mercoledì 26 settembre 2018

I quattro fiumi, F. Vargas

Buongiorno a tutti.
Ormai sapete che quest'anno sto recuperando un sacco di gialli, pur non amando particolarmente il genere, e nello specifico apprezzo la Vargas: i suoi libri mi intrippano, le sue storie hanno "chiavi di risoluzione" che mi piacciono un sacco, adoro i personaggi e il suo stile di scrittura diretto e limitato a dire l'indispensabile.
Per questo motivo, unito al fatto che gradisco anche le graphic novel, ho voluto recuperare I quattro fiumi.
Ad essere onesta, però, non mi è piaciuta in tutte le sue parti


Tralasciando il fatto che alcuni dettagli della trama sono praticamente spoilerati nella quarta di copertina (e un giorno i signori dell'Einaudi ci spiegheranno per quale motivo), vediamo un attimo di cosa parla questo testo.

La storia è quella di un ragazzino che vive in una situazione particolare: la madre ha abbandonato la famiglia dicendo che, tra tutti i figli, uno solo è quello del marito. Così il ragazzo vive con il padre e i fratelli in una casa vicino alla discarica e tirano avanti un po' come si riesce. Uno coltiva la terra, l'altro cerca di essere assunto come attore, il "fratello perbene" lavora in banca, il padre costruisce statue... e lui se la cava con qualche furtarello.  Ed è da lì che arrivano i suoi guai. Dopo aver fatto un colpo con un amico, le cose non vanno propriamente come previsto: l'oggetto rubato riserva sorprese un pochino inquietanti e il suo "collega" viene ritrovato ucciso.
Il resto, poi, procede più o meno come sempre procedono i romanzi della Vargas quando entra in gioco Jean Baptiste.

Ora veniamo a noi e partiamo dalle critiche a livello grafico - che ovviamente sono pensieri totalmente soggettivi.
Il tratto dei disegni non mi è piaciuto per niente: sembrano schizzi fatti a carboncino, troppo scuri e con contorni non ben definiti. Personalmente preferisco linee più sottili, figure più chiare e tratti più netti, soprattutto se le vignette sono in bianco e nero.
Per dire, in certe parti non riuscivo nemmeno a capire cosa stavo guardando...!
E poi le facce dei personaggi hanno dei lineamenti veramente brutti. Danglard, ad esempio, sembra persino più scombinato di quanto descritto nei romanzi!!! Lì per lì l'avevo scambiato per un malvivente o qualcosa del genere, solo dopo ho capito che era lui.

Io un paio di  tavole ve le metto, 
però non mi assumo responsabilità per eventuali incubi! 😜
Passando alle parti narrate, devo dire che sembrano scritte più per un testo teatrale che per una graphic novel. Non che nei libri ci si perda in descrizioni, il che è un bene perché - come più o meno davo ad intendere prima - è uno degli elementi che mi piacciono dello stile della Vargas, ma qui arriviamo proprio alla secchezza pura.
Il giudizio si ribalta totalmente parlando dei personaggi, che sono ben caratterizzati. In particolare mi è piaciuto tantissimo il fatto che il padre cresca i figli tutti allo stesso modo, senza voler sapere se davvero solo uno di loro è suo ed eventualmente quale. Quest'uomo dovrebbe essere un esempio per tutti.
A proposito di lui, più o meno, aggiungo che sarebbe stato bello vedere a fine volume un disegno a colori del suo lavoro portato a termine.


E la storia, invece?
Ecco.
Qui arriva il difficile, perché la storia tutto sommato è carina. I colpi di scena e i "collegamenti alla Adamsberg" non mancano, la trama è bella... però il modo in cui viene trattata è un po' spiccio, approssimativo e a tratti un pelino prevedibile.
Perciò in definitiva non so bene cosa dire: l'idea di fondo mi è piaciuta moltissimo, ma la narrazione non è al livello dei romanzi e mi aspettavo qualcosa di più nello sviluppo.

Dopo questo piccolo inciampo smetterò di leggere la Vargas?
Ovviamente no!

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