mercoledì 7 novembre 2018

Troppa birra, detective!, Jakob Arjouni


Jakob Arjouni è l’inventore di un sottogenere nel variegato panorama del giallo/noir contemporaneo: quello conosciuto come etno-thriller. Il suo investigatore Kemal Kayankaya - un, detective privato di origine turca, simpatico e un po' sbruffone - possiede i cromosomi di Philip Marlowe ma, al tempo stesso, non è indenne dall’influenza del Maigret di Simenon. La serie a lui dedicata riesce ancora, a distanza di anni, a mantenere intatta la sua verve e la sua freschezza, attirando l’attenzione di un pubblico di lettori che - come dimostrano i recenti successi di Antonio Manzini e Maurizio De Giovanni - ha dimostrato di adorare i personaggi "contro", visceralmente antieroi.

Questo romanzo – il terzo della serie Kemal (che si articola in 5 volumi) – è ambientato in una Germania in cui fervono roventi polemiche fra gli ambientalisti ed il comune di Francoforte, dopo la “sospetta” concessione ad un’azienda chimica per l’apertura del nuovo stabilimento nel Vogelsberg. 
Un commando di quattro militanti "verdi", iscritti al Fronte per l’Ecologia, viene catturato dopo un attentato notturno alla Bollig, media azienda del settore. Il problema sorge quando, il mattino successivo, viene rinvenuto il cadavere del direttore della fabbrica, ucciso da un colpo di arma da fuoco. Agli inquirenti fa comodo chiudere le indagini a tempo di record, attribuendo l’omicidio ai quattro dissidenti. L'avvocato difensore degli imputati decide però di affidarsi all’intuito investigativo di Kemal per gettar luce sulla vicenda.

Come al solito, Arjouni impone al plot un ritmo serrato, che non concede un attimo di tregua. Seppure lievemente inferiore ai due romanzi precedenti, Troppa birra, detective! è un'opera che si legge tutta d'un fiato, caratterizzata da dialoghi brillanti e da una sottesa e spietata critica alla società tedesca di fine millennio.
Se n'è andato troppo presto Jakob Arjouni, portato via ad appena 48 anni da un vigliacco tumore al pancreas! Ci mancherà, così come sentiremo la mancanza del suo Kemal e della sua indole scanzonata: probabilmente l’unico vero e degno erede dei private-eye della letteratura hard-boiled americana.


Consigliato a: tutti gli amanti dell'hard boiled ed a chiunque sia appassionato di quelle trame noir che concedono largo spazio all'humour e all'ironia.


Voto: 7/10



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