venerdì 22 giugno 2018

Il club degli incorreggibili ottimisti, Jean-Michel Guenassia


A volte ti capita di leggere dei libri che restano dentro.
Dopo averti preso per mano, trascinandoti in una storia intensa e coinvolgente, ti lasciano un qualcosa di indefinito – una specie di morbida carezza sull'anima – che non se ne va più via.
Certo, forse è troppo presto per sostenere con certezza che Il club degli incorreggibili ottimisti appartenga a questa categoria: quella dei “romanzi della vita”. Però, come raramente capita, sono stato trascinato in questa storia lontana nel tempo come se un vortice improvviso mi avesse avvolto e risucchiato, regalandomi quelle emozioni che solo un bellissimo libro riesce a dare.

Mi sono così completamente immedesimato nei panni del giovane protagonista – l’undicenne Michel Marini – ed assieme a lui ho percorso i cinque anni di strada attraverso cui si snoda la vicenda. 
Ho vissuto nella Francia del 1959, in un paese reduce da un grande conflitto mondiale e che si trova nuovamente impegnato in un una guerra, nella colonia algerina. Assieme a Michel sono stato al bar Balto ed ho fatto al conoscenza di una serie di personaggi enigmatici quanto estemporanei, arrivati da paesi lontani, che portavano tatuati sulle rughe del viso e su quelle dell’anima i retaggi di un passato doloroso e tragico, da cui erano stati costretti a scappare. Attraverso i flash back dei vari personaggi, ho potuto vivere momenti angoscianti come quelli della repressione della rivolta ungherese o delle purghe staliniane. 
Ma ho vissuto anche l’esistenza dello stesso Michel: i suoi problemi familiari, i conflitti con i genitori, la sua passione incondizionata per i libri, per la fotografia e per il rock and roll, il suo primo innamoramento…. 
E così, pagina dopo pagina, questa storia potente e seducente mi ha avvolto tra le sue spire, con la sua melodiosa struttura ed il suo grande respiro. 

Credo che la particolarità di questo romanzo sia quella di essere riuscito a raccontare, facendo ricorso ad un metodo narrativo di indole piuttosto “leggera” (non lo ritengo un insulto: anzi, a volte sono le parole più semplici che riescono a trasmettere i messaggi più delicati e profondi), la Storia con la S maiuscola: quella più vera, più dolorosa, più autentica. E Guenassia ci è riuscito senza cadere nel tranello di un’eccessiva pesantezza espositiva, evitando volutamente approfondimenti che sarebbero stati fuori luogo e concentrandosi principalmente sulla figura del protagonista: un ragazzo qualunque – anche se profondamente diverso dagli altri – che vive attraverso il confronto con personaggi esemplari un’esperienza unica, sentendo scorrere sulla sua giovane pelle la brezza della storia. 
Questo romanzo permette al lettore di respirare a pieni polmoni l'aria di un’Europa che ormai non c'è più, precipitandolo in un periodo storico di cui la letteratura recente si è occupata ben poco. L’insieme delle vicende lascia trapelare una serie sconfinata di emozioni e di stati d’animo. Innocenza e scaltrezza, senso di colpa e redenzione, amore e morte si scontrano/confrontano durante le 700 pagine del racconto e lasciano nel lettore una senso di soddisfazione e di “appagamento letterario” difficile da riscontrare nel novero della letteratura contemporanea: e questo vuol dire davvero molto. 


Consigliato a: coloro che cercano un romanzo capace di toccare le corde dell'anima, coniugando alla perfezione storia e vicende famigliari.


Voto: 8/10


Nessun commento:

Posta un commento