giovedì 20 settembre 2018

Non solo canguri…. Il giallo/noir dell’Oceania



A lungo ignorata nel panorama letterario internazionale, la letteratura australiana - così come quella neozelandese - si è diffusa al di là dei propri confini geografici a partire dall'ultimo ventennio del secolo scorso, in seguito all'assegnazione del premio Nobel per la letteratura all'australiano Patrick White (1973). La successiva generazione di romanzieri – tra cui vanno menzionati David Malouf, Peter Carey e Tim Winton – ha consolidato questa apertura al mondo, acquisendo un’insperata notorietà a livello internazionale.
La letteratura di genere si è inserita in questo spiraglio e, specialmente nell’ultimo ventennio, ha fatto sentire la sua voce attraverso le opere di alcuni scrittori di indubbio talento.

Il poliziesco dell’Oceania, in realtà, ha una storia lunga due secoli. Si può dire che la crime-fiction australiana abbia preso spunto dalle origini stesse del paese, che nel XVIII secolo non era altro che una colonia carceraria inglese. Le prime storie, infatti, si concentravano sulle figure di detenuti in fuga che diventando eroici ranger; in altri casi bacchettavano un sistema che maltrattava coloro che erano stati ingiustamente condannati. In una fase successiva, arrivarono gialli che narravano le vicende di coloni in cerca di libertà e di cercatori d'oro senza legge.
Gli anni '80 del secolo scorso furono contrassegnati da un'ondata di opere imperniate su investigatori privati, personaggi molto popolari in una società piuttosto scettica nei confronti della polizia. Gli autori del ventunesimo secolo, cambiando completamente registro, hanno invece riscoperto la classica figura del poliziotto e hanno spesso tentato di esplorare crimini e misfatti legati alle comunità indigene.

Purtroppo, se si eccettua il fortunato caso di Michael Robotham – ormai considerato una star a livello mondiale – gli scrittori di Australia e Nuova Zelanda  hanno faticato a giungere fino a noi: in Italia solo uno sparuto numero di autori è riuscito ad ottenere la pubblicazione. Compito di questo articolo è farvi conoscere – almeno per sommi capi – coloro che sono stati gli artefici del decollo di questa scuola.
Allacciate le cinture… e mettiamoci in viaggio.    
  

Arthur William Upfield (1890–1964):
Di origine britannica, all’età di vent’anni si trasferì in Australia ottenendone ben presto la nazionalità (tanto che allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò presso la First Australian Imperial Force, per combattere i tedeschi).
Rinomato autore di gialli, è noto soprattutto per la serie imperniata sull'ispettore Napoleon Bonaparte "Bony". Si dice che, per la costruzione del personaggio, Upfield si sia ispirato alla figura di un aborigeno di nome Leon Wood, un brillante poliziotto del Queensland conosciuto personalmente negli anni venti. In Italia è reperibile Gli scapoli di Broken Hill, pubblicato da Polillo nella collana “I bassotti”.

Charles Herbert Shaw (1900-1955):
Originario di South Melbourne, oltre ad essere stato uno dei pionieri della letteratura di genere australiana, è stato un valido giornalista e sceneggiatore.
Nel mondo del Giallo è noto per i quattro romanzi polizieschi con protagonista Dennis Delaney, scritti utilizzando lo pseudonimo Bant Singer (un nome ispirato dalla sua automobile preferita, la Singer Bantam). La serie è ambientata nelle zone rurali dello stato australiano di  Victoria all’indomani della seconda guerra mondiale.
Vacci piano Delaney!, Delaney, abbi pazienza e Quante grane, Delaney! sono stati pubblicati in Italia in Il Giallo Mondaori; risultano però di difficile reperibilità (se si è fortunati, possono essere scovati in qualche bancarella dell’usato).

Peter Temple (1946-2018):
Nato in Sudafrica, si trasferì a Sydney nel 1980 e successivamente a Melbourne, dove diventò editore dell'Australian Society Magazine.
Insegnante di giornalismo all'università, pubblicò nove romanzi, diventando il primo scrittore australiano a vincere il Gold Dagger.
È ricordato soprattutto per i libri incentrati su Jack Irish, un ex avvocato diventato investigatore privato. La serie è stata trasposta in una fiction tv nel 2012 con Guy Pearce nelle vesti di protagonista.
La carità uccide e Verità sono editi in Italia da Bompiani.


Michael Robotham (1960):
Questo autore australiano ha alle spalle una lunga carriera di cronista presso il “Fairfax Press” di Sydney; è stato, tra l'altro, uno dei primi a visualizzare le lettere e i diari dello zar Nicola II e di sua moglie Alexandra, reperiti nell'Archivio di Stato di Mosca. Trasferitosi a Londra nel 1986, ha definitivamente abbandonato il giornalismo ed è diventato un ghostwriter, scrivendo biografie di personaggi famosi. Tornato in Australia nel 1996, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
Il suo primo romanzo, L'indiziato (pubblicato in Italia da Rizzoli) - un thriller psicologico ricco di suspense - ha riscosso grande successo in tutto il mondo ed è stato tradotto in ventidue lingue differenti. Con il seguito, Perduta, ha vinto il Ned Kelly Award per la Crime Book dell’anno nel 2005.

Kerry Greenwood (1954):
Nata in un sobborgo di Melbourne, da giovane ha svolto i più svariati lavoro tra cui quelli di cantante folk, operaia, costumista e cuoca. Dopo essersi laureata in Inglese e in Legge, ha ottenuto l'abilitazione da avvocato, ma ha sempre dimostrato un grande interesse per la scrittura.
Ha ottenuto una buona visibilità internazionale con i romanzi, ambientati nella Melbourne degli anni venti, che hanno come protagonista la nobildonna ed investigatrice privata Miss Phryne Fisher. La serie è ormai arrivata al ventesimo episodio; solo i primi tre romanzi, però, sono stati tradotti in italiano: Il re della neve, Morte di un marito e Il treno per la campagna (tutti editi da Polillo).

Paul Cleave (1974):
Neozelandese di origine, divide la sua vita tra la città natale di Christchurch - dove sono ambientati tutti i suoi romanzi - e l'Europa. Le sue opere sono state tradotte in ben 18 lingue. Ha vinto per ben tre volte il Ngaio Marsh Award per il miglior romanzo poliziesco ed è stato selezionato per l' Edgar Award (l’Oscar del Giallo).
Maestro del thriller psicologico, nelle sue opere costringe il lettore a riconsiderare ciò che è reale attraverso una vivida esplorazione della malattia mentale, dell'immaginazione e del “lato oscuro” presente in ognuno di noi.
Il vendicatore e The cleaner sono disponibili nel nostro paese (Elliot edizioni).

Siamo finalmente giunti alla fine del nostro percorso.
Abbiamo visto come la narrativa gialla dell’Oceania sia estremamente ricca e variegata. Sebbene sia ancora poco conosciuto, questo movimento riesce a veicolare verso il mondo esterno una serie di miti nazionali, di elementi creativi e persino di sprazzi di “verità” relativi ad un paese che – è importante sottolinearlo – vanta origini fortemente connesse all’evoluzione del crimine.
La solidità della tradizione, considerata nel suo complesso, dimostra fino in fondo come la crime-fiction australiana (ma anche neozelandese) – partendo da storie di detenuti e di “bushrangers” – non abbia mai perduto il suo stabile rapporto con le inquietudini nazionali ed i miti di una società in lento ma costante mutamento.




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