giovedì 9 maggio 2019

Prima di cadere, Noah Hawley


Sinceramente, da un romanzo vincitore di un Edgar Award – ovvero il Premio Oscar della letteratura gialla – mi aspettavo molto di più. Ora devo recitare il mea culpa.
Mi sono lasciato ingannare dal curriculum dell’autore, già sceneggiatore di celebri serie TV (Fargo e Bones), e dall’appeal della casa editrice, Einaudi, che ha sempre pubblicato opere di ottimo livello (basta citare, a titolo di esempio, autori come Jo Nesbo, Joe Lansdale e Carlo Lucarelli). Questo libro, se devo essere sincero fino in fondo, rappresenta un autentico “pacco” editoriale (inteso nel senso più spregiativo del termine).
Ma andiamo con ordine, partendo dal plot. 


I membri di due ricche famiglie ed un pittore deluso si imbarcano su un jet privato di ritorno dall’incantevole luogo di villeggiatura di Martha Vineyard. Dopo appena sedici minuti dal decollo, il velivolo precipita in pieno oceano.
Solo due passeggeri – il menzionato pittore ed un bambino di quattro anni – scampano miracolosamente al disastro. L'ipotesi dell'incidente, però, sembra non convincere gli inquirenti che cercano di far luce sulla faccenda.


Che dire? Di questo libro si salvano le prime dieci pagine – il racconto del sinistro con la lunga nuotata in mare dei superstiti - e la parte finale, che chiarisce che cosa sia realmente accaduto al jet “prima di cadere”. Per il resto… solo tanta fuffa!
La trama è un continuo girare e rigirare a vuoto. Il racconto dell’esistenza dei protagonisti e dei motivi che li hanno fatti incontrare è davvero insopportabile e quasi niente c’entra qualcosa con il contesto principale.
Tra l’inizio adrenalinico e la soluzione dell’enigma c’è il nulla assoluto. Pagine insulse e noiosissime si succedono l’una dopo l’altra, con il flusso narrativo che si disperde in una miriade di torrentelli, raccontandoci vita morte e miracoli di personaggi di cui, allo sventurato lettore, non importa un fico secco.
La scrittura non è male, tutto sommato… Probabilmente se si fosse trattato di un racconto breve, il giudizio avrebbe anche potuto essere positivo. Quasi cinquecento pagine per mescolare e rimescolare la medesima brodaglia, però, sono davvero troppe: la zuppa diventa del tutto indigesta.



Consigliato a: chi vuole leggere un libro che, al di là di tutto, è stato onorato col più importante premio riservato alla letteratura gialla.


Voto: 4/10


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