venerdì 15 giugno 2018

Cina, Giappone e dintorni: Il giallo/noir dell’estremo oriente


Eccoci di nuovo qui.
Dopo esserci occupati dell’Africa Nera, il nostro viaggio attraverso il pianeta del giallo/noir prosegue verso una nuova ed interessante destinazione: questa volta sposteremo i riflettori sulla letteratura dell’estremo oriente.
L’Asia, com'è noto, è il continente più popolato della Terra, con circa quattro miliardi e mezzo di abitanti: quindi, potenzialmente, potrebbe essere una miniera d’oro nel campo della narrativa (di genere e non). Gran parte delle nazioni che ne fanno parte ha però vissuto, nel corso del ventesimo secolo, una situazione di isolamento – in alcuni casi di matrice politica in altri di origine culturale – che ha seriamente compromesso la possibilità di far conoscere romanzi ed autori orientali nel resto del mondo. È il caso della Cina, in cui il regime comunista bloccò per lunghi anni qualsiasi possibilità di interazione con l’occidente; ma anche quello del Giappone che, seppur più fortunato dal punto di vista politico, ha subito le conseguenze di una cultura fortemente omologante e non sempre compresa fino in fondo dagli abitanti del vecchio continente (salvo per quanto riguarda manga e cartoni animati… ma questo discorso meriterebbe un articolo a parte).
Negli ultimi anni pare che qualcosa sia cambiato. La maggior apertura nei confronti del resto del mondo (questo vale soprattutto per la Cina) ed un avvicinamento ai gusti occidentali (come avvenuto in Giappone) ha fatto sì che numerosi autori dell’estremo oriente riuscissero ad acquisire notorietà internazionale. Il premio Nobel per la letteratura conferito ai cinesi Gao Xingjian (2000) e Mo Yan (2012) è stato un segnale importante, che ha sancito un totale ribaltamento di prospettiva: autori che in passato rimanevano chiusi in una sorta di bozzolo, impermeabile dall'esterno, hanno così avuto la possibilità di farsi conoscere nel resto del pianeta.

La letteratura di genere poteva forse rimanere immune a questo cambiamento? Niente affatto. All'alba del ventunesimo secolo sono numerosi gli autori di gialli, thriller e noir che si sono incanalati attraverso il varco – apertosi improvvisamente tra la cultura orientale e quella occidentale – riuscendo ad ottenere fama, successo e riconoscimenti internazionali.
In questo articolo cercheremo di presentare un breve resoconto della letteratura orientale, proponendo l’immagine di 10 scrittori che hanno fatto parlare di sé, ottenendo ottimi riscontri di pubblico e di critica anche nel nostro paese.
La parte del leone, come vedremo, spetta sicuramente al Giappone… ma anche Cina e Corea hanno prodotto autori degni di nota, capaci di coniugare tradizioni orientali e trame poliziesche.


Ranpo Edogawa (1894-1965): Il suo vero nome era Taro Hirai, ma la sua sconfinata ammirazione per i giallisti occidentali – specialmente Edgar Allan Poe – lo portò presto ad assumere lo pseudonimo di Edogawa Ranpo (una contrazione di Edogaa Aran Poo), che è la trasposizione fonetica del nome del suo autore preferito. Nella sua opera fu influenzato da altri scrittori occidentali, come Maurice Leblanc e Arthur Conan Doyle (che tradusse in giapponese durante i suoi studi universitari). I suoi romanzi hanno come protagonista il detective Kogoro Akechi: il primo vero personaggio investigativo ricorrente nella narrativa giapponese, chiaramente ispirato al personaggio di Sherlock Holmes. Tra i suoi romanzi reperibili in Italia ricordiamo La belva nell'ombra, edito da Marsilio.

Masako Togawa (1933-2016): Nel secondo dopoguerra, prima di intraprendere la carriera letteraria, si è esibita come cantante nei locali, ottenendo una grande notorietà. La sua passione per la scrittura – soprattutto per il genere giallo – l’ha spinta a comporre il suo primo romanzo, intitolato Appartamenti per signore sole (reperibile in Italia nell'edizione Corbaccio): con questo libro ha trionfato al rinomato Premio Ranpo Edogawa ed ha di fatto iniziato una carriera professionistica che si è rivelata piena di successi. Profondamente legata ad un’idea di giallo classico, è stata definita dal supplemento letterario dell’autorevole Times come la P.D. James giapponese. Dal 1969 al 1974 ha scritto i 287 episodi del telefilm giapponese Playgirl.

Sōji Shimada (1948): È ritenuto uno dei più grandi autori giapponesi di sempre. Dopo aver svolto per anni l’attività di autista di autocarri, alternandola a quella di musicista, ha debuttato come scrittore nel 1981 con Gli omicidi dello zodiaco (recentemente pubblicato da Giunti): un libro che The Guardian ha inserito nei primi dieci romanzi di sempre del genere “omicidio della camera chiusa”. Le sue opere sono spesso incentrate su temi come la pena di morte, il senso d’identità e la cultura nipponica. Seguendo la tendenza della cosiddetta scuola inaugurata da Seicho Matsumoto, è stato il pioniere del genere definito di logica mistica (Shin-Honkaku). Nella sua lunga carriera ha sviluppato due serie basate su diversi personaggi: quella con protagonista Kiyoshi Mitarai e quella imperniata su Takeshi Yoshiki.


Yi Munyol (1948): Tra i più significativi autori coreani, ha percorso due diverse strade letterarie. Se da un lato ha scritto opere che esplorano l’ingiustizia sociale e cercano di trovare una soluzioni ai problemi più gravi attraverso l’utilizzo di elementi fiabeschi, dall'altro è partito da spunti autobiografici per comporre romanzi che analizzano l’angoscia esistenziale e la perdita di identità della comunità. Nel suo romanzo più celebre, Il figlio dell’uomo (Bompiani), facciamo la conoscenza del Sergente Nam: anonimo detective di provincia ed aspirante scrittore, che cerca di scoprire l’identità del colpevole ricostruendo l’esistenza della vittima al fine di trovare il movente dell’omicidio. Si tratta di un’opera in grado di intrecciare magistralmente l’indagine poliziesca alla ricerca spirituale, che la critica ha definito come una via di mezzo tra Simenon e Dostoevskij.

Qiu Xiaolong (1953): Dopo aver intrapreso un viaggio per scrivere un saggio su T.S. Eliot, è stato costretto a rimanere negli Stati Uniti a seguito dei fatti di piazza Tienanmen del 1989: il suo nome era stato infatti indicato tra i possibili organizzatori dei movimenti studenteschi cinesi. Mediante lo strumento del mistery, i suoi romanzi affrontano le contraddizioni della Cina moderna dai primi anni novanta ad oggi: il potere del regime comunista, il ruolo delle Triadi e l’importanza della letteratura. Ha ottenuto notorietà internazionale con La misteriosa morte della compagna Guan (pubblicato in Italia da Marsilio), primo episodio della serie poliziesca con protagonista l’ispettore Chen Cao, un poliziotto amante della poesia e della buona cucina.

Natsuo Kirino (1951): Pseudonimo di Mariko Hashioka, è attualmente la più importante autrice di romanzi gialli del Sol Levante. Ha raggiunto la notorietà con Le quattro casalinghe di Tokyo, pubblicato nel 1997, che è diventato un best-seller a livello internazionale oltre che un libro di culto per un’intera generazione (soprattutto femminile). Le sue opere, basate su trame anticonvenzionali, rimandano spesso all'hard boiled d’oltreoceano e talvolta ammiccano prepotentemente al genere horror. Possono essere annoverate anche nella categoria del cosiddetto Giallo sociale, poiché si occupano di argomenti di ampia rilevanza sociale, come la condizione delle classi inferiori, il crimine dilagante e la prostituzione.

He Jiahong (1953): Considerato il John Grisham cinese, è un esperto di giustizia penale. Docente di diritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pechino, ha affiancato all'attività didattica la sua passione per la scrittura producendo romanzi incentrati sul personaggio dell’avvocato Hong Jun. Il primo libro della serie, La donna pazza (pubblicato da Mursia), è stato tradotto in italiano, inglese, francese, e spagnolo. I gialli di He Jiahong riescono nell'intento di combinare la passione dell’autore per letteratura con la sua profonda conoscenza professionale del sistema giuridico cinese, facendo emergere da un lato un’immagine realistica della società e dall'altro l’esperienza di Jiahong nelle procedure legali e nelle investigazioni penali.


Lee Jung-myung (1965): I suoi libri hanno venduto milioni di copie nella nativa Corea del Sud, ma il grande successo internazionale è arrivato col best-seller La guardia, il poeta e l’investigatore, che ha sedotto Seul ed è stato scoperto in Italia grazie al fiuto di Sellerio. Nonostante la struttura del mistery, con la ricerca del colpevole che rappresenta il fil-rouge dell’intero racconto, sarebbe riduttivo assimilare quest’opera ad un semplice romanzo di genere: la forte connotazione storica per via del conflitto mondiale in pieno svolgimento, la critica del regime carcerario e, soprattutto, il modo di evidenziare il potere anticonformista della poesia trasformano questo romanzo in una perla preziosa, capace di toccare il cuore e la mente anche al lettore più disincantato.

Kazuaki Takano (1964): Dopo aver collaborato con il regista giapponese Kihachi Okamoto, ha studiato cinematografia al Los Angeles City College dal 1989 al 1991. Il suo debutto è stato folgorante: con Il protocollo ombra, tradotto in più di venti paesi (in Italia da Garzanti), lo scrittore ha ottenuto uno straordinario successo a livello planetario, riuscendo a miscelare sapientemente l’adrenalina del thriller con l’accuratezza dei riferimenti scientifici. Apprezzato dal pubblico per intelligenza ed originalità, grazie al serrato inseguirsi di presente e futuro, di scienza ed intrighi politici, questo libro ha fatto inserire di diritto Takano tra gli eredi del compianto Michael Crichton.

Keigo Higashino (1958): Nonostante sia considerato in patria alla stregua di una star del cinema, con romanzi che vendono milioni di copie, la sua rincorsa al successo è stata piuttosto lenta e graduale. Il suo romanzo più celebre è Il sospettato X, pubblicato da Giunti: un’opera innovativa e caratterizzata da una struttura atipica (sappiamo sin dall'inizio il nome del colpevole) che lascia spazio ad una riuscita introspezione psicologica dei personaggi. Più che ad una vera critica sociale, l’autore pare interessato alle tragedie individuali che possono nascere dal mancato funzionamento dei meccanismi sociali: il sistema scolastico, la condizione femminile ed i duri turni di lavoro.

Dopo questa rapida panoramica possiamo fermarci un momento per tirare il fiato…
Molto è stato fatto, specialmente nel corso dell’ultimo decennio, ma lo sdoganamento della letteratura di genere dell’estremo oriente è ancora una sorta di work-in-progress. Per fare un esempio, i romanzi del citato Seicho Matsumoto – uno dei capostipiti del giallo giapponese – sono di difficilissima reperibilità nel nostro paese: sono stati pubblicati, udite udite, esclusivamente nella collana del Giallo Mondadori nei lontani anni ‘60!
C’è da dire, però, che i giapponesi sono riusciti a far intravedere le loro potenzialità nel genere utilizzando forme espressive diverse dal romanzo: si pensi all'opera di Gōshō Aoyama, il creatore della serie manga Detective Conan, che è riuscito nell'intento di abbinare trama gialla e fumetto, ottenendo uno strepitoso successo a livello planetario.
A questo punto, la strada per una definitiva consacrazione del movimento sembra spianata.
Difficile prevedere cosa accadrà nell'immediato futuro. Va comunque sottolineato come il giallo/thriller/noir dell’estremo oriente costituisca una scuola emergente, in costante trasformazione, capace di abbinare elementi autoctoni con altri di matrice occidentale (l’hard boiled nordamericano, in particolare), sempre filtrati – comunque – da una cultura millenaria ricca di particolarità e suggestioni.


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