martedì 30 aprile 2019

La confusione morale, Lodovico Festa


“Che barba che noia, che noia che barba” commentava Sandra Mondaini, alcuni anni or sono, alla fine di ogni episodio di casa Vianello. Faccio mia in toto questa affermazione nel parlarvi di La confusione morale di Lodovico Festa che balza di diritto nella top ten dei romanzi più tediosi e soporiferi che mi sia capitato di leggere.
Eppure, con il precedente La provvidenza rossa (oltre 30.000 copie vendute) l’autore era riuscito nel difficile intento di miscelare trama gialla e scenario politico, ricostruendo un credibile affresco del PCI sul finire degli anni settanta, con una riuscitissima descrizione dell’apparato di partito e delle sue gerarchie interne.

Stavolta lo sguardo di Festa si sposta dal PCI al partito socialista, nel momento in cui il movimento aveva raggiunto l’apice della sua influenza politica. Siamo all’inizio degli anni Ottanta: gli anni del rampantismo e della Milano da bere.
L’autore torna ad utilizzare, a mo’ di pretesto, una trama gialla per raccontare la politica italiana con i suoi conflitti e le sue contraddizioni. L’omicidio di un assessore comunista è infatti il fattore scatenante che spinge il protagonista, l'ingegner Cavenaghi (già incontrato nel primo romanzo), ad indagare nei meandri dei quadri di partito per cercare di trovare la soluzione all’enigma. In quegli anni – è bene ricordarlo – la giunta milanese era a maggioranza socialista ma con la partecipazione del PCI; una contraddizione in termini visto che, a livello nazionale, si stava inasprendo la polemica comunista contro Bettino Craxi.

Purtroppo, mentre in La provvidenza rossa ogni cosa funzionava alla perfezione, in questo sequel i risultati sono assai modesti. L’indagine poliziesca appare quasi come una sorta di decalcomania, appiccicata in maniera piuttosto grossolana su una trama a contenuto politico che risulta greve  e prolissa.
Nonostante l’argomento sia interessante e l’analisi dell’autore sia attenta e precisa, il libro non funziona. Troppa retorica centrifugata; troppi bla-bla-bla che si susseguono pagina dopo pagina, rischiando di far perdere al lettore il filo della trama; troppi concetti ripetuti più volte fino allo sfinimento. E – giunti alla fine del libro con estrema fatica – non rimane altro che una vaga ma persistente sensazione di noia.


Consigliato a: coloro che vogliono rispolverare la loro conoscenza degli scenari politici degli anni Ottanta, durante l’apogeo craxiano e prima dell’avvento di “Mani pulite”.


Voto: 5/10




lunedì 29 aprile 2019

La schiuma dei giorni, Boris Vian





Premetto che, prima di leggere questo libro, conoscevo Boris Vian solo come cantautore (in particolare per il brano Il disertore, la cui versione italiana è di Ivano Fossati). La lettura di La schiuma di giorni è stata quanto mai illuminante, perché mi ha fatto scoprire un narratore dotato di un’originalità stilistica più unica che rara, che fa leva su una prosa surreale in cui l’inventiva ed i giochi di parole hanno un ruolo di primo piano.

Colin è un giovane libertino che trascorre il suo tempo dedicandosi a strumenti musicali di sua invenzione ed a girovagare con l’amico Chick, un ingegnere che sperpera tutto il suo denaro per collezionare le opere di Jean-Sol Partre.
Un bel giorno, nella vita del ragazzo, fa capolino l’amore: quel sentimento incontenibile ed esplosivo destinato a sconvolgere la vita di chiunque ne rimanga preda. L'incontro con Chloé è un vero e proprio colpo di fulmine, tanto che i due innamorati decidono di convolare a giuste nozze in un battibaleno. Al ritorno dalla luna di miele, però, la giovane moglie si ammala improvvisamente: nei suoi polmoni si annida una ninfea in costante espansione, capace di inibire il respiro. Il tempo scorre via sempre più rapidamente, come una lepre impazzita, mentre la casa dove Colin e Chloé vivono, inizialmente di enormi dimensioni, comincia a restringersi sempre di più.

Che dire di Boris Vian? Dopo questo primo approccio, sono evidenti i punti di contatto con un predecessore/contemporaneo come Raymond Queneau (Zazie nel metro) ma anche con un autore arrivato parecchi anni dopo come Daniel Pennac (il ciclo di Malaussène, in particolare). Uscendo dal campo prettamente letterario, non sarebbe sbagliato un accostamento con il genio di Salvador Dalì o l'immaginario di Luis Buñuel.
Al di là di ogni paragone è encomiabile, in Vian, la capacità di affidarsi ad un racconto che è leggero solo in apparenza. La storia narrata, infatti, abbandona ben presto ogni sembianza di levità per giungere a scavare solchi profondi nel cuore e nella mente del lettore.
Nonostante qualche momento di stallo, che rischia di creare un po’ di confusione, Vian è riuscito nell'intento di scrivere un libro sull'amore, sulla sua magia e su come esso possa trasformare di punto in bianco l’esistenza di una persona. Con il suo estremo surrealismo, il suo macabro cinismo e la sua debordante allegria, l’autore ha regalato ai lettori di ieri e di oggi la sorprendente illustrazione di mondi ed esistenze affascinanti proprio perché, in fondo, risultano del tutto irrealizzabili.

N.B. 
Va evidenziata, infine, l’accuratezza dell’edizione Marcos y Marcos, impreziosita da un’imperdibile prefazione di Ivano Fossati e da un'interessante intervista a Daniel Pennac.


Consigliato a: coloro che vogliono fare la conoscenza di un autore originale, capace di prodigiose invenzioni linguistiche, ed a chiunque ami le vicende surreali raccontate con fantasia, cinismo ed allegria.


Voto: 7/10



domenica 28 aprile 2019

I quattro giusti, Edgar Wallace





È stata davvero un’ottima idea quella di festeggiare i novant’anni del Giallo Mondadori con una collana, innovativa sia nel formato sia nella grafica di copertina, in cui verranno alternati inediti di famosi giallisti italiani (il primo è Andrea Camilleri) a ristampe di grandi autori.
Non si poteva iniziare meglio di così: tra le prime uscite troviamo infatti I quattro giusti, l’opera prima di Edgar Wallace, che all’epoca della pubblicazione (1905) regalò all’autore britannico un successo fulminante, dando il via ad una straordinaria carriera.

Nel romanzo vengono narrate le gesta di quattro implacabili vendicatori – che in realtà sono insospettabili personaggi dell'alta società – il cui compito è quello di catturare e punire i malfattori.
In questo primo episodio – nel corso degli anni, ne seguiranno parecchi altri – i quattro protagonisti indirizzano la loro attenzione verso Sir Philip Ramon, Ministro degli Esteri del Governo Britannico. Il politico, tenace ed ostinato, vorrebbe introdurre una legge liberticida, attraverso cui gli esuli che hanno trovato rifugio nel Regno Unito verrebbero rispediti al paese d’origine, pronti per diventare vittime dei vigenti regimi totalitari.
I quattro giustizieri hanno pubblicamente manifestato l'intenzione di uccidere Sir Philip, nel caso costui non tornasse sui suoi passi, bloccando l’approvazione della legge.
Il ministro, messo sotto la protezione di Scotland Yard, non sembra dell’idea di fare marcia indietro. Riusciranno le forze di polizia a salvare lo statista dalla mano dei quattro misteriosi vendicatori?

Questo libro è uno dei classici della letteratura gialla inglese. Ambientato nella Londra di inizio Novecento, ci propone l’immagine di una città pulsante, in perenne movimento, in cui i giornali e le forze di polizia rappresentano i veri e propri protagonisti sulla scena mondana.
Nonostante questo libro non sia invecchiato troppo bene – scrittura, caratterizzazioni e sviluppo degli snodi narrativi appaiono un po’ datati – merita comunque di essere letto anche dal pubblico delle nuove generazioni.
Sostenuto da un ritmo notevole, coinvolgente e ben congegnato, quest’opera rappresenta una chicca del genere: una lettura scorrevole e avvolgente, in grado di soddisfare sia gli appassionati del giallo classico sia quella del lettore medio, alla ricerca di un testo veloce da leggere nel corso di un week end.


Consigliato a: chiunque voglia fare la conoscenza di uno dei padri del giallo ed a chiunque ami le atmosfere - torbide ed intriganti ma pur sempre fascinose - della Londra di inizio Novecento.


Voto: 7,5/10



giovedì 25 aprile 2019

ESCAPE BOOK #1 – Il segreto del club, Ivan Tapia





Tornano – dopo un bel po’ di tempo – le nostre letture di coppia. Stavolta abbiamo scelto un libro molto particolare: un testo interattivo in cui il lettore si trova ad impersonare la figura della reporter protagonista, dovendo quindi risolvere gli enigmi in prima persona.

Candela è una giovane giornalista che si occupa di un caso molto particolare: un gruppo di persone compra e rivende titoli di aziende per portare un grande scompiglio economico in Europa e lei vuole andare in cerca di prove per impedire il disastro. Per farlo, decide di sfidare il capo di tale gruppo ed entra nel Dedalo, ovvero un sistema di sicurezza molto particolare: si tratta, infatti, di una serie di stanze da cui è possibile uscire solo risolvendo degli enigmi. Se già così non è semplice, a complicare le cose si aggiunge la lotta contro il tempo, dato che nella prima stanza viene diffuso un gas letale e, se si vuole sopravvivere, è fondamentale raggiungere in tempo l’ultima stanza per ottenere l’antidoto.

La lettura è intrigante e divertente, tuttavia vi sono alcuni difettucci qui e là, come ad esempio:
- errori di stampa
- testo a tratti ripetitivo
- non c’è un totale adattamento della traduzione per le chiavi degli enigmi
- l’impaginazione di alcune tavole non agevola il lettore poiché parte degli schemi gira nella piega dell’apertura centrale delle pagine (in sostanza, dovete spalancare MOLTO bene il libro per vedere TUTTO lo schema)

Per procedere nella lettura è necessario risolvere tutti gli indovinelli, ma se vi spaventa l’idea di non farcela non abbiate paura perché nelle ultime pagine si trovano indizi e soluzioni!

Mely:
Io mi sento di dare un voto positivo a questo libro perché, nonostante le pecche, ho trovato originale l’idea di un libro-game per adulti che riprende il concetto dell’escape room e lo mette alla portata di tutti. Inoltre, mi è sembrato un ottimo passatempo e credo che nei volumi successivi ci possa essere un miglioramento: il potenziale c’è e credo sia compito del traduttore/della casa editrice tirarlo fuori al massimo delle possibilità.






Gio:
Indubbiamente è interessante il progetto di adattare in un libro a tema il fenomeno delle escape-room, che sta pian piano dilagando nella nostra cultura. Purtroppo, la trama è ripetitiva ed inconsistente: una sorta di “pretesto” per la redazione del volume che, dal punto di vista della lettura intesa in senso lato, non soddisfa per niente (si tratta, in sostanza, di un thriller di bassa lega e piuttosto raffazzonato). Rimane, al di là di tutto, il divertimento quasi fanciullesco di risolvere gli enigmi per procedere nella sfida: per chi sa accontentarsi, questo stimolo ad andare avanti può essere anche sufficiente. 




mercoledì 24 aprile 2019

Nero ananas, Valerio Aiolli





Premetto che, fino a qualche tempo fa, non conoscevo Valerio Aiolli. La curiosità per la candidatura al Premio Strega (Nero ananas è tra i dodici finalisti!), però, ha costituito un’attrattiva irresistibile e mi ha spinto a leggere questo romanzo che si è rivelato una delle più belle sorprese di questo scorcio di 2019.  
Questo libro rappresenta, prima di ogni altra cosa, una sorta di viaggio all'indietro nel tempo; un’escursione in un passato neanche troppo lontano: quello degli “anni di piombo”, che furono senza ombra di dubbio uno dei momenti più incandescenti della storia del nostro paese. Quattro anni – ricompresi tra il 1969 e il 1973 – che ridisegnarono in maniera indelebile il futuro di una nazione come l’Italia, vittima di un’estremizzazione della dialettica politica che si trasformò in violenza e terrorismo.  

Piazza Fontana fu l’evento che cambiò ineluttabilmente le sorti italiane, chiudendo per sempre “l'età dell'innocenza” (parafrasando Edith Warton) e dando il via alla cosiddetta strategia della tensione, che avrebbe logorato il paese negli anni a venire.
Aiolli miscela abilmente la storia ufficiale – che si svela dietro le figure di un anarchico errabondo, di un politico soprannominato il Pio e di un nugolo di personaggi appartenenti all'estrema destra (il Dottore, Falstaff, Zio Otto e il Samurai) - con la storia più intima e privata, incarnata nella figura di un ragazzino che in quella tragica giornata di dicembre vide sparire sua sorella e che negli anni a venire farà di tutto per ritrovarla.

Con una scrittura fluida e pulita l’autore toscano costruisce un intreccio avvincente, evitando gli usuali cliché dentro cui, talvolta, si sono impantanate le innumerevoli docu-fiction sull'argomento.
Ne scaturisce un romanzo di solido impianto storico in cui le piccole esistenze quotidiane – in particolare quella del giovane protagonista - vengono travolte da eventi più grandi di loro: trame oscure, servizi deviati e bombe letali.
A metà strada tra il resoconto storico/fattuale e il romanzo di formazione, Nero ananas è il duro ritratto di una nazione sull'orlo del baratro: un’Italia allo sbando, che nessuno è più in grado di capire e che scivola pian piano nella barbarie del sangue e degli attentati.
Una lettura utile ed interessante sia per chi è appassionato di letteratura inerente al tema, sia per chi ama le storie minimaliste – come quella del ragazzo e della sua famiglia – che si inseriscono in un contesto più ampio e sfaccettato.


Consigliato a: chi cerca un libro originale e ben scritto, capace di fondere l’inventiva del romanzo con la storia ufficiale, ed a chiunque voglia farsi un’idea delle nuove tendenze della letteratura di casa nostra (la candidatura allo Strega, in questo caso, è emblematica).


Voto: 7,5/10



giovedì 18 aprile 2019

Le assaggiatrici, Rosella Postorino




Sinceramente mi aspettavo di più da questo libro, insignito del prestigioso Premio Campiello. La catalogazione nel novero dei “romanzi storici” è quanto mai impropria, considerato che le descrizioni d’epoca costituiscono più una sorta di contorno alla vicenda principale che un elemento strutturale della narrazione.
Certo, il tentativo di raccontare una pagina del nazismo poco conosciuta è senz’altro lodevole; l’evoluzione della trama rimane però poco incisiva e neanche troppo coinvolgente.

Siamo nella caserma di Krausendorf, nella Prussia orientale, durante la seconda guerra mondiale. Rosa Sauer, moglie di un ufficiale inviato sul fronte russo, è una delle assaggiatrici di Hitler: una delle dieci donne che sono costrette, con cadenza quotidiana, a testare gli alimenti destinati al Fuhrer prima della somministrazione dei pasti, per scongiurare un’eventuale avvelenamento. Per l’ora successiva le sventurate devono restare “sotto osservazione” in modo da fugare ogni sospetto sulla contaminazione del cibo, che potrebbe essere nefasto per il capo del Nazismo.

La scrittura è buona, essenziale e senza troppi fronzoli; la struttura del romanzo però appare un po’ troppo manierata ed incompleta, con qualche insopportabile incursione nei territori della soap-opera. I personaggi sono scarsamente caratterizzati e la stessa figura di Rosa risulta poco interessante e priva di spessore.
Il tessuto narrativo appare poco equilibrato, con troppe lungaggini in talune parti e un’eccessiva sbrigatività in altre che, forse, richiedevano maggior attenzione e più approfondimento. Il finale decisamente affrettato – e forse addirittura un po’ posticcio – non convince per niente e lascia una sensazione di incompiutezza, di quel “vorrei essere ma non sono” in cui molto spesso si impantana gran parte della letteratura contemporanea.
Al di là del giudizio critico, questo libro rappresenta un coraggioso tentativo di uscire dall’usuale circuito delle storie minimaliste, vero e proprio leit-motiv di buona parte dei romanzi italiani di questo scorcio di ventunesimo secolo.    


Consigliato a: coloro che vogliono affrontare una pagina poco nota del secondo conflitto mondiale ed a chiunque desideri fare la conoscenza di un’autrice italiana che si sta facendo largo nell’ambito della letteratura di casa nostra.


Voto: 5,5/10




mercoledì 17 aprile 2019

La claque del libro, A. Borsani

Buongiorno signori!
Oggi vi parlo di un libro che temevo sarebbe stato pesante e invece si è rivelato una piccola perla. Uno di quelli che finirà sicuramente tra i migliori letti nel 2019.
Un libro che mi ha aperto non solo un mondo ma anche un po' gli occhi.


La claque del libro parla esattamente di ciò che dice il titolo: la pubblicità in campo editoriale, il dietro le quinte, ciò che si nasconde nelle spinte date per mettere in evidenza un particolare volume.
State per dire "che palle... ma chissene frega... chissà che peso!", lo so, me lo sento.
E INVECE NO.

Con una scrittura scorrevolissima, piacevole e a tratti ironica, Borsani ci racconta tutto dall'inizio; ci mostra come si è evoluta la pubblicità partendo da molti secoli fa, passando da giornali a muri, per arrivare fino ad oggi. Ci spiega i meccanismi e ci svela che alcune volte nemmeno chi promuove un determinato articolo crede veramente nello stesso. Ed ecco qui la clacque, ovvero quegli applausi fasulli fatti da un pubblico appositamente pagato.

Ci viene ricordato che, mentre per alcuni conta ancora la qualità del prodotto, altri puntano invece sui numeri: ed ecco che, soprattutto negli ultimi anni, entrano in gioco i social network. Se prima piattaforme come Instagram o Blogger venivano quasi snobbate, adesso molti produttori cercano i profili/blog con un alto numero di seguaci e visualizzazioni per fare in modo che sempre più persone vengano a conoscenza dell'esistenza di quel prodotto, a prescindere dalla qualità.

Ma quando non c'erano i social come facevano?
L'autore ci porta ad esempio vari tipi di cartelloni pubblicitari degli anni passati, in cui autori di una certa fama riuscivano a mescolare gli elementi in modo da mettere in vista sia il prodotto per cui si prestavano sia alcune loro opere.

Naturalmente non è tutto fasullo, brutto e cattivo: vi sono stati anche spot e manifesti che invece davvero promuovevano la lettura e i libri.
Ma, soprattutto, non è tutto qui! Infatti l'autore propone moltissimi altri esempi di pubblicità editoriale ed è stato bellissimo vedere libri usati da creatori di altri prodotti, libri usati da autori, pubblicità di altre cose inserite nei libri, e così via...

Insomma, mi rendo conto di aver fatto una minestra di informazioni, ma vi assicuro che questo libro è davvero un piatto curioso e delizioso.
Assolutamente da assaggia- ehm, da leggere!
PS: lo consiglia anche Dorfles, eh... 😉

lunedì 15 aprile 2019

I tempi nuovi, Alessandro Robecchi



Formula vincente non si cambia!
E così anche in quest’ultimo romanzo Alessandro Robecchi prosegue lungo l’itinerario che, fino ad oggi, gli ha garantito ampia attenzione da parte di critica e pubblico: diverse vicende, in apparenza inconciliabili, confluiscono a poco a poco lungo un'unica direttrice e, dopo un riuscito mix di indagine e commedia, accompagnano il lettore verso il finale a sorpresa.
Come sempre la vera co-protagonista del libro è Milano: una metropoli che non è più l’entità nera e nebbiosa descritta da Scerbanenco e neppure la “Milano da bere” degli anni ottanta, ma una città intossicata dai Tempi Nuovi a cui tutti, volente o nolente, finiscono per adeguarsi.

Filippo Maria è uno studente modello, almeno in apparenza. Quando il suo corpo viene rinvenuto in un contesto piuttosto ambiguo - calzoni calati, mani legate al volante, foro di proiettile conficcato nella tempia – i solerti sovrintendenti di polizia Carella e Ghezzi non sanno più dove sbattere la testa (specialmente dopo aver scoperto duemila euro occultati tra i libri nella stanza del giovane).
Nel frattempo Oscar Falcone, che ha appena aperto la sua agenzia investigativa, si trova alle prese col primo caso: Gloria Grechi, fascinosa trentenne, è alla ricerca del marito Alberto, scomparso nel nulla… e lo stesso Carlo Monterossi (non l’avevo ancora nominato, ve ne siete accorti?) non pare restare immune di fronte allo charme e all’eleganza della donna.
L’indagine sull’omicidio del ragazzo condotta dalla polizia e la ricerca dell’uomo da parte di Falcone e Monterossi si incroceranno lungo le periferie milanesi, in una storia dove sarà assai complicato distinguere tra buoni e cattivi, visto che tutti – chi più chi meno – mostreranno comportamenti ambigui e sfuggenti.

La Milano delle scommesse e del gioco d’azzardo, della droga e del racket, della finanza e della corruzione è il palcoscenico ideale per l’ambientazione di questo noir sottile e moderno, in cui il Dio Danaro (una citazione che utilizzo per ricordare un altro celebre autore meneghino, il compianto Renato Olivieri) detta regole, comportamenti e stili di vita, facendo alla fin fine la parte del leone.
Nonostante la trama appaia un pochino smagliata e meno convincente del solito, Robecchi è pur sempre un autore che sa il fatto suo. Al di là di tutto, I tempi nuovi rappresenta una lettura avvincente e divertente, piena di adrenalina e di dialoghi scoppiettanti, che spinge chiunque ad interrogarsi sul limite che separa il giusto dal non giusto, il lecito dal criminale.


Consigliato a: coloro che amano il noir metropolitano condito da una giusta dose di ironia ed a chiunque voglia fare la conoscenza di un autore che, al momento, rappresenta l’unico vero erede spirituale dei vati Scerbanenco ed Olivieri.


Voto: 7/10



venerdì 12 aprile 2019

Thérèse Raquin, Emile Zola



Raramente mi è capitato di affrontare una storia dall’atmosfera così cupa e claustrofobica come quella di Thérèse Raquin. Credo che Zola, con questo romanzo, abbia cercato di fornire al pubblico dell’epoca una sorta di “analisi sociale” del rimorso: ovvero quella crudele e dolorosa sensazione che attanaglia le esistenze dei due protagonisti, conducendoli verso un destino ineluttabile.

Thérèse Raquin rappresenta la lucida esposizione di un delitto (quasi) perfetto. Due amanti travolti da una cieca ed irrefrenabile passione - Thérèse e Laurent - diventano assassini per sbarazzarsi del marito di lei, rimanendo però stritolati dalla loro stessa macchinazione. Il trasporto carnale si trasformerà, a poco a poco, in paura ed egoismo: i due amanti diabolici, pur rimanendo sostanzialmente legati, cominceranno gradualmente ad allontanarsi maturando – ognuno per proprio conto - un vano quanto impossibile disegno di salvezza.

La trama del libro è piuttosto semplice: racconta la storia di un microcosmo pieno di tormenti ed insoddisfazioni, da cui i due protagonisti cercano di fuggire attraverso un’azione delittuosa. Thérèse e l’amante sono, alla fine dei conti, due personaggi da tragedia greca di cui Zola riesce a descrivere in maniera inarrivabile ogni singolo sentimento.
Costruendo una tensione palpabile e angosciante, che dal momento del delitto in avanti si sviluppa in maniera esponenziale, l’autore francese racconta l’insostenibile pesantezza di un crimine, scendendo nei più intimi recessi della follia di Thérèse e Laurent. Alla stregua di un entomologo che esamina da vicino le sue cavie di laboratorio, Zola va alla ricerca della verità nuda e cruda, compiendo un'indagine che è allo stesso sociologica e psicologica. Ne scaturisce un romanzo dallo stile essenziale, quasi clinico, in cui la storia è determinata dal susseguirsi di una serie di avvenimenti, tra loro incatenati in una logica di causa ed effetto.
Non sempre equilibrato tra le sue due parti – quella ante e quella post delitto – Thérèse Raquin rappresenta un classico del naturalismo francese; un libro in cui una vicenda piuttosto comune si sviluppa verso esiti imprevedibili assumendo, col passare delle pagine, delle venature da vero e proprio racconto horror.  


Consigliato a: coloro che vogliono riscoprire un classico della letteratura francese ed a chiunque ami le storie di “delitto e castigo” raccontate con precisione antropologica.


Voto: 7/10





giovedì 11 aprile 2019

Berlin, F. Geda e M. Magnone

Salve, gente!
Sono di nuovo qui e ancora una volta vi parlo di qualcosa che ho gradito molto più di quanto mi aspettassi: si tratta di Berlin, una serie distopica per ragazzi.
Devo ammettere di aver snobbato per anni questa serie e solo di recente ho deciso di acquistare i primi due volumi perché li ho trovati al mercatino ad un paio di euro ciascuno. Una volta terminato il primo, però, ho subito deciso di correre a recuperare i seguiti!


Prima di tutto vediamo quali sono i titoli dei sei volumi che la compongono:
I fuochi di Tegel
L'alba di Alexanderplatz
La battaglia di Gropius
I lupi del Brandeburgo
Il richiamo dell'Havel
L'isola degli dei

La storia è ambientata in una Berlino anni '70, ma c'è qualcosa di molto diverso da quella reale dell'epoca: un virus molto particolare ha praticamente sterminato la popolazione, che ora è composta solo da gruppi di ragazzi in quanto la malattia si attiva verso il 15 anni ed è pressoché impossibile riuscire a sopravvivere oltre i 19. Quindi troviamo palazzi abbandonati, negozi devastati e tanta desolazione.
I ragazzi cercano di vivere come possono ed ogni gruppo ha le sue regole ed il suo stile di vita.
Tutto comincia quando una signorina di una fazione decide di rapire un bambino appartenente ad un'altra... e questo avvenimento porterà una serie di effetti domino, fatti collegati gli uni agli altri, con conseguenti cambiamenti decisamente importanti. Infatti molti ragazzi cambieranno il modo di vedere le cose, qualcuno capirà che fare il bullo non serve a molto e che anzi spesso è meglio la collaborazione. Ma la scoperta più importante è quella legata al virus: andando avanti nella storia si riuscirà a capire da cosa ha avuto origine.

Lo stile di scrittura è molto semplice e scorrevole, direi anche molto diretto e senza fronzoli o ricercatezze, ma riesce comunque a trasmettere le emozioni vissute nelle varie situazioni; i personaggi sono costruiti abbastanza bene e durante la lettura si ha modo di conoscere il loro passato e di vedere anche come maturano nel tempo. 
Gli autori hanno avuto anche una simpatica idea: hanno reso la lettura interattiva seminando indizi nei libri e proponendo del materiale online - tra cui alcuni sfondi per pc/smartphone, file per docenti, diari dei personaggi, ecc... - e una sorta di prova finale da superare per ottenere delle pagine extra non pubblicate. Per questo motivo consiglierei agli interessati di prestare molta attenzione ad alcuni particolari!


giovedì 4 aprile 2019

Doppia verità, Michael Connelly





Il ventesimo romanzo di Connelly con Bosch protagonista – scritto a 27 anni di distanza dal volume di esordio, La memoria del topo – non delude di certo le aspettative. Anche stavolta l’autore statunitense centra in pieno il bersaglio, regalandoci un libro che convince sia per la struttura narrativa che per il ritmo sostenuto, inserendosi in una produzione sempre di altissimo livello.

Stavolta ritroviamo Harry Bosch impegnato ad occuparsi dei cosiddetti "cold cases" per la polizia di San Fernando: una piccola municipalità nell'area di Los Angeles. Tanto tempo è passato ed il nostro detective è invecchiato; risolvere casi lungodegenti pare quindi la cosa più adatta a lui in quel particolare frangente della sua vita. Quando due farmacisti - padre e figlio - vengono assassinati con dei colpi a bruciapelo Bosch, insieme alla detective Bella Lourdes, si ritrova ad indagare su un caso che di "freddo" ha davvero poco.
Nel frattempo Preston Borders, un omicida che trent'anni prima era stato condannato al braccio della morte, ha presentato un ricorso d’urgenza: sarebbero emerse prove a favore della sua innocenza, che dimostrerebbero come Bosch, nel corso delle indagini, avesse deliberatamente manomesso il materiale probatorio. Harry dovrà affidarsi all’aiuto del fratellastro Mickey Haller per cercare di ristabilire la verità e salvare il proprio onore.

Connelly, come ben sappiamo, ha scelto di scrivere la serie di Bosch in “tempo reale”; di conseguenza il suo personaggio è invecchiato romanzo dopo romanzo. Il trascorrere del tempo ha reso il detective meno duro rispetto al passato; il suo carattere ha però acquisito una nota malinconica, da cui trapelano affaticamento (fisico soprattutto) ed empatia.   
Nonostante tutto ciò, Harry riesce a districarsi alla grande tra due casi difficilissimi, uno dei quali lo coinvolge in prima persona.
La scrittura, come sempre, è rapida e tranciante come una pallottola. L’ottima traduzione di Alfredo Colitto restituisce al meglio la prosa dell’autore e, giunti all’ultima pagina, il lettore rimane sinceramente dispiaciuto… perché dovrà attendere un’altra manciata di mesi per leggere il seguito.


Consigliato a: coloro che amano il thriller americano “con l’anima”, che Connelly riesce a rendere nella sua massima espressione, ed a chiunque voglia leggere un romanzo che non concede neanche il tempo di tirare il fiato.


Voto: 7,5/10 



martedì 2 aprile 2019

Elevation, S. King

Buongiorno a tutti!
Voi non sapete quanto sia sorprendente, per me, essere qui a dirvi che ho amato tantissimo un libro di Stephen King.
Eppure è così!

Il libro in questione è la sua ultima fatica e mi ha davvero spiazzata.
Sarò onesta: il primo pizzico di curiosità è nato per via della meravigliosa copertina, poi ho letto la trama e, vedendo che era pure breve, mi son detta che avrei anche potuto dargli un'occasione.
Che dire? Ho fatto BENISSIMO!



Protagonista è un uomo di mezza età che, in seguito alla separazione dalla moglie, si ritrova a vivere da solo (vabbé, col gatto) nella villa che secondo lui era troppo grande anche quando ci vivevano in due.
Il suo nome è Scott e i suoi problemi sono, principalmente, due: il peso che continua a calare e le vicine di casa...
Sì, lo so, di solito uno è felice di perdere peso, ma non quando avviene come è successo a Scott! La cosa particolare, infatti, è che la massa non cambia mai e se sale sulla bilancia il risultato è il medesimo sia che vi salga nudo sia che lo faccia con chili di cose addosso.
Se ve lo state chiedendo, anche con le vicine la situazione è diversa dal solito. Generalmente, infatti, uno si lamenta quando sono impiccione e fastidiose, ma non è il nostro caso: Scott infatti vorrebbe solo avere dei rapporti di buon vicinato! Ma dall'altra parte si trova sempre un muro alto e solido e non ne capisce il motivo.
Quindi cosa farà il nostro simpatico protagonista?
Dopo aver appreso alcune informazioni, approfitterà di una maratona per fare una scommessa con la vicina.

Con una scrittura scorrevolissima, King ci presenta una storia semplice ma non banale (e anche un po' commovente) in cui tratta temi come l'amicizia, il rispetto, la comprensione e l'omosessualità.
Vedere un uomo grande e grosso che si batte per aiutare due donne evitate dalla società come se fossero malate gravi solo perché sposate è un qualcosa che fa davvero un bell'effetto. Se tutti facessero come Scott, prima o poi si vivrebbe in un mondo migliore.

Tornando alla copertina, visto che ultimamente sono intrippatissima sui testi di design editoriale, vorrei darvi un piccolo consiglio: all''inizio vi sembrerà bella ma senza senso, quasi slegata dalla storia; tuttavia, per comprenderla appieno, riguardatela dopo aver terminato la lettura e vedrete che avrà tutto un altro significato.