lunedì 27 agosto 2018

La provvidenza rossa, Lodovico Festa


Non ci potrebbe essere errore più grande di quello di catalogare questo libro come un semplice “giallo”. Anche se è innegabile che l’incipit, la trama e lo scioglimento dei nodi narrativi appartengano di diritto al mondo della fiction poliziesca, non è affatto errato considerare quest’opera alla stregua di un romanzo storico: La provvidenza rossa, infatti, rappresenta un vero e proprio salto nel passato che riesce a spiegarci quale fosse la vita quotidiana del PCI milanese negli anni Settanta del secolo scorso.
Con lo scorrere dei capitoli, assistiamo ad una meticolosa e precisa ricostruzione di quello che era l’apparato burocratico del partito, estremamente radicato nel territorio ed in grado di tenere sotto controllo qualsiasi cosa: dai circoli culturali alle cooperative, dalle strutture industriali alle organizzazioni sindacali.

La fioraia Bruna Calchi viene assassinata con una raffica di mitra nei pressi del suo chiosco adiacente al cimitero monumentale di Milano. La giovane donna è una militante del PCI, iscritta alla sezione Sempione, ed è conosciuta per la sua vis polemica e bellicosa.
Mentre la polizia assegna il caso all’ispettore Ciccio Modena, un uomo con simpatie di sinistra, il Partito Comunista Italiano comincia una contro-indagine segreta, affidata al presidente della commissione probiviri Dondi e al suo vice, l’ingegner Cavenaghi.
Inizia così una specie di sfida tra l’indagine ufficiale e quella “sotterranea” che – pur priva di presupposti legali - può comunque contare sulla collaborazione di decine e decine di militanti.

La scelta di far raccontare la vicenda da un ex funzionario di partito che, a distanza di anni, si confessa risulta particolarmente azzeccata: dalle parole del narratore scopriamo così che cosa fu veramente il PCI e comprendiamo fino in fondo il funzionamento di quella straordinaria macchina organizzativa in cui dirigenti e militanti lottavano per un obiettivo comune.
Purtroppo, l'accavallarsi eccessivo di personaggi – funzionari di partito, giornalisti, simpatizzanti – non aiuta affatto: ogni tanto il lettore rischia di perdersi in mezzo alla marea montante di nomi che sopraggiungono copiosi di pagina in pagina. Inoltre, la vicenda poliziesca non viene sviluppata in maniera adeguata, trasformandosi sin dall’inizio in un mero specchietto per le allodole al servizio del racconto/saggio storico.
Al di là di tutto, La provvidenza rossa risulta un’opera fondamentale ai fini di ricostruire la mentalità dei militanti di quel periodo, con un potere evocativo che – per coloro che hanno davvero vissuto quegli anni – diventa sorprendente.


Consigliato a: coloro che cercano un romanzo storicamente fondato, in grado di spiegare con precisione un periodo importante della nostra storia recente, ed a chiunque voglia approfondire il funzionamento di una macchina di partito impeccabilmente strutturata com’era il PCI anni Settanta.


Voto: 6,5/10


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