venerdì 16 novembre 2018

Fate il vostro gioco, Antonio Manzini




Nuovo episodio delle avventure di Rocco Schiavone: il controverso vice-questore romano trasferito ad Aosta – diventato oramai un’icona nazionale – che sa essere al tempo stesso cinico e malinconico, arrogante e ricco di umanità.
Formula che vince non si cambia, si dice di solito… ma è sempre così? Sarebbe sbagliato darlo per scontato. Il nuovo romanzo, infatti, ripercorre i medesimi cliché delle storie precedenti, non aggiungendo granché alla storia del personaggio. Una scelta che, seppur ripagando dal punto di vista commerciale (Fate il vostro gioco è in vetta alle classifiche di vendita), rischia di trasformare la serie di Schiavone in una sorta di feuilleton

Rocco Schiavone, questa volta, si ritrova alle prese con una brutta storia di ludopatia e di dipendenza dal gioco d’azzardo. L’omicidio di un anziano signore, pensionato del Casinò di Saint-Vincent, lo porterà a scoprire una sporca vicenda di avidità e riciclaggio in cui sono coinvolte persone apparentemente insospettabili. Nel corso dell’indagine entrerà in contatto con individui disperati, soffocati dai debiti, e con affaristi senza scrupoli che lucrano sulla volubilità degli esseri più deboli.  
La fiche di un altro casinò, ritrovata tra le dita del cadavere, sarà utile per la risoluzione del caso? La scena del delitto fornirà al vice-questore delle valide indicazioni sull’omicidio? E, soprattutto, riuscirà il nostro Rocco a consegnare il colpevole nelle mani della giustizia? Tutte domande a cui il lettore riuscirà a dare risposta solo al termine del volume…  

Manzini cerca di lavorare sull’evoluzione del suo personaggio: un uomo eternamente sospeso tra passato e presente, che tenta di giungere a patti con i propri fantasmi e che sembra aver accettato fino in fondo l’ineluttabilità del proprio destino. Oltre a riproporre le classiche ossessioni di Rocco – quella per le Clarks, ad esempio – ed a cimentarsi per l’ennesima volta nella descrizione del gelido clima valdostano, l’autore romano prova a metter giù un po’ di critica sociale, soprattutto nei confronti di uno Stato che fa cassa sulla pelle di coloro che sono inermi prede del demone del gioco d’azzardo.
La lettura, come sempre, è abbastanza divertente; però pare che Manzini ci abbia messo meno “anima” del solito: nel senso che la freschezza dei primi romanzi sembra persa (momentaneamente?) per strada e che i propositi “commerciali” incidano profondamente sulla sua attività di scrittore. Inoltre, la trama presenta alcune situazioni al limite del verosimile: non si è mai visto un poliziotto che sceglie di ospitare a casa propria una persona sospettata di un grave delitto!
Che dire? Manzini è un grande talento della narrativa gialla di casa nostra. C’è da sperare che recuperi la verve e l’inventiva dei primi libri, risolvendo una volta per tutte le vicende - personali/umane/sentimentali - legate al passato del suo protagonista; se così non fosse, correrebbe il pericolo di riscaldare un po’ troppo la solita minestra, rendendola decisamente insipida.


Consigliato: a coloro che amano il giallo di casa nostra, con la sua commistione tra comicità e vicende drammatiche, ed a chiunque apprezzi i personaggi tormentati e sopra le righe.


Voto: 6,5/10





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