lunedì 15 ottobre 2018

Martin Eden, Jack London


Periodo piuttosto fortunato: sto continuando ad inanellare letture meravigliose, l’una dopo l’altra.
Martin Eden è considerato, giustamente, il capolavoro di Jack London: una sorta di autobiografia, esposta in terza persona, attraverso cui lo scrittore statunitense raccontò le vicende di un ragazzo qualunque destinato a diventare scrittore di successo.
Anche se gli inizi paiono puntare nella direzione del cosiddetto “romanzo di formazione”, che all’epoca andava per la maggiore, ad un certo punto diventa evidente il cambio di traiettoria: questo romanzo costituisce, in realtà, una delle più feroci e caustiche critiche dell’individualismo.

Martin Eden - il protagonista - è un ragazzo che cerca in ogni modo di elevarsi al di sopra della sua condizione di "popolano di scarsa cultura", cominciando un difficile ed appassionato periodo di studi in autonomia per affermarsi come scrittore.
Analizzando la sua ascesa sociale, London rappresenta in maniera precisa ed efficace le difficoltà di integrazione nel mondo borghese che gli si pone davanti. Se da un lato lo stile di vita ed i modelli a cui si ispirano le classi superiori sono troppo lontani dal sistema di valori del protagonista, d’altro canto non è più possibile tornare indietro: la classe popolare da cui Martin proviene è ormai inaccessibile, quasi si trattasse di un mondo distante ed irraggiungibile.
E così, come un pesce fuor d’acqua, Martin trarrà la conclusione dell’inutilità del suo percorso: l’approdo ad uno status borghese con cui non ha nulla in comune, una casta di “bottegai” che disprezza profondamente.

Sullo sfondo delle vicende narrate, assistiamo al disvelarsi di un vero e proprio “microcosmo”: un palcoscenico su cui si muovono popolani e borghesi, ognuno arroccato sulle proprie posizioni, nell’attesa di una lotta di classe sempre pronta ad esplodere.
È un romanzo che lascia largo spazio all’introspezione, con un’attenta analisi psicologica dei protagonisti, e che merita di essere letto. Nonostante siano passati più di cento anni dalla prima pubblicazione, riesce ancora a cogliere nel segno con una lucidità ed una forza espositiva dirompente.


Consigliato a: coloro che vogliono (ri)scoprire un grande "classico", dalla forza dirompente e sempre attuale, a cui dovrebbe essere tributata più attenzione (a mio parere, è un libro di cui si parla troppo poco rispetto ad altri calssici di valore probabilmente inferiore).


Voto: 8/10


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