“Bisogna voler bene”.
Con questa frase, semplice ma allo stesso tempo emblematica, si chiude l’emozionante romanzo di Romain Gary, meritato vincitore di un Goncourt. Sì, perché il messaggio contenuto in questo libro è chiarissimo: è l’amore il vero filo conduttore delle umane vicende, un amore universale, intenso, totale, capace di superare ogni barriera di età, di razza e di religione e di andare addirittura al di là dei legami di sangue.
Il piccolo Mohammed (ma da tutti conosciuto come Momò), di chiara origine araba, racconta in prima persona la sua vita di orfano, che si svolge in un fatiscente fabbricato ubicato in un quartiere periferico di Parigi: una vita originale e a suo modo straordinaria, perché arricchita dal calore della gente che lo circonda, lontana anni luce dal modello standardizzato degli individui cosiddetti "normali".
Il ragazzino cresce libero e sfrontato, col suo carattere disincantato ed irriverente, allevato dalle amorevoli cure di Madame Rosa, un’anziana prostituta alla quale era stato affidato tanto tempo prima insieme ad altri bambini "abbandonati". Le sue giornate si svolgono all’interno di un territorio in cui la legge spesso non è in grado di arrivare: un crocicchio di vecchie e luride strade in cui la gente vive di traffici illeciti ed espedienti ma, allo stesso tempo, è capace di donare aiuto come solo nella più cupa miseria può accadere.
L’ambientazione del romanzo è straordinaria: le tristemente famose “banlieues” parigine fanno da scenografia al racconto imperniato sul controverso rapporto fra Momò e Madame Rosa. I temi trattati nell’arco delle 200 pagine del romanzo sono svariati ma comunque di straordinaria importanza: la convivenza fra arabi ed ebrei, la solidarietà fra gli emarginati, il rapporto fra giovani ed anziani.
La Parigi dei quartieri popolari, ricca di umanità ma provata da un lungo dopoguerra, con i suoi personaggi pittoreschi e le sue speranze confuse, viene filtrata attraverso lo sguardo di un ragazzino inquieto e sensibile, che si autodefinisce "filosofo”. Si tratta quindi di un vero e proprio romanzo di formazione, che segue le vicende di un personaggio unico nel suo genere, costretto ad imparare al più presto il modo per cavarsela.
Le similitudini con Il giovane Holden sono evidenti: ritroviamo la stessa immediatezza e spontaneità, lo stesso linguaggio semplice e spensierato. Al posto della rabbia di Holden, però, Momò si fa ricordare per l'atteggiamento fiducioso ed ottimista nei confronti di un’esistenza che, seppur dura e difficile, è illuminata dalla luce incandescente dell'amore verso il prossimo.
La vita davanti a sé è quindi un libro emozionante, delicato ed al tempo stesso commovente, semplice ma pieno di ironia, che va diritto al cuore del lettore ed aiuta a riflettere sulle umane quotidiane tragedie.
Consigliato a: coloro che desiderano leggere un libro destinato a rimanere nella memoria, che rappresenta un emozionante inno all'amore, all'amicizia ed ai sentimenti più autentici e veri.
Voto: 8/10
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