John Cheever è universalmente riconosciuto come uno dei maestri del genere racconto.
Cronache della famiglia Wapshot, pubblicato nel 1958, è il suo romanzo d’esordio, con cui ha ricevuto uno dei premi più prestigiosi: il National Book Award.
In questo romanzo vengono narrate le vicende dei Wapshot: una famiglia piuttosto sopra le righe. Il capofamiglia Leander, la consorte Sarah, i figli Moses e Coverly sono personaggi normali solo in apparenza: la loro eccentricità e il loro essere “fuori dal coro” si delineano pagina dopo pagina, attraverso il racconto delle loro vicende che si svolgono in un villaggio immaginario ma più autentico di quelli disegnati sulla cartina geografica.
Potremmo descrivere la vicenda come una sorta di “storia figurata” che rappresenta la metafora di un’America malata, costruita su basi perfettamente corrette ma che si è fossilizzata in un costante compromesso che ha le ha fatto perdere per strada ogni traccia di umana solidarietà.
La prosa non è semplicissima: ci va un poco ad ingranare. Cheever comunque scrive in maniera divina, alternando momenti di umorismo a situazioni drammatiche, con un lirismo di fondo che emerge ad ogni descrizione, che si tratti di un carattere, di un ambiente o della natura in generale.
Forse la sua scrittura – a differenza di quella di altri autori della sua epoca – non è invecchiata benissimo e pare a tratti legata ad un modo di vedere le cose ormai lontano nel tempo. Al di là di tutto ciò, Cheever rappresenta sicuramente uno dei grandi scrittori del Novecento americano e la sua influenza su alcuni autori contemporanei – Philip Roth, ad esempio – non può essere passata sotto silenzio.
Va sottolineato che la casa editrice Modern Library, nel 1998, ha classificato Cronache della famiglia Wapshot al sessantatreesimo posto nella classifica dei 100 migliori libri in lingua inglese del ventesimo secolo: un giusto riconoscimento per un'opera che va assolutamente riscoperta.
Consigliato a: coloro che vogliono fare la conoscenza di un grande autore del Novecento - che ha influenzato parecchi contemporanei - e di cui si parla forse troppo poco.
Voto: 7/10
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