Ci
siamo appena lasciati alle spalle la Trentunesima edizione del Salone del Libro
di Torino ed è il momento di stilare un primo bilancio di questa manifestazione
che, nonostante le difficoltà, continua ad essere la migliore rassegna a tema librario
della penisola.
Nell'anno
del ritorno dei grandi colossi editoriali, assenti l'ultima volta, il
successo è andato al di là di ogni più rosea aspettativa. Numeri e vendite in
crescita hanno confermato la
solidità del progetto: alle 17 del 14 maggio – giorno di chiusura – sono risultati
più di 144.000 i visitatori unici (un migliaio in più rispetto al 2017). Nella giornata
di sabato, addirittura, gli organizzatori si sono visti costretti a chiudere i
cancelli per un’ora, in quanto si era giunti alla capienza massima: fatto mai
capitato nelle fiere precedenti.
Stand
affollati, incontri sold-out, lunghe code per il firmacopie (per quella di
Zerocalcare si è rischiato di paralizzare il Padiglione 2): questi sono gli
elementi incontrovertibili di un’edizione storica, che ha segnato la
riaffermazione di un dominio torinese il quale – dopo l’assalto di Tempo di Libri –
pareva messo seriamente in discussione.
“Squadra
che vince non si cambia” dice il vecchio adagio. E così il SalTo 2018 è potuto
partire dal successo dell’anno precedente apportando, però, alcune piccole variazioni
che sono parse estremamente funzionali. L’aggiunta di un ulteriore padiglione e la creazione di un
apposito spazio dedicato a bambini e teen-ager sono risultate scommesse vinte,
che hanno avuto un riscontro estremamente positivo da parte dell’utenza.
Ogni
editore ha cercato di distinguersi, adottando una propria politica commerciale
in grado di attrarre un pubblico in costante ricerca di novità editoriali. La progettazione
di stand dotati di un particolare “appeal”, l’organizzazione in loco di firmacopie
e, in alcuni casi, l’applicazione di una scontistica piuttosto appetibile sono
stati gli strumenti utilizzati per attirare le orde di lettori giunti in massa
da ogni parte della penisola.
Nel
caso dovessimo decretare il vincitore della gara per lo “stand più bello e originale”, il
titolo spetterebbe di diritto a Il Saggiatore: dopo il mezzo passo falso del
2017, in cui la casa editrice puntò tutto sulla Oates, quest’anno l’esposizione
è stata impeccabile; la scelta è risultata allo stesso tempo bella per l’occhio - con un itinerario in forma circolare - e stimolante per la fantasia: è stato sottoposto agli utenti
un test psicologico – comprendente lato inconscio e lato razionale - in modo tale da
individuare il libro più adatto ad ogni lettore.
Numerosi sono i personaggi di rilievo che, nei cinque giorni del salone, hanno partecipato alla manifestazione e, ovviamente, sarebbe impossibile ricordarli tutti.
Scrittori
di fama mondiale come Roddy Doyle, Javier Marías e Joël Dicker, registi vincitori
di Oscar quali Bernardo Bertolucci e Giuseppe Tornatore, giornalisti/saggisti tipo Marco Travaglio e Andrea Scanzi si sono alternati nel corso di affollatissime
presentazioni per cui sono bastate a stento le capientissime sale (gialla e
azzurra soprattutto).
Ora non possiamo far altro che attendere con ansia il Salone 2019: l’organizzazione è stata confermata (dal 9 al 13 maggio) e la squadra è già in azione per regalarci un’altra manifestazione in grado di appassionare migliaia di spettatori che – come ben sappiamo – trovano un punto di riferimento nell'amore solido, potente ed incondizionato per i libri e per la lettura.
Fino ad ora abbiamo parlato di dari oggettivi, adesso è la volta di quelli soggettivi: com'è stato il nostro Salone???
Prima
di partire ci eravamo dati un budget a testa e, come previsto, Gio
ha dato fondo al suo acquistando sette libri; Mely, invece, è stata più brava ed
ha avanzato qualcosina (da dedicare ad acquisti futuri)…
Entrate
di Gio
La
metà del diavolo, Joseph Incardona
Il
quaderno rosso, Michel Bussi
Se
la notte ti cerca, Romano De Marco
Il
selvaggio, Guillermo Arriaga
La
scomparsa di Josef Mengele, Olivier Guez
Turbine, Juli Zeh
Smile,
Roddy Doyle
Entrate
di Mely
La
scatola dei bottoni di Gwendy, Stephen King
84, Charing Cross
Road, Helene Hanff
Il libro perduto, Pierdomenico Baccalario e Eduardo Jauregui
Istantanee,
Matteo Zanini
I
ferri dell’editore, Sandro Ferri
Big
Fish, Daniel Wallace
Piccola
osteria senza parole, Massimo Cuomo
Una
scacchiera nel cervello, Alain Gillot
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