"Ho pensato che scrivere questa storia non poteva essere altro che un crimine o una preghiera".
Con questa frase emblematica si conclude il libro di Emmanuel Carrère.
Si tratta di un "romanzo verità" in cui l'autore ricostruisce una vicenda tragica: quella di Jean-Claude Romand, un uomo in apparenza mite e tranquillo, che sterminò l'intera famiglia (la moglie, i due figlioletti ed i genitori).
Solo allora si scoprì che Romand aveva vissuto l'intera vita nella menzogna: per anni si era spacciato per medico appartenente alla OMS; in realtà non si era mai laureato e viveva con i soldi sottratti in maniera truffaldina a parenti ed amici.
Carrère pare quasi un entomologo che si avvicina al suo oggetto di studio dapprima cautamente, poi con sempre maggiore passione e trasporto.
La materia a disposizione è densa e vischiosa, oltreché scottante, ed il rischio di bruciarsi le mani è davvero notevole.
Il pericolo più grande, trattando una storia simile, sarebbe quello di cadere nel luogo comune: la demonizzazione di Romand. Identificarlo come un uomo crudele e malvagio, portatore del male assoluto, sarebbe la scelta più ovvia... ma anche la più semplicistica.
In realtà Carrère utilizza una prospettiva diversa. Inizia a studiare Romand senza esprimere sentenze assolute o giudizi affrettati. E si rende conto, sin da subito, che Romand non è di per sé malvagio, ma è una vittima di forze oscure e sconosciute che l'hanno trascinato nelle tenebre.
Romand ha perso la quotidiana battaglia con la propria vita. Ha continuato a nascondersi nella persistente bugia, nella reiterata dissimulazione della realtà, nella spudorata menzogna... e ad un certo punto non è più riuscito a tenere le redini di quel cavallo imbizzarrito in cui si era trasformata la sua esistenza. Probabilmente, ad un certo punto, neppure lui era più in grado di distinguere tra menzogna e realtà.
Diceva un celebre film di qualche anno fa: "la beffa più grande del diavolo è stato convincere il mondo della sua inesistenza".
Ma ricostruendo la vicenda umana di Romand, ripercorrendo la sua strada lastricata di bugie ed opportunismo, ci si rende conto di quel male oscuro che l'ha contaminato, sottraendolo alla sicurezza della normalità e trascinandolo con sé in un abisso senza fine. L'avversario che ha sconfitto Romand, colui che l'ha ingannato e che l'ha trasportato con sé in un altrove ultraterreno in cui regnano dolore e malvagità, alimentate dalle fiamme dell'inferno, non può essere altri che Satana.
La lettura di questo romanzo, a tratti, è risultata ardua ed angosciante. Ha fatto sorgere in me numerosi interrogativi relativi alla vita e alle persone che incrocio quotidianamente lungo il cammino. La vicenda di Romand insegna che dietro ad una maschera di apparente normalità si può nascondere un'anima dolente e perduta, consegnata al signore delle tenebre. E che persino dietro il più mite degli sguardi e il più dolce dei sorrisi si potrebbe nascondere un vuoto assoluto, in cui non esistono più tracce di empatia e di umanità, ma solamente un grumo putrido e nero come la pece.
Le risate isteriche del maligno, che si fanno gioco dell'umanità, riecheggiano dietro la scenografia di questa tragica vicenda: una dolorosa partita in cui la luce è stata sconfitta dell'angelo degli inferi e dove la speranza, per un lungo momento, sembra eclissarsi come il sole dietro un fitto drappo di nuvole nere.
Consigliato a: coloro che amano i "romanzi verità" ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno di più originali ed intensi autori della letteratura francese contemporanea.
Voto: 7,5/10
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