giovedì 6 settembre 2018

Le rane, Mo Yan


Questo è stato il mio secondo Mo Yan (dopo lo straordinario Grande seno, fianchi larghi) e devo dire che il Nobel 2013 non poteva essere assegnato in maniera migliore. Mo Yan ha una scrittura che può essere allo stesso tempo poetica ed avvolgente: grande descrittore di personaggi e di ambienti, sa rendere accessibili a noi occidentali comportamenti e modi d’essere che, per mera differenza culturale, risulterebbero a prima vista incomprensibili.
Il titolo originale del romanzo - Wa – ha un duplice significato: può essere tradotto nell’accezione di “bambino” ma anche come “rana”. Ed in effetti, tanto i bambini quanto le rane sono i veri protagonisti di questa vicenda che si snoda attraverso un ampio periodo storico, che attraversa la Cina di Mao e quella della Rivoluzione Culturale, fino ad arrivare alla Cina dell’epoca contemporanea.

La storia di Wan Xin – da tutti conosciuta come "la Zia" – è narrata dal di lei nipote sotto forma di lettere indirizzate ad un giapponese, figlio del generale che durante la guerra aveva sequestrato la donna ed i suoi familiari.
Wan Xin vanta un innato talento come ginecologa: sono tantissimi i bambini venuti al mondo grazie al suo intervento, a volte persino prodigioso. Quando però, a metà degli anni Sessanta, si verifica una vera e propria esplosione demografica, il partito al potere è obbligato a porvi rimedio. La Zia è quindi costretta a trasformarsi da “angelo della maternità” a rigida ed inflessibile custode della politica per il controllo delle nascite, arrivando a superare limiti difficilmente immaginabili.

Il libro, scritto da Mo Yan con la consueta maestria, ci permette di conoscere da vicino la politica di controllo delle nascite nella Cina della Rivoluzione culturale, con tutto il suo corollario di problematiche, drammi ed aberrazioni.
Le vicende di Wan Xin sono inconcepibili ma allo stesso tempo dolorose; gli eventi descritti sorprendono per la loro durezza, che sta quasi ai confini con la follia.
Le rane potrebbe altresì essere considerato una sorta di critica nei confronti della Cina del ventesimo secolo e alle dure politiche del regime comunista al potere. Il modo di esporre fatti e descrivere personaggi, espresso in maniera indiretta e trasversale, evita però con abilità le maglie della censura di regime e ci aiuta a conoscere meglio un popolo che, molto spesso, valutiamo alla luce di pregiudizi dettati dal nostro diverso modo di concepire la vita.


Consigliato a: coloro che sono alla ricerca di un grande romanzo (seppur lievemente inferiore al meraviglioso Grande seno, fianchi larghi) ed a chiunque voglia fare la conoscenza di quello che, probabilmente, è uno dei più grandi tra gli autori viventi.


Voto: 8/10


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