Poche opere letterarie, nel corso del Novecento, hanno saputo fondere alla perfezione emozioni private e storia pubblica. Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani è una di queste. Con una scrittura appassionante ed estremamente coinvolgente, l’autore ferrarese è riuscito a raccontare lo spirito ed i drammi di un’epoca in cui pochi residui di umanità combattevano strenuamente contro la disumanità dilagante.
Il romanzo è ambientato nella Ferrara di fine anni trenta, in un momento storico piuttosto delicato: la vigilia del secondo conflitto mondiale. Le leggi razziali, calate sulla penisola come una gigantesca mannaia, contribuiscono ad avvicinare un gruppo di giovani di origine ebraica. I loro incontri, stagione dopo stagione, diventano sempre più frequenti ed hanno come teatro il giardino della magnifica casa dei Finzi-Contini: una famiglia molto discussa per l’altezzoso isolamento in cui si rinchiude, sublimato dall’alto muro di cinta del mastodontico giardino.
E così nel cuore del protagonista – l’io narrante della vicenda, che parrebbe essere un alter ego dell’autore – matura un sentimento di sofferto amore per la bella e delicata Micòl. La storia, però, sta esprimendo il suo duro ed inappellabile verdetto ed un destino crudele sta per presentare il conto alla famiglia Finzi-Contini.
“Quanti anni sono passati da quel remoto pomeriggio di giugno? Più di trenta. Eppure, se chiudo gli occhi, Micòl Finzi-Contini sta ancora là, affacciata al muro di cinta del suo giardino, che mi guarda e mi parla”.Bastano queste parole del protagonista/narratore per raccontare l’impatto di questa storia d’amore profonda e delicata, ma destinata a non sbocciare mai; un incontro che si svolge in un momento lacerato da tragedie impensabili che stanno per manifestarsi col loro corollario di assurde e terrificanti verità.
La villa dei Finzi-Contini, in tale contesto, diventa una sorta di enclave nascosta alle brutture del mondo; un bozzolo impermeabile dall’esterno in cui germoglia l’illusione che la vita possa continuare il proprio corso come se niente fosse, immersa tra libri, partite a tennis e reminiscenze di un passato che tende ad evaporare.
Nonostante appaia un po’ datato ed a tratti superato in certi dialoghi, il romanzo mantiene intatta la sua forza espressiva e la sua carica emotiva, raccontando una storia destinata a rimanere a lungo nella memoria.
N.B. Nelle ultime pagine si accenna alla figura del dottor Athos Fadigati, un otorinolaringoiatra accusato di omosessualità che si era suicidato per il peso dell'accusa; quel Fadigati – è doveroso ricordarlo - sarà il protagonista di un altro celebre romanzo di Bassani: Gli occhiali d'oro.
Consigliato a: coloro che vogliono affrontare una delle opere più intense ed emozionanti del Novecento italiano ed a chiunque ami le storie in cui drammi individuali e sfondo sociale riescono a fondersi senza soluzione di continuità.
Lo lessi al liceo, non mi ricordo moltissimo, però ci sono affezionata e custodisco la copia con una certa gelosia :-)
RispondiEliminaIo l'ho letto ora dopo anni di attesa. Ho aspettato che mi chiamasse lui :-)
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