine, con personaggi profondamente caratterizzati e ricchi di sfaccettature. All'interno di questa comunità, è interessante seguire le dinamiche che si vengono a creare tra i vari protagonisti: siano essi nuovi o vecchi vicini di casa, amici fraterni o antichi antagonisti.
L’interazione dei personaggi è molto interessante, con il formarsi ed il disgregarsi di alleanze e contrapposizioni fra i vari “partiti”: un reciproco rapportarsi da cui scaturisce un pessimismo di fondo, considerato che molto spesso anche i principi più solidi vengono sotterrati sotto meschinità e compromessi. Ed alla fine ci renderemo conto che, in questo scorcio di Germania post-unificazione, non esiste una differenza tra buoni e cattivi, ma soltanto tra esseri umani impegnati a difendere i loro ideali, i loro punti di vista o - più materialmente - i loro personalissimi interessi.
Con uno stile fluido, che rende la lettura scorrevole, Juli Zeh riesce a regalare al pubblico del Ventunesimo secolo un’opera in cui la denuncia sociologica e quella politica vanno di pari passo. Costruisce così un racconto che può essere visto come un trattato sui rapporti umani, avvincente come un giallo e toccante come una tragedia, e che lascia al lettore una sensazione di amaro disorientamento.


Consigliato a: coloro che desiderano affrontare un romanzo importante, dal solido impianto narrativo, in cui i rapporti umani costituiscono la trave portante della storia ed in cui c’è spazio per un’attenta analisi sociologica e politica.


Voto: 8/10