venerdì 25 gennaio 2019

Vuoto (per i bastardi di Pizzofalcone), Maurizio De Giovanni


C’era una volta Maurizio De Giovanni, un autore capace di dare linfa al giallo di casa nostra attraverso due serie di romanzi che riuscivano a coniugare la tensione della narrativa di genere con una insolita ma notevole capacità  di descrivere personaggi e ambientazioni...
C’era una volta, purtroppo!
Quanto sono lontani i tempi di Il metodo del coccodrillo (meritato vincitore dello Scerbanenco, alcuni anni or sono)! Il De Giovanni di oggi – purtroppo – è solo un lontano, sbiadito parente dell’acclamato autore di un tempo.
Ma partiamo, com’è doveroso, da un brevissimo sunto della trama...

Un’insegnante di lettere di un istituto tecnico scompare nel nulla ed i Bastardi hanno il difficile compito di scoprire che fine abbia fatto. Il marito - ricco industriale - sostiene che la moglie abbia tagliato la corda di sua volontà. Lojacono detto “il cinese” ed i suoi colleghi indagheranno negli anfratti di vite normali soltanto in apparenza, facendo emergere una tragica vicenda che affonda le radici nell’odio e nell’affarismo più bieco.

Una volta tanto il titolo corrisponde totalmente al contenuto. Vuoto non è un libro, ma una soap opera televisiva da far concorrenza a Beautiful. Su circa 350 pagine di testo, solo un centinaio sono dedicate allo sviluppo della trama gialla (neanche troppo di prima mano).  Tutto il resto ripropone – sotto forma di sceneggiatura TV – lo sfiancante ed irritante rimescolamento dei medesimi ingredienti: storie che si ripropongono romanzo dopo romanzo senza arrivare ad una soluzione. Anche stavolta, pertanto, ci dobbiamo sorbire le vicende del frate serial killer che continua a sfuggire, della sovraintendente-mammina innamorata del vicequestore, della lesbica che vive male la propria sessualità, dell’ispettore padre di una figlia che sta crescendo… e molto altro ancora. 

La serie ambientata nel commissariato di Pizzofalcone, ricettacolo di un gruppo di poliziotti reietti in cerca di riscatto, ha ormai raggiunto il suo punto di non ritorno: la totale simbiosi con la fiction tv Distretto di Polizia, di cui ha scopiazzato caratteri, evoluzioni e snodi narrativi.
Giunti alla fine ci rendiamo conto di aver letto un libro che – è brutto dirlo - non lascia assolutamente niente se non un vago e persistente senso di noia.
Speriamo che De Giovanni si renda presto conto di tutto ciò (anche se, stranamente, pare che buona parte dei suoi lettori sia soddisfatta di questa brodaglia insipida). Certamente dover pubblicare tre romanzi all’anno - per contratto o scelta personale? chi lo sa! - non gli è per niente d’aiuto. Occorrerebbe far tabula rasa e ripartire da capo, magari con nuovi personaggi, nuove idee, nuove storie. Proseguendo su questa china finirà – prima o poi – a far disaffezionare anche il lettore meno esigente.

P.S. Addio bastardi… il mio rapporto con voi finisce qui. Spero di ritrovare – un giorno o l’altro  - il Maurizio De Giovanni che mi aveva fatto appassionare ai suoi libri ed alla sua scrittura. 


Consigliato a: coloro che amano le serie poliziesche senza fine ed a chiunque crede che letteratura e fiction televisive, in fondo in fondo, siano la medesima cosa. 


Voto: 3/10



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