La doppia madre, l'ultimo
romanzo di Michel Bussi, è composto da due vicende parallele che si alternano
sempre più rapidamente - capitolo dopo capitolo - prendendo letteralmente al
laccio il lettore. Lo scrittore francese si è ormai specializzato in storie dal
“meccanismo ad orologeria”, sorrette da una trama articolata ed avvincente,
pronta a confluire come un fiume in piena in un finale per niente banale.
Questa
volta, l’autore ha scelto Le Havre come teatro della narrazione: una città
portuale che si affaccia sulla Manica ed è caratterizzata da giganteschi moli stracolmi di gru
e containers.
In
questo suggestivo contesto, facciamo la conoscenza del piccolo Malone, un
bambino di tre anni che ha come unico interlocutore un topo di peluche di nome
Guti. Si tratta di un bimbo in apparenza normale, ma che racconta cose
piuttosto stravaganti: l’esistenza di una mamma precedente a colei che si
dichiara sua attuale genitrice.
Il
percorso di Malone si intersecherà ben presto con quella del commissario
Marianne Augresse, una quarantenne funzionaria di polizia con una smisurata passione
per i bambini. La poliziotta è infatti impegnata in una difficile inchiesta –
che si trasformerà in una vera e propria lotta contro il tempo - per acciuffare
un killer spietato, capo di una banda che ha compiuto la rapina del secolo.
Come
prevedibile, le due vicende parallele si congiungeranno a poco a poco, con esiti
sorprendenti.
Da
Ninfee nere in avanti, Michel Bussi
si è rivelato come uno dei più originali autori del giallo contemporaneo. È encomiabile
la sua capacità di tessere trame complesse e sorprendenti, che prendono per
mano il lettore fino alla soluzione dell’enigma.
Lo
scrittore francese è un illusionista coi fiocchi, in grado di trarre in inganno
anche il più scafato dei suoi ammiratori, disseminando il racconto di false
piste e confondendo volutamente i fili pendenti del suo plot.
Stavolta,
rispetto ad altre opere precedenti, svolta decisamente nei territori del giallo
psicologico. Le buone idee abbondano ed il finale è davvero accattivante, nonostante
la trama appaia a tratti un po’ lenta e non troppo innovativa.
Non
sarà il miglior romanzo di Bussi… ma è sempre un libro che si legge con
piacere.
Consigliato a:
coloro che amano i gialli dalla trama articolata, solida come un orologio svizzero,
ed a chiunque apprezzi i libri che prendono il lettore per il collo senza
abbandonarlo per un solo momento.
Voto:
6,5/10
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