La scrittrice Svetlana Aleksievic, Premio Nobel per la
Letteratura, nel suo libro Tempo di seconda mano ha descritto la Russia postcomunista come un
fiume di voci che è riemerso – alla stregua di un fenomeno carsico – dalle
macerie, materiali e spirituali, della storia russa recente. Come darle torto?
Ai tempi dell’URSS, in effetti, le cose non erano per niente
facili per gli scrittori: le maglie della censura erano strette, onnipresenti
ed implacabili. Il Comitato di Stato per l’Editoria (il Goskomizdat) aveva
l’assoluto controllo dell’operato delle case editrici, del commercio librario e
degli impianti di stampa. Pertanto, negli anni del potere sovietico l’elenco
delle pubblicazioni interdette era vastissimo e veniva conservato negli antri
segreti del KGB. In questa lista di proscrizione figuravano libri di contenuto
antisovietico (ossia a carattere politico), religioso, ma anche opere
letterarie che non venivano considerate in linea con l’ideologia dominante; i
noir americani – proibitissimi – venivano smerciati al mercato nero a prezzi
esorbitanti.
Il crollo del moloch sovietico ha portato alla fine della
censura ed alla liberazione dalle pastoie burocratiche: di conseguenza anche la
letteratura di genere ha avuto modo di sciogliere i legacci in cui era stata
per lungo tempo avvinta e di farsi conoscere nel resto del mondo (in Occidente,
in particolare).
La Russia post-sovietica vanta una ricca produzione di
gialli, thriller ed affini. Alcuni autori hanno optato per un’ambientazione
nella Russia zarista (come nel caso di B. Akunin); altri hanno invece scelto
come palcoscenico la Mosca di oggi (Alexandra Marinina). Esiste comunque un
elemento comune tra questi romanzi, inconciliabili solo in apparenza: il voler
raccontare aspetti importanti della storia e della società, descrivendo nel
contempo i modi e gli stili di vita di un popolo.
In questo articolo cercheremo di presentare quelli che sono
considerati gli autori di punta dei paesi dell’ex blocco comunista: non ci
limiteremo quindi agli autori russi, ma comprenderemo all'interno della nostra
analisi anche quelli nati in Ucraina e Georgia. Purtroppo, sono ancora pochi
gli autori dell’est europeo che hanno acquisito visibilità dalle nostre parti.
Nonostante tutto, trattandosi di un movimento ancora piuttosto giovane, esiste
una concreta possibilità che questa scuola emergente riesca prima o poi ad
ottenere lo spazio che merita… sugli scaffali delle librerie occidentali.
Isaac Asimov (1920-1992): Nonostante sia considerato tra i
più grandi autori di sempre nell'ambito della fantascienza, Asimov vanta un
eccellente curriculum di giallista: nella sua lunga carriera ha infatti scritto
numerosi mistery della tipologia "giallo deduttivo". Come prevedibile, alcune
di queste opere si svolgono su uno sfondo fantascientifico: a titolo di esempio
vanno sicuramente citati i cosiddetti Romanzi degli Spaziali ed il racconto
Immagine speculare, ascrivibile al Ciclo dei Robot, con protagonisti un
investigatore umano ed il suo assistente, un robot umanoide.
Lo scrittore di origine russa, però, ha scritto anche storie
poliziesche che esulano dal genere in cui è stato maestro conclamato e
rientrano indiscutibilmente negli schemi del “giallo classico”. Di assoluto
rilievo è la serie dei celebri Vedovi Neri: un club immaginario composto da sei
membri, che si riuniscono periodicamente a cena con un ospite d’onore e vengono
serviti dall'incomparabile cameriere Henry Jackson (membro onorario del
convivio). Nel corso della cena, l’ospite propone un mistero che i membri del
club proveranno a risolvere: solo Henry, però, sarà in grado di giungere alla
soluzione dell’enigma.
Alexandra Marinina (1957): Prima di dedicarsi alla
scrittura, è stata tenente colonnello nella militia, la polizia sovietica. Le
sue opere sono state tradotte in più di venti lingue ed hanno venduto milioni
di copie in tutto il mondo. Protagonista delle sue storie è Anastasija
Kamenskaja, ufficiale della polizia di Mosca, le cui indagini spesso si
rivolgono ai torbidi intrecci tra criminalità e politica.
I romanzi della Marinina si distinguono dalla maggioranza
dei polizieschi russi per la loro accurata indagine psicologica.
Differenziandosi dagli altri autori russi contemporanei, che spesso sviluppano
plot basati su sesso e violenza, l’autrice propone intrecci solidi che offrono
una descrizione realistica della società russa dei nostri giorni. All'interno
delle trame dei suoi libri viene dato ampio spazio alla descrizione dei metodi
di lavoro degli investigatori, ai loro rapporti personali ed alle loro
difficoltà individuali.
La TV russa ha prodotto una serie di film ispirati ai primi
otto romanzi della serie, tra i quali vanno sicuramente menzionati Il padrone
della città e Morte in cambio.
Boris Akunin (1956): Lo pseudonimo dello scrittore georgiano
Grigorij Šalvovič Čhartišvili significa, in lingua giapponese, "uomo malvagio",
ma ricorda anche Michail Aleksandrovič Bakunin: il celebre rivoluzionario e
filosofo russo, considerato uno dei fondatori dell’Anarchismo moderno.
Akunin è il creatore del personaggio di Erast Petrovič
Fandorin, un eccentrico Sherlock Holmes che indaga e agisce a Mosca tra la fine
dell’Ottocento e i primi del Novecento. Si tratta di un investigatore,
attraente e carismatico, che unisce alle virtù dell’uomo d’azione alla Ian
Fleming (per voluttà amatoria, il protagonista è paragonabile a James Bond)
quelle della riflessione logica alla Conan Doyle, mostrando un’acutezza nelle
osservazioni di costume degna di Agatha Christie. Nonostante il tema centrale
dei romanzi sia sempre il delitto, sarebbe un errore relegare Akunin
nell’angusta categoria dei giallisti purosangue: lo scrittore dimostra un
notevole eclettismo ed è capace di cambiare costantemente registro, forma e
stile narrativo.
Oltre a Fandorin, l’autore è anche il padre di Pelagija,
un’originale suora investigatrice.
Natan Dubovickij (?): Si è fatto un gran parlare di questo
scrittore misterioso; nonostante ciò – come sta avvenendo con la nostra Elena
Ferrante – la vera identità dell’autore che si cela dietro lo pseudonimo resta
indecifrabile (secondo il giornale russo Vedomosti si tratterebbe addirittura
di Vladislav Surkov, capo delle strategie politiche del Cremlino). Al di là di
queste considerazioni preliminari, l’autore è stato lodato per stile, capacità
narrativa oltreché per la sua visionarietà fuori dal comune.
Con Vicinoallozero, lanciato in patria dalla rivista Russkij
Pioner ed edito in Italia da Feltrinelli, ha ottenuto ottimi riscontri di
pubblico e di critica sia in Russia che nel mondo. Incentrato sulle vicende di
Egor – un editore di mezza età, membro di un gruppo segreto di pirati del
copyright – il romanzo non può essere assimilato ad un comune mistery. La trama
gialla rappresenta, in realtà, un escamotage per raccontare la Russia
postcomunista: una società che sta implodendo e trascinando tutto e tutti in un
grande vuoto pneumatico.
Andrei Kurkov (1961): Di origine ucraina, ha ottenuto una
buona eco internazionale grazie a Picnic sul ghiaccio (in Italia edito da
Keller): un giallo divertente e appassionante che, riallacciandosi alla
tradizione grottesca di Gogol e Bulgakov, traccia un ritratto satirico della
vita nella Russia postcomunista.
Il protagonista del libro è Viktor, uno scrittore
quarantenne – squattrinato e in piena crisi – che vive in compagnia di un
pinguino. Un bel giorno a Viktor viene proposto di scrivere quelli che in gergo
si chiamano "coccodrilli": i necrologi anticipati dei vip. Il nostro
protagonista si rivelerà un maestro del genere, nonostante i suoi “coccodrilli”
continuino a rimanere inediti. Ma, ad un certo punto, si accorgerà che i
personaggi dei suoi articoli stanno morendo, uno dopo l’altro, in circostanze
inspiegabili; si troverà così al centro di un intrigo che coinvolge mafia,
servizi segreti e disinformazione.
Aleksej Nikitin (1967): Laureato in fisica, ha esordito nella
narrativa nel 1990 ed ha scritto numerosi romanzi, novelle e racconti. Nel 2000
ha ricevuto il prestigioso premio Korolenko.
L’opera che l’ha fatto conoscere oltre confine è Istemi,
edito in Italia da Voland. La trama è incentrata su un gioco di ruolo, ideato
da cinque studenti della facoltà di Radiofisica di Kiev, che finisce con
l’attirare l’attenzione del KGB: l’innocuo divertimento si trasformerà, a causa
di un equivoco, in un evento che segnerà per sempre le loro vite. A distanza di
vent’anni, una mail contenente un inquietante ultimatum segnerà la ripresa del
gioco dal punto in cui era stato interrotto: sul protagonista Davydov si
allungherà l’ombra del suo alter ego, il condottiero Istemi, che ne sconvolgerà
ancora una volta l’esistenza.
Nonostante le tematiche, il libro di Nikitin non è un
fantasy: il suo essere perfettamente radicato nella realtà lo fa annoverare
nella categoria dei gialli fantapolitici.
Come abbiamo visto, se si eccettua il caso emblematico di
Isaac Asimov (che, pur essendo di origine russa, trascorse l’intera esistenza
negli Stati Uniti), gli autori della narrativa gialla sono emersi
esclusivamente dopo il crollo del regime sovietico.
La fine dell’URSS, oltre a permettere l’approdo in libreria
delle opere di scrittori dissidenti e degli stranieri (fino ad allora proibiti)
ha dato la possibilità ad un’intera generazione di autori di cimentarsi in una
tipologia narrativa che – solo pochi anni prima – era ritenuta poco consona ai
dettami comunisti: questo perché, in uno stato totalitario, il crimine non deve
esistere e non ci possono essere assassini o serial killer a piede libero (il
romanzo Bambino 44 di Tom Rob Smith racconta proprio di questa condizione).
Non siamo in grado di dire quale evoluzione potrà avere il
giallo/noir di Russia e dintorni, ma gli esempi di Akunin, Marinina e Kurkov
dimostrano che il terreno è fertile: l’albero della letteratura cresciuto sulle
ceneri del comunismo è in grado di dare ottimi frutti.
Probabilmente negli anni
a venire faremo la conoscenza di nuovi autori provenienti da paesi che, un
tempo, stavano segregati dietro la cortina di ferro.
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