Il romanzo giallo irlandese si è affermato a livello
internazionale nel corso dell’ultimo ventennio. Se dobbiamo cercare a tutti i
costi il punto di partenza di questa progressiva consacrazione, non possiamo
che fissare la data del 2003: proprio in
quell'anno il Premio Shamus – uno dei
più ambiti riconoscimenti nel campo del mistery – fu conferito allo scrittore
Ken Bruen con il romanzo Prima della notte.
Da quel momento in avanti, numerosi scrittori hanno
cominciato ad affacciarsi sulla scena di un genere del tutto nuovo per una
nazione come quella irlandese, arrivando spesso a trattare – all'interno del
classico plot poliziesco – argomenti d’attualità che molto spesso venivano
lasciati in un angolo dalla letteratura tradizionale.
I motivi della nascita di questo movimento sono facilmente
individuabili.
Innanzitutto, bisogna sottolineare come la recente crescita
economica abbia portato alla nascita di una moderna società del consumo,
orientata al profitto ed al successo imprenditoriale, che è stata inevitabilmente
accompagnata da un miglioramento delle condizioni di vita. Di conseguenza,
l’improvviso arricchimento e la crescita occupazionale sono stati un
irresistibile richiamo per progressive ondate di immigrazione: argomento a cui
la letteratura tradizionale, fino a quel momento, si era interessata in via
molto marginale.
Da un altro punto di vista, la firma del Good Friday
Agreement (1998) ha condotto alla risoluzione del principale problema
dell’Irlanda contemporanea: il mantenimento della pace. L’avvenuta
riconciliazione è stato un incentivo all'affermazione di una vera e propria
società del benessere, che è riuscita in brevissimo tempo a colmare il gap
rispetto alle altre realtà europee.
In questo articolo cercheremo di individuare quelli che sono
i principali esponenti del giallo/noir irlandese.
Per l’occasione, abbiamo selezionato sei scrittori di sicuro
talento. Si tratta di autori che si sono dimostrati autentici maestri nel campo
della letteratura poliziesca e che hanno contribuito a far conoscere le
problematiche irlandesi in tutto il resto del mondo.
John Banville (1945): Si tratta di uno dei più talentuosi
scrittori del ventesimo secolo, vincitore del prestigioso Man Booker Prize nel
2005 e più volte accostato al Nobel per la letteratura. Conosciuto per la prosa
fredda e precisa, caratterizzata da un’inventiva Nabokoviana, e per l’umorismo
nero, ha scritto cinque romanzi noir con il nom de plume di Benjamin Black.
Il protagonista delle sue storie è Quirke, un
anatomopatologo della Dublino degli anni cinquanta, che con il suo soprabito
scuro, il cappello a tesa larga e la sigaretta in bocca, rappresenta un
archetipo dell’investigatore: un personaggio tanto sfuggente quanto concreto a
cui il lettore si affeziona immediatamente
Tra i suoi libri più noti vanno menzionati Dove è sempre
notte, Un favore personale e Congetture su April.
Nel romanzo La bionda dagli occhi neri, Banville ha avuto
l’ardire di richiamare in azione Philip Marlowe, facendo rivivere per i lettori
di tutto il mondo uno dei detective più amati di tutti i tempi.
John Connolly (1968): Con un passato di giornalista alle
spalle, ha iniziato la sua fortunata carriera narrando le indagini di un ex
detective della Polizia di New York, Charlie Parker, soprannominato Bird come
il celebre sassofonista jazz. Dopo l’efferato omicidio della moglie e della
figlia, Parker si trasferisce nello stato del Maine dove inizia a svolgere
l’attività di detective privato.
Nel corso delle sue indagini, si imbatterà in crimini
violenti e disumani, che hanno come punto in comune la presenza di elementi
soprannaturali: un’evoluzione inaspettata per un noir, che porta ad una
diversificazione del personaggio rispetto ad altri detective simili a lui.
In Italia, purtroppo, i due editori che hanno pubblicato le
avventure di Charlie Parker (Rizzoli e TimeCrime) hanno saltato a piè pari
alcuni romanzi e hanno tradotto altri in ordine diverso rispetto a quello
dell’uscita originale, complicando notevolmente la vita dei lettori.
Tra i romanzi più noti, vanno segnalati Tutto ciò che muore,
Gente che uccide e Anime morte.
Ken Bruen (1951): Dopo aver conseguito un dottorato in
filosofia – nel campo della metafisica – ed aver trascorso venticinque anni
come insegnante inglese in giro per il mondo, ha ottenuto visibilità a livello
internazionale con la serie incentrata sull’ex poliziotto Jack Taylor. Si
tratta di un personaggio problematico e “sopra le righe”, che è stato espulso dal
corpo di polizia di Galway – la sua città natale – per abuso di droga e di
alcolici e per l’innata incapacità di tenere la bocca chiusa.
Come detto in precedenza, il primo volume – Prima della
notte – è valso all'autore il Premio Shamus e la candidatura all’Edgar Award;
con il quinto romanzo, Il prete (2006), ha trionfato al rinomato Premio Barry
per il miglior romanzo poliziesco britannico ed ottenuto una nuova candidatura
all’Edgar.
Tra i temi ricorrenti delle sue opere vi sono la
trasformazione sociale irlandese, il declino della Chiesa cattolica dal punto
di vista politico e sociale e la raggiunta prosperità economica dalla metà
degli anni ’90.
Eoin McNamee (1961): Omonimo di uno degli esponenti di
punta dell’IRA, ha scritto romanzi incentrati su fatti reali che affrontano la
violenta e controversa questione irlandese.
La sua opera più riuscita è Resurrection man (1994), che ha
raccontato la sanguinaria lotta di liberazione dell’Ulster e da cui è stato
tratto l’omonimo film di Marc Evans sceneggiato dallo stesso McNamee. Va
menzionato anche Blue Tango (2001), che ha esaminato da vicino l’omicidio della
figlia diciannovenne della parlamentare e giudice dell’alta corte Lancelot
Curran. Entrambe le opere sono edite in Italia da Einaudi.
Attivo anche nel campo della narrativa per ragazzi (ha
pubblicato la trilogia Navigator), con lo pseudonimo di John Creed ha scritto
una serie incentrata sull'agente
dell'intelligence britannica Jack Valentine.
Cormac Millar (1950): Il suo vero nome è Cormac Ó
Cuilleanáin ed è professore associato di italiano presso il Trinity College, la
più antica e rinomata università irlandese. Ha esordito in campo letterario
dopo aver a lungo affiancato l’attività di traduttore all'importante ruolo
accademico.
Considerato tra i più grandi esperti di vicende criminali,
con Una soluzione irlandese (2004) – il suo primo romanzo (pubblicato in Italia
da Comma 22) – ha ricevuto ottimi riconoscimenti da parte della critica
internazionale.
Il protagonista, Seamus Joyce, è il direttore dell’IDEA,
l’agenzia antidroga irlandese: un personaggio che comincia a mettere in
discussione la sua esistenza e i valori a cui si era sempre ispirato. Dovrà
affrontare quello che è il problema più importante del momento, la lotta per lo
spaccio a Dublino, scontrandosi apertamente con politici spregiudicati e
poliziotti corrotti.
Adrian McKinty (1968): Dopo aver lavorato come barman,
commesso di libreria ed aver insegnato inglese a Denver, in Colorado, ha
esordito pubblicando una raccolta di racconti. È uno degli scrittori più
apprezzati della nuova generazione di crime-writers irlandesi. Nonostante sia
stato spesso criticato per l’uso esplicito della violenza all’interno dei suoi
romanzi, l’autorevole The Guardian lo ha definito come “maestro artigiano di
violenza e di redenzione.”
La vendetta ed il tradimento, spesso presenti nelle sue
opere, sono gli elementi attraverso cui McKinty giunge ad esplorare l’esistenza
dei suoi personaggi in un universo drammatico
ma allo stesso tempo lirico ed intenso. L’uso dell’ironia e
dell’umorismo sono una sorta di contrappunto al mondo violento abitato dal
personaggio di Sean Duffy, il detective protagonista dei suoi libri. Tra i suoi
romanzi ricordiamo Ballata irlandese, pubblicato in Italia da BUR.
Giunti al termine della nostra analisi, risulta evidente
quella che è la caratteristica principale di questo movimento emergente: la
sovrapposizione tra l’internazionalismo del genere e lo spirito irlandese, che
emerge costantemente nelle opere degli autori citati.
La letteratura poliziesca, nel corso degli ultimi anni, ha
rappresentato per l’Irlanda un efficiente strumento di analisi della
trasformazione sociale in atto. Raccontando vicende drammatiche, immerse in un
panorama urbano complesso ed allo stesso tempo seducente, ha trovato una sua
precisa connotazione senza mai disdegnare il confronto con i grandi autori del
passato.
Come ha scritto lo stesso Ken Bruen nell'introduzione ad una
delle sue opere: “Se volete Dublino, allora la volete… lugubre come il sorriso
di Joyce quando si è ritrovato nell'indice dei libri proibiti.”
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