venerdì 24 agosto 2018

Il complotto contro l’America, Philip Roth


Qualcuno ha definito questo romanzo come il parto di un “Roth minore”. Ma sarà davvero così?
In questo caso, il grande Philip indossa – almeno per una volta – i panni dell’intrattenitore, lasciando un pochino da parte la sua abituale mansione di caustico analista dell’America contemporanea.
Inoltrandosi in un racconto ucronico, ci mette davanti una questione già trattata in passato da altri scrittori (si pensi, ad esempio, a Fatherland di Harris): come sarebbe andata a finire se gli Stati Uniti non fossero intervenuti nel secondo conflitto mondiale?

Un ragazzino ebreo – che si chiama, per l’appunto, Philip Roth - è la voce narrante di questo curioso racconto, nel quale l’autore immagina una situazione del tutto alternativa alla rielezione di Roosevelt: l’incarico presidenziale attribuito a Charles Lindbergh, il quale basa il suo programma sulla politica del “non-intervento”, oltre che su principi antisemiti e filonazisti che lo rendono immediatamente inviso ai genitori di Philip e a gran parte della popolazione ebraica.
Il romanzo mostra fino in fondo la fragilità dell’apparato democratico statunitense, sviscerando fino in fondo le problematiche che possono condurre all’instaurazione di un regime totalitario, assolutista e liberticida: l’odio razziale, il fanatismo e l’intolleranza.
Purtroppo, la nascita di un partito Nazista in America, l'antisemitismo di Lindbergh, le aggressioni del Ku-Klux-Klan ed il “Bund” di matrice teutonica erano fatti reali ed assodati (illuminante, a questo proposito, è il Poscritto del libro): i germi di un'evoluzione totalitaria degli USA erano già presenti e perfettamente in grado di destabilizzare un regime democratico. E alla fine della fiera, se ci pensiamo bene, sarebbe bastato ben poco per cambiare la storia del ventesimo secolo: il “non intervento” americano avrebbe – forse - trasformato il mondo in un’apologia nazista su vasta scala. 

Si tratta, a mio parere, di un romanzo arguto ed in grado di allargare l’orizzonte di un lettore a volte un po’ troppo pigro, forse per la forzata abitudine di adagiarsi sulla normalità del “sentito dire”. L'estrema attualità del tema, la scrittura mirabolante di Roth e la caratterizzazione di personaggi, ambienti e situazioni sono, come sempre, straordinarie.


Consigliato a: coloro che amano la storia "alternativa", capace di mostrare evoluzioni diverse da quelle reali, ed a chiunque apprezzi la scrittura ammaliante e tagliente di uno dei più grandi narratori contemporanei.


Voto: 7,5/10


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