giovedì 4 giugno 2020

Il delitto non invecchia, Ross MacDonald



Si parla troppo poco di Ross MacDonald, nonostante sia considerato dalla critica il terzo grande autore della letteratura hard-boiled (dopo i sommi Raymond Chandler e Dashiell Hammett). 
Nel corso della sua lunga carriera, lo scrittore statunitense - ma canadese di origine - riscosse un notevole successo con la serie dedicata a Lew Archer: un detective privato dai modi spicci, in apparenza cinico e intransigente, ma dotato di una personalità in cui coesistono lealtà, coraggio ed ironia.
Il delitto non invecchia è forse il più riuscito tra i romanzi della saga (sono in tutto diciotto): un libro che, nonostante siano trascorsi quasi sessant'anni dalla prima pubblicazione, continua a funzionare alla grande come se fosse stato appena dato alle stampe. 

Lew Archer, dopo un'efficace testimonianza in tribunale, vorrebbe riposarsi un poco. Viene però avvicinato da Alex Kincaid, un giovane di buona famiglia, che gli chiede di rintracciare Dolly, la neo consorte, misteriosamente scomparsa il giorno successivo al matrimonio. Accettato l'incarico, Lew si troverà ben presto invischiato in una complessa spirale di gelosie, segreti e delitti; l’indagine lo porterà a fare i conti con una serie di crimini efferati, alcuni risalenti a parecchi anni prima, che risulteranno però inscindibilmente collegati ai fatti del presente. 

Questo non è un poliziesco qualsiasi. Si tratta di un libro pieno di suspense, con personaggi disperatamente credibili e una trama intricata ed avvincente al punto giusto; un 'opera che ci mostra Ross MacDonald al suo apice. 
Ambientato in una California in cui tutti sembrano voler rompere i ponti col passato, Il delitto non invecchia descrive perfettamente il ritratto di una borghesia frastornata e incapace di vedere al di là del proprio naso, con interpreti ambigui e misteriosi che considerano la vita umana esclusivamente in termini di utilità o di ostacolo ai propri scopi. 
Il ritmo e la struttura del racconto sono eccellenti; i dialoghi sono tesi, frenetici e scattanti, con scambi di battute che, talvolta, ricordano i migliori noir degli anni Quaranta (quelli col vecchio Bogey, per intenderci!). E, a far da sfondo all'intera narrazione, troviamo un'umorismo sapido e amaro: quello con cui lo stesso Archer, anziano bucaniere tra i flutti dell'esistenza, dipinge la gente e il mondo che gli stanno attorno.


Consigliato a: chi ama gli hard-boiled solidi, intricati e coinvolgenti e a chiunque voglia andare alla (ri)scoperta di uno dei più grandi autori della letteratura poliziesca classica.


Voto: 8/10


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