Finalmente
ci (ri)siamo!
Dopo
ben quattro romanzi di attesa il Bussi di Ninfee nere è tornato! Non
fraintendetemi: i quattro libri dell’autore d’oltremanica che hanno preceduto
questa lettura – Tempo assassino, Non lasciare la mia mano, Il quaderno rosso e La doppia madre – non erano affatto malvagi; mancava però quel quid in più che distingue le opere accettabili
da quelle memorabili. Con Mai dimenticare,
invece, ritroviamo quella perfetta sincronia di movimenti e quella capacità di
ingannare il lettore che contribuiscono a rendere il “meccanismo ad orologeria”
ideato da Bussi a prova di bomba.
Siamo
in Normandia, nelle zona delle falesie
– ovvero quei costoni rocciosi con pareti a picco, alte e continue – che rendono
questi luoghi un posto unico al mondo. Il protagonista, Jamal Salaoui, è un trentenne
con una protesi di carbonio al posto della gamba sinistra che si trova lì per
allenarsi in vista delle Paraolimpiadi. Nel
corso di un allenamento, assiste alla tragica caduta di una ragazza dall’alto
di una roccia e cerca inutilmente di soccorrerla. Da quel momento in avanti, un
susseguirsi di eventi che sfuggono ad ogni logica rischiano di trasformare l’impotente
atleta da testimone a sospettato del più spregevole dei delitti.
Congegnato
con sapienza e mestiere Mai dimenticare
è il classico “page-turner”, dalla costruzione impeccabile, che è in grado di risucchiare
l’attenzione senza mollare la presa per un nano-secondo.
Sostenuto
da una trama originale, da un ritmo notevole e da una raffica di colpi di
scena che lasciano di stucco, è un thriller che si legge alla velocità della
luce, culminando in un finale che riesce a stupire ed allo stesso tempo a commuovere
(trattandosi di letteratura di genere… scusate se è poco!)
Per
l’ennesima volta – se ce ne fosse bisogno – Michel Bussi trascina l’inerme
lettore attraverso avvenimenti apparentemente inspiegabili, rimescolando più
volte le carte e confondendo le piste prima di giungere alla spiegazione di un
enigma che si fa sempre più difficile da dipanare con lo scorrere della
narrazione.
L'intreccio,
come al solito, è il punto forte del romanzo; meritano però un particolare encomio
l’ottima caratterizzazione dei personaggi e la descrizione di luoghi ed
ambienti naturali, che vengono riprodotti dalla penna dell’autore in maniera realistica
e credibile.
Consigliato
a: coloro che cercano un thriller mozzafiato, da leggere in stato di apnea, ed
a chiunque voglia fare la conoscenza di uno dei migliori giallisti francesi
delle ultime generazioni.
Voto:
8/10
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