sabato 29 settembre 2018

L’ombra, Roger Hobbs



L’ombra è stato il romanzo di esordio di Roger Hobbs: un giovane autore morto prematuramente a causa di un overdose all’età di appena ventotto anni.
Il povero Hobbs – all’epoca – aveva appena ventidue anni: e questa immaturità emerge costantemente con lo scorrere delle pagine. Come debutto, sicuramente, non è male… ma visto il battage pubblicitario che ha fatto seguito alla pubblicazione (con conseguente vendita di diritti per la trasposizione cinematografica) ci si aspettava qualcosina di più.
Ma, come al solito, partiamo da un rapido sunto della trama.
  
Chi è “L’ombra”? È un uomo privo di identità, il cui mestiere consiste nel bonificare le scene dei crimini per poi dileguarsi senza lasciare la minima traccia del suo passaggio. Il suo nome – ma sarà quello vero? – è Jack Delton. Si tratta di un professionista meticoloso e paranoico, una sorta di “Kaiser Soze” (per chi ha visto I soliti sospetti) che ha fatto della segretezza il suo stile di vita tanto da far dubitare persino della sua esistenza. Stavolta, però, si ritrova intrappolato in una storia complicata e piena di interrogativi. Con l'FBI alle calcagna e con qualcuno (non diciamo chi, per non spoilerare troppo) che vuole cogliere la palla al balzo per chiudere vecchie pendenze, Jack si troverà per la prima volta in seria difficoltà. A questo punto dovrà decidere se giocare la partita fino in fondo oppure eclissarsi, per sparire una volta per tutte.

Hobbs sembra(va) avere una vasta cultura cinematografica piuttosto che libraria. Ha spigolato qua e là da varie pellicole di successo (Entrapment, Topkapi, Il cacciatore, Mission Impossible e via dicendo) ed ha cacciato tutto nel frullatore. Ne è uscito questo distillato, rapido, saettante ed a tratti persino avvincente… ma del tutto sprovvisto di anima.
I personaggi sono impalpabili e poco credibili; il protagonista è descritto in maniera talmente superficiale da sfiorare l’umorismo volontario.
Alla fine, più che un romanzo di genere, pare di essere al cospetto di un B-Movie degli anni Settanta, piuttosto banale, raffazzonato e del tutto improbabile. Niente di nuovo sul fronte del thriller… purtroppo.
Rimane al di là di tutto il bel ritmo impresso alla storia, restituito alla perfezione da uno dei migliori traduttori italiani: il grande Alfredo Colitto. Ma è troppo poco per fare di L’ombra un romanzo memorabile, che vada al di là della flebile letturina da ombrellone.


Consigliato a: coloro che amano i thriller rapidi e scorrevoli e non si degnano troppo della verosimiglianza ed a chiunque voglia trascorrere qualche ora dedicandosi ad una lettura scorrevole che non impegni troppo le meningi.


Voto: 6-/10



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