Nei
luoghi comuni la Svizzera è considerata il paese del cioccolato, degli orologi, del formaggio e
dei paesaggi da sogno. Le città sono celebri per le loro strade pulite, i tram
rigorosamente puntuali e l’erba tosata e pettinata; gli abitanti sono maniaci
della puntualità ed intolleranti per ogni sorta di inefficienza dei servizi.
Come
potete intuire, si tratta di una cornice tutt’altro che ideale per la rappresentazione
di storie nere o poliziesche. Eppure, nonostante queste premesse sfavorevoli,
anche la Confederazione Elvetica ha dato il suo valido contributo allo sviluppo
del Giallo Mittel-Europeo.
Bisogna
premettere, però, che non esiste una vera e propria letteratura svizzera, in
quanto autori e autrici si sono mossi soprattutto negli ambiti culturali dei
rispettivi idiomi (tedesco, francese ed italiano). E così – nonostante i
tentativi di rafforzare l’idea di una letteratura nazionale - la lingua ha sovente
avuto la meglio sui confini: basti pensare alla produzione della Svizzera
tedesca che dimostra una forte correlazione con quella della Germania.
Al
di là di queste doverose considerazioni, questo piccolo stato nel cuore
dell’Europa ha dato i natali a narratori che hanno scritto pagine importanti
nella storia del giallo/noir contemporaneo.
In
questo articolo parleremo principalmente di cinque protagonisti della scena
letteraria svizzera che, attraverso le loro opere, sono riusciti ad ottenere
una vasta eco internazionale.
Nonostante
l’esistenza problematica – fu a lungo morfinomane e dipendente dall’oppio – Glauser
rappresenta uno dei principali interpreti del giallo di lingua tedesca. La sua notorietà
è dovuta, soprattutto, ai polizieschi imperniati sul personaggio del
Wachtmeister Studer. Tra le sue opere, pubblicate in Italia da Sellerio, vanno
menzionate Il cinese e Il regno di Matto.
Definito
dal suo editore il "Simenon svizzero", ha in comune con lo scrittore
belga l'attenzione al confronto umano che si genera dopo un delitto e la
meticolosa investigazione dei motivi che spingono una persona normale a uscire
dalla società civile rendendosi colpevole di omicidio.
Dal
1987 è stato istituito il Premio Glauser:
uno dei più noti riconoscimenti per la letteratura di genere in lingua teutonica.
Friedrich Dürrenmatt
(1921-1990):
Dopo
la seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, si
dedicò alla stesura di racconti brevi e di pezzi teatrali, prima di approdare
nel territorio del romanzo.
Nella
sua vasta produzione letteraria ha spesso analizzato i problemi della società contemporanea,
smascherando le meschinità nascoste dalla facciata perbenista e piccolo
borghese. I suoi libri – tra cui vanno ricordati Il sospetto, La promessa,
Il giudice e il suo boia - intendono
dimostrare una tesi ben precisa: i destini umani sono spesso governati dal caso.
Per
Dürrenmatt, infatti, l’accurata concatenazione di eventi fittizi all’interno di
una trama - a maggior ragione se poliziesca – è poco compatibile con la realtà
e rappresenta una costruzione intellettuale troppo debole per essere credibile.
Hansjörg Schneider
(1938):
Valido
drammaturgo, oltreché scrittore, ha usato occasionalmente nelle sue opere il Mundart (ovvero il dialetto svizzero). Con
le storie basate sul commissario Peter Hunkeler - funzionario della polizia
criminale di Basilea – ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e di critica.
Il suo protagonista è un ultracinquantenne indolente e disilluso, che ama l’alcool
e le bettole di quart'ordine: locali frequentati dalla stessa gentaglia che
prima o poi gli toccherà arrestare.
Nelle
sue opere ha spesso rappresentato una dimensione arcaica della Svizzera, con i
suoi paesaggi, la sua vegetazione, la sua gastronomia e la rassicurante
alternanza delle stagioni. Tra i suoi romanzi, editi da Casagrande, vanno
menzionati Il caso Livius e Morte di una dottoressa.
Originario
di Bellinzona, dopo aver lavorato come giornalista e presentatore radiotelevisivo
è stato assistente di letteratura francese all’università e insegnante di
italiano alle scuole medie ed al liceo.
Nel
2005, grazie all'editore svizzero Dadò, ha pubblicato il romanzo Chi muore si rivede, in cui compare per
la prima volta il personaggio dell'investigatore privato Elia Contini. Questo
detective molto particolare abita a Corvesco, un paese immaginario del Canton
Ticino, ama i cantautori francesi ed ha l’insolito hobby di camminare nei boschi
per fotografare le volpi.
Tra
le sue opere, pubblicate da Guanda, citiamo L’uomo
senza casa (vincitore del Premio Stresa 2008), Come rapinare una banca svizzera e La sparizione.
Joel Dicker (1985):
Nato
nella svizzera francofona, dopo essersi laureato in Giurisprudenza all'Università
di Ginevra ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla scrittura. L’inizio di
carriera non è stato per niente promettente: i suoi primi romanzi sono stati sdegnosamente rifiutati
dagli editori ed il giovane emergente ha dovuto attendere fino al 2012, con Gli ultimi giorni dei nostri padri, per
vedere pubblicata una sua opera.
Nello
stesso anno viene però pubblicato La
verità sul caso Harry Quebert: un romanzo pieno di colpi di scena attraverso
cui ha conosciuto uno straordinario successo a livello internazionale. Tradotto
in ben 33 lingue, questo libro ha venduto più di cinque milioni di copie nel
mondo ed è stato premiato con il Grand
Prix du Roman de l'Académie française.
Ed
eccoci arrivati alla fine di questo breve pellegrinaggio tra i cantoni!
Gli
autori su cui abbiamo concentrato l’attenzione ci hanno dimostrato l’esistenza
di alcuni “denominatori comuni”, derivanti da una cultura che riesce ad unire
più di quanto la lingua divida: il sentirsi, ad esempio, parte di un piccolo
paese, circondato da grandi nazioni, e l’essere costantemente animati da una
mentalità fortemente democratica.
Nonostante la
Svizzera sia un paese giovane, multiculturale e plurilingue, che ha
spesso sofferto di immobilismo e isolamento, molti narratori
contemporanei hanno rivelato un’insospettata indole dissacratoria, non disdegnando
di sperimentare nuove forme espressive.
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