Un caso maledetto è il nono romanzo con protagonista il commissario Bordelli: uno dei personaggi più amati all'interno del vasto contenitore della letteratura gialla di casa nostra. Questa volta ritroviamo il nostro poliziotto in procinto di andare in pensione, dopo quasi un quarto di secolo trascorso nella Pubblica Sicurezza; un lungo periodo di tempo in cui ha assistito alla radicale trasformazione di un paese uscito con le ossa a pezzi dalla guerra, passando attraverso eventi epocali come la rivoluzione sessantottina.
Partiamo, come sempre, da un rapido abbozzo della trama...
Siamo a Firenze, nel gennaio del 1970. In una via del centro viene perpetrato un brutale delitto: un anziano nobile omosessuale viene barbaramente ucciso nella sua lussuosa abitazione. Dell'omicidio rimane una nitida traccia audio in quanto il vecchio licenzioso aveva l'abitudine di registrare i suoi focosi incontri (ovviamente all'insaputa dei suoi amanti passeggeri).
Questo, per Franco Bordelli, potrebbe essere l'ultimo caso della carriera. Aiutato dal fedele Piras - nel frattempo promosso vice-commissario - si butterà a capofitto nelle indagini con la speranza di consegnare il prima possibile i colpevoli alla giustizia.
Del commissario Bordelli si è già detto tutto (o quasi). Questo Maigret di casa nostra non supporta le sue indagini con intuizioni geniali e prodigiose ma predilige il duro lavoro investigativo: quello che opera attraverso meticolosi riscontri e attente ricostruzioni.
Sempre accompagnato da quella malinconia sottile e lievemente increspata di amarezza, Vichi fa agire il suo protagonista in una Firenze che rappresenta l'immagine reale di una nazione uscita da un sanguinoso conflitto e che sta vivendo gli ultimi strascichi del boom degli anni sessanta.
L'autore toscano non ama correre a perdifiato; preferisce di gran lunga i ritmi lenti che risultano, spesso, strettamente connessi con le tradizioni e le usanze dei tempi che furono.
Il libro risulta scorrevole nella lettura, sorretto da un plot solido e ben costruito. Riesce ad intrecciare alla perfezione la trama gialla con la storia più o meno recente della penisola; al tempo stesso tiene deste le coscienze narrando di fatti quotidiani che si manifestano come piaghe nella fragile pelle della società contemporanea. Unico difetto, probabilmente, è il modo un po' casuale in cui Bordelli e Piras giungeranno alla soluzione dell'enigma...ma al nostro caro commissario siamo disposti a perdonare questo ed altro.
P.S. La mia speranza, come quella di tanti altri lettori, è quella che il commissario non vada in definitivamente pensione: speriamo di poter leggere ancora tanto di lui, negli anni a venire.
Consigliato a: coloro che amano i gialli italiani con una solida ambientazione storica e con personaggi ottimamente caratterizzati ed a chiunque apprezzi i libri che sanno raccontare con garbo e realismo la società italiana all'inizio degli anni Settanta.
Voto: 7,5/10
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