È generalmente conosciuto come Tartan noir e corrisponde ad
un modello di letteratura gialla tipico della Scozia. Pur affondando le radici
nella narrativa classica delle Highlands, ha attinto a piene mani da altre
fonti: in particolare dalle opere degli scrittori americani di genere della
seconda parte del Novecento, il cosiddetto hard-boiled.
In questo articolo prenderemo in considerazione quelli che
sono i quattro artefici principali del movimento: un poker di scrittori dotati di talento
cristallino che, nel corso degli ultimi decenni, ha avuto il merito di
sdoganare un tipo di narrazione che pareva poco consona al modo di sentire
Scottish.
Innestando le classiche trame gialle in un’ambientazione
unica – tra brughiere selvagge, coste frastagliate e nebbiosi paesaggi – questi
autori hanno di fatto creato un nuovo metodo narrativo, la cui fama ha ben
presto attraversato gli angusti confini nazionali, ottenendo successo ed allori
in ogni parte del mondo. Così, tra i pub pregni di fumo delle Old Town e le
taverne sature dell’odore di birra dei sobborghi, abbiamo fatto la conoscenza
di quattro meravigliosi personaggi, quattro straordinari ispettori di polizia
che sono presto diventati miti per intere generazioni di lettori: Jack Laidlaw,
John Rebus, Logan McRae e Fin McLeod.
William McIlvanney (1936-2015): Può essere considerato a
tutti gli effetti l’inventore del Tartan noir. Con tre soli romanzi polizieschi
all'attivo – Come cerchi nell'acqua, Il caso Tony Veitch e Strane lealtà – ha
dato carattere e consistenza ad un
genere non troppo stimato, tracciando la strada per un tipo di narrazione del
tutto nuova che, nel corso degli anni, si è arricchita di uno stuolo di
seguaci/emulatori.
Uno dei più celebri giornalisti scozzesi, Alan Massie, ha
creato un interessante paragone con la letteratura d’oltreoceano: se Hemingway
osava sostenere che tutta la letteratura americana deriva da Huckleberry Finn,
è innegabile che l’intero movimento del noir scozzese nasca con Laidlaw.
L’ispettore Jack Laidlaw è il protagonista dei suoi romanzi
ambientati a Glasgow: un poliziotto animato da un intransigente senso della
giustizia che lo spinge a muoversi seguendo delle regole tutte sue. Silenzioso
ed eccentrico, amante del whisky e delle belle donne, si aggira nei labirinti
di una città fatta di squallide periferie, pub fumosi e ambigui club.
È considerevole l’abilità dell’autore nella costruzione di
trame e personaggi. McIlvanney, con un’intensità di scrittura non comune, ha
costruito dei romanzi che sanno andare al di là del mero genere poliziesco e
che ancora oggi – a decenni di Stuart Mac
Ian Rankin (1960): Il “Re incontrastato del Giallo
Scozzese” – come l’ha definito James Ellroy – è ormai universalmente
riconosciuto come uno dei colossi del noir mondiale. Oltre ad aver riscosso uno
straordinario successo di pubblico, ha vinto quelli che sono considerati i
premi più importanti del genere: l’Edgar Award e il Macallan Gold Dagger, rispettivamente con Casi sepolti (2004) e Morte grezza
(1997).
Il protagonista dei suoi romanzi, l’ispettore John Rebus, è
un personaggio cinico e disilluso, pieno di rabbia repressa, che a causa
dell’impazienza arriva spesso a commettere errori evitabili. Allo stesso tempo,
però, è un meticoloso investigatore ed un diligente osservatore degli eventi
capace, malgrado tutto, di arrivare alla soluzione dei casi più complessi.
Rankin ha sempre considerato il romanzo giallo alla stregua
di uno strumento per affrontare le
questioni sociali: il suo detective, di conseguenza, rappresenta il personaggio
più adatto per indagare tra i meandri della società, avendo l’opportunità di
accedere ad ogni suo strato proprio per il ruolo rivestito. Affascinato dal
tema della doppia natura – l’atavico confronto tra Dr Jekyll e Mr Hyde – Rankin
ha esposto questa visione all'interno delle sue opere: la nuova e la vecchia
Edimburgo, il candido bianco ed il nero opalescente, il confronto tra il bene
ed il male, sono elementi ricorrenti della sua scrittura. Quasi volesse
suggerire, a titolo di monito: “Basta un nulla per passare dall'altra parte!”
Stuart MacBride (1969): Si è ritagliato una posizione di
primo piano nel panorama mondiale del giallo/noir grazie ai suoi romanzi
ambientati nella cittadina scozzese di Aberdeen. Considerato tra gli autori più
importanti del Regno Unito, ha ricevuto il prestigioso premio CWA Dagger in the
Library per l’insieme delle sue opere (2007) e l’ITV Crime Thriller Award come
rivelazione dell’anno (2008).
Le sue opere più famose – Il collezionista di bambini, Il
cacciatore di ossa e La porta dell’inferno – hanno come protagonista il
sergente (che in seguito verrà promosso ispettore) Logan McRae: un poliziotto
ben visto dai colleghi, che lo considerano capace ed utile della squadra, e che
sa dimostrarsi leale e disponibile nei confronti di chi lo rispetta.
Mac Bride conosce benissimo i meccanismi del genere e sa
come tenere il pubblico col fiato sospeso. La sua abilità principale,
probabilmente, consiste nel saper coniugare alla perfezione la qualità della
scrittura con la tensione del thriller.
Si tratta di un autore a cui piace giocare a carte coperte.
Non ama fornire troppe informazioni all'ignaro lettore: preferisce che siano i
personaggi a raccontare, di volta in volta, l’evoluzione delle vicende, permettendo di stabilire i collegamenti
decisivi grazie al potente mezzo del “dialogo”.
Peter May (1951): Si è affermato come autore di culto
grazie alla Trilogia dell’isola di Lewis, composta dai romanzi L’isola dei
cacciatori di uccelli, L’uomo di Lewis e L’uomo degli scacchi. La serie è
incentrata sulle inchieste svolte dall'ispettore – e studente universitario
part-time – Fin McLeod: un poliziotto di Aberdeen, cresciuto sull'isola di
Lewis, che ad anni di distanza tornerà per indagare su un misterioso omicidio,
arrivando ad un drammatico “tu per tu” con i
fantasmi del passato.
Le vicende della pubblicazione del primo romanzo sono
davvero particolari. Dopo il netto
rifiuto di gran parte degli editori britannici, L’isola dei cacciatori
di uccelli fu pubblicato nel 2009 da una casa editrice francese (tra l’altro,
in lingua transalpina!) e ottenne una rapida affermazione.
May non cerca di catturare il lettore con trame ad effetto;
anzi, si può dire che lo sviluppo del plot sia piuttosto lento e lineare. Il
motivo del suo successo è insito nella straordinaria descrizione di luoghi e
paesaggi, per cui l’autore dimostra un amore profondo. In particolare,
assistiamo ad una impareggiabile rappresentazione dell’isola di Lewis, un
territorio freddo ma allo stesso tempo affascinante che si trova a tre ore di
viaggio dalla Scozia. L’eccellente caratterizzazione dei personaggi, la
particolarissima narrazione di paesaggi suadenti e incontaminati ed il magico
sussurro della natura circostante, sono le travi portanti di un racconto
sorretto da una scrittura lucida e lirica allo stesso tempo.
La nostra analisi termina qui.
Siamo giunti alla fine della nostra camminata tra le
brughiere scozzesi osservando da vicino quattro grandissimi autori.
Contestualmente, abbiamo fatto la conoscenza delle loro creature:
originalissimi poliziotti, dotati di fiuto e di carisma, che hanno scritto la
storia del Tartan noir.
Il Giallo scozzese, all'interno delle isole britanniche,
rappresenta quasi un caso a sé stante. Poco incline ai compromessi e per nulla
vincolato alle tradizioni del giallo classico inglese, si è fatto strada a poco
a poco puntando forte su una descrizione di ambienti ed una originale
rappresentazione dei paesaggi. Gli sfondi urbani e rurali si sono così
trasformati in protagonisti a pieno titolo dei romanzi, aggiungendo forma e
sostanza ad un’esposizione già di per sé valida ed esemplare.
Ci congediamo sperando di essere riusciti ad esprimere fino
in fondo l’importanza di questi Braveheart: scrittori dal cuore impavido che
hanno osato uscire dagli schemi, puntando in alto, ottenendo il loro posto
d’onore sull'altare dorato del Giallo Mondiale.
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