martedì 10 aprile 2018

Il gioco di Gerald, Stephen King



Non posso dire di essere un fan di Stephen King, anche se ho apprezzato parecchi suoi romanzi: cito, a mero titolo di esempio, Il miglio verde22/11/63 e La zona morta. Il gioco di Gerald, però, non mi ha convinto per niente: l'ho trovato prolisso e tirato per le lunghe.
Certo, rispetto ad altri libri il Re del Brivido ha lasciato da parte la consueta impostazione horror/soprannaturale per concentrarsi su una storia dai forti connotati onirici, in cui l'introspezione psicologica fa la parte del leone. Un’ottima idea… se non fosse per l’eccessiva esilità della trama, sicuramente più adatta alla costruzione di un racconto breve piuttosto che di un romanzo in senso lato.

La vicenda si svolge in una casa isolata. La protagonista Jessie, per soddisfare una fantasia  sessuale del coniuge Gerald, si lascia ammanettare al letto in legno. Sentendosi umiliata dal suo atteggiamento egoistico ed eccessivo, reagisce improvvisamente allontanandolo con un calcio. A questo punto, però, l'uomo rimane vittima di un infarto, lasciando la partner sola ed immobilizzata.
Jesse pare condannata ad una lenta ed atroce morte per inedia; nel frattempo – per buttare benzina sul fuoco - due ulteriori pericoli sembrano minacciarla:  l’apparizione di un affamato cane randagio e il manifestarsi di una presenza impalpabile e misteriosa, che si muove subdolamente nell'ombra.

Un plot che poteva risultare claustrofobico ed avvincente viene, in questo caso, eccessivamente diluito: ne risulta un brodo talmente allungato da far perdere per strada il sapore originario. Tanta verbosità, un abuso di flash back ed un’eccessiva reiterazione di situazioni rendono questo romanzo noioso e ripetitivo, incapace di emozionare se non in un paio di situazioni adrenaliniche (in cui si riconosce la mano di King). Troppo poco, a mio modesto parere, per un’opera che, visti i presupposti, prometteva sicuramente di più.
Rimangono comunque apprezzabili la scrittura di King e la sua capacità encomiabile di prendere il lettore per mano e trascinarlo, attraverso meccanismi di suspense ormai collaudati, fino alle radici del male. 


Consigliato a: coloro che amano provare sani brividi e a tutti i fan di King che adorano essere trasportati in atmosfere inquietanti e ansiogene, come quelle a cui Re Stefano ci ha abituato.


Voto: 5,5/10


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