mercoledì 15 maggio 2019

Quel che resta del giorno, Kazuo Ishiguro


Quel che resta del giorno è probabilmente il romanzo più noto dello scrittore britannico di origine giapponese Kazuo Ishiguro: un’opera che, dopo aver trionfato al Man Booker Prize.(1989), ha avuto un impatto notevole nella successiva attribuzione all’autore del Nobel per la Letteratura 2017.

Siamo negli anni Trenta del secolo scorso. Il protagonista, Stevens, è il classico maggiordomo inglese, totalmente consacrato al proprio lavoro che interpreta come una sorta di missione. Una settimana di libertà, concessagli dal nuovo proprietario della magione di Darlington Hall, viene utilizzata da Stevens per compiere un viaggio attraverso le campagne inglesi. Il tragitto gli fornirà l’occasione per trarre un bilancio della sua esistenza, trascorsa alle dipendenze di un gentiluomo eticamente riprovevole, ed in cui non mancano di certo i rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere ma non è stato.

Per una volta tanto, direi, meglio il film del libro da cui è stato tratto: la mano di James Ivory e la magistrale recitazione del duo Hopkins-Thompson hanno contribuito a far scorrere un po’ di sangue rigenerante in una storia che, di per sé, appare piuttosto anemica.  
Questo testo, in fin dei conti, non è altro che la “radiografia” del carattere e degli ideali di un maggiordomo di alta caratura, sempre irreprensibile e ligio al dovere. Tale impostazione ha fatto sì che la stesura, a tratti, diventasse eccessivamente pomposa, sovraccarica ed infarcita di particolari, arrivando spesso a miscelare riflessioni notevoli con fatti e considerazioni del tutto irrilevanti.
Stevens è un uomo tutto di un pezzo, incapace di scomporsi di fronte al destino o alle avversità, che ha percorso il suo cammino all’insegna di un solo ed unico obbiettivo: quello di onorare la tradizione e di preservarla a qualunque costo, nonostante le trasformazioni in corso.
Il romanzo è molto elegante, sia nella scrittura sia per ciò che concerne il contenuto. Purtroppo, però, lo stile eccessivamente pedante, a tratti freddo e meticoloso, non giova assolutamente allo sviluppo della trama: il lettore, molto spesso, si trova invischiato in un percorso narrativo che si fa arduo e verboso.


Consigliato a: chi vuole fare la conoscenza di uno scrittore dalla prosa elegante e ricercata, non sempre equilibrato nel rapporto tra forma e contenuti, ed a chiunque ami l’Inghilterra classica, con i suoi palazzi nobiliari, le sue campagne ed il suo stile insuperabile.


Voto: 6,5/10


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