L’ombra è
stato il romanzo di esordio di Roger Hobbs: un giovane autore morto prematuramente
a causa di un overdose all’età di appena ventotto anni.
Il
povero Hobbs – all’epoca – aveva appena ventidue anni: e questa immaturità emerge
costantemente con lo scorrere delle pagine. Come debutto, sicuramente, non è
male… ma visto il battage pubblicitario che ha fatto seguito alla pubblicazione
(con conseguente vendita di diritti per la trasposizione cinematografica) ci si
aspettava qualcosina di più.
Ma,
come al solito, partiamo da un rapido sunto della trama.
Chi
è “L’ombra”? È un uomo privo di identità, il cui mestiere consiste nel
bonificare le scene dei crimini per poi dileguarsi senza lasciare la minima
traccia del suo passaggio. Il suo nome – ma sarà quello vero? – è Jack Delton.
Si tratta di un professionista meticoloso e paranoico, una sorta di “Kaiser
Soze” (per chi ha visto I soliti sospetti)
che ha fatto della segretezza il suo stile di vita tanto da far dubitare
persino della sua esistenza. Stavolta, però, si ritrova intrappolato in una
storia complicata e piena di interrogativi. Con l'FBI alle calcagna e con
qualcuno (non diciamo chi, per non spoilerare troppo) che vuole cogliere la
palla al balzo per chiudere vecchie pendenze, Jack si troverà per la prima
volta in seria difficoltà. A questo punto dovrà decidere se giocare la partita
fino in fondo oppure eclissarsi, per sparire una volta per tutte.
Hobbs
sembra(va) avere una vasta cultura cinematografica piuttosto che libraria. Ha
spigolato qua e là da varie pellicole di successo (Entrapment, Topkapi, Il cacciatore, Mission Impossible e via dicendo) ed ha cacciato tutto nel
frullatore. Ne è uscito questo distillato, rapido, saettante ed a tratti
persino avvincente… ma del tutto sprovvisto di anima.
I
personaggi sono impalpabili e poco credibili; il protagonista è descritto in
maniera talmente superficiale da sfiorare l’umorismo volontario.
Alla
fine, più che un romanzo di genere, pare di essere al cospetto di un B-Movie
degli anni Settanta, piuttosto banale, raffazzonato e del tutto improbabile. Niente
di nuovo sul fronte del thriller… purtroppo.
Rimane
al di là di tutto il bel ritmo impresso alla storia, restituito alla perfezione
da uno dei migliori traduttori italiani: il grande Alfredo Colitto. Ma è troppo
poco per fare di L’ombra un romanzo
memorabile, che vada al di là della flebile letturina da ombrellone.
Consigliato
a: coloro che amano i thriller rapidi e scorrevoli e non si degnano troppo
della verosimiglianza ed a chiunque voglia trascorrere qualche ora dedicandosi ad
una lettura scorrevole che non impegni troppo le meningi.
Voto:
6-/10
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