giovedì 19 aprile 2018

Delitti tra i Cantoni: il Giallo svizzero contemporaneo



Nei luoghi comuni la Svizzera è considerata il paese del cioccolato, degli orologi, del formaggio e dei paesaggi da sogno. Le città sono celebri per le loro strade pulite, i tram rigorosamente puntuali e l’erba tosata e pettinata; gli abitanti sono maniaci della puntualità ed intolleranti per ogni sorta di inefficienza dei servizi.
Come potete intuire, si tratta di una cornice tutt’altro che ideale per la rappresentazione di storie nere o poliziesche. Eppure, nonostante queste premesse sfavorevoli, anche la Confederazione Elvetica ha dato il suo valido contributo allo sviluppo del Giallo Mittel-Europeo.
Bisogna premettere, però, che non esiste una vera e propria letteratura svizzera, in quanto autori e autrici si sono mossi soprattutto negli ambiti culturali dei rispettivi idiomi (tedesco, francese ed italiano). E così – nonostante i tentativi di rafforzare l’idea di una letteratura nazionale - la lingua ha sovente avuto la meglio sui confini: basti pensare alla produzione della Svizzera tedesca che dimostra una forte correlazione con quella della Germania.   
Al di là di queste doverose considerazioni, questo piccolo stato nel cuore dell’Europa ha dato i natali a narratori che hanno scritto pagine importanti nella storia del giallo/noir contemporaneo.
In questo articolo parleremo principalmente di cinque protagonisti della scena letteraria svizzera che, attraverso le loro opere, sono riusciti ad ottenere una vasta eco internazionale.   


Friedrich Glauser (1896-1938):
Nonostante l’esistenza problematica – fu a lungo morfinomane e dipendente dall’oppio – Glauser rappresenta uno dei principali interpreti del giallo di lingua tedesca. La sua notorietà è dovuta, soprattutto, ai polizieschi imperniati sul personaggio del Wachtmeister Studer. Tra le sue opere, pubblicate in Italia da Sellerio, vanno menzionate Il cinese e Il regno di Matto.
Definito dal suo editore il "Simenon svizzero", ha in comune con lo scrittore belga l'attenzione al confronto umano che si genera dopo un delitto e la meticolosa investigazione dei motivi che spingono una persona normale a uscire dalla società civile rendendosi colpevole di omicidio.
Dal 1987 è stato istituito il Premio Glauser: uno dei più noti riconoscimenti per la letteratura di genere in lingua teutonica.

Friedrich Dürrenmatt (1921-1990):
Dopo la seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, si dedicò alla stesura di racconti brevi e di pezzi teatrali, prima di approdare nel territorio del romanzo.
Nella sua vasta produzione letteraria ha spesso analizzato i problemi della società contemporanea, smascherando le meschinità nascoste dalla facciata perbenista e piccolo borghese. I suoi libri – tra cui vanno ricordati Il sospetto, La promessa, Il giudice e il suo boia - intendono dimostrare una tesi ben precisa: i destini umani sono spesso governati dal caso.
Per Dürrenmatt, infatti, l’accurata concatenazione di eventi fittizi all’interno di una trama - a maggior ragione se poliziesca – è poco compatibile con la realtà e rappresenta una costruzione intellettuale troppo debole per essere credibile.

Hansjörg Schneider (1938):
Valido drammaturgo, oltreché scrittore, ha usato occasionalmente nelle sue opere il Mundart (ovvero il dialetto svizzero). Con le storie basate sul commissario Peter Hunkeler - funzionario della polizia criminale di Basilea – ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e di critica. Il suo protagonista è un ultracinquantenne indolente e disilluso, che ama l’alcool e le bettole di quart'ordine: locali frequentati dalla stessa gentaglia che prima o poi gli toccherà arrestare.
Nelle sue opere ha spesso rappresentato una dimensione arcaica della Svizzera, con i suoi paesaggi, la sua vegetazione, la sua gastronomia e la rassicurante alternanza delle stagioni. Tra i suoi romanzi, editi da Casagrande, vanno menzionati Il caso Livius e Morte di una dottoressa.


Andrea Fazioli (1978):
Originario di Bellinzona, dopo aver lavorato come giornalista e presentatore radiotelevisivo è stato assistente di letteratura francese all’università e insegnante di italiano alle scuole medie ed al liceo.
Nel 2005, grazie all'editore svizzero Dadò, ha pubblicato il romanzo Chi muore si rivede, in cui compare per la prima volta il personaggio dell'investigatore privato Elia Contini. Questo detective molto particolare abita a Corvesco, un paese immaginario del Canton Ticino, ama i cantautori francesi ed ha l’insolito hobby di camminare nei boschi per fotografare le volpi.
Tra le sue opere, pubblicate da Guanda, citiamo L’uomo senza casa (vincitore del Premio Stresa 2008), Come rapinare una banca svizzera e La sparizione.

Joel Dicker (1985):
Nato nella svizzera francofona, dopo essersi laureato in Giurisprudenza all'Università di Ginevra ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla scrittura. L’inizio di carriera non è stato per niente promettente: i suoi primi romanzi sono stati sdegnosamente rifiutati dagli editori ed il giovane emergente ha dovuto attendere fino al 2012, con Gli ultimi giorni dei nostri padri, per vedere pubblicata una sua opera.
Nello stesso anno viene però pubblicato La verità sul caso Harry Quebert: un romanzo pieno di colpi di scena attraverso cui ha conosciuto uno straordinario successo a livello internazionale. Tradotto in ben 33 lingue, questo libro ha venduto più di cinque milioni di copie nel mondo ed è stato premiato con il Grand Prix du Roman de l'Académie française.

Ed eccoci arrivati alla fine di questo breve pellegrinaggio tra i cantoni!
Gli autori su cui abbiamo concentrato l’attenzione ci hanno dimostrato l’esistenza di alcuni “denominatori comuni”, derivanti da una cultura che riesce ad unire più di quanto la lingua divida: il sentirsi, ad esempio, parte di un piccolo paese, circondato da grandi nazioni, e l’essere costantemente animati da una mentalità fortemente democratica.
Nonostante la Svizzera sia un paese giovane, multiculturale e plurilingue, che ha spesso sofferto di immobilismo e isolamento, molti narratori contemporanei hanno rivelato un’insospettata indole dissacratoria, non disdegnando di sperimentare nuove forme espressive.




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