lunedì 4 giugno 2018

Smile, Roddy Doyle



Roddy Doyle è senza dubbio uno dei migliori narratori delle ultime generazioni. In passato ci ha regalato opere importanti – I commitments, The snapper, Paddy Clarke ah ah ah! – che, oltre a dargli notorietà a livello internazionale, lo hanno fatto conoscere come il principale interprete di quel modo d’essere, intriso di ironia e spregiudicatezza, tipico della classe operaia irlandese. In questo nuovo romanzo, però, lo humour dell’autore rimane un pochino sullo sfondo, nascosto e raggelato, per lasciare il posto ad una vicenda nostalgica, che arriva a lambire il lato più oscuro dell’animo umano.
   
Victor Forde, il protagonista, è un ultracinquantenne neo-divorziato che da qualche tempo è tornato a vivere nel quartiere della sua infanzia. Alle sue spalle, una carriera di opinionista radiofonico e di scrittore fallito. Mentre trascorre le sue serate al pub, annegando l’amarezza in una pinta di birra, incontra Ed Fitzpatrick: un tipo abbastanza strampalato che si presenta come un suo vecchio compagno di scuola.
Per Victor e Ed sarà l'occasione giusta per rispolverare il passato, quando entrambi frequentavano una scuola cattolica che ha lasciato pesanti strascichi nell'esistenza di entrambi.

Romanzo commovente, imprevedibile ed a tratti doloroso, ma capace di colpire nel segno. Probabilmente siamo un po’ al di sotto delle opere dei primi anni Novanta, quando l’autore riusciva a raccontare i piccoli drammi della vita quotidiana facendo ricorso ad un riuscito mix di ironia e semplicità. Quelle vicende, però, erano intimamente legate ad un periodo storico che non c’è più; lo scrittore irlandese ha dovuto così reinventarsi e intraprendere una strada differente, in cui le nevrosi del nuovo secolo interagiscono con i ricordi di un passato che sa anche essere crudele.   
Assistiamo alla crisi e alla catarsi di un personaggio autentico, problematico, che fatica a (ri)trovare il proprio posto nel mondo dopo una serie di esperienze che lo hanno segnato profondamente. Un uomo come tanti, eternamente sospeso tra richiamo del “gruppo” e la sua inesorabile solitudine.
Sullo sfondo, ritroviamo la Dublino contemporanea ma anche quella degli anni Settanta: l’epoca delle radio libere, dei giornali di tendenza e dei gruppi musicali, in cui la sete di successo rappresentava un leit-motiv all’interno della comunità di appartenenza… ed in cui ognuno cercava ancora la sua strada.


Consigliato a: coloro che amano la letteratura irlandese, con il suo brio, il suo humour e il suo linguaggio che riecheggia quello reale ed a chiunque desideri approcciarsi ad una storia ricca di umanità, in cui presente e passato giungono a scontrarsi in maniera inaspettata.
  

Voto: 6,5/10


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