Roberto
Perrone è un ex giornalista che da qualche anno bazzica il mondo letterario.
Pareva che il suo destino di scrittore fosse legato a trame a carattere sentimentale,
spesso descritte con toni da commedia, ma con questo nuovo romanzo sceglie una
strada (per lui) del tutto inedita: quella del thriller-noir all’italiana. Per
il suo esordio nel genere, lo scrittore di Rapallo (ma milanese d’adozione) ha
creato il personaggio di Annibale Canessa, un ex poliziotto dell’antiterrorismo
che durante gli anni Settanta è stato uno dei baluardi della lotta contro l'eversione e la lotta armata.
Da
qualche anno Annibale ha abbandonato l’Arma e si è trasferito – in una sorta di
esilio autoimposto - a San Fruttuoso, dove trascorre le giornate tra lunghe nuotate
e la gestione del piccolo ristorante di cui è socio.
A
turbare la sua tranquillità giunge una notizia tremenda. Il fratello Napoleone,
che non vedeva da una trentina d’anni, viene giustiziato da una raffica di
Kalashnikov assieme all’ex terrorista Pino Petri, che lo stesso Canessa qualche anno prima aveva consegnato nelle mani
della giustizia.
Toccherà
ad Annibale cercare di far luce sul duplice omicidio, scoprendo poco per volta
il marcio che si annida tra i corridoi del potere e dando il la, di fatto, alla
sua “seconda vita”: un nuovo corso che avrà sviluppi del tutto inattesi.
Siamo
al cospetto di un ottimo romanzo poliziesco, dalla trama intrigante e ricca di
sfaccettature, che scorre rapido come un Intercity nella notte. Il taglio
cinematografico, con rapidi cambi di scena, rende avvincente la narrazione,
trascinando il lettore in un meccanismo impeccabile e più avvincente di una
pianta d’edera.
I
riferimenti al periodo “storico” del terrorismo arricchiscono d’interesse la vicenda, divisa tra il tempo presente ed i riferimenti ad un passato lontano ma ancora
capace di far sentire la sua scomoda presenza.
L’unica
critica che mi sento di fare a Perrone riguarda la caratterizzazione dei protagonisti,
che paiono, talvolta, tagliati con l’accetta. Incontriamo così personaggi femminili
un poco stereotipati, vilain da b-movie ed altri figuranti di cartapesta tutt’altro
che realistici. Lo stesso Canessa, a tratti, assume le sembianze di un semidio,
una via di mezzo tra Rambo e Terminator che si dimostra più invincibile di 007.
Ma si tratta di difettucci che perdoniamo volentieri, consapevoli di aver conosciuto
– tramite Perrone – una nuova via al noir italiano: a metà strada tra il poliziesco di denuncia ed il thriller adrenalinico d’oltreoceano. Quasi come se Leonardo Sciascia
si fosse infilato i panni di un Lee Child… e riuscisse a farseli calzare
a pennello.
N.B.
Il personaggio di Annibale Canessa tornerà nei due successivi romanzi dell’autore: L’estate degli inganni (2018) e L’ultima volontà (2019).
Consigliato a:
coloro che amano i thriller adrenalinici, che si divorano alla velocità della
luce, ed a chiunque sia appassionato di storie che raccontano il passato più
tragico ed oscuro del nostro paese.
Voto:
7,5/10
Sembra molto, molto interessante!
RispondiEliminaSi legge in un giorno e mezzo... nonostante le 420 pagine. Davvero avvincente.
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