Dopo esserci addentrati nel cuore nero del continente
africano ed aver esplorato il giallo asiatico, cambiamo completamente prospettiva occupandoci della letteratura
latino-americana.
Cominciamo col sottolineare un fattore importante: in questa
vasta porzione del globo terrestre, le dittature militari del ventesimo secolo
hanno avuto un peso rilevante trasformando lo Stato in uno dei principali
colpevoli sulla scena del delitto; di conseguenza, il giallo classico non
poteva attecchire se non subendo dei profondi ed inevitabili adattamenti alla
realtà circostante.
Sulla base di questo assunto, ogni singolo Paese ha prodotto
narratori di talento che si sono cimentati nel noir, consentendo un rapido ed
incisivo rinnovamento della letteratura latino-americana. Anche autori
“insospettabili” come Osvaldo Soriano, Luis Sepúlveda e Jorge Luis Borges hanno
di fatto frequentato il genere, fornendo contributi importanti per lo sviluppo
di un nuovo modello letterario che, talvolta, arrivava a fondere gli stilemi
del giallo con speculazioni cosmologiche o metafisiche. Il citato Borges, ad
esempio, riteneva che il giallo ristabilisse l’integrità dell’ordine cosmico,
sovvertito dall'irruzione dell’evento delittuoso, attraverso la metafora della
risoluzione dell’omicidio ed il conseguente riassestamento dello stato di
giustizia.
Negli ultimi decenni – così come accaduto un po’ ovunque –
la letteratura di genere si è gradualmente trasformata in un veicolo per
raccontare la società: attraverso la costruzione di trame avvincenti e ben
congegnate, imperniate su delitti reali o immaginari, gli autori di libri
polizieschi hanno restituito un’immagine dell’America Latina realistica e fedele
agli eventi della storia recente.
In questo articolo cercheremo di seguire l’evoluzione del
movimento attraverso l’esame di 10 scrittori – appartenenti a generazioni
diverse – che hanno sdoganato un genere ritenuto spesso di secondo piano.
Probabilmente alcuni di questi nomi non hanno una grande notorietà all'interno
del nostro paese, tuttavia il loro contributo è stato comunque fondamentale per
la nascita di una letteratura giallo/noir centro-sudamericana, capace di
toccare il cuore di migliaia di appassionati lettori.
Rodolfo Walsh (1927-1977): Ritenuto il fondatore del
giornalismo d’indagine argentino con il libro Operación Masacre, fu tra le
vittime del regime dittatoriale di Videla: il suo nome è compreso nella lista
dei desaparecidos.
Il Walsh giallista si contrappone al metafisico e sfuggente
Borges: le indagini poliziesche da lui descritte hanno l’obiettivo di
“raccontare la realtà di paesi feriti e di sogni infranti”.
In Italia sono reperibili tre racconti gialli, riuniti con
il titolo di Variazioni in rosso. Incentrati sulla deduzione logica alla
Sherlock Holmes, sono caratterizzati da una scrittura che possiede qualità
eccelsa e nobili impennate dal punto di vista stilistico.
Paco Ignacio Taibo II (1949): Questo scrittore, saggista
e attivista politico spagnolo naturalizzato messicano, ha dato un ottimo
contributo alla letteratura poliziesca latino-americana. I suoi romanzi con
protagonista Héctor Belascoarán Shayne – un investigatore privato che vive a
Città del Messico – non sono esclusivamente dei gialli, ma riescono a
descrivere molto bene la società messicana: la precarietà e la diffusa
corruzione di un paese, ma anche l’umorismo e la voglia di vivere del popolo
messicano.
Si dice che quando Taibo, agli inizi degli anni novanta,
decise di abbandonare la capitale messicana, i muri della città si riempirono
di scritte come “Belascoarán, per favore ritorna!”
Ricardo Piglia (1941-2017): Di origine argentina, è stato
titolare della cattedra di Letteratura sudamericana alla Princeton University,
ed è unanimemente considerato come uno dei più grandi scrittori argentini dei
nostri tempi. I suoi romanzi, pur possedendo un’innegabile intelaiatura gialla,
arrivano spesso a parlare di altro: i livelli di lettura si moltiplicano ed il
romanzo di investigazione – poliziesco o noir che dir si voglia – si combina
con altre tipologie di narrazione, a seconda dei debordamenti e delle
contaminazioni che il procedere delle storie richiede. Tra le opere edite in
Italia, vanno menzionate Bersaglio notturno e Solo per Ida Brown (entrambe
pubblicate da Feltrinelli).
Roberto Ampuero (1953): Giornalista ed accademico, è uno
dei più celebri scrittori cileni: in patria le sue opere hanno raggiunto la
ragguardevole cifra di 40 edizioni. Ha creato il personaggio di Cayetano Brulé:
un investigatore privato di origini cubane che vive a Valparaíso. Questo
detective, intuitivo e dotato di un buon senso dell’umorismo, si
contraddistingue per l’innata capacità di risolvere i casi più difficili con
pochissimi mezzi a disposizione, combattendo talvolta con i cosiddetti “poteri
forti” e mettendo costantemente in repentaglio la propria vita. Tra i suoi
romanzi, editi in Italia da Garzanti, ricordiamo Chi ha ucciso Cristian
Kustermann? e Bolero all’Avana.
Rolo Diez (1940): Nato in Argentina, si è allontanato dal
paese di origine dopo il colpo di stato del 1977; dopo aver vissuto in Francia,
Italia e Spagna, si è stabilito in Messico, ottenendo la popolarità grazie ai
suoi romanzi noir e polizieschi. La Buenos Aires descritta nelle sue opere è
una città allo sbando in cui imperversa la miseria, la giustizia è violenta e
corrotta e persino i migliori cattedratici sono costretti ad abbandonare
l’insegnamento per dedicarsi ad un più redditizio accattonaggio. Il passo della
tigre, uno dei suoi romanzi più celebri, è stato introdotto in Italia da
Tropea.
Luiz Alfredo García-Roza (1936): Ex professore
universitario ed autore di libri sulla psicanalisi, ha esordito nella
letteratura gialla all'età di sessant'anni con Il Silenzio della Pioggia
(1996), con cui vinse uno dei più ambiti premi letterari del Brasile, il
Jabuti. I romanzi di García-Roza sono ambientati a Rio de Janeiro, tra i
quartieri di Copacabana e Peixoto: luoghi che evocano fascino tropicale e ritmi
febbrili del divertimento. Il protagonista, il Commissario Espinosa, è
apprezzato per la sua ironia e per la sua passione per i libri (che tiene
accatastati in maniera disordinata), ma anche per l’innata onestà e la tenacia.
Leonardo Padura Fuentes (1955): Saggista, giornalista,
scrittore e sceneggiatore di origine cubana, ha riscosso un notevole successo
di pubblico con i romanzi imperniati sulla figura del tenente Mario Conde. Si tratta di un
poliziotto disordinato e disincantato, incline all’alcolismo, che – secondo la
definizione dello stesso Padura – vorrebbe essere egli stesso uno scrittore. Le
opere con il tenente come protagonista hanno ottenuto visibilità a livello
internazionale e sono state tradotte in molte lingue. In Italia è recentemente
uscita la raccolta Havana noir, contenente quattro racconti della serie, ed è
stata trasmessa una fiction televisiva (in onda su Sky).
Daniel Chavarría (1933): Scrittore e rivoluzionario
uruguaiano, vive a Cuba dove è stato professore di lettere classiche
all’Università dell’Avana. La sua opera si inserisce nella tradizione degli
scrittori politici latino-americani, come García Márquez, ma con uno spirito
più fresco ed ottimista, non dissimile da quello di Sepúlveda e Taibo.
Vincitore nel 2002 del premio Edgar Allan Poe, Chavarría è considerato uno
scrittore dinamico e divertente, capace di spaziare tra i generi: dal noir
all'avventura, dal thriller all'hard pulp. Nei suoi romanzi ha spesso criticato
la violenze delle dittature fasciste. Tra le sue opere reperibili in Italia,
citiamo Quell’anno a Madrid (Il Saggiatore) e Quilombo (Tropea).
Claudia Piñeiro (1960): Dopo aver esercitato per un
decennio la professione di commercialista, si è dedicata alla scrittura di
racconti, sceneggiature teatrali e romanzi. Considerata la “dama nera” della
lettura sudamericana, ha trionfato nelle classifiche di vendita nel Vecchio
Continente. Facendo leva sull'ironia ed una apparente leggerezza, l’autrice
argentina ha raccontato in maniera spietata i rapporti di potere, donando
importanti riflessioni sul mondo di oggi. Con il romanzo Betibù, in
particolare, ha catturato l’attenzione dei lettori grazie ad una trama che
mescola sapientemente giallo e satira sociale.
Federico Axat (1975): Dopo la laurea in ingegneria,
iniziò a viaggiare per lavoro in tutto il Sudamerica. Durante il suo esilio
forzato trovò finalmente il tempo di dedicarsi alla sua passione: la scrittura.
E così venne alla luce il suo primo romanzo, Benjamin. A dargli visibilità a
livello internazionale è stato il successivo romanzo, Un altro da uccidere
(pubblicato in Italia da Longanesi): un thriller psicologico, con una suspense
calibrata alla perfezione, per cui persino la mecca Hollywoodiana del cinema ha
mostrato interesse. La critica l’ha paragonato ai grandi del genere come
Sebastian Fitzek e Stephen King.
Ed anche questa volta ce l’abbiamo fatta.
Abbiamo cercato di raccontare, in maniera concisa e
sintetica, un movimento letterario come quello latino-americano, caratterizzato
dalla commistione tra gli schemi classici della letteratura gialla ed altre
tipologie narrative: il racconto metafisico, il realismo magico e la letteratura
a sfondo sociale.
La prodigiosa immaginazione degli scrittori del nuovo mondo
ci ha consegnato opere importanti, capaci di travalicare gli angusti confini
del genere per raccontare la storia di paesi che sono sopravvissuti alle forme
più crudeli di dittatura e che guardano al nuovo millennio con uno sguardo
carico di rinnovata speranza.
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