martedì 2 giugno 2020

Tutto quello che non ricordo, Jonas Hassen Khemiri


Tutto quello che non ricordo è un libro che si colloca nella terra di nessuno fra il romanzo e la non-fiction, cercando di ricostruire la vita di Samuel: un ragazzo svedese di origine straniera deceduto nel corso di un grave incidente automobilistico. 
Sarà stata una disgrazia ovvero si sarà trattato di un suicidio? Questa è la domanda che, come un filo conduttore, percorre l'ossatura del racconto, permeando ogni singolo aspetto o situazione. 

Qualche tempo dopo la tragedia, un giovane scrittore si mette in testa di rintracciare i famigliari e gli amici più stretti della vittima, al fine di farsi un’idea del suo carattere e della sua vita. Comincia così una serrata indagine attraverso cui il narratore entrerà in contatto con tutti coloro che conoscevano Samuel, per tentare di comprendere - attraverso i loro ricordi - chi fosse veramente il giovane. 
Dal confronto con l’amico Vandad, con l'artista underground soprannominata la Pantera, con l'ex compagna Laide e con la nonna affetta da demenza senile, emergerà, a poco a poco, un mosaico di voci - non sempre lineari e a volte sfalsate temporalmente - in cui ciascuno degli intervistati si troverà a raccontare la sua personale verità sullo scomparso.  

Si tratta di un romanzo piuttosto celebrale, con una trama particolare e una struttura complessa. Il flusso narrativo - che all'inizio pare confuso e frammentario - fa emergere pian piano un puzzle di testimonianze che, talvolta, possono sembrare persino contraddittorie: punti di vista diversi sulla stessa vicenda che dimostrano le mille sfaccettature che compongono la personalità di un individuo.
Mi pare che mai come in quest'opera la "forma" riesca a prevalere sulla "sostanza", facendoci comprendere quanto può apparire assurda la ricerca di una verità universalmente riconosciuta (visto che ogni versione raramente coincide con le altre).
L'immagine della Svezia rappresentata nel romanzo appare un po' distante da quella solita a cui siamo ormai abituati: dalla lettura emerge infatti il ritratto di una nazione multietnica, socialmente irrequieta ed in cui hanno enorme rilievo i problemi legati all'immigrazione. 
Personalmente, ho trovato un po' faticoso seguire i continui cambi di prospettiva e di punti di vista; inoltre, mi sembra che manchi un approfondimento dei personaggi che, talvolta, paiono figure di cartapesta che faticano ad assumere connotati realistici.
Al di là di tutto, Khemiri dimostra di possedere un'ottima scrittura e un talento a cui non si resta indifferenti: leggerò sicuramente altro di lui, nei mesi a venire.  


Consigliato a: coloro che amano la letteratura nordica - specialmente quando è profondamente inserita in un contesto sociale in pieno movimento - ed a chiunque apprezzi le storie raccontate a più voci, con una verità nascosta che emerge a poco a poco attraverso il loro contrasto/confronto. 


Voto: 7/10


Gio  

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