Il sangue è randagio
rappresenta
il terzo ed ultimo capitolo di una straordinaria trilogia – iniziata con America Tabloid e proseguita con Sei pezzi da mille - attraverso cui,
facendo ricorso ad un’azzeccata commistione di fiction e eventi reali, James
Ellroy è riuscito in un’impresa quasi impossibile: quella di raccontare la
storia “underground” degli Stati Uniti tra il 1958 e il 1973, costituita da una
serie di accadimenti strettamente connessi e fortemente condizionati dalla
dilagante corruzione politica.
Questo
romanzo, in particolare, si svolge negli anni compresi tra il 1968 e il 1973 e
attraversa un periodo storico parecchio agitato, in cui assistiamo al conflitto
del Vietnam, al dilagare del movimento Black Power ed alla morte di Hoover, conducendoci
fino all’avvento del l'amministrazione Nixon.
Come
nelle due opere precedenti, Ellroy sceglie di utilizzare il medesimo metodo
narrativo, raccontando la vicenda dal punto di vista di tre diversi personaggi:
in questo caso si tratta dell’ex poliziotto Wayne Tedrow Jr, dell’agente FBI Dwight
Holly e del giovane detective privato Don Crutchfield.
La
trama prende il via all’indomani degli omicidi di Martin Luther King e di
Robert Kennedy. In quel momento, gli Stati Uniti paiono sull’orlo del collasso,
con disordini e speculazioni politiche che scuotono vigorosamente le basi
dell’ordinamento democratico tanto che il capo dell'FBI, J. Edgar Hoover, è
pronto ad usare le maniere forti.
Holly,
uomo di fiducia di Hoover, si occuperà di alimentare dissidi all’interno dei
gruppi del potere nero; Tedrow lavorerà per il miliardario Drac-Howard Hughes
alla costruzione di case da gioco in Centro America; Crutchfield, investigatore
di basso livello, verrà coinvolto in vicende troppo grandi per lui.
Il sangue è randagio è un romanzo
imponente, lungo quasi 900 pagine, in cui i fili della storia – reale o di
fantasia - si intersecano e si avvinghiano ripetutamente, facendo emergere
quello che è un vero e proprio "incubo americano": dalla morte di
Kennedy in avanti, in sostanza, si giunse a suggellare quell’orrore protratto
nel tempo che aveva già avuto inizio con la guerra vietnamita. Questo dramma
senza fine rappresenta il logico punto di arrivo per una nazione come
l'America, che è stata costruita su un substrato fatto di razzismo, di massacri
e di schiavitù.
Nonostante
sia lievemente inferiore – per equilibrio e compattezza – ai due romanzi che lo
precedono, questo libro tiene desta l’attenzione e non molla la presa per un
solo istante. Con lo scorrere delle
pagine, il lettore diventa l’inerme spettatore di una situazione difficile, in
cui si verifica un progressivo indebolimento della struttura democratica, con
l’esplicarsi di un’azione anti-comunista che arriva a giustificare praticamente
ogni azione.
Crudo,
spietato, violento, Il sangue è randagio
è sorretto da una trama avvincente, che non risparmia nessuno e riesce a
stimolare nel lettore le emozioni più disparate - paura, disgusto, indignazione
- affidandosi a personaggi indimenticabili, capaci di ispirare allo stesso tempo
simpatia e ripugnanza.
Consigliato: a tutti coloro che
amano il Noir con la N maiuscola – duro, intenso, cattiiiiivo – ed a chiunque
desideri assistere ad una rappresentazione fantasiosa ed ”alternativa” (ma per
niente disprezzabile) della storia americana degli anni a cavallo tra i sessanta ed i settanta.
Voto: 7,5/10
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