Ah, la France!
Con i cugini d’oltralpe abbiamo da sempre uno strano
rapporto di amore-odio.
Così vicini ma così diversi da noi, così amici ma allo
stesso tempo così ostili, i francesi costituiscono una sorta di specchio –
talvolta sincero ma molto spesso illusorio e deformante – in cui siamo abituati
a rimirare la nostra immagine riflessa. Attraverso un percorso fatto di
avvicinamenti progressivi ma anche di repentini tradimenti, di ammiccamenti
entusiastici e di fratture improvvise, i rapporti tra Italia e Francia –
collaborativi, competitivi, conflittuali – hanno segnato la storia Europea del
ventesimo secolo, lasciando tracce profonde
anche nel mondo della cultura.
Poteva andare diversamente per la letteratura gialla? La
risposta pare quanto mai scontata…
Le contaminazioni tra i due mondi sono state continue,
evidenti e ripetute. Se osserviamo con attenzione il versante Italia,
l’influenza del giallo francese è innegabile.
Facciamo alcuni esempi. I due maestri del noir francese
Boileau e Narcejac dimostrarono un pubblico apprezzamento per Giorgio
Scerbanenco, lodandolo senza riserve all'uscita del romanzo Venere privata. Un
altro grande autore come Jean-Claude Izzo, considerato uno degli inventori del
“giallo mediterraneo”, è stato un maestro spirituale per alcuni autori
nostrani, primo fra tutti Massimo Carlotto (che ha contribuito non poco a farlo
conoscere nel nostro paese). In epoca più recente il torinese Enrico Pandiani,
col suo ciclo dedicato a Les Italiens, mostra alcuni punti di convergenza con
scrittori francesi quali Frédéric Dard e Jean-Patrick Manchette.
Ma non divaghiamo troppo. È arrivato il momento di
addentrarci pian piano nel territorio della letteratura di genere
transalpina.
Il giallo francese – specialmente quello del periodo
compreso tra gli anni quaranta e settanta del secolo scorso – è stato spesso
identificato col termine “polar”: un neologismo creato ad hoc dalla critica
d’oltralpe dall'unione delle parole
policier (poliziesco) e noir. Rispetto alle altre tipologie di
letteratura europea, il polar si è sempre distinto per la sua peculiarità,
dovuta alla fusione degli elementi tipici dei due generi: la struttura del primo
e l’atmosfera introspettiva del secondo. I protagonisti sono spesso commissari coinvolti in un processo di
cambiamento: una sorta di catarsi che viene sublimata attraverso il percorso
narrativo.
L’intento dell’articolo è quello di raccontare la storia e
l’evoluzione del giallo francese, le cui radici provengono da molto lontano.
Emile Gaboriau è stato uno dei pionieri della letteratura poliziesca: i suoi
romanzi con protagonista Monsieur Lecoq precedono di qualche anno l’avvento di
Conan Doyle e degli autori “vittoriani”. Abbiamo però preferito concentrare la
nostra attenzione su dieci scrittori contemporanei, non tutti noti al grande
pubblico ma senz'altro più vicini a noi come modo di sentire e di percepire la
realtà.
Dopo queste iniziali avvertenze, possiamo finalmente
cominciare con la nostra lista.
Léo Malet (1909-1996): Léo Malet, “l’anarchico conservatore”
(come amava lui stesso definirsi), è uno dei capostipiti del noir francese. Con
la pubblicazione di 120 Rue de la Gare (1943), fece conoscere alla Francia
l’investigatore privato Nestor Burma: un antieroe ironico ed anarchico che è
considerato la sua creazione narrativa più riuscita. Burma sarà protagonista di
una trentina di romanzi, recentemente ripubblicati in Italia da Fazi.
Boileau-Narcejac: Questa è la firma comune di Pierre Boileau
(1906-1989) e di Pierre Ayraud (in arte Narcejac), i due Maestri universalmente
riconosciuti del poliziesco francese. Nell'arco di una quarantina d’anni (tra
il 1952 e il 1991, per essere precisi), hanno scritto romanzi di grande
spessore, alcuni dei quali sono ritenuti autentici capolavori del polar. Dalle
loro storie (disponibili nelle edizioni Adelphi) sono stati tratti importanti
adattamenti cinematografici, tra cui vanno sicuramente citati La donna che
visse due volte di Alfred Hitchcock, ed I diabolici, di Henri-Georges Clouzot.
Frédéric Dard (1921-2000): Si tratta di uno dei colossi del
noir – non solo francese – della seconda metà del Novecento. Amico intimo di
Simenon, è stato un autore incredibilmente prolifico, con oltre 300 romanzi
all'attivo nel corso della sua lunga carriera. È autore di una serie incentrata
sulla figura del Commissario Sanantonio: una sorta di James Bond in salsa
francese, membro dei servizi segreti, che esce miracolosamente indenne da una
serie di pericolose avventure, riuscendo a risolvere i casi più spinosi. La
serie è stata pubblicata in Italia da Edizioni e/o.
Jean-Patrick Manchette (1942-1995): Fu colui che “reinventò”
il noir transalpino agli inizi degli anni Settanta. La sua produzione fu
piuttosto limitata (una decina di opere tra il 1969 e gli anni ottanta del
secolo scorso), ma particolarmente importante: una serie di romanzi spesso
intrisi di violenza, ma capaci di analizzare a fondo la società francese
dell’epoca. Vicino all'estrema sinistra, influenzò col suo credo politico le
trame ed i personaggi. Einaudi ha pubblicato alcune delle sue opere più
celebri.
Pierre Magnan (1922-2012): Storia piuttosto singolare quella
dell’autore. Nel 1976 venne licenziato dalla società di trasporti in cui aveva
lavorato per 27 anni. Ne approfittò per scrivere Il sangue degli Atridi, il romanzo che lo
proiettò nell’olimpo della notorietà facendogli vincere il premio Quai des
Orfèvres. In questo libro fa la comparsa il Commissario Laviolette, che tornerà
in opere successive. Alcuni suoi romanzi sono disponibili nelle edizioni
Voland, Robin e Meridiano Zero.
Jean-Claude Izzo (1945-2000): Prematuramente scomparso, con
la trilogia marsigliese – composta dai romanzi Casino totale, Chourmo e Solea –
Izzo ha scritto la storia del noir mediterraneo contemporaneo. Protagonista
della serie è Fabio Montale, un personaggio indimenticabile: un uomo che ama
profondamente la sua città ma che, allo stesso tempo, dimostra in ogni
frangente una lucidità sorprendente. All’inizio della trilogia è un semplice
poliziotto, ma ben presto dovrà improvvisarsi detective per questioni
contingenti. Le opere di Izzo sono pubblicate da Edizioni e/o.
Jean-Christophe Grangé (1961): Ex giornalista free lance,
con il suo secondo romanzo I fiumi di porpora (1998) ha ottenuto uno
straordinario successo di pubblico, diventando l’autore francese più conosciuto
al mondo. I libri successivi lo hanno consacrato come Re del bestseller: hanno
venduto milioni di copie e per gran parte di essi è arrivato – puntuale come un
orologio svizzero – l’adattamento cinematografico. Garzanti ha pubblicato in
Italia tutte le sue opere, che continuano a riscuotere un notevole successo.
Fred Vargas (1957):
Si tratta della Signora (la maiuscola è d’obbligo) del giallo francese. È ormai
considerata una celebrità a livello europeo, soprattutto grazie al successo
della serie dedicata a Jean-Baptiste Adamsberg, commissario del 13°
arrondissement di Parigi. Il protagonista dei suoi romanzi è un poliziotto
accorto e riflessivo che, trovandosi alle prese con casi in apparenza
irrisolvibili, pare quasi brancolare nel buio; le sue prodigiose intuizioni –
che giungono in maniera improvvisa – lo aiutano però a dipanare anche le
matasse più ingarbugliate. Le opere della Vargas sono pubblicate da Einaudi.
Pierre Lemaitre (1951): Con alle spalle una lunga carriera
di insegnante, è considerato uno dei migliori autori del giallo-noir
contemporaneo. I suoi romanzi, in Francia, hanno fatto man bassa di premi
specializzati. Nel 2013 ha pubblicato Ci rivediamo lassù, un libro con cui ha
dimostrato un talento capace di travalicare gli angusti confini del genere,
approdando nel territorio della cosiddetta “alta letteratura”: il Premio
Goncourt è stato il giusto riconoscimento per l’impegno profuso. La fortuna
delle sue opere ha attraversato i confini nazionali: in Italia i romanzi sono
editi da Mondadori.
Hervé Le Corre (1955): Considerato dalla critica d’oltralpe
l’unico vero erede di Jean-Claude Izzo (“Bordeaux è per Le Corre ciò che
Marsiglia rappresenta per Izzo”, ha scritto qualcuno), Le Corre ha fatto
incetta di premi letterari. Insegnante come il collega Lemaitre, con il suo
ultimo romanzo Dopo la guerra (Premio Le Point 2014) ha riscosso un meritato
successo di pubblico in tutta Europa. In Italia le sue opere sono state
pubblicate da Piemme e da Edizioni e/o.
Qualcuno, forse, storcerà il naso di fronte all'assenza
dall'elenco del grande Georges Simenon; la sua esclusione, però, non è dovuta
ad una mera dimenticanza: si è preferito scegliere come criterio la nazionalità
dello scrittore (Simenon era belga ed orgoglioso di esserlo) piuttosto che puntare
sulle caratteristiche del suo personaggio – l’indimenticabile Commissario
Maigret – che vanta indubbiamente indole e cromosomi francesi. Inoltre, un
fuoriclasse come Simenon sarebbe risultato un tantino ingombrante per gli altri autori, che avrebbero corso il rischio
di venire schiacciati dalla sua opera straordinaria quanto monumentale. Meglio
dedicargli uno spazio tutto suo, magari in un prossimo articolo (lo merita
sicuramente).
Giunti al termine di questa rapida carrellata, possiamo
constatare come il giallo/noir – pardon, polar – francese goda tutt'oggi di
ottima salute.
Con un retroterra solido ed una tradizione che si tramanda
di generazione in generazione, rappresenta uno dei capisaldi del genere a
livello europeo: continua a sfornare autori capaci di andare “al di là” del
mero racconto poliziesco, con una profondità ed una complessità di analisi
sconosciuta a gran parte delle crime-story made in U.S.A.
Nuovi autori di talento stanno pian piano aggiungendosi ai
predecessori. Alcuni, come Michel Bussi, Bernard Minier e Ian Manook, hanno rielaborato il racconto classico, adattandolo alle nuove realtà socio-culturali; altri – Franck
Thilliez o Maxime Chattam – hanno invece creato una frattura con l’impianto
tradizionale, rielaborando a loro modo il thriller di matrice americana,
condendolo di suggestioni ed elementi tipici della cultura transalpina.
In che direzione sta andando il caro vecchio polar?
Difficile – per non dire impossibile – dare una risposta precisa. La strada
intrapresa, però, sembra davvero quella giusta: l’enclave letteraria in
territorio europeo funziona perfettamente ed è degna di attenzione, tanto da
spingerci nuovamente a sussurrare: Ah, la France!
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