Il termine Kamchatka rimanda istintivamente, per ciascuno di noi, ad uno Stato semisconosciuto collocato sul lato destro del tabellone del Risiko. Per il piccolo protagonista, Harry, ha invece un significato fondamentale: è l'ultima parola pronunciata dal papà prima di scomparire, vittima della repressione.
Figueras racconta, attraverso lo sguardo innocente di un bambino, la storia del regime argentino e dei “desaparecidos” con uno stile che sa essere, al tempo stesso, divertente e struggente (qualcuno ha addirittura proposto paragoni con la La vita è bella di Roberto Benigni). Il piccolo Harry, voce narrante, è un personaggio davvero ben costruito: sa essere vivace, originale e spassoso nonostante stia raccontando una delle “pagine nere” della storia sudamericana contemporanea.
Dietro la storia raccontata da Harry, emerge nitidamente la vicenda di una famiglia invisa al regime e, di conseguenza, costretta ad una fuga repentina. Attraverso il racconto di giochi ed amicizie, di libri e serie televisive, il giovane protagonista riafferma il valore degli affetti familiari, rievocando l’immagine di una madre “roccia” e di un padre avvocato democratico, dietro cui si cela un mai attenuato “senso della perdita”.
Moltissime sono le opere di saggistica e narrativa cha hanno raccontato il dramma della repressione, ricordando ai posteri vicende di rapimenti, di torture, di assassinii. Figueras, con questo romanzo, cambia completamente registro: per curare le “ferite” ancora sanguinanti si affida ad uno strumento efficacissimo quale può essere la commedia, sottolineando con decisione la brusca frattura tra ciò che esisteva prima e ciò che è arrivato dopo la dittatura.
Quindi, alla fine di conti, non resta che rispondere alla domanda: “Che cos’è realmente la Kamchatka?” Ognuno troverà nel racconto la propria risposta, senza però distanziarsi troppo dal sentire comune: che molto spesso noi esseri umani, col nostro bagaglio di idee ed emozioni, doti ed imperfezioni, stiamo al mondo – un po’ egoisticamente - come individui… ma riusciamo a riscoprirci parte di un “qualcosa” di più esteso (gruppo, insieme o comunità) solamente in determinati frangenti. Nei momenti più duri, crudi e feroci che la storia ci mette davanti.
Giudizio: una lieta sorpresa. Da leggere assolutamente.
Consigliato a: coloro che amano i libri che sanno raccontare le tragedie del passato in maniera ironica e delicata ed a chiunque voglia scoprire un autore di cui non si parla molto e che meriterebbe più spazio nell'alveo della letteratura contemporanea.
Voto: 8/10
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