Nonostante tutte le recensioni positive che ho letto girovagando per il web, questo libro non mi ha per niente convinto.
Non è che voglia fare il bastian contrario o la “voce fuori dal coro” a tutti i costi, però ho trovato la trama ed il suo sviluppo abbastanza scontati e prevedibili. Devo dire – per giustificare il mio punto di vista – che storie di questo tipo non sono proprio il mio genere ed ho letto questo romanzo per l’unico motivo che, in quel momento, stavo partecipando ad una challenge che prevedeva la lettura di un libro con “un animale nel titolo”.
Per quanto la lettura sia semplice e scorrevole, ho trovato lo sviluppo del plot piuttosto banale, senza grossi guizzi, oltreché infarcito da insopportabili disegnini e schemi ideati dal protagonista che allungano il brodino di un centinaio di pagine.
Indubbiamente è molto valida l'idea di base: quella di mettersi nei panni di un ragazzino affetto da sindrome di Asperger. Ma la trattazione tutt’altro che realistica fa perdere immediatamente per strada le buone intenzioni e trasforma la trama in una sorta di fiaba metropolitana, col piccolo protagonista (va bene che è malato… ma è un grandissimo rompicoglioni) che dapprima veste i panni del "detective per caso" per scoprire chi ha ucciso Wellington, il cane delle vicina, ed in un secondo tempo si sottrae alla custodia paterna per raggiungere la madre a Londra.
Scegliere l'handicap come tema, indubbiamente, è politically correct e fa tendenza… però il testo mi pare un po’ troppo furbetto ed ammiccante: adatto magari ad una fascia adolescenziale o a lettori che non si pongono troppe domande, però non troppo soddisfacente per chi cerca in un romanzo qualcosa di più di un semplice passatempo.
Ripeto, è solo il mio parere e prevedo che numerosi tra voi non saranno d’accordo. Però, se devo essere onesto fino in fondo, devo dire che questo libro non mi ha lasciato granché.
Consigliato a: tutti gli amanti del politically correct, dei piccoli geni e delle letture ammiccanti ma senza troppe pretese.
Voto: 5/10
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