venerdì 20 luglio 2018

Libri in valigia... e Buone Vacanze!


Cari amici lettori...
...è tempo di vacanze (finalmente!)
Per questa ragione il nostro blog chiuderà per un paio di settimane. 
Da buoni lettori non potevamo partire per il mare senza una valigia piena di libri.
Volete sapere che cosa ci porteremo dietro? (domanda retorica: sappiamo che siete curiosi).
Ve lo diciamo subito:

Gio:
Uno scià alla corte d'Europa, Kader Abdolah
L'impeccabile, Keigo Higashino
A modo nostro, Chen He
Autunno tedesco, Stig Dagerman
Il mugnaio urlante, Arto Paasilinna
Come rapinare una banca svizzera, Andrea Fazioli
Tre minuti, Roslund & Hellstrom
Il selvaggio, Guillermo Arriaga
Il sangue è randagio, James Ellroy

Mely:
La seconda trilogia Adamsberg, Fred Vargas
La parte dell'altro, Eric-Emmanuel Schmitt
Estate artica, Damon Galgut
Un anno con Salinger, Joanna Rakoff
Letteratura in copertina, Giovanna Zaganelli
Smile, Roddy Doyle
Everyman, Philip Roth
La bellezza del segno, Francesca Biasetton
La mappa dei passaggi, Pierdomenico Baccalario
Chasseurs de Livres, Jennifer Chambliss Bertman

Naturalmente non contiamo di leggerli tutti, ma ci piace avere una piccola (più o meno) possibilità di scelta.


Buone vacanze a tutti, ci rivediamo ad agosto.

giovedì 19 luglio 2018

Il giorno dei Lord, Michael Dobbs


Michael Dobbs, già capo dello staff della Lady di ferro Margaret Thatcher, dal 2010 è membro della Camera dei Lord. Da noi è noto soprattutto per la trilogia House of Cards, divenuta una celebre fiction con Kevin Spacey. Il giorno dei Lord è il primo capitolo di una nuova serie imperniata sul personaggio di Harry Jones, parlamentare ed ex militare pluridecorato, che ha come caratteristica principale l’innata capacità di indispettire i propri superiori.

La cerimonia d'apertura del Parlamento è, in Inghilterra, uno degli eventi clou dell'anno: in tale occasione le persone più in vista della nazione si ritrovano riunite nel medesimo luogo.
Quattrocento anni prima, il congiurato Guy Fawkes aveva tentato di far saltare in aria tutti i partecipanti.
Ora, a quattro secoli di distanza, un gruppo di terroristi ha deciso di seguire le orme dell’antico cospiratore. Dopo essere penetrati all’interno dell’edificio – in cui sono presenti la regina Elisabetta, il principe Carlo, il Primo Ministro ed altre personalità eccellenti – gli attentatori minacciano di attuare un massacro che cambierebbe le sorti del mondo. Ma gli scellerati non hanno fatto i conti con Harry Jones e le sue straordinarie capacità intuitive.

La vicenda si dipana nell’arco di 24 ore. Assistiamo così, passo dopo passo, all’evoluzione di un evento drammatico; una potenziale catastrofe che non solo rischia di mettere in ginocchio l’Inghilterra ma potrebbe avere un effetto devastante a livello planetario.
La trama è rapida, adrenalinica e senza punti morti. Lo scrittore conosce bene la materia trattata (e si vede): riesce a ritrarre con dovizia di particolari uno scenario verosimile, alternando momenti di ironia a misurati colpi di scena.
Si tratta di un romanzo godibile, capace di regalare qualche brivido in questa torrida estate: il classico thriller da ombrellone, ma a cui va comunque tributata la dovuta considerazione per la qualità e la cura dei dettagli.  


Consigliato a: tutti coloro che cercano una lettura scorrevole e distensiva per le vacanze ed a chiunque ami i thriller ben congegnati e ricchi di tensione.



Voto: 7,5/10



mercoledì 18 luglio 2018

BiblioFurgone #5

Buongiorno!
Oggi vi parlo dell'ultima tripletta-pre-vacanze di libri presi in prestito dalla biblioteca, ovvero facciamo un giretto tra delusioni e disavventure... (ma c'è anche una piccola gioia!).


Il seno - Philip Roth
Si tratta di un libretto molto breve che richiama la kafkiana Metamorfosi, in quanto il protagonista - un insegnante di letteratura che ritorna in altri romanzi dell'autore -  si ritrova trasformato in un seno gigante. 
La lettura è abbastanza piacevole e scorre molto velocemente nel complesso non solo mi è piaciuto e cercherò di recuperarlo appena possibile, ma mi ha anche fatto venire voglia di leggere il libro che ancora mi manca per completare le "avventure" del protagonista: come dicevo prima, gli altri testi con lo stesso personaggio sono Il professore di desiderio (che devo ancora leggere) e L'animale morente (che invece ho letto qualche anno fa).

Faremo foresta - Ilaria Bernardini
Questa volta torna alla ribalta la delusione con l'ennesimo libro che non sono riuscita a terminare.
La storia gira attorno a vari personaggi che si lasciano e si compone delle numerose pippe mentali (talvolta inutili) che si fa la protagonista.
Nonostante sia abbastanza breve, arrivata a metà non ne potevo davvero più e ho interrotto la lettura.

I libri degli altri - Italo Calvino
Ci troviamo di fronte alla raccolota di lettere che Calvino scrisse ad autori e colleghi per dare giudizi sui manoscritti che leggeva. Un testo molto importante e per il quale è partita una petizione al fine di chiedere all'Einaudi di ristamparlo.
Lo ammetto, ho sbagliato io a prenotarlo in questo periodo.
Pensando che avrebbero impiegato un mese a farmelo avere, come spesso accade, ho pensato "Ehi, perché non cominci a metterti in coda? Così quando torni dalle vaanze ce l'hai lì pronto da leggere!"
ERRORE!!!
Purtroppo mi è arrivato a pochi giorni dalla partenza e il prestito scadeva che ancora sarei stata al mare... quindi ho deciso di iniziare ad annusarlo, riconsegnarlo ed eventualmente riprenderlo in futuro per leggerlo con più calma.
In realtà, però, dopo aver letto una cinquantina di pagine ho capito che personalmente preferirei averlo a casa e consultarlo ogni tanto anziché doverlo affrontare coi tempi della biblioteca. Perciò non lo riprenderò in prestito ma, se lo ripubblicheranno, lo comprerò di sicuro. Intanto, comunque, lo consiglio a tutti.


Per oggi ho finito, vi ringrazio per l'attenzione e vi rimando alla prossima!

martedì 17 luglio 2018

Nemesi, Philip Roth


Di Philip Roth si è detto di tutto e di più. Lo scrittore statunitense di origine ebraica è, probabilmente, uno dei più grandi narratori del Ventesimo secolo ed anche in questo libro mantiene fino in fondo le aspettative.
Siamo nel luglio del 1944. Mentre la stragrande maggioranza degli americani di sesso maschile è partita per la guerra, il protagonista Bucky Cantor – inabile alla leva per problemi alla vista – si trova a gestire una situazione difficile. Coordinatore delle attività in un campo giochi, assiste al dilagare di un’epidemia di poliomielite, che miete vittime tra i suoi allievi (soprattutto tra i più giovani).

Ultimo romanzo di Roth prima del ritiro definitivo dalla scena letteraria, Nemesi è un testo ricco di significati. La tragedia della malattia e dell’improvvisa scomparsa, il contagio che colpisce a tradimento gli innocenti, il rapporto con un Dio che dovrebbe essere buono ma in realtà permette tali crudeltà: questi sono i punti cardine di una vicenda appassionante, eccezionalmente ricca di pathos e partecipazione rispetto alle altre opere di uno scrittore che – molto spesso – si è dimostrato piuttosto algido nella descrizione dei sentimenti e delle relazioni umane.
Ci troviamo al cospetto di un Roth del tutto insolito, in cui l’elemento “fattuale”  (quello che riguarda cioè la descrizione degli eventi) egemonizza il racconto, prevalendo sulle poderose ponderazioni a cui Roth ci ha abituato in altri romanzi, quali ad esempio Pastorale Americana o La macchia umana. L’America sullo sfondo – un paese impegnato in un sanguinoso  conflitto – assurge al ruolo di coprotagonista della storia, con un presidente (FDR) reso invalido dalla stessa malattia che ha colpito i ragazzi di Bucky.
     
La “Nemesi” del titolo, alla fine, diventa per il protagonista una sorta di palla al piede che condizionerà il resto della sua esistenza: la convivenza con un doloroso quanto irrefrenabile senso di colpa e la sua costante, continua, tragica espiazione.


Consigliato a: coloro che amano la letteratura americana ai suoi massimi livelli ed a chiunque voglia scoprire l'ennesima sfaccettatura di un autore unico, possessore di un'irraggiungibile capacità di analisi della realtà.


Voto: 7,5/10





lunedì 16 luglio 2018

La scatola nera, Amos Oz


Alec e Ilana, i due protagonisti del romanzo, sono separati da sette anni.
Hanno rotto completamente i ponti ed il loro figlio, Boaz, è stato rinnegato dal padre. Ilana, nel frattempo, si è risposata con Michel, nazionalista ed ortodosso, mentre Alec si è trasferito negli Stati Uniti dove è diventato celebre per le sue opere sul fanatismo religioso.
Questa incomunicabilità si spezza all’improvviso a causa di una lettera che Ilana invia ad Alec: la donna è fortemente preoccupata per il futuro del figlio, ragazzo impetuoso, aggressivo e ribelle.

Attraverso le lettere che i vari protagonisti si scambiano, Oz racconta una vicenda fortemente pervasa di passioni e di sentimenti, che si misurano lungo il fluire delle pagine, arrivando a sgretolarsi come la più friabile delle pietre.
I personaggi – e proprio qui sta l’originalità del romanzo - non si confrontano all’interno del racconto, ma lo fanno “a distanza”, in forma epistolare. Tutti i personaggi comunicano fra loro attraverso lettere (a volte addirittura brevi telegrammi), che costituiscono l’impalcatura su cui poggia il corpo del romanzo. Quasi come se stessimo osservando il contenuto di una “scatola nera” di un aereo, vediamo scorrere davanti ai nostri occhi  la storia di una famiglia in dissoluzione: i comportamenti e le pulsioni dei protagonisti diventano chiari ai nostri occhi, attraverso il racconto di un amore finito e delle sue amare quanto inevitabili conseguenze.
Lo scenario è colorato di una profonda e mai edulcorata passione fisica, erotica, sensuale, ma anche di una fervente passione religiosa: due pianeti opposti che si sfiorano fino ad arrivare a compenetrarsi.

La scatola nera è sicuramente una lettura ostica e, per certi versi, abbastanza pesante. Trasmette però tonalità sfumate ed a volte contrastanti, che ci fanno comprendere fino in fondo cosa si celi dietro lo schermo di una coppia che si è persa per strada, lasciando alle proprie spalle dubbi irrisolti e insopportabili rimpianti.


Consigliato a: coloro che sono alla ricerca di una lettura difficile, a tratti ardua, ma capace di esprimere contenuti elevati ed a chiunque ami la letteratura israeliana contemporanea, qui rappresentata da uno dei suoi autori più intensi ed acclamati. 


Voto: 7/10


venerdì 13 luglio 2018

Lo schiaffo, Christos Tsiolkas


Sinceramente mi aspettavo di più. Dopo aver letto alcune critiche che paragonavano questo romanzo alle opere di Philip Roth, Jonathan Franzen o Don De Lillo, mi sono reso conto che talvolta i recensori, colti da improvviso entusiasmo, esagerano nei paragoni e nelle valutazioni.  Non fraintendetemi: non sostengo affatto che si tratti di un pessimo romanzo… però le aspettative piuttosto alte non me l’hanno fatto apprezzare come sarebbe accaduto in circostanze normali.   

Siamo a Melbourne, in Australia, in un’enclave di origine greca. Héctor e Aisha hanno organizzato un bel barbecue nel giardino di casa, invitando amici e parenti. Tutto sembra andare nel migliore dei modi fino al momento in cui Hugo, il pestifero figlioletto di Gary e Rosie, tira un calcione negli stinchi di Harry, il cugino di Hector. A quel punto, Harry molla uno sganassone al bambino. Da lì in avanti, l’equilibrio della piccola comunità comincia a vacillare. Pregiudizi sociali e razziali, gelosie e risentimenti emergeranno improvvisamente, contribuendo a  scavare un solco profondo tra le persone coinvolte.

L'obiettivo evidente di questo romanzo è quello di raccontare le umane miserie, che vengono osservate sia attraverso gli occhi degli adolescenti sia dal punto di vista delle persone più anziane.
Nonostante le buone intenzioni, però, il romanzo di Tsiolkas non decolla come vorrebbe. Non è una brutta idea scegliere di far narrare la vicenda da diversi punti di vista; il problema è che taluni di questi risultano un po' deboli e poco interessanti.
I personaggi hanno una caratterizzazione che, talvolta, risulta eccessiva; le descrizioni delle scene di sesso sono spesso volgari e fuori luogo, quasi puntasserro alla provocazione gratuita. 
Le vicende narrate, inoltre, faticano a supportare le dinamiche che si vengono a creare tra i vari protagonisti, provocando un progressivo calo d'attenzione da parte del lettore.
Al di là di tutto, l'ambientazione Australiana risulta interessante e contribuisce a fornirci un'idea di una nazione di cui - almeno dal punto di vista letterario - conosciamo poco o niente.


Consigliato a: coloro che vogliono scoprire la nuova letteratura australiana, attraverso un'opera magari imperfetta ma capace di rendere l'idea di un continente che si trova agli antipodi del mondo che conosciamo (e non solo dal punto di vista geografico).


Voto: 6+/10


giovedì 12 luglio 2018

Grande seno, fianchi larghi, Mo Yan


Un grandissimo romanzo: tra i migliori che mi sia capitato di leggere in vita mia.
Una saga familiare davvero appassionante: epica, potente, lirica, commovente.
Dalla Cina rurale e feudale di inizio novecento al moderno capitalismo, Mo Yan (Premio Nobel 2012) ha raccontato la storia di una famiglia cinese attraverso la voce di Jintong, unico figlio maschio, estimatore del seno femminile, venuto al mondo dopo sette sorelle. E così, attraverso le vicende dei protagonisti, ci si perde completamente tra le pagine del romanzo e ci si ritrova improvvisamente immersi in quella che è stata la storia cinese del ventesimo secolo.

Dalla lotta per la sopravvivenza, contro miseria e tribolazioni, passando attraverso le repressioni dell'epoca Maoista, fino ad arrivare al capitalismo odierno, Mo Yan è riuscito miracolosamente - per la bellezza di 900 pagine fitte - a non perdere mai il filo della narrazione, facendo convivere decine di personaggi e a descrivere perfettamente periodi storici e fenomeni culturali in una "cavalcata" attraverso i decenni, fortemente sospinta dal vento del cambiamento.

Momenti di vera ed intensa commozione si alternano ad eventi estemporanei, a volta addirittura comici. L'abilità dello scrittore riesce però ad amalgamare perfettamente queste diverse anime del racconto, lasciando nel lettore la sensazione di aver assistito a qualcosa di unico ed irripetibile, di aver letto un libro destinato a rimanere nella memoria.
Giudizio? Forse sarò di parte... ma per me questo è un Capolavoro (con la "C" maiuscola)!


Consigliato: a chi ama le grandi saghe familiari, la scrittura poetica e sublime ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno dei più straordinari narratori viventi.


Voto: 9/10 


mercoledì 11 luglio 2018

Dove siamo arrivati... #8 - Mely

Salve, gente!
È giunta l'ora di fare un altro punto sulle mie ultime letture, poiché ho qualche titolo in arretrato di cui parlarvi e vorrei farlo prima della partenza vacanziera.
Bene... CIANCIO ALLE BANDE e vediamo quali sono i cinque libri di cui vi racconto oggi!
Partiamo da un veloce dossier su Roy Lichtenstein, che devo dire è molto sul "ni" poiché la spiegazione mi è parsa troppo vaga e si è ripresa solo nell'ultima parte. Le opere mostrate, però, sono davvero meravigliose e aiutano a far risollevare il tutto. Sinceramente mi piacerebbe molto vedere una mostra dell'artista, di cui a scuola si studia davvero troppo poco.

Ho poi letto un libro piccolo nella mole ma con un messaggio molto importante, ovvero Il delfino. Questa breve storiella, accompagnata da illustrazioni, parla di un delfino amante del surf che vorrebbe uscire dall'area in cui vive con il suo clan e andare in cerca dell'onda perfetta. Tutti lo deridono e pensano che sia pazzo e che dovrebbe dedicarsi alla pesca, ma lui non demorde e un giorno... succede qualcosa - che non vi dico, altrimenti spoilero. 😁
Tuttavia, il messaggio che lascia il libro è proprio quello di seguire sempre i nostri desideri senza dare ascolto a chi vuole tarparci le ali.

Successivamente ho cominciato una tetralogia per ragazzi grazie a mia cugina, che mi ha simpaticamente prestato i primi due volumi. Si tratta della Bottega Battibaleno, di cui ho letto Una valigia di stelle e La bussola dei sogni.
Protagonista è un ragazzino che, in seguito alla bocciatura, viene affidato dal padre al reverendo del paese affinché gli trovi qualche bel lavoretto da svolgere in estate. Tra una cosa e l'altra, il giovanotto si ritrova a dover consegnare una lettera molto particolare ad un indirizzo altrettanto strano. Questo fatto darà il via a numerose avventure che prevedono incontri con creature decisamente poco comuni, come giganti che amano gli indovinelli e uomini verdi che giocano a carte. Devo dire la verità: il primo libro mi è parso molto lento ed ero quasi tentata a lasciarlo a metà, mentre il secondo è stato decisamente più carino. Ho già prenotato il terzo in biblioteca, quindi vedremo come proseguirà.

Ultimo ma non per importanza, uscita abbastanza recente, copertina bookporn, spammato in ogni dove e primo di una trilogia...
Rullo di tamburi 🥁🥁🥁 INK!!!
Mi viene difficile parlare di questo libro perché è semplice ma contemporaneamente non lo è. Leora è una ragazza che vive in una città in cui tutti sono (e devono essere) tatuati e, alla morte di una persona, i suoi tatuaggi vengono riuniti in un libro cosicché la sua storia possa essere raccontata per sempre. Tutto inizia con la morte del padre della ragazza e, com'è facile intuire, ci sarà qualche problema col suo libro di tatuaggi.
La storia inizia ad ingranare attorno al capitolo 18, poi vi sono alcune parti abbastanza prevedibili - ma non per questo noiose - e si chiude il volume con una serie di colpi di scena. Nel complesso devo dire che mi è piaciuto e non vedo l'ora di avere il secondo libro tra le mani!
(...devo anche aggiungere che mi ha messo voglia di fare un tatuaggio, ma non diciamolo a nessuno!)

Bene gente, per oggi è tutto.
Come sempre, grazie per l'attenzione e alla prossima!


martedì 10 luglio 2018

Benedizione, Kent Haruf



Con Haruf, purtroppo, non ho molta sintonia.
Dopo aver letto Le nostre anime di notte, romanzo a mio parere abbastanza mediocre (una sorta di Harmony dedicato alla terza età), ho deciso di dare un'altra possibilità a questo autore ed ho preso in mano Benedizione: uno dei tre capitoli che compongono la cosiddetta Trilogia della pianura.
Si tratta indubbiamente di qualcosa di meglio rispetto alla precedente lettura. Però, se devo dirla tutta, continuo a non capire tutto lo scalpore suscitato da questo scrittore statunitense, catapultato nell'olimpo della notorietà internazionale dopo anni di oblio più o meno assoluto. 

La scrittura è a tratti elementare, senza troppi guizzi, con alcune perle espressive (“Lorraine entrò da fuori”… sfido chiunque ad entrare da dentro!) che lasciano basiti: la colpa sarà di Haruf o del traduttore?
La trama è abbastanza inconsistente, con personaggi banali e stereotipati, ed arriva spesso a dare una sensazione di desolante deja-vu.
L'unico elemento apprezzabile, nel contesto, è rappresentato dalle descrizioni della grande pianura americana: la polvere, il caldo opprimente, le strade sterrate, gli odori e di sapori di luoghi catapultano il lettore in un territorio inesplorato, a metà strada tra il vecchio west e la moderna civiltà urbana. Troppo poco, però, per trasformare un romanzo qualunque in qualcosa di memorabile.

Chi ha tirato fuori termini di paragone con Philip Roth o Corman McCarthy, probabilmente, ha esagerato un pochino: Haruf non si avvicina ai grandi della letteratura americana manco a distanza di telescopio.
Rimane però una domanda a cui, sinceramente, non sono in grado di rispondere. A cos'è dovuto questo straordinario successo postumo? Com'è possibile che uno scrittore a lungo trascurato cominci, tutto ad un tratto, a scalare le classifiche di vendita, trasformando i suoi "vecchi" libri in best sellers?


Consigliato a: chi ama l'America con i suoi spazi immensi ed a chiunque abbia l'intenzione di (ri)scoprire un autore il cui successo "postumo" è stato davvero inaspettato.


Voto: 5,5/10



lunedì 9 luglio 2018

84 Charing Cross Road, Helene Hanff



Questo è un libro “piccolo” solo nelle dimensioni (un centinaio di pagine circa). In realtà questa raccolta di lettere, che si legge in un poco più di un paio d’ore, racconta un qualcosa di grande e di straordinario, capace di travalicare le distanze e colmare l’oceano che separa due mondi lontani come gli USA e l’Inghilterra del secondo dopoguerra: la vera storia di un'amicizia tra due persone unite dalla comune passione per i libri, l’arte e la cultura.

Helene, giovane sceneggiatrice statunitense ed appassionata lettrice, intreccia una lunga corrispondenza con Frank Doel, commesso di una libreria britannica. La donna cullerà per lunghi anni il sogno di approdare in Inghilterra, nazione che considera un po’ come la patria dell’arte e della letteratura. Non riuscirà però a conoscere di persona il suo interlocutore e a visitare la libreria in cui lavora: Frank scomparirà prematuramente per una peritonite ed il negozio chiuderà definitivamente nel 1970, prima dell’approdo di Helene a Londra in occasione dell’uscita del libro in cui sono state raccolte le lettere del carteggio.

Attraverso vent'anni di corrispondenza, racchiusi tra il 1949 e il 1969, facciamo la conoscenza di due personaggi indimenticabili come Frank ed Helene; allo stesso tempo, ci immergiamo nella Londra postbellica: una città che rappresenta il simbolo di una nazione in difficoltà, in cui vigeva un ferreo razionamento ed il dono di un prosciutto o di un paio di calze era un evento in grado di cambiare la vita delle persone.
Delicata e deliziosa, quest’opera racconta la storia di un'amicizia limpida e disinteressata, nata per puro caso, e dell’amore comune per l’oggetto “libro”. Questa raccolta epistolare, più di tanti romanzi, riesce a spiegare con semplicità che cosa rappresenti il piacere della lettura e - a mio personalissimo parere - costituisce un qualcosa di imprescindibile per tutti coloro che adorano i libri ed amano sentire frusciare tra le dita le loro pagine lievi, soavi, sottili.


Consigliato: a tutti coloro che amano i libri, adorano parlarne e sentirne parlare, e provano una sensazione speciale nell'accarezzarli, maneggiarli e accudirli quasi fossero creature vive e reali.


Voto: 7,5/10 



venerdì 6 luglio 2018

Everyman, Philip Roth


La lettura di questo romanzo breve lascia il segno!
"La vecchiaia non è una battaglia, è un massacro": questa frase mi è rimasta particolarmente impressa, tanto da farla mia pochi istanti dopo averla letta.
In una società come quella occidentale, che tende spesso a rimuovere il concetto della "morte", nascondendolo opportunamente dietro il benessere e l'opulenza, è davvero coraggioso (oltre che insolito) addentrarsi nei meandri di una vita umana ed osservare il suo lento ed inesorabile disfacimento.

Il protagonista del racconto ha il suo primo contatto con la morte durante l'infanzia, quando vede emergere dalle onde del mare un corpo gonfio, corroso e devastato. Da quel momento in avanti, la morte diventerà l'inseparabile compagna di un percorso lungo un'esistenza: dapprima rimarrà sullo sfondo, dissimulata, affacciandosi solo in determinate occasioni (il decesso dei genitori ad esempio). Col passare degli anni e con l'inevitabile declino fisico, si ripresenterà con sempre maggiore frequenza lungo il cammino del protagonista, portandosi via affetti ed amicizie.
È davvero notevole il fatto che il disfacimento fisico del protagonista, la sua debolezza incipiente e la sua progressiva resa davanti agli eventi, sia accompagnata dall'immagine di un'America sempre più vulnerabile e che, all'indomani dell'11 settembre, si risveglia più insicura e più timorosa dell' avvenire. Questa non è altro che una sottile metafora della vita umana... una vita che appare solida ed invincibile negli anni della gioventù ma che, col passare del tempo, sconta quotidianamente la paura che dietro la notte non possa più esserci un domani.

Questo libro, seppur breve (poco più di un centinaio di pagine), mi ha lasciato moltissimo: spunti di riflessione, ma anche il confronto con paure quotidiane con con cui ognuno di noi, volente o nolente, dovrà prima o poi fare i conti.
E, alla fine della fiera, emerge un elemento inconfutabile: parlando della morte, paradossalmente, Roth ha scritto un meraviglioso libro che parla della vita.


Consigliato a: coloro che vogliono affrontare "l'ultimo Roth", attraverso un romanzo che rappresenta il canto del cigno di un autore straordinario, capace come pochi altri di analizzare i misteri più reconditi dell'animo umano.


Voto: 8/10 


giovedì 5 luglio 2018

Come una famiglia, Giampaolo Simi



Giampaolo Simi, a differenza di altri autori  di casa Sellerio, non ha mai imboccato la strada della “serialità”: in La notte alle mie spalle e Cosa resta di noi – per citare due delle opere più note – i protagonisti esaurivano la loro “esistenza letteraria” nell'arco di un unico libro. È quindi sorprendente che in questo ultimo romanzo l’autore toscano abbia scelto come protagonista Dario Corbo, l’ex cronista su cui era incentrato il precedente La ragazza sbagliata. Perché questa scelta? Solo dedicandoci ad un’approfondita lettura, forse, otterremo la risposta al nostro quesito…

Siamo nuovamente in Versilia. Dario Corbo, dopo aver divorziato dalla moglie Giulia, ha abbandonato il mondo del giornalismo ed è stato assunto da Nora Beckford – di cui abbiamo già fatto la conoscenza nel libro precedente – come responsabile della Fondazione dedicata al padre, celebre scultore. Stavolta, però, si troverà alle prese con un problema che lo coinvolge nel profondo. Il figlio Luca, giovane promessa del calcio nazionale, è stato accusato di un reato infamante: quello di aver picchiato selvaggiamente una ragazza nel corso di una festa. Dario, incredulo, si troverà a scavare in mezzo ad una selva oscura di menzogne ed interessi economici, per cercare di salvare la sua famiglia – o ciò che ne resta – dall'annientamento. 

Come al solito Simi ci regala un romanzo avvincente, realistico e pieno di tensione. Sarebbe riduttivo definire Come una famiglia come un semplice noir, perché i temi trattati sono davvero numerosi.
Innanzi tutto, abbiamo a che fare con le vicende di una famiglia in grave difficoltà, che è costretta a fare i conti con il più tremendo dei sospetti: quello covato nei confronti di un figlio inquisito per un reato gravissimo. 
Assistiamo, poi, ad un vero e proprio atto di accusa nei confronti del mondo dorato del pallone: ciò che per un sacco di ragazzi rappresenta una sorte di giardino dell’eden si dimostra, nella realtà, un involucro vuoto e privo di anima, in cui procuratori infingardi ed arrivisti senza scrupoli giocano con la vita delle persone. 
Viene inoltre proposta un’immagine tutt'altro edificante del mondo giovanile - con telefonini che filmano, video che scorrono, social che sputtanano – in cui chi non è abbastanza forte rischia di perdere il controllo di se stesso e soccombere di fronte alla cruda realtà.
Simi racconta questa storia, livida di disincanto e disillusione, con una scrittura scorrevole ed elegante, facendo ricorso di tanto in tanto a rapidi flashback. Ne scaturisce un affresco drammatico ma esaustivo della provincia toscana, da cui trapela una preoccupante deriva di valori nonché il fallimento di quella che dovrebbe essere l’istituzione più importante: la famiglia.


Consigliato a: coloro che sanno apprezzare i noir con l’anima, capaci di far ricorso ad una trama “di genere” per raccontare le distorsioni ed i problemi della contemporaneità, ed a chiunque ami i libri che sanno conciliare pathos e critica sociale.


Voto: 8/10




mercoledì 4 luglio 2018

Lettura di coppia: la giostra del piacere, Eric-Emmanuel Schmitt


Abbiamo letto in condivisione La giostra del piacere di Eric-Emmanuel Schmitt: un romanzo-fiume pieno di personaggi e ricco di avvenimenti, che si intrecciano nella incantevole cornice di Piace d'Arezzo a Bruxelles.
Lo avevamo acquistato un paio di anni fa al Book Pride milanese con l'intento di farne una "buddy read".
Seppure in lieve ritardo sulla tabella di marcia, abbiamo mantenuto la promessa: ora siamo finalmente pronti a darvi il nostro responso su questa lettura. 
Chissà se la pensiamo nello stesso modo? Proseguite... e presto lo saprete!  

Mely:
Mi è piaciuto perché si tratta di uno Schmitt diverso dal solito: ironico, coinvolgente e dalla scrittura talmente scorrevole da non far pesare il fatto che è lungo 650 pagine. Nonostante il primo capitolo un pochino confusionario, dovuto alla necessità di presentare tutti i personaggi, man mano che si prosegue nella lettura diventa più facile destreggiarsi tra le varie storie e seguire le vicende di tutti i protagonisti. Ad alcuni di loro ci si affeziona immediatamente mentre altri meriterebbero tante dosi di schiaffoni. Come indica il titolo, ci troviamo di fronte ad un carosello di avvenimenti innescati da un foglietto giallo che - pur presentando uno schema di base - non risultano mai noiosi o ripetitivi. 
Voto: 8/10

Gio:
Giudizio positivo anche per me. Certo, a volte Schmitt risulta un po' "cialtrone", nel senso che, piuttosto di inventare storie originali, diventa un semplice ed umile servitore dei lettori: le trame, i personaggi e la stessa scrittura sembrano voler assecondare a tutti i costi i gusti di un pubblico che ama la sicurezza del consolidato, senza troppi guizzi o intuizioni. La giostra del piacere resta comunque un romanzo estremamente gradevole, dall'indole voyeuristica, che ci spinge ad osservare ogni singolo personaggio con l'occhio distaccato - ma allo stesso tempo partecipe - del lettore appassionato. 
Dopo una prima parte un po' faticosa, in cui l'autore introduce uno ad uno i numerosi protagonisti della vicenda, ci si lascia trasportare ed ammaliare dalla prosa lieve e scorrevole di questo inventore di trame ad orologeria in cui amore e passione, sentimenti e dolore, vita e morte giocano tra loro in una giostra seducente e misteriosa. Nonostante le oltre 600 pagine, il romanzo non ha cedimenti né passaggi a vuoto: e questo, al di là di tutto, costituisce un'indiscutibile merito.
Voto: 7/10 

Questa volta, incredibilmente, ci siamo trovati d'accordo sul giudizio: il libro è piaciuto ad entrambi (un evento che, come ben sa chi ci conosce, capita davvero raramente). Sperando di avervi fornito un valido resoconto, vi ringraziamo per l'attenzione dandovi appuntamento per tante nuove, piacevoli letture. 


martedì 3 luglio 2018

Il mastino dei Baskerville, Arthur Conan Doyle



“Chi non muore si rivede”, recita il vecchio adagio. Sì, perché fu proprio con questo romanzo che Conan Doyle resuscitò il suo celeberrimo protagonista, che aveva deciso di sopprimere nel racconto intitolato L'ultima avventura di Sherlock Holmes.
Come al solito, si tratta di un'opera ben congegnata, dalla trama intrigante e coinvolgente, in cui Holmes – facendo affidamento alle sue inarrivabili doti di logica - riuscirà a risolvere l’enigma addentrandosi in un'atmosfera carica di brivido come quella delle brughiere inglesi.

Il cadavere di Sir Charles, erede della fortuna dei Baskerville, viene ritrovato nei pressi della sua faraonica villa: in apparenza, le cause del decesso sarebbero riconducibili ad un grosso spavento. Il dottor James Mortimer, amico della vittima, è invece convinto che la morte sia  imputabile ad un’orrida creatura, dalle sembianze di un gigantesco mastino, che si aggira indisturbata per la brughiera. La dinastia dei Baskerville, infatti, sarebbe vittima di una terribile maledizione, che si tramanda di generazione in generazione a causa delle colpe dell’avo Sir Hugo.
Mortimer si vedrà pertanto costretto a chiedere aiuto a Sherlock Holmes e al dottor Watson per risolvere il mistero e per proteggere Sir Henry, l’ultimo erede della famiglia, su cui incombe una persistente minaccia.

Probabilmente, dei quattro romanzi imperniati sulla premiata ditta Holmes & Watson (gli altri sono Uno studio in rossoIl segno dei quattro e La valle della paura), questo è il meno riuscito: i personaggi, col passare degli anni, cominciano a risentire di una certa stanchezza e la trama appare un po’ macchinosa ed a tratti forzata. Interessante, però, è la scelta di aver optato per un’ambientazione diversa rispetto alla “solita” London City e di aver fatto narrare gran parte della vicenda al dottor Watson, attraverso un intrigante “flashback”.
I soliti detrattori diranno, probabilmente, che il personaggio di Sherlock Holmes manca  di profondità psicologica… Lui però è un’icona della letteratura gialla, che assurge alla posizione di Mito. Ed ai miti, come ben sappiamo, si perdona tutto… o quasi.


Consigliato a: tutti gli amanti del giallo classico, delle brughiere inglesi e delle atmosfere piene di brivido... ed a chiunque apprezzi il carisma e l’infallibilità del detective con la pipa del 221/B di Baker Street.


Voto: 7/10


lunedì 2 luglio 2018

Uomini e topi, John Steinbeck


Un capolavoro della letteratura mondiale.
George Milton e Lennie Small, due braccianti stagionali, giungono in un ranch della California. Siamo alla fine degli anni venti: l’epoca della grande crisi, che ha lasciato i suoi strascichi in un’America che si è dimostrata, alla prova dei fatti, meno forte di quel che credeva di essere.
Lennie è forte e possente come un toro ma ha il cervello di un bambino piccolo: nonostante l’impegno di George per proteggerlo (dagli altri ma, soprattutto, da se stesso), non riuscirà a sfuggire al proprio destino, andando incontro alla tragedia incombente.

In poco più di cento pagine Steinbeck è riuscito a condensare lo spirito e le problematiche di un’epoca difficile e piena di contraddizioni. Povertà ed utopia, amicizia e solitudine, razzismo e disillusione sono gli ingredienti di un racconto che tocca il lettore nel profondo. Il sogno americano – il desiderio di possedere un pezzo di terra, con un orto, qualche mucca e dei conigli - viene frantumato e dissolto nel vento caldo della California dalla inoppugnabile crudeltà degli eventi: la speranza si rivela essere una semplice illusione; i sogni un qualcosa di intangibile che scivola via pian piano, come sabbia tra le dita.

Scrittura asciutta, essenziale, diretta, che restituisce – grazie anche all'ottima traduzione di Cesare Pavese – l’anima di un’America che non è ancora nazione ma un manipolo di persone che si muovono, agiscono e si sfiancano inseguendo le proprie inquietudini e insoddisfazioni.
Fu il mio primo Steinbeck… che instillò in me il desiderio di leggere anche gli altri romanzi (Furore e La valle dell'Eden, prima di tutti).


Consigliato a: coloro che vogliono confrontarsi con un caposaldo della letteratura americana del Novecento: un romanzo breve ma capace di rendere l'idea e lo spirito di un'epoca.


Voto: 8/10