giovedì 30 maggio 2019

I sette pazzi, Roberto Arlt





Il volume di Boxall 1001 libri da leggere nella vita si sta rivelando una vera e propria miniera d’oro. Poco per volta mi sta aiutando a conoscere opere che, nonostante non abbiano al giorno d’oggi grossa visibilità, vanno annoverate senza alcun dubbio tra i capolavori della narrativa mondiale.
I sette pazzi di Roberto Arlt – uno tra i romanzi che hanno aperto la strada alla letteratura argentina moderna – entra di diritto nella categoria dei libri a cui è difficile rinunciare; rappresenta uno straordinario e feroce apologo delle umane miserie che, con lo scorrere delle pagine, vengono tratteggiate nel loro aspetto materiale ma anche e soprattutto psicologico.

La trama narra le vicende di uno strampalato gruppo di cospiratori da operetta, intenzionati a progettare una rivoluzione che cambierà per sempre le sorti del loro paese. Per finanziare il tutto, il variegato team decide di puntare sull’organizzazione di una catena di bordelli e sulla creazione di alcune centrali elettriche. Facciamo così, poco per volta, la conoscenza del protagonista Erdosain, ladro per pigrizia e bislacco inventore, e dei suoi originali compari dai soprannomi esilaranti: l'Astrologo, il Ruffiano, il Cercatore d'Oro. Una combriccola di personaggi indimenticabili che diventano gli artefici di un progetto folle, da cui emergono risvolti surreali e grotteschi ma anche dolorosi.

Ambientando la storia in un’atmosfera sudamericana scherzosa e “casinara”, Arlt riesce a raccontare con humour nero le peripezie di un gruppo di uomini che vagheggiano di cambiare il mondo, ma finiscono ineluttabilmente per conoscere l’amaro sapore del fallimento. Facendo leva su una trama ricca di sarcasmo ed ironia e su una struttura narrativa di assoluta efficacia, l’autore argentino racconta lo scontro tra una congrega di personaggi infarciti di stravagante idealismo ed il “popolo-massa”, che non chiede altro di essere guidato con mano ferma e pugno duro.
Il realismo più crudo, nello svolgersi degli eventi, si coniuga alla perfezione col gusto per l'assurdo e diventa la trave portante di un romanzo dalle forti connotazioni politiche che, attraverso una spietata quanto fondata critica sociale, riesce ad analizzare il tema della dilagante crisi economica.
Seppur datato – è stato pubblicato nel 1929 – I sette pazzi è un libro che risulta ancor oggi attuale ed universale: un’opera importante che mi sento in dovere di consigliare a chi ama la letteratura di qualità.

N.B. Va ricordato che I sette pazzi è la prima parte di un unico e più ampio romanzo che comprende anche I lanciafiamme (l’autore lo ripete diverse volte nelle “note del cronista”).


Consigliato a: chi vuole fare la conoscenza di uno scrittore dal talento cristallino, capace di fondere analisi sociale ed humour nero, ed a chiunque voglia (ri)scoprire un libro che rappresenta uno dei caposaldi della letteratura sudamericana contemporanea.


Voto: 8/10  



mercoledì 29 maggio 2019

Petali, G. Nettel

Lo scorso anno, più o meno in questo stesso periodo, scoprivo la scrittrice Guadalupe Nettel: proveniente dall'America del sud e autrice di Bestiario sentimentale (di cui mi ero innamorata), Il corpo in cui sono nata (che mi era piaciuto abbastanza) e Quando finisce l'inverno (che invece non aveva proprio neanche ingranato).
Nella prima metà di aprile è uscito questo suo nuovo libro e io ho deciso di darle un'altra chance.


Come si intuisce dal titolo, Petali e altri racconti scomodi è una raccolta contenente sei racconti, di varia lunghezza, il cui fil rouge è costituito dall'ossessione, dalla mania per qualcosa o qualcuno, che porta le vite dei protagonisti verso un cambiamento che personalmente ho trovato un pochino distruttivo.
La scrittura della Nettel è meravigliosa e sa davvero coinvolgere il lettore, tanto che ad un certo punto ci si immerge così tanto nelle storie che c'è il rischio di sentirsi intrusi nella vita dei personaggi. Ci si sente effettivamente scomodi, come se stessimo spiando dalla finestra e stessimo vedendo qualcosa che sarebbe meglio non vedere. Per me, che di solito non amo i racconti, questo è assolutamente un colpo da maestro.

Per quanto riguarda le trame, sono davvero molto varie sia nei contenuti che nei personaggi: un fotografo di palpebre che s'innamora del "difetto" di una ragazza; una donna che spia alla finestra l'incontro del dirimpettaio con un'altra signorina; un uomo che inizia a paragonare se stesso e la moglie a delle piante di tipo diverso; una ragazzina che, vivendo una situazione particolare, cerca la Vera Solitudine; un tizio che tenta di individuare una donna seguendo l'odore della sua urina (ecco, qui mi sono sentita davvero scomodissima); una modella che ha un tic nervoso davvero strano...
Insomma tante situazioni strane che, nella loro stranezza, diventano affascinanti.

Questa raccolta mi è piaciuta persino più di Bestiario sentimentale ed il racconto che ho preferito - volendo sceglierne uno solo - è quello intitolato Bonsai.
In definitiva, sono davvero contenta di averle dato un'altra possibilità... e ora resto in attesa di un prossimo libro.


martedì 28 maggio 2019

Alba nera, Giancarlo De Cataldo



Giancarlo De Cataldo, già autore di uno dei noir più convincenti degli ultimi anni – il celeberrimo Romanzo Criminale -, torna con un thriller allucinato ed ansiogeno ambientato in una Roma seducente ed inquietante, in cui le connessioni tra chi detiene le chiavi del potere ed il mondo del criminalità impediscono di fatto ogni possibilità di cambiamento.
Purtroppo, siamo lontani anni luce dalle auree vette raggiunte dallo scrittore: questo appare più come un romanzo su commissione che come un’opera dettata da un sincero ed inestinguibile afflato narrativo. Ma andiamo con ordine…

Protagonista del libro è il commissario Alba Doria, una donna che soffre di un disturbo della personalità chiamato “Triade Oscura”: una miscela esplosiva di narcisismo, sociopatia ed abilità manipolatoria.
Quando il fantasma di un crudele assassino, creduto morto, rispunta improvvisamente dal passato, Alba dovrà riaprire un’indagine che si rivelerà difficile ed irta di pericoli. Affiancata dagli amici di un tempo - il Biondo, sbirro impetuoso nonché suo ex compagno di vita, ed il dottor Sax, ambiguo funzionario governativo – la poliziotta si scontrerà contro servizi deviati e poteri forti per far emergere una verità ritenuta scomoda. 

Il plot è strutturato su due piani temporali: il passato ed il presente, narrati nei rispettivi tempi verbali. Attraverso questo andirivieni tra l'Italia di ieri e quella di oggi, De Cataldo sembra voler sottolineare come i tanto decantati “tempi nuovi” (cit. Robecchi), in fondo, non si differenziano granché da ciò che conosciamo, con la ragion di Stato utilizzata come alibi per occultare le più grosse porcherie.
Il romanzo è scorrevole ma la trama appare poco originale: un'insopprimibile sensazione di deja-vu colpisce il lettore in questa ennesima riproposizione del modello “uomini che odiano le donne”, in cui snodi narrativi e sviluppo del plot appaiono spesso prevedibili e “telefonati”. I personaggi, inoltre, sono tutt’altro che credibili: poco realistici ed esageratamente sopra le righe. 
Rimane, comunque, l’indubbia capacità di De Cataldo di avvincere il lettore e trascinarlo lungo un itinerario narrativo pieno di tensione ed a tratti angosciante. Abbastanza se ci si accontenta… un po’ poco per chi cerca una storia con l’anima, come quelle a cui ci aveva abituato l’ex magistrato diventato scrittore.


Consigliato a: chi cerca un thriller adrenalinico e scorrevole ed a chiunque ami le storie in cui il protagonista arriva a scontrarsi con i poteri forti e le strutture occulte infiltrate nei meandri più oscuri della Repubblica. 


Voto: 6/10 





giovedì 23 maggio 2019

Il console onorario, Graham Greene



È stata davvero un’ottima intuizione, da parte di Sellerio, quella di ripubblicare l’opera omnia di un grande autore come Graham Greene. Visto che il buongiorno si vede dal mattino, non poteva esserci un inizio migliore di quello sancito da Il console onorario: opera che lo scrittore britannico considerava come la migliore della sua produzione, malgrado non avesse avuto grossa fortuna dal punto di vista commerciale.
“Tutte le cose si fondono l'una con l'altra - il bene e il male, la generosità e la giustizia, la religione e la politica”
Questo epitaffio di Thomas Hardy fa da apripista ad una narrazione potente, forse un pochino datata nella forma e nella struttura, ma che ancora oggi riesce ad incantare l’anima del lettore. 

Siamo negli anni Settanta del secolo scorso, in una località nel nord dell'Argentina situata sulle rive del fiume Paraná (di cui non viene però specificato il nome).
Charley Fortnum, console onorario britannico, è vittima di un clamoroso errore: viene rapito dai ribelli paraguayani al posto della vittima designata, l’ambasciatore statunitense. I guerriglieri, giunti a questo punto, non possono più fare marcia indietro mentre le strutture governative non sembrano volersi sforzare più di tanto per salvargli la vita.
L’unico a muoversi concretamente è il giovane medico Eduardo Plarr, metà inglese e metà paraguayano, costretto dalla situazione politica a lavorare sempre in prima linea.

Amore e sesso, vita e morte, cattolicesimo e politica sudamericana sono gli elementi cardine di un romanzo che, nel suo sviluppo, si trasforma in uno straordinario trattato sull’ambiguità umana e sulle difficoltà di effettuare una scelta in determinati frangenti dell’esistenza.
I protagonisti - Plarr, Fortnum, Leon, Saavedra – sono personaggi profondi e complessi, la cui psicologia è descritta in maniera encomiabile. Si muovono in un contesto sospeso tra aspirazione alla salvezza e eterna dannazione; un mondo in cui la corruzione ha travolto politici, rivoluzionari e religiosi trascinandoli in un sistema privo di qualsivoglia morale.   
Scritto divinamente, Il console onorario dimostra fino in fondo lo stile e la sagacia di un autore che avevo già avuto modo di apprezzare nel celebre Il nostro agente all’Avana e che andrebbe assolutamente riscoperto (ma da questo punto di vista Sellerio sta lavorando egregiamente).


Consigliato a: coloro che vogliono (ri)scoprire un grande autore del Novecento, di cui non si parla abbastanza, ed a chiunque ami le storie che indagano i punti di conflitto all'interno dell’animo umano.


Voto: 8/10



mercoledì 22 maggio 2019

Al computer preferisco il nonno, M. Giancaspro

Negli ultimi anni ho imparato a selezionare i miei acquisti e quasi sempre, quando devo fare compere, so già su cosa puntare: quindi mi guardo attorno cercando esattamente ciò che ho in lista e metto le mani sul bottino.
Ci sono però dei momenti, anzi: dei libri, che richiamano la tua attenzione e ti fanno un po' uscire dai binari... e questo è ciò che è accaduto con quello di cui vi parlo oggi. Ero lì che gironzolavo per il Salone in cerca dei testi che sapevo di volere quando, ad un certo punto, il mio sguardo è caduto su di lui. Vuoi perché ero di buon umore, vuoi perché il titolo era troppo forte, alla fine eccolo qui.


Avevo già sentito nominare questa casa editrice ma non avevo mai letto nulla di loro pubblicazione, quindi ero anche un po' curiosa... però, lo confesso, la combo copertina + titolo + trama ha avuto un grande potere su di me richiamando il legame che avevo con Signor Nonno - che era una cosa assolutamente unica, speciale ed irripetibile.

Il libro si presenta come una serie di racconti in cui il nonno descrive ciascuno dei suoi incontri coi nipoti: ogni lunedì, infatti, il gruppo si riunisce e tutti insieme discutono di vari argomenti. Un'idea geniale, a mio parere, sia per mettere a confronto due diverse generazioni ed il rispettivo punto di vista sia per parlare di fatti storici e della storia di alcuni oggetti che erano di uso quotidiano ad esempio negli anni '50 ma che oggi sono dimenticati o considerati quasi da museo (ad esempio: giradischi, penna stilografica, enciclopedie cartacee per adulti e per bambini, i primi cellulari).

Poiché non vi sono parti narrate tra un incontro e l'altro, inizialmente ho temuto che prima o poi si cadesse nel "noioso e ripetitivo". Fortunatamente, e con mia grandissima sorpresa, questo non è mai accaduto. Anzi, per via dei toni ironici e dei temi trattati, ero sempre più curiosa di scoprire di cosa avrebbe parlato il nonno nel capitolo dopo.

Insomma, se si passa oltre i piccoli difettucci - errori di stampa, un paio di ripetizioni ed una conversione Euro/Lira sbagliata - ci si può trovare davanti ad una lettura veloce, divertente, interessante e diversa dal solito.


martedì 21 maggio 2019

Cronaca nera, James Ellroy


 

Che James Ellroy sia uno dei più grandi autori della crime-fiction contemporanea, credo sia noto a tutti. La qualità delle sue opere è sempre molto alta e, in ogni prova letteraria, lo scrittore di Los Angeles ha dimostrato di possedere uno stile di scrittura unico, con cui ha raccontato in maniera esemplare l’America dei tempi passati.  
Questo libro, però, lo considererei più come un “aperitivo” nell’attesa dell’uscita del nuovo romanzo (ovvero il seguito di Perfidia, opera con cui ha inaugurato il secondo “Quartetto di Los Angeles”) che come un qualcosa di incisivo e memorabile, specialmente se considerato all’interno di una lunga carriera.

Cronaca nera è un libretto agile, lungo suppergiù un centinaio di pagine, in cui James Ellroy ha redatto il reportage di due casi giudiziari che hanno avuto un grosso impatto sull’opinione pubblica degli anni Sessanta. Attingendo a materiali d'archivio, a rapporti di polizia ed a ricerche nei casellari giudiziari, lo scrittore ha raccontato la storia di due fatti di sangue che hanno segnato un periodo difficile della storia statunitense, contrassegnato da violenze ed omicidi illustri.  
Il 28 agosto 1963, nel giorno in cui Martin Luther King pronunciò il suo più celebre discorso (“I have a dream”), due giovani donne vennero ferocemente assassinate nel loro appartamento, nel cuore di una New York livida e deserta.
Qualche anno dopo – siamo al 12 febbraio 1976 – l’attore Sal Mineo, celebre per le sue interpretazioni in Gioventù bruciata e in Exodus, fu rinvenuto cadavere nei pressi della sua abitazione.

Pur trattandosi di due casi del tutto indipendenti, avvenuti ad anni di distanza l’uno dall’altro, le situazioni descritte vantano un incontestabile punto di contatto: la pressione esercitata dall’opinione pubblica che, in entrambi i casi, portò gli inquirenti ad alterare la veridicità dei fatti. La voce narrante di un poliziotto, con cui si apre il libro, rivela infatti:
“Mandammo in galera un innocente. Cedemmo a un consenso generale avvelenato. Il crimine ci sconvolse, il contesto ci confuse, allo stesso tempo la nazione impazzì.”

Al di là di ogni valutazione (questo libro era davvero indispensabile?), il volumetto si legge tutto d'un fiato e può essere considerato – come ha sottolineato unanimemente la critica – un perfetto distillato dell’opera e delle ossessioni di un autore che, per l’ennesima volta, si conferma il cantore del lato più oscuro del sogno americano.   


Consigliato a: coloro che, nell’attesa dell’uscita dell’edizione italiana di This storm, sentono la mancanza della scrittura del grande James ed a chiunque voglia rispolverare le vicende di due delitti che hanno avuto grosso impatto sul pubblico americano.


Voto: 7/10



domenica 19 maggio 2019

Ragione da vendere, Enrico Pandiani



Ragione da vendere è il settimo episodio della serie incentrata su Les Italiens: una squadra di poliziotti della Brigata Criminale parigina, tra loro accomunati dalle origini italiane (rese ancora più evidenti dai cognomi).
Anche stavolta Pandiani si conferma tra le voci più originali del noir di casa nostra, innestando suggestioni provenienti dal poliziesco d’oltralpe – echi di Sanantonio e Manchette, prima di tutto – su un substrato classico, che rimanda ai grandi del genere come Chandler e Hammett.
Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama.    

Questa volta Mordenti e il collega Servandoni vengono coinvolti - per puro caso - nella rapina a mano armata ad un furgone: la morte di un uomo e il rapimento di una giovane donna sono le tragiche conseguenze del misfatto.
Da quel momento in avanti gli “italiani” si ritroveranno cooptati nella ricerca di un’opera d’arte: una statua cinese dal valore inestimabile che pare essere scomparsa nel nulla. Nel corso dell’indagine, la loro strada incrocerà quelle di un subdolo poliziotto britannico, di un losco ricettatore vietnamita e di una malefica “femme fatale”: personaggi ambigui e spietati, disposti a qualsiasi cosa pur di mettere le mani sul prezioso bottino.

Come nei libri precedenti, la trama è avvincente ed il ritmo incalzante. Gli snodi narrativi appaiono naturali e mai forzati, garantendo un continuum narrativo non sempre riscontrabile nella letteratura di genere dei nostri giorni.   
All’interno di questo romanzo, vanno comunque evidenziate tre particolarità. In primo luogo, l’imminente trasferimento della brigata dal Quai d’Orfevres - il leggendario tempio della polizia parigina - al modernissimo Bastione, un gigantesco edificio situato nei pressi delle Porte di Cluchy: quasi a voler sottolineare un taglio netto col passato ed un salto a piè pari nella modernità.
Il secondo evento da sottolineare è quello dell’incontro tra Les Italiens e Zara Bosdaves, ex poliziotta e detective privata, già protagonista di La donna di troppo e Più sporco della neve: il confronto/scontro tra Mordenti e l’investigatrice è interessante e dona alla trama quel “qualcosa in più” in termini di dialoghi, pathos ed azione.
Infine – e questo è il pezzo pregiato all’interno della trama – da qualche romanzo a questa parte Pandiani ha dato maggior consistenza emotiva al proprio protagonista, Pierre Mordenti, rendendolo più riflessivo, meno scavezzacollo e - su questo non ci sono dubbi – più realistico e credibile.
Cos’altro resta da dire? La risposta è ovvia: non vediamo l’ora di ritrovare Mordenti e la sua squadra in una nuova ed avvincente avventura sotto i cielo parigini.  


Consigliato a: coloro che amano il noir italiano, con trame coinvolgenti e non scevro da momenti ironici, ed a chiunque apprezzi i personaggi ben costruiti e pieni di sfaccettature capaci di far breccia nel cuore del lettore.   


Voto: 7,5/10



mercoledì 15 maggio 2019

Quel che resta del giorno, Kazuo Ishiguro


Quel che resta del giorno è probabilmente il romanzo più noto dello scrittore britannico di origine giapponese Kazuo Ishiguro: un’opera che, dopo aver trionfato al Man Booker Prize.(1989), ha avuto un impatto notevole nella successiva attribuzione all’autore del Nobel per la Letteratura 2017.

Siamo negli anni Trenta del secolo scorso. Il protagonista, Stevens, è il classico maggiordomo inglese, totalmente consacrato al proprio lavoro che interpreta come una sorta di missione. Una settimana di libertà, concessagli dal nuovo proprietario della magione di Darlington Hall, viene utilizzata da Stevens per compiere un viaggio attraverso le campagne inglesi. Il tragitto gli fornirà l’occasione per trarre un bilancio della sua esistenza, trascorsa alle dipendenze di un gentiluomo eticamente riprovevole, ed in cui non mancano di certo i rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere ma non è stato.

Per una volta tanto, direi, meglio il film del libro da cui è stato tratto: la mano di James Ivory e la magistrale recitazione del duo Hopkins-Thompson hanno contribuito a far scorrere un po’ di sangue rigenerante in una storia che, di per sé, appare piuttosto anemica.  
Questo testo, in fin dei conti, non è altro che la “radiografia” del carattere e degli ideali di un maggiordomo di alta caratura, sempre irreprensibile e ligio al dovere. Tale impostazione ha fatto sì che la stesura, a tratti, diventasse eccessivamente pomposa, sovraccarica ed infarcita di particolari, arrivando spesso a miscelare riflessioni notevoli con fatti e considerazioni del tutto irrilevanti.
Stevens è un uomo tutto di un pezzo, incapace di scomporsi di fronte al destino o alle avversità, che ha percorso il suo cammino all’insegna di un solo ed unico obbiettivo: quello di onorare la tradizione e di preservarla a qualunque costo, nonostante le trasformazioni in corso.
Il romanzo è molto elegante, sia nella scrittura sia per ciò che concerne il contenuto. Purtroppo, però, lo stile eccessivamente pedante, a tratti freddo e meticoloso, non giova assolutamente allo sviluppo della trama: il lettore, molto spesso, si trova invischiato in un percorso narrativo che si fa arduo e verboso.


Consigliato a: chi vuole fare la conoscenza di uno scrittore dalla prosa elegante e ricercata, non sempre equilibrato nel rapporto tra forma e contenuti, ed a chiunque ami l’Inghilterra classica, con i suoi palazzi nobiliari, le sue campagne ed il suo stile insuperabile.


Voto: 6,5/10


martedì 14 maggio 2019

Il nostro SalTo 2019

Buongiorno, lettori!
Il Salone è finito e noi siamo tornati: doloranti e poveri, ma felici e carichi di entusiasmo sia per aver comprato davvero tanto (troppo, forse) sia per essere riusciti ad incontrare vari amici lettori sparsi in giro per l'Italia.
Visto che vi avevamo più o meno anticipato quello che avevamo intenzione di combinare durante i cinque giorni della fiera, oggi vediamo se siamo stati effettivamente così bravi da rispettare il nostro programma e le nostre liste oppure no... 😄
Prima, però, due velocissime chiacchiere su questa edizione, che a noi è piaciuta moltissimo.

Nonostante l'inizio non sia stato dei migliori – con le accese polemiche su CasaPound e sull'editore Altaforte, escluso poco prima dell’inizio della fiera – alla fine i risultati sono stati assolutamente positivi: secondo il bilancio c'è stato un incremento di visitatori pari al 3% rispetto all’anno precedente. 
Il merito principale del Direttore Lagioia e dei suoi collaboratori è stato quello di essere riuscito a ricompattare il fronte editoriale nazionale riportando al Salone tutte le principali case editrici italiane (...la pausa della rassegna milanese Tempo di Libri ha sicuramente contribuito a tutto ciò).
In generale sono stati 5 giorni fitti di presentazioni ed incontri, a cui hanno partecipato autori di fama mondiale, tra cui il Nobel Wole Soyinka, Luis Sepùlveda e Claudio Magris; autori italiani quali Barbero, Missiroli, Zerocalcare; celebrità come Pippo Baudo, Jovanotti e Rocco Siffredi.

La gestione degli spazi è sicuramente migliorata grazie all'aggiunta dell'Oval: un edificio poco distante collegato al Lingotto tramite una passerella e raggiungibile in due minuti. Questo ha permesso a tutti gli editori di avere buona visibilità e stand più gradevoli, mentre ai visitatori ha concesso spostamenti più agevoli... infatti, anche nei giorni di pienone (sabato e domenica) si riusciva a camminare tranquillamente, non si formavano troppi ingorghi e si sono evitati i soliti scontri fisici che capitavano alle edizioni passate per via dei corridoi più stretti. (Non illudetevi, Gio ha comunque pestato diversi piedi con le ruote del carrellino, ma qui non è colpa dal Salone... 😄).
Altra nota positiva, dal punto di vista del lettore-cliente, è sicuramente quella degli sconti tantissimi stand, infatti, proponevano varie soluzioni di risparmio: 15%, 20%, 50%, 3x2, acquisti + omaggio, libri a 3 o 4 euro... Insomma, c'erano davvero tante occasioni e la cosa che va fatta notare è che questo passo verso la clientela l'hanno fatto soprattutto le case editrici più piccole.

Un paio di critiche vanno invece per l'incoerenza a livello della sicurezza: all'ingresso - almeno i primi due giorni - requisivano bottigliette d'acqua e borracce perché se un pazzo le lancia potrebbero fare molto male... ora, tralasciando il fatto che l'acqua comunque è un elemento di prima necessità:
1. Le bottigliette le vendono anche all'interno
2. La fiera vuole essere sempre più sostenibile ma non fa entrare le borracce
3. Al Salone si vendono libri che, se lanciati, possono fare decisamente molto più male di una bottiglietta
Tutto ciò ci ha lasciati abbastanza perplessi...

...
...
...va bene, abbiamo capito, state friggendo dalla voglia di sapere cosa abbiamo visto e, soprattutto, cosa abbiamo comprato...
E allora via, passiamo alla parte succulentissima della questione Salone Internazionale del Libro di Torino 2019.
Come vedete, questa volta non ci siamo trattenuti: abbiamo spaziato molto e Mely è finalmente riuscita a dare sfogo ai suoi appetiti! (Ha persino sforato il budget... e non di poco!). Fate conto che il nostro adorato Harry Porter - ovvero il carrellino arancione che ormai ci accompagna in ogni dove - era talmente pieno che abbiamo dovuto utilizzare anche uno zaino. 😅

Compere di Gio
Si può dire che sia stato abbastanza fedele alla mia lista, anche se poi mi sono scappati un po' di extra: l'unico rimasto fuori è La casa della moschea di Abdolah, che ho deciso di prendere più avanti per lasciare spazio a titoli più nuovi. Per il resto, la decina di entrate è quasi equamente divisa tra gialli e non.

Questi sono i libri che ho effettivamente portato a casa:
Abigail, Szabo, Anfora
Le radici del cielo, Gary, Beat
Trilogia della frontiera, McCarthy, Einaudi
- questo comprende Cavalli selvaggi, Oltre il confine, Città della pianura
Il console onoraio, Greene, Sellerio
Operazione massacro, Walsh, La nuova frontiera
Variazioni in rosso, Walsh, Sur
La nave dei vinti, Gori, Tea
La seconda vita di Annibale Canessa, Perrone, Bur
L'estate degli inganni, Perrone, Rizzoli
Alba nera, De Cataldo, Rizzoli
Il fantasma del ponte di ferro, Colaprico, Rizzoli

Compere di Mely
Ehm... Coff Coff... Scusate, mi è venuta un po' di tosse... eh eh!
Io... ehm... sì, ecco, insomma, diciamo che effettivamente ho fatto un po' di danni MA sono stata brava a seguire la lista!
Alcuni libri sono stati depennati dopo aver toccato con mano la copia cartacea, quindi si erano creati degli spazietti vuoti e mi sono subito premurata di riempirli... 😅
A differenza di Gio, quindi, non ho moltissimi extra: in effetti c'è un solo intruso, perché gli altri bene o male sono tutti libri che conoscevo, che mi incuriosivano, a cui giravo attorno da tempo e che volevo recuperare comunque (per alcuni ho dovuto obbligarla a decidersi, altrimenti - pur volendoli - ne avrebbe rimandato l'acquisto all'infinito!). 
Quindi, oltre ad aver ceduto alle minacce di Signor Consorte, ho solo approfittato dell'occasione! 😆
Mentre per lui era gialli e non, nel mio caso è saggi sui libri e non...
(non sarai un po' monotona?!)
(NO.)

Ma vediamoli nel dettaglio, accipicchia:
Al computer preferisco il nonno, Giancaspro, Homo Scrivens
Addio fantasmi, Terranova, Einaudi
Petali, Nettel, La nuova frontiera
Ultimo tango all'Ortica, Teruzzi, Sonzogno
Vango, de Fombelle, San Paolo
Storie di uomini e libri, Ferretti, Minimum Fax
La biblioteca di casa, Guida, Editrice Bibliografica
Guida tascabile per maniaci dei libri, The Book Fools Bunch, Clichy
Edizioni Santa Caterina, per la quale ho recuperato quasi tutti i volumi mancanti:
Scrivere per l'editoria
Una collana tira l'altra
Pellicole di carta
Artigiani di cultura
Inchiostro proibito
Il giro del mondo in 80 libri
Editoriale, Watson!

Il tema di quest'anno era Il gioco del mondo, perciò mi sono impuntata e ho deciso che non sarei uscita dal Salone senza aver comprato un gioco da tavolo (certo, loro lo intendevano più come un inno alla vita, ma questo è un piccolo dettaglio... no?).
Io avrei voluto Sagrada, ma purtroppo non c'era... così ce ne siamo fatti spiegare cinque o sei, abbiamo provato a giocarli e alla fine ha vinto Pozioni Esplosive: un gioco semplice e veloce, ma molto divertente e - soprattutto - rigiocabile senza che venga a noia.
Per concludere, c'era anche quest'anno lo stand che vendeva cose di Harry Potter e ne abbiamo approfittato acquistando le quattro tavolette delle Case Comuni da utilizzare come decorazioni per il nostro (sempre più vicino) matrimonio.

Incontri e firmacopie 
Siamo due polli e abbiamo dimenticato a casa i libri che avremmo voluto far autografare, ma pazienza perché non siamo tornati a mani vuote dato che un paio di firme le abbiamo fatte fare sui volumi comprati in fiera.
Per quanto riguarda le presentazioni, invece, non siamo stati a tutte quelle che avevamo in mente ma è stato bello lo stesso perché, nonostante i diversi interessi, siamo stati insieme anche per alcune di quelle che interessavano ad uno solo di noi.

CONTENUTO EXTRA: Aneddoto di pollaggine per chi è arrivato fin qui
La signorina Mely è stata intervistata.
Ebbene sì.
Incredibile ma vero.
Dove sta il momento pollaggine?
Esattamente qui: ero talmente concentrata nel gestire la timidezza, il colore viola della mia faccia, l'ansia, capire le domande... che non mi ricordo CHI mi ha intervistata. 😂😂😂
Stendiamo un velo pietoso, va, che è meglio...!


Nel complesso sono state giornate sfiancanti, cariche e bellissime.
Un'esperienza che rifaremo assolutamente con le prossime edizioni, che avranno luogo dal 14 al 18 maggio 2020 e dal 13 al 17 maggio 2021.
Noi le attendiamo con ansia... però adesso diamo il tempo ai nostri arti inferiori di riprendersi! 😅


giovedì 9 maggio 2019

Prima di cadere, Noah Hawley


Sinceramente, da un romanzo vincitore di un Edgar Award – ovvero il Premio Oscar della letteratura gialla – mi aspettavo molto di più. Ora devo recitare il mea culpa.
Mi sono lasciato ingannare dal curriculum dell’autore, già sceneggiatore di celebri serie TV (Fargo e Bones), e dall’appeal della casa editrice, Einaudi, che ha sempre pubblicato opere di ottimo livello (basta citare, a titolo di esempio, autori come Jo Nesbo, Joe Lansdale e Carlo Lucarelli). Questo libro, se devo essere sincero fino in fondo, rappresenta un autentico “pacco” editoriale (inteso nel senso più spregiativo del termine).
Ma andiamo con ordine, partendo dal plot. 


I membri di due ricche famiglie ed un pittore deluso si imbarcano su un jet privato di ritorno dall’incantevole luogo di villeggiatura di Martha Vineyard. Dopo appena sedici minuti dal decollo, il velivolo precipita in pieno oceano.
Solo due passeggeri – il menzionato pittore ed un bambino di quattro anni – scampano miracolosamente al disastro. L'ipotesi dell'incidente, però, sembra non convincere gli inquirenti che cercano di far luce sulla faccenda.


Che dire? Di questo libro si salvano le prime dieci pagine – il racconto del sinistro con la lunga nuotata in mare dei superstiti - e la parte finale, che chiarisce che cosa sia realmente accaduto al jet “prima di cadere”. Per il resto… solo tanta fuffa!
La trama è un continuo girare e rigirare a vuoto. Il racconto dell’esistenza dei protagonisti e dei motivi che li hanno fatti incontrare è davvero insopportabile e quasi niente c’entra qualcosa con il contesto principale.
Tra l’inizio adrenalinico e la soluzione dell’enigma c’è il nulla assoluto. Pagine insulse e noiosissime si succedono l’una dopo l’altra, con il flusso narrativo che si disperde in una miriade di torrentelli, raccontandoci vita morte e miracoli di personaggi di cui, allo sventurato lettore, non importa un fico secco.
La scrittura non è male, tutto sommato… Probabilmente se si fosse trattato di un racconto breve, il giudizio avrebbe anche potuto essere positivo. Quasi cinquecento pagine per mescolare e rimescolare la medesima brodaglia, però, sono davvero troppe: la zuppa diventa del tutto indigesta.



Consigliato a: chi vuole leggere un libro che, al di là di tutto, è stato onorato col più importante premio riservato alla letteratura gialla.


Voto: 4/10


mercoledì 8 maggio 2019

In attesa del SalTo 2019

Buongiorno, signori, qui sono Mely e Gio che vi scrivono!
Nonostante tutte le vicende accadute in questi giorni, noi abbiamo deciso di presenziare, goderci comunque il nostro Salone ed evitare una certa casa editrice.


Mentre voi leggete il post, noi siamo probabilmente già in viaggio col nostro immancabile carrellino arancione... perciò abbiamo pensato di condividere con voi la sintesi del nostro programma torinese, giusto per fare due chiacchiere e magari, per chi parteciperà agli stessi incontri, trasformare il tutto in un'occasione di ritrovo: diversamente dagli altri anni, infatti, entrambi abbiamo trovato molti eventi a cui partecipare (di solito Mely passa il tempo a gironzolare tra gli stand).
Anche la lista dei libri che vorremmo recuperare si è stranamente "ribaltata": Gio ha circa 5 titoli, Mely ne ha un foglio pieno... ma si sa che tutto deve ancora succedere, quindi aspetteremo di arrivare a casa prima di cantare vittoria!

Il SalTo di Gio
Gli eventi che mi incuriosiscono sono - come potete immaginare - quelli legati al Giallo/Noir: quindi, per fare una sintesi e dire un paio di nomi indicativi, potrei essere presente da Padura, da Sellerio, da Costantini; probabilmente puccerò il naso anche nel gioco CHI VUOL ESSER LIBRONARIO, che si svolgerà sabato alle 17.30, e all'incontro di domenica mattina in cui Faggiani presenta il suo ultimo libro.
Per quanto riguarda la lista della spesa, oltre a farmi ispirare al momento vorrei mettere le mani su questi libri:
Il console onorario, Greene, Sellerio
La casa della moschea, Abdolah, Iperborea
La nave dei vinti, Gori, Tea

Il SalTo di Mely
Innanzi tutto, poiché Giovedì Gio mi raggiungerà al Salone dopo le 17, sicuramente ne approfitterò per girare la fiera in lungo e in largo, con calma e tranquillità - come piace a me - e probabilmente inizierò già a fare i primi danni: preferisco acquistare senza avere la ressa attorno, quindi quale occasione migliore del primo giorno?
A proposito di acquisti, oltre a dover scegliere cosa fare mio allo stand delle edizioni Santa Caterina (ragazzi, la collana dei Quaderni del Master di Editoria è magnifica! La voglio tutta!) questi sono ALCUNI degli altri libri che vorrei prendere:
Petali, Nettel, La Nuova Frontiera
Ventuno Vicende Vagamente Vergognose, Lazzarin, Casa Sirio
Ultimo tango all'ortica, Teruzzi, Sonzogno
Storie di uomini e libri, Ferretti, Minimum Fax
Addio fantasmi, Terranova, Einaudi
In aggiunta a questi, vorrei riuscire ad acquistare Sagrada: un gioco da tavolo che bramo da un paio d'anni e che non riesco a trovare in giro nella mia zona.
Parlando invece di incontri, oltre al gioco di sabato me ne interessano molti di quelli relativi ai libri sui libri e anche le presentazioni di autori come la Nettel e Faggiani, dato che - appunto - voglio comprare le loro opere.

Insomma, secondo noi è un Salone che promette bene. 
Nonostante tutto.

Voi ci andrete? Avete in programma di assistere a qualche evento? Avete già stilato la lista degli acquisti?
Fateci sapere!
Noi vi aggiorneremo la prossima settimana, ma non perdetevi le recensioni che usciranno nei prossimi giorni.


lunedì 6 maggio 2019

La versione di Fenoglio, Gianrico Carofiglio





Nonostante sia scorrevole e si legga piuttosto rapidamente, La versione di Fenoglio mi è sembrato una “furbata” (furbata d’autore…ma pur sempre furbata) di uno scrittore a corto di idee.
Carofiglio, probabilmente, non aveva da parte il materiale adatto per un intero romanzo… ed allora che cosa ha fatto? Ha recuperato dal cassetto tre racconti brevi abbastanza banali e li ha cementati tra loro con un escamotage narrativo che, seppure non di prima mano, è riuscito a restituire un minimo di dignità ad un romanzo che altrimenti sarebbe risultato insulso e fiacco.  

Abbandonato da tempo (chissà se tornerà?) l’Avvocato Guerrieri – il personaggio che gli ha donato il successo – il Gianrico nazionale ha deciso di proseguire il suo viaggio editoriale col Maresciallo Pietro Fenoglio, già protagonista di Una mutevole verità e di L’estate fredda
Questa volta l’attempato carabiniere, che nel corso della sua lunga vita lavorativa ha visto di tutto e di più, fa la conoscenza di Giulio, un ventenne sensibile ma anche un po’ confuso riguardo al proprio futuro. I due uomini – entrambi in riabilitazione dopo un incidente - si incontrano in una casa di cura e stringono rapidamente amicizia. Pietro avrà così l’occasione di trasmettere al giovane parte del proprio bagaglio di esperienze, raccontando alcuni eventi cruciali della sua carriera di investigatore; per Giulio, invece, l’incontro con il Maresciallo sarà di aiuto per gettare uno squarcio di luce su un futuro più che mai incerto.

Il racconto di tre delitti del passato, brillantemente risolti dall’acume di Fenoglio, rappresenta il filo conduttore di questo libro. Purtroppo, il quasi-monologo del carabiniere sulle tecniche investigative diventa ben presto autoreferenziale e fa scaturire nel lettore una certa antipatia per il maresciallo-saputello: manco Sherlock Holmes, nei racconti di Watson, arrivava a tanto.
La scrittura è decisamente buona e giunge spesso in salvataggio di una storia che, usando un eufemismo, potremmo definire come “poco ispirata”.     
Gianrico Carofiglio è un ottimo scrittore, su questo non ci sono dubbi di sorta. In questa ultima opera, però, è apparso stanco ed imbolsito; quasi come se non avesse granché da dire…


Consigliato a: coloro che sono appassionati di indagini e di tecniche investigative ed a chiunque ami le storie di amicizia in cui ognuna delle parti, alla fine del percorso, porta con sè qualcosa dell’altro.


Voto: 6/10



giovedì 2 maggio 2019

Aspetta primavera, Bandini, John Fante




“Di nome faceva Arturo, ma avrebbe preferito chiamarsi John. Di cognome faceva Bandini ma lui avrebbe preferito chiamarsi Jones. Suo padre e sua madre erano italiani ma lui avrebbe preferito essere americano. (...) Aveva la faccia lentigginosa, ma avrebbe preferito averla pulita. Frequentava una scuola cattolica ma ne avrebbe preferita una pubblica. Aveva una ragazza che si chiamava Rosa, e che lo detestava”

L’incipit già dice molto…
Aspetta primavera, Bandini è il romanzo d'esordio di John Fante - scrittore che Bukowski definì come il narratore più maledetto d'America - nonché il primo volume della saga dedicata ad Arturo Bandini (anche se, in realtà, fu scritto per secondo).
Ambientato nell’America negli anni Trenta, racconta le vicende di una famiglia di origine abruzzese che abita in uno sperduto paesino sulle montagne e si trova alle prese con la povertà: un disagio che diventa ancora più problematico di fronte ad lungo inverno da superare.
Arturo, il protagonista, ha quattordici anni. Litiga spesso con i due fratelli, si vergogna della sua condizione e va a scuola esclusivamente per rimanere incantato di fronte alla ragazza di cui è innamorato.

Si tratta di un romanzo di formazione che riesce ad emozionare il lettore grazie alla sua semplicità ed al tocco lieve ed armonioso. La narrazione è contraddistinta da un essenzialità e da un ritmo che anticipano, di fatto, gli sviluppi della narrativa statunitense dei nostri giorni.
L’autore italo-americano non si limita a raccontare una vicenda qualsiasi, ma si dedica alla ricostruzione della quotidiana esistenza dei personaggi: pagina dopo pagina dipinge un affresco realistico e sincero, sorretto da una forte componente autobiografica, che rimanda agli anni dell’infanzia dello stesso Fante (di cui Arturo Bandini è l’indiscusso alter-ego).
Con una scrittura asciutta ed efficace, l’autore esplora in profondità l’animo umano, cercando di cogliere tutte le incongruenze e descrivendo le contraddizioni che lo caratterizzano. Gioie e dolori, rabbie e malinconie dei protagonisti emergono nel corso della narrazione, arrivando a sfiorare nel profondo il lettore come una soffice carezza.
Il giovane Arturo dai grandi sogni e dalle grandi speranze diventa così una sorta di moderno anti-eroe per chiunque apprezzi il talento di John Fante: soprattutto per quelli delle ultime generazioni che lo hanno riscoperto dopo un immeritato periodo di oblio.


Consigliato a: coloro che vogliono conoscere uno dei più grandi narratori statunitensi del Novecento, troppo spesso dimenticato, a cui negli ultimi anni è stato dedicato un giusto – seppur postumo – tributo ed a chi ama le storie a tema famigliare.


Voto: 8/10