martedì 27 novembre 2018

Lettera al mio giudice, Georges Simenon



Questo romanzo è la lunga lettera di un imputato alla sbarra, un medico reo-confesso di omicidio. Charles Alavoine - questo è il suo nome - decide di scrivere al ”suo” giudice istruttore: l’unica persona che potrebbe comprendere i motivi del suo comportamento criminale. In questo resoconto-fiume, il protagonista riepiloga quella che è stata fino a quel momento la sua vita. Sposato due volte - la prima con una donna che gli ha dato due figlie prima di morire di parto; la seconda con una vedova che è si è introdotta nella sua vita senza far scattare al scintilla dell’amore – il medico incontra per caso “una ragazza minuta, pallida, arrampicata su alti tacchi” che sconvolgerà la sua esistenza.

Da qualche tempo a questa parte, mi sono ripromesso di leggere almeno un paio di Simenon all’anno. Perché solo un paio? Forse perché le opere del Genio di Liegi possiedono uno stile talmente asciutto e lontano anni luce da qualsivoglia ambizione estetica da rappresentare una realtà che, agli occhi del lettore, diventa cruda, nuda e trasparente: una realtà che va sorbita in piccole dosi, per essere apprezzata ed assimilata a dovere.

Simenon, come al solito, riesce a dipingere l’essere umano nel suo meglio e nel suo peggio, descrivendo luoghi ed ambientazioni in maniera inarrivabile. Ne scaturisce il racconto di una lucida ed ordinaria follia; di un malessere di fondo che diventa il perno su cui ruota l’intera vicenda. La storia criminale, in questo caso, si mette immediatamente al servizio della trama, diventando lo strumento di supporto per un’attenta analisi dell’uomo e della società che gli sta attorno.
Pagina dopo pagina, l’autore belga scava nell'animo dei suoi personaggi, dimostrando  una capacità di introspezione più unica che rara.
Si tratta di un romanzo notevole, ricco di pathos, ma che personalmente ho trovato un filino inferiore ad altre opere dello scrittore: cito, a mero titolo di esempio, L’orologiaio di EvertonIl piccolo libraio di Archangelsk e L’uomo che guardava passare i treni. Al di là di tutto, Simenon merita di essere letto a prescindere: ogni romanzo è allo stesso tempo uguale e diverso dal precedente e, nonostante siano passati decenni dalla stesura, continua ad esibire una modernità ed una capacità di descrivere il mondo esemplari.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi in grado di analizzare a fondo le umane vicende, scandagliando l’animo dei protagonisti e ricostruendo in modo straordinario personaggi ed atmosfere.


Voto: 7,5/10




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