Nel 1946, all’indomani della disfatta tedesca, furono numerosi i cronisti giunti in Germania per raccontare ciò che restava del Terzo Reich. Tra di loro si distinse uno scrittore svedese ventitreenne, dotato di grande sensibilità e di un eccellente spirito di osservazione. Era stato inviato dal quotidiano "Expressen" per realizzare una serie di articoli; Stig Dagerman era il suo nome…
Autunno tedesco, per l’appunto, è la raccolta dei reportage attraverso cui il giovane autore cercò di raccontare la disastrata Germania del dopoguerra.
Lo scrittore/giornalista rimase in terra teutonica per un paio di mesi, facendo poi ritorno in patria: il distacco – come scrive nel libro – gli era necessario per poter riflettere senza assuefarsi alla tragica sequenza di macerie e di individui sofferenti.
Durante il suo percorso, si trovò al cospetto di città distrutte, viaggiando su treni gremiti di senzatetto, osservando da vicino cantine fradicie dove vivevano masse di persone affamate. Il quadro d’insieme che emerge da queste pagine è davvero toccante e spinge il lettore a porsi numerosi interrogativi: primo fra tutti, come potesse il mondo assistere a questo proliferare di disperazione – fatto di anime disperate, piazze distrutte, scuole cadenti - mentre le potenze straniere pensavano unicamente a preparare il grande processo ai criminali di guerra.
"Hanno conquistato il mondo a diciotto anni, e a ventidue hanno perso tutto”: in queste poche parole può essere condensata la storia di un popolo come quello tedesco, che si ritrovò improvvisamente ammalato di inflazione, di disoccupazione, di miseria oltreché dei rigurgiti di un hitlerismo mai sopito.
La scrittura è scorrevole ed allo stesso tempo lirica. Fotografie di dolore e distruzione, sguardi limpidi e sinceri su una situazione desolante, assenza di speranza nel futuro: questi sono i cardini di un libro notevole, che ci racconta senza ipocrisie le conseguenze della guerra e lo sconforto di due generazioni perdute. Un libro memorabile, che va sicuramente annoverato tra i classici come quello di John Reed sulla Russia.
Consigliato a: coloro che amano la storia, raccontata con la testa e con il cuore, in questo caso filtrata attraverso lo sguardo attento e disilluso di uno scrittore capace di andare al di là dei luoghi comuni e delle convenzioni.
Voto: 7,5/10
Nessun commento:
Posta un commento