martedì 20 novembre 2018

Tutta la luce che non vediamo, Anthony Doerr


Lessi questo libro, qualche anno fa, sull’impulso del “Premio Pulitzer” appena conquistato che costituiva indubbiamente un ottimo biglietto da visita. Anche se è passato del tempo, lo ricordo ancora con grande affetto: nonostante non sia un romanzo perfetto, è in grado di emozionare il lettore raccontando con garbo e tenerezza un breve incontro avvenuto in un'epoca drammatica e lontana.    

La vicenda ha origine a Parigi, nel 1934, quando alla piccola Marie-Laure viene diagnosticata una malattia degenerativa che la renderà cieca per il resto della vita. Alcuni anni dopo, quando le truppe naziste occupano la capitale francese, la ragazzina ed il padre fuggono precipitosamente, trovando rifugio a Saint-Malo, nella casa del prozio Etienne.
Nello stesso periodo, Werner, un ragazzino tedesco cresciuto in un orfanotrofio, scopre di avere un talento naturale per costruire e riparare radio/ricetrasmittenti: apparecchiature che costituiscono strumenti di ausilio fondamentali per le operazioni di guerra. Questo innato “dono” lo aiuterà a distinguersi tra gli altri ragazzi, facendolo dapprima accedere all'accademia della Gioventù hitleriana e, successivamente, precipitandolo al centro del conflitto.
Un paio di mesi dopo lo sbarco in Normandia - che ha portato alla liberazione della Francia ma non della cittadina di Saint-Malo, protetta da solide fortificazioni - i destini opposti di Werner e Marie-Laure si incontrano per un breve ma intenso momento, sfiorandosi come due farfalle che si librano nel cielo primaverile.

Personalmente, ho trovato questo romanzo davvero interessante: la storia, supportata da un scrittura lirica ed intensa, è trascinante; i personaggi sono realistici e ben descritti. Il libro riesce a coinvolgere emotivamente il lettore, donando una serie di diverse sensazioni: gioia e tristezza, malinconia e commozione, speranza e nostalgia.
L’articolazione in brevi capitoli – al massimo di due o tre pagine – è piuttosto originale e dona alla storia un ritmo incalzante: ci si abbandona volentieri a seguire con trepidazione la storia di questi due adolescenti, circondati da un mondo in guerra, in cui sono sempre le persone più umili e semplici – ovvero gli sconfitti – a pagare il conto più salato.
Delicatezza e tenerezza si fondono così, attraverso l’armonioso fluire delle pagine, in una narrazione che assume sfaccettature diverse: dal romanzo storico al feuilletton, non tralasciando alcune venature che hanno il sapore del thriller.


Consigliato a: tutti coloro che amano i "romanzoni" col messaggio, capaci di riecheggiare nello stile e nella trama i feuilletton del diciannovesimo secolo.


Voto: 7/10


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